Luciana Picchiello. Vivere

Luciana Picchiello. Vivere, Cappella dell'Incoronata, Palermo
Dal 26 Maggio 2021 al 30 Giugno 2021
Palermo
Luogo: Cappella dell'Incoronata
Indirizzo: Via dell'Incoronazione
Orari: da lunedì a venerdì 9-13
Curatori: Lorenzo Canova
Enti promotori:
- Regione Siciliana
- Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo
E-Mail info: urp.museo.riso.bci@regione.sicilia.it
Sito ufficiale: http://www.museoartecontemporanea.it
Il Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo presenta presso la Cappella dell’Incoronazione la personale “Vivere” dell’artista Luciana Picchiello, a cura di Lorenzo Canova.
In questo spazio fortemente evocativo l’artista compone un racconto poetico sul filo della memoria, con opere scultoree, installazioni, fotografie che si dispiegano tra la navata, la sala ipostila e la Loggia dell’Incoronazione, in un percorso che si fa testimonianza di realtà e verità che non devono essere mai dimenticate.
Afferma il Direttore del Museo, Luigi Biondo: “L’affanno e l’incredulità provocato dal periodo sospeso e difficile come quello trascorso a causa della pandemia da Covid 19 può e deve essere rimosso con mostre d’arte ed eventi, mezzi fortissimi per condurci verso un riscatto liberatorio. Un aiuto concreto arriva al Museo da Luciana Picchiello, sempre alla ricerca di esperienze artistiche nuove volte a stimolare i sensi e l’anima. L’artista molisana è figlia del Mediterraneo e del suo tempo, con l’uso sapiente di temi e tecniche ha dato risalto a temi forti come quelli legati al destino tragico di chi, fuggendo da condizioni di vita problematiche, rischia la vita per cercare di approdare a condizioni di vita più dignitose”.
Così, i ricordi raccolti dall’artista sugli orrori della Shoah diventano testimonianze degli orrori che quotidianamente si rinnovano nel Mediterraneo e trovano forma nei numeri di matricola, negli abiti, nel filo spinato, nei fiori secchi che compongono i suoi lavori.
Nelle opere Vivere II-III-IV gli abiti, analogamente a quanto realizzato da Christian Boltanski per la collezione del Museo Riso, sono privi dei corpi, ma sembrano contenerne ancora le tracce tra le pieghe. Sono racchiusi in teche, come icone, ma con il filo spinato, simbolo e strumento di morte.
Nell’opera Vivere V la corona di fiori secchi che si sfaldano, come afferma il curatore Lorenzo Canova, sembra “ voler ricordare che l’arte, nonostante la sua apparente fragilità, riesce ancora a dare senso alle cose, anche a quelle più tragiche e difficili da riportare alla luce”.
Luciana Picchiello si confronta anche con la dura presenza della morte, fotografando i cadaveri delle Catacombe dei Cappuccini di Palermo, come un omaggio alla narrazione dolente e intensa di Gesualdo Bufalino.
Il senso della mostra, tuttavia, come scrive nel catalogo della mostra Lorenzo Canova non è solo quello della fine, ma anche quello della possibilità di vita e di rinascita, forse allusa nella stella colorata che si staglia nella sala ipostila di questo percorso, in un dialogo tra macrocosmo e microcosmo composto dalla geometria astrale e cromatica di Arturo, o nel bronzo Vivere della Loggia, dove il cuore sembra rappresentare il segno di un flusso vitale ancora non interrotto, dal valore archetipico dei vecchi ex voto.
In questo spazio fortemente evocativo l’artista compone un racconto poetico sul filo della memoria, con opere scultoree, installazioni, fotografie che si dispiegano tra la navata, la sala ipostila e la Loggia dell’Incoronazione, in un percorso che si fa testimonianza di realtà e verità che non devono essere mai dimenticate.
Afferma il Direttore del Museo, Luigi Biondo: “L’affanno e l’incredulità provocato dal periodo sospeso e difficile come quello trascorso a causa della pandemia da Covid 19 può e deve essere rimosso con mostre d’arte ed eventi, mezzi fortissimi per condurci verso un riscatto liberatorio. Un aiuto concreto arriva al Museo da Luciana Picchiello, sempre alla ricerca di esperienze artistiche nuove volte a stimolare i sensi e l’anima. L’artista molisana è figlia del Mediterraneo e del suo tempo, con l’uso sapiente di temi e tecniche ha dato risalto a temi forti come quelli legati al destino tragico di chi, fuggendo da condizioni di vita problematiche, rischia la vita per cercare di approdare a condizioni di vita più dignitose”.
Così, i ricordi raccolti dall’artista sugli orrori della Shoah diventano testimonianze degli orrori che quotidianamente si rinnovano nel Mediterraneo e trovano forma nei numeri di matricola, negli abiti, nel filo spinato, nei fiori secchi che compongono i suoi lavori.
Nelle opere Vivere II-III-IV gli abiti, analogamente a quanto realizzato da Christian Boltanski per la collezione del Museo Riso, sono privi dei corpi, ma sembrano contenerne ancora le tracce tra le pieghe. Sono racchiusi in teche, come icone, ma con il filo spinato, simbolo e strumento di morte.
Nell’opera Vivere V la corona di fiori secchi che si sfaldano, come afferma il curatore Lorenzo Canova, sembra “ voler ricordare che l’arte, nonostante la sua apparente fragilità, riesce ancora a dare senso alle cose, anche a quelle più tragiche e difficili da riportare alla luce”.
Luciana Picchiello si confronta anche con la dura presenza della morte, fotografando i cadaveri delle Catacombe dei Cappuccini di Palermo, come un omaggio alla narrazione dolente e intensa di Gesualdo Bufalino.
Il senso della mostra, tuttavia, come scrive nel catalogo della mostra Lorenzo Canova non è solo quello della fine, ma anche quello della possibilità di vita e di rinascita, forse allusa nella stella colorata che si staglia nella sala ipostila di questo percorso, in un dialogo tra macrocosmo e microcosmo composto dalla geometria astrale e cromatica di Arturo, o nel bronzo Vivere della Loggia, dove il cuore sembra rappresentare il segno di un flusso vitale ancora non interrotto, dal valore archetipico dei vecchi ex voto.
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