Quattro protagonisti della "Nuova creatività italiana" (Officina Italia 2)
![Diego Soldà, Ex Macello, Padova Diego Soldà, Ex Macello, Padova](http://www.arte.it/foto/600x450/79/14406-Sold_-DSC_0045-ridottaweb.jpg)
Diego Soldà, Ex Macello, Padova
Dal 23 Febbraio 2013 al 24 Marzo 2013
Padova
Luogo: Ex Macello
Indirizzo: via Cornaro 1
Orari: da martedì a domenica 15-19
Curatori: Renato Barilli, Guido Bartorelli, Guido Molinari,
Enti promotori:
- Assessorato alla Cultura del Comune di Padova
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 049 8204547
E-Mail info: bertolinl@comune.padova.it
Sito ufficiale: http:// padovacultura.padovanet.it
Organizzata dal Settore Attività Culturali dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova nell’ambito del format Universi Diversi, l’esposizione Quattro protagonisti della "Nuova creatività italiana" (Officina Italia 2). Alex Bellan, Eloise Ghioni, Antonio Guiotto, Diego Soldà verrà inaugurata venerdì 22 febbraio 2013 alle ore 18.00 nello spazio dell’Ex Macello.
Quattro personali di artisti già partecipanti alla mostra “Nuova creatività italiana”, svoltasi nello stesso spazio esattamente un anno fa a cura di Renato Barilli, Guido Bartorelli e Guido Molinari, i quali si spartiscono la curatela delle singole monografiche e dei relativi cataloghi.
Alex Bellan è tra gli artisti padovani distintosi nella collettiva dell’anno scorso. Spesso il suo lavoro consiste nell’utilizzo anomalo di dispositivi meccanici, normalmente reperibili sul mercato, i quali sono fatti funzionare in cortocircuito senza più alcuna finalità pratica. Come un ragazzino intraprendente e spericolato, Bellan compie miracoli nel “truccare” i motori, procurando in noi il piacere di contemplare gli ingegnosi risultati di tale bricolage impazzito. Eloise Ghioni fa ricorso a un linguaggio in apparenza intonato a un corretto ma freddo astrattismo geometrico, sennonché le superfici in genere sono di stoffa, incrostata di piume, e dunque i tracciati geometrici diventano come i segni cabalistici ispirati a qualche culto misterioso, oppure viene da pensare ai solchi impressi sui campi da presenze provenienti da altri mondi. Ci sono anche sculture simili a meteoriti piovuti dal cielo, anche questi oggetti sacri a qualche religione primordiale.
L’altro padovano che qui gode di una meritata personale è Antonio Guiotto. Capace di esprimersi tramite vari mezzi – installazione, video, fotografia, scultura e perfino scrittura – la sua firma va riconosciuta, a monte, nell’attitudine al gioco concettuale, ironico e narrativo, dove non mancano allusioni autobiografiche che lo vedono nella parte del giovane artista, caparbio e un po’ sconsiderato nell’inseguire la sua ambizione, malgrado le difficoltà e la pressione di chi lo vorrebbe volto verso un avvenire più sicuro.
Diego Soldà presenta dei corpi verticali, molto simili a dei tronchi d’albero, che poi va a resecare con ampi tagli orizzontali, mettendo a nudo un interno fatto di cerchi concentrici, stratificati, iridescenti, di un pittoricismo acceso e coinvolgente. Oppure le sue superfici si cospargono di granuli, come di ovuli in attesa di dischiudersi e, quando questo succede, ne esce fuori un intenso cromatismo, un inno alla vitalità che è propria di tutte le esistenze organiche.
Quattro personali di artisti già partecipanti alla mostra “Nuova creatività italiana”, svoltasi nello stesso spazio esattamente un anno fa a cura di Renato Barilli, Guido Bartorelli e Guido Molinari, i quali si spartiscono la curatela delle singole monografiche e dei relativi cataloghi.
Alex Bellan è tra gli artisti padovani distintosi nella collettiva dell’anno scorso. Spesso il suo lavoro consiste nell’utilizzo anomalo di dispositivi meccanici, normalmente reperibili sul mercato, i quali sono fatti funzionare in cortocircuito senza più alcuna finalità pratica. Come un ragazzino intraprendente e spericolato, Bellan compie miracoli nel “truccare” i motori, procurando in noi il piacere di contemplare gli ingegnosi risultati di tale bricolage impazzito. Eloise Ghioni fa ricorso a un linguaggio in apparenza intonato a un corretto ma freddo astrattismo geometrico, sennonché le superfici in genere sono di stoffa, incrostata di piume, e dunque i tracciati geometrici diventano come i segni cabalistici ispirati a qualche culto misterioso, oppure viene da pensare ai solchi impressi sui campi da presenze provenienti da altri mondi. Ci sono anche sculture simili a meteoriti piovuti dal cielo, anche questi oggetti sacri a qualche religione primordiale.
L’altro padovano che qui gode di una meritata personale è Antonio Guiotto. Capace di esprimersi tramite vari mezzi – installazione, video, fotografia, scultura e perfino scrittura – la sua firma va riconosciuta, a monte, nell’attitudine al gioco concettuale, ironico e narrativo, dove non mancano allusioni autobiografiche che lo vedono nella parte del giovane artista, caparbio e un po’ sconsiderato nell’inseguire la sua ambizione, malgrado le difficoltà e la pressione di chi lo vorrebbe volto verso un avvenire più sicuro.
Diego Soldà presenta dei corpi verticali, molto simili a dei tronchi d’albero, che poi va a resecare con ampi tagli orizzontali, mettendo a nudo un interno fatto di cerchi concentrici, stratificati, iridescenti, di un pittoricismo acceso e coinvolgente. Oppure le sue superfici si cospargono di granuli, come di ovuli in attesa di dischiudersi e, quando questo succede, ne esce fuori un intenso cromatismo, un inno alla vitalità che è propria di tutte le esistenze organiche.
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