Yves Berger. Caring_prendersi cura
![Yves Berger, Red poppy Yves Berger, Red poppy](http://www.arte.it/foto/600x450/ff/25670-red_poppy.jpg)
Yves Berger, Red poppy
Dal 02 Ottobre 2014 al 27 Ottobre 2014
Milano
Luogo: Antonia Jannone. Disegni di Architettura
Indirizzo: corso Garibaldi 125
Orari: da martedì a sabato 15.30-19.30; mattina su appuntamento
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 29002930
E-Mail info: info@antoniajannone.it
Sito ufficiale: http://www.antoniajannone.it
Yves Berger: per la prima volta in Italia, con una mostra personale intitolata Caring_prendersi cura, 30 opere tra olii su tela e disegni su carta raccontano il suo mondo, fatto di natura, osservazione e cura. Pittore, nato nel 1976, è cresciuto nell’ambiente artistico e culturale inglese, suo padre è John Berger, noto scrittore, artista e critico. La sua ricerca artistica è strettamente legata al luogo dove ora abita, un piccolo villaggio dell’Alta Savoia, le sue opere raccontano il mondo agricolo di cui Berger per primo fa parte, i contadini diventano i protagonisti, in una costante dialettica tra osservazione e concreta partecipazione.
Il suo studio è ricavato all’interno di un casale alpino, da qui dipinge osservando il paesaggio fuori dalla finestra, e tra pura visibilità e linguaggio pittorico, la sua è una continua lotta con la materia, nel tentativo di raggiungere un colore che sia il più possibile vicino alla realtà, “una scommessa stupida, o perdi o vinci”, la realtà non è rappresentabile oggettivamente, ciò che può raccontarci sono le sensazioni, le atmosfere e il costante passare del tempo che segna ogni singolo individuo.
Gli uomini e le donne ritratti divengono figure confuse, la fisionomia di ogni corpo si prolunga nello spazio, come a divenire il racconto di un luogo. C’è Louis, per esempio, il contadino presso il quale Berger lavora, la cui gobba, oltre a ricordare il dorso della mucca, somiglia alla linea tracciata dalle montagne circostanti. I visi sono scarni, affaticati, segnati dal duro lavoro nei campi, i protagonisti raccontano silenziosi la loro esistenza, hanno sguardi vuoti, persi verso un orizzonte che non possiamo vedere, e che forse neppure loro riescono più a individuare.
In mostra l’infinita compenetrazione tra uomini, natura e pittura, che si fa a tratti unione attraverso il passaggio delle stagioni. L’arte di Berger dimostra una totale adesione del pittore al paesaggio, a chi lo abita e il suo esserne parte significa prendersene cura.
Il suo studio è ricavato all’interno di un casale alpino, da qui dipinge osservando il paesaggio fuori dalla finestra, e tra pura visibilità e linguaggio pittorico, la sua è una continua lotta con la materia, nel tentativo di raggiungere un colore che sia il più possibile vicino alla realtà, “una scommessa stupida, o perdi o vinci”, la realtà non è rappresentabile oggettivamente, ciò che può raccontarci sono le sensazioni, le atmosfere e il costante passare del tempo che segna ogni singolo individuo.
Gli uomini e le donne ritratti divengono figure confuse, la fisionomia di ogni corpo si prolunga nello spazio, come a divenire il racconto di un luogo. C’è Louis, per esempio, il contadino presso il quale Berger lavora, la cui gobba, oltre a ricordare il dorso della mucca, somiglia alla linea tracciata dalle montagne circostanti. I visi sono scarni, affaticati, segnati dal duro lavoro nei campi, i protagonisti raccontano silenziosi la loro esistenza, hanno sguardi vuoti, persi verso un orizzonte che non possiamo vedere, e che forse neppure loro riescono più a individuare.
In mostra l’infinita compenetrazione tra uomini, natura e pittura, che si fa a tratti unione attraverso il passaggio delle stagioni. L’arte di Berger dimostra una totale adesione del pittore al paesaggio, a chi lo abita e il suo esserne parte significa prendersene cura.
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