Ugo La Pietra. Progetto disequilibrante
![Ugo La Pietra, Immersione “Caschi sonori”, Installazione alla Triennale di Milano (con Paolo Rizzatto), 1968 Ugo La Pietra, Immersione “Caschi sonori”, Installazione alla Triennale di Milano (con Paolo Rizzatto), 1968](http://www.arte.it/foto/600x450/36/26119-4x3_pietra.jpg)
© Archivio Ugo La Pietra | Ugo La Pietra, Immersione “Caschi sonori”, Installazione alla Triennale di Milano (con Paolo Rizzatto), 1968
Dal 26 Novembre 2014 al 15 Febbraio 2015
Milano
Luogo: Triennale Design Museum
Indirizzo: via Alemagna 6
Orari: da martedi a domenica 10.30-20.30; giovedi 10.30-23
Curatori: Angela Rui
Telefono per informazioni: +39 02 724341
E-Mail info: info@triennale.org
Sito ufficiale: http://www.triennale.org
Triennale Design Museum presenta la prima grande mostra monografica sul lavoro di Ugo La Pietra dal 1960 a oggi con l’obiettivo di mettere in luce l’aspetto umanistico di questo progettista eclettico. Questa mostra si inserisce in un percorso tracciato da Silvana Annicchiarico, direttore del Triennale Design Museum, che rivendica la continuità di una ricerca volta a rivalutare i non allineati, gli eretici, i sommersi, da Gino Sarfatti a Piero Fornasetti, via via fino a Ugo La Pietra.
Architetto di formazione, artista, cineasta (e attore), editor, musicista, fumettista, docente, Ugo La Pietra rimane un osservatore critico della realtà, che ha sondato, analizzato, criticato, amato, riprogettato con una profondità rara, disvelando le contraddizioni insite nella cultura e nella società. In termini teorici la sua completa attività - così eterogenea e complessa da risultare di difficile collocazione critica e disciplinare - è da interpretare come una lunga militanza all’interno della categoria dell’anti-progetto.
La sua attività compie oggi mezzo secolo e ha attraversato momenti molto significativi della storia contemporanea, come gli anni Sessanta di una Brera capitale della cultura, gli anni della Contestazione dei Settanta; l’avvento della comunicazione mediatica di massa e i relativi effetti sul mondo domestico e psicologico degli Ottanta.
Ma la parte più inesplorata e allo stesso tempo radicale, è data dalla militanza verso la globalizzazione del mondo, grazie all’avvicinamento in tempi non sospetti al tessuto artigiano lungo tutto il paese, considerato dal mainstream come un non valore più che, come in tempi recenti è stato dimostrato, serbatoio di maestria artigiana e culturale, e alternativa praticabile dal sistema design.
La Pietra fa della quotidianità e dei comportamenti il proprio campo d’azione e discussione, utilizzando se stesso, il proprio corpo, gli amici, la propria casa, la città e il Paese - senza mai tralasciare ironia e sarcasmo - per narrare il rapporto individuo-ambiente. Dove per ambiente non si considera mai il fattore strettamente urbano o ecologico, ma la fenomenologia della realtà, amplificando il significato non solo del contesto progettuale, ma dell’intero bagaglio emotivo, antropologico, esistenziale del nostro stare nel mondo.
Attraverso una selezione di oltre 1.000 opere, la mostra è strutturata secondo un percorso che, dalle origini concettuali del suo pensiero, si “manifesta” attraverso un racconto - per ricerche e sperimentazioni, oggetti e ambienti - che dall’individuo si propaga verso l’osservazione, la riappropriazione, la progettazione dello spazio e della realtà.
La presenza di opere e documenti, accompagnati da materiali audiovisivi e sonori, concorre alla messa in scena della cosmologia progettuale emersa dalla lettura globale della produzione di Ugo La Pietra.
Architetto di formazione, artista, cineasta (e attore), editor, musicista, fumettista, docente, Ugo La Pietra rimane un osservatore critico della realtà, che ha sondato, analizzato, criticato, amato, riprogettato con una profondità rara, disvelando le contraddizioni insite nella cultura e nella società. In termini teorici la sua completa attività - così eterogenea e complessa da risultare di difficile collocazione critica e disciplinare - è da interpretare come una lunga militanza all’interno della categoria dell’anti-progetto.
La sua attività compie oggi mezzo secolo e ha attraversato momenti molto significativi della storia contemporanea, come gli anni Sessanta di una Brera capitale della cultura, gli anni della Contestazione dei Settanta; l’avvento della comunicazione mediatica di massa e i relativi effetti sul mondo domestico e psicologico degli Ottanta.
Ma la parte più inesplorata e allo stesso tempo radicale, è data dalla militanza verso la globalizzazione del mondo, grazie all’avvicinamento in tempi non sospetti al tessuto artigiano lungo tutto il paese, considerato dal mainstream come un non valore più che, come in tempi recenti è stato dimostrato, serbatoio di maestria artigiana e culturale, e alternativa praticabile dal sistema design.
La Pietra fa della quotidianità e dei comportamenti il proprio campo d’azione e discussione, utilizzando se stesso, il proprio corpo, gli amici, la propria casa, la città e il Paese - senza mai tralasciare ironia e sarcasmo - per narrare il rapporto individuo-ambiente. Dove per ambiente non si considera mai il fattore strettamente urbano o ecologico, ma la fenomenologia della realtà, amplificando il significato non solo del contesto progettuale, ma dell’intero bagaglio emotivo, antropologico, esistenziale del nostro stare nel mondo.
Attraverso una selezione di oltre 1.000 opere, la mostra è strutturata secondo un percorso che, dalle origini concettuali del suo pensiero, si “manifesta” attraverso un racconto - per ricerche e sperimentazioni, oggetti e ambienti - che dall’individuo si propaga verso l’osservazione, la riappropriazione, la progettazione dello spazio e della realtà.
La presenza di opere e documenti, accompagnati da materiali audiovisivi e sonori, concorre alla messa in scena della cosmologia progettuale emersa dalla lettura globale della produzione di Ugo La Pietra.
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