Simon Roberts. Beneath the Pilgrim Moon
Dal 27 Novembre 2023 al 26 Gennaio 2024
Milano
Luogo: Other Size Gallery
Indirizzo: Via Andrea Maffei 1
Orari: lunedì–venerdì 10–18. Chiuso sabato e domenica
Curatori: Claudio Composti
Costo del biglietto: Ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02.70006800
E-Mail info: othersizegallery@workness.it
Dal 27 novembre 2023 al 26 gennaio 2024, Other Size Gallery, la galleria d’arte dello spazio Workness di Milano, ospita gli scatti del fotografo britannico Simon Roberts nella mostra “Beneath the Pilgrim Moon”, a cura di Claudio Composti, in collaborazione con MC2 Gallery.
Le dodici fotografie in mostra sono state scattate al Victoria and Albert Museum di Londra durante la chiusura al pubblico dovuta alla seconda ondata di COVID-19 e ritraggono le sculture in marmo esposte all’interno delle Gallerie Dorothy e Michael Hintze, di notte, protette da teli di plastica, immortalate durante una ristrutturazione: una poetica e metaforica rappresentazione, per il fotografo, dell’esperienza della pandemia.
«Queste sculture - spiega Roberts - parlano, almeno a me, della loro immutata materialità, eppure c’è una fragilità conferita loro dalle circostanze più umili e temporanee. Questo paradosso è così avvincente. È una pausa prima di una rivelazione. Forse anche una speranza per ciò che verrà.»
Simon Roberts è noto per il suo lavoro che indaga la relazione tra le persone e i luoghi. La sua ricerca approfondisce l’essenza dell’esperienza pubblica condivisa e, dal 2007, esplora su tutto il territorio britannico luoghi ed eventi che riuniscono persone per provare con la sua fotografia quel desiderio di condivisione, quel senso dell’“esserci” sempre presente, che racconta un tratto distintivo del carattere e delle identità nazionali.
Nel lavoro esposto alla Other Size Gallery, invece, Roberts porta a termine un lavoro più intimista, si concentra su immagini che restituiscono uno spazio vuoto dove le sculture appaiono in un’inedita versione, solitaria e malinconica.
Le angolazioni insolite dei suoi scatti conferiscono un senso di disagio e vulnerabilità. Nelle sue immagini, infatti, vediamo corpi tagliati, isolati o in parte nascosti. Così, fotografando “Sansone e i Filistei” Roberts taglia fuori l'eroe principale dalla scena concentrandosi, invece, sulla vittima che piange; oppure decide di soffermarsi solo sul volto sofferente del protagonista dietro la plastica nel “Vulcano (o probabilmente Prometeo) incatenato a una roccia” di Claude David; o ancora, nella fotografia del “Teseo e il Minotauro” di Canova, scattata di lato e catturata da lontano lascia intravedere una sagoma quasi pensierosa e solitaria.
In questi scatti l’antica mitologia si unisce all’elegante neoclassicismo del XVIII secolo restituendo una contrapposizione che disorienta e al tempo stesso affascina: la sterilità della plastica che copre capolavori senza tempo e apparentemente inscalfibili ponendola in una condizione di isolamento e fragilità. «Nel lavoro di Simon Roberts – afferma infatti il curatore - le statue prendono vita anche grazie ai riflessi che scivolano sulla plastica, esaltandone la drammaticità delle posizioni e delle espressioni.»
Simon Roberts (1974) è un artista visivo con sede a Brighton, Regno Unito. Riconosciuto per i suoi tableaux, fotografie di grande formato del paesaggio britannico, la sua pratica comprende anche video, testi e lavori di installazione che, insieme, interrogano le nozioni di identità e appartenenza e il complesso rapporto tra storia, luogo e cultura.
Il paesaggio, per Roberts, è uno spazio contestato e ambiguo, modellato non solo dai fattori ambientali, ma dalla fantasia e dalla politica, dall’economia e dalla storia. Il suo lavoro riflette i dibattiti contemporanei sull'arte e sulla geografia culturale che comprendono il paesaggio come processo attivo di cambiamento incrementale, alla cui rappresentazione bisogna assoggettarsi.
Roberts ha tenuto mostre personali al National Science and Media Museum (Regno Unito), al Museo d'Arte Contemporanea di Roma (Italia), e il Museo d'Arte Multimediale di Mosca (Russia). Le recenti mostre collettive includono “Civilization: The Way We Live Now” presso il Museo Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea (Corea del Sud), “Unfamiliar Familiarities” al Musée de l’Elysée (Svizzera) e “Songs of the Sky – Photography & the Cloud” a Les Rencontres De La Photographie Arles (Francia). Le sue fotografie si trovano in importanti collezioni pubbliche e private, tra cui la George Eastman House, Art Collection Deutsche Börse, Museo di fotografia contemporanea Chicago e altre recentemente sono state acquisite dal Victoria and Albert Museum di Londra.
Opening lunedì 27 novembre, ore 18
Le dodici fotografie in mostra sono state scattate al Victoria and Albert Museum di Londra durante la chiusura al pubblico dovuta alla seconda ondata di COVID-19 e ritraggono le sculture in marmo esposte all’interno delle Gallerie Dorothy e Michael Hintze, di notte, protette da teli di plastica, immortalate durante una ristrutturazione: una poetica e metaforica rappresentazione, per il fotografo, dell’esperienza della pandemia.
«Queste sculture - spiega Roberts - parlano, almeno a me, della loro immutata materialità, eppure c’è una fragilità conferita loro dalle circostanze più umili e temporanee. Questo paradosso è così avvincente. È una pausa prima di una rivelazione. Forse anche una speranza per ciò che verrà.»
Simon Roberts è noto per il suo lavoro che indaga la relazione tra le persone e i luoghi. La sua ricerca approfondisce l’essenza dell’esperienza pubblica condivisa e, dal 2007, esplora su tutto il territorio britannico luoghi ed eventi che riuniscono persone per provare con la sua fotografia quel desiderio di condivisione, quel senso dell’“esserci” sempre presente, che racconta un tratto distintivo del carattere e delle identità nazionali.
Nel lavoro esposto alla Other Size Gallery, invece, Roberts porta a termine un lavoro più intimista, si concentra su immagini che restituiscono uno spazio vuoto dove le sculture appaiono in un’inedita versione, solitaria e malinconica.
Le angolazioni insolite dei suoi scatti conferiscono un senso di disagio e vulnerabilità. Nelle sue immagini, infatti, vediamo corpi tagliati, isolati o in parte nascosti. Così, fotografando “Sansone e i Filistei” Roberts taglia fuori l'eroe principale dalla scena concentrandosi, invece, sulla vittima che piange; oppure decide di soffermarsi solo sul volto sofferente del protagonista dietro la plastica nel “Vulcano (o probabilmente Prometeo) incatenato a una roccia” di Claude David; o ancora, nella fotografia del “Teseo e il Minotauro” di Canova, scattata di lato e catturata da lontano lascia intravedere una sagoma quasi pensierosa e solitaria.
In questi scatti l’antica mitologia si unisce all’elegante neoclassicismo del XVIII secolo restituendo una contrapposizione che disorienta e al tempo stesso affascina: la sterilità della plastica che copre capolavori senza tempo e apparentemente inscalfibili ponendola in una condizione di isolamento e fragilità. «Nel lavoro di Simon Roberts – afferma infatti il curatore - le statue prendono vita anche grazie ai riflessi che scivolano sulla plastica, esaltandone la drammaticità delle posizioni e delle espressioni.»
Simon Roberts (1974) è un artista visivo con sede a Brighton, Regno Unito. Riconosciuto per i suoi tableaux, fotografie di grande formato del paesaggio britannico, la sua pratica comprende anche video, testi e lavori di installazione che, insieme, interrogano le nozioni di identità e appartenenza e il complesso rapporto tra storia, luogo e cultura.
Il paesaggio, per Roberts, è uno spazio contestato e ambiguo, modellato non solo dai fattori ambientali, ma dalla fantasia e dalla politica, dall’economia e dalla storia. Il suo lavoro riflette i dibattiti contemporanei sull'arte e sulla geografia culturale che comprendono il paesaggio come processo attivo di cambiamento incrementale, alla cui rappresentazione bisogna assoggettarsi.
Roberts ha tenuto mostre personali al National Science and Media Museum (Regno Unito), al Museo d'Arte Contemporanea di Roma (Italia), e il Museo d'Arte Multimediale di Mosca (Russia). Le recenti mostre collettive includono “Civilization: The Way We Live Now” presso il Museo Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea (Corea del Sud), “Unfamiliar Familiarities” al Musée de l’Elysée (Svizzera) e “Songs of the Sky – Photography & the Cloud” a Les Rencontres De La Photographie Arles (Francia). Le sue fotografie si trovano in importanti collezioni pubbliche e private, tra cui la George Eastman House, Art Collection Deutsche Börse, Museo di fotografia contemporanea Chicago e altre recentemente sono state acquisite dal Victoria and Albert Museum di Londra.
Opening lunedì 27 novembre, ore 18
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