Screens Paraventi a confronto. Maestro di epoca Taisho - Giovanni Frangi
Dal 06 Giugno 2014 al 30 Giugno 2014
Milano
Luogo: Galleria Gracis
Indirizzo: piazza Castello 16
Orari: lun 15-19; mart-ven 10-13 / 15-19
Telefono per informazioni: +39 02 877807
E-Mail info: gracis@gracis.com
Sito ufficiale: http://www.gracis.com
Giappone XX secolo e Italia XXI secolo. Maestro di epoca Taisho e Giovanni Frangi. Si snoda lungo un secolo di storia la mostra “Screens. Paraventi a confronto” che la Galleria Gracis presenta dal 6 al 30 giugno (inaugurazione giovedì 5 ore 18) ponendo al centro dell’esposizione un raffronto di culture attraverso la scelta del paravento, parte integrante dell’arredo giapponese, e la sua elaborazione da parte di due artisti in ambiti storico culturali geograficamente lontani e con tecniche pittoriche molto differenti.
I due paraventi a sei ante del periodo Taisho, provenienti dalla nota galleria londinese Gregg Baker Asian Art raffiguranti un acero palmatum in estate e in autunno, sono resi su carta di ampie dimensioni (cm. 375 x 175) mediante la tecnica dell’acquerello, in cui sapienti tratti, talvolta lunghi e talaltra spezzati, descrivono l’andamento dei rami e la volumetria del tronco. Le foglie sono disegnate una a una e sono colorate, in un caso con un verde pastello intenso nell’altro con due principali tonalità di rosso bruciato. Nella storiografia giapponese l’acero si contende la piazza d’onore con il ciliegio, essendo due importanti simboli delle stagioni in Giappone e il tema autunnale è citato nel Manyoshu, la più antica e famosa raccolta di poesie giapponesi “Collezione delle 10.000 foglie”.
Alle due opere antiche si contrappone il movimento sinuoso del paravento di Giovanni Frangi lungo nove metri e composto da nove pannelli double-face realizzati con la tecnica a olio su tela, di cui un lato è intitolato Japan e l’altro Fragile; essi si presentano come segmenti autonomi di una composizione unitaria. I grigi, innumerevoli, sono distribuiti a macchie, addensandosi o rarefacendosi fino al silenzioso bianco della superficie pittorica. La lirica poesia pittorica de pisisiana si effonde nel panteistico naturalismo di Giovanni Frangi dove, in questa opera, sembra esser raggiunto dagli echi lontani degli haiku (di Matsuo Bashõ (probabilmente il massimo maestro giapponese di componimenti poetici).
L’allestimento induce lo spettatore a seguirlo fino a giungere frontalmente a quelli giapponesi, in un percorso a ritroso nel tempo che consente di attingere alle origini del manufatto per poi riscoprire, e quindi verificare, gli stimoli della fonte estremo-orientale nel paravento interpretato secondo una sensibilità tutta occidentale dall’artista milanese. Con Frangi, la caratteristica funzionale e decorativa del paravento, nato per moltiplicare gli spazi interni nelle sale uniche delle case e per conferire un carattere più intimo agli ambienti così divisi, cessa in quanto, pur mantenendo l’idea di schermo, in realtà esso viene tradotto alla dimensione di installazione contemporanea.
Con questa mostra, che indaga la passione per una forma artistica millenaria con un pubblico di collezionisti e appassionati sempre più ampio, la Galleria Gracis inaugura un nuovo percorso esplorativo nel campo dell’arte contemporanea, poggiando sul solido patrimonio di conoscenza delle arti decorative tra Otto e Novecento che da sempre ha costituito il fulcro dell’attività di Pier Giorgio e Luca Gracis. Il dialogo e la ricerca di punti di contatto tra settori apparentemente diversi rimangono i criteri guida della loro esperienza internazionale.
Giovanni Frangi nasce a Milano nel 1959; vive e lavora a Milano.
Dopo essersi diplomato all’Accademia di Belle Arti di Brera, esordisce nel 1983 in una mostra alla Rotonda della Besana a Milano Giovani pittori e scultori italiani, cui segue, nello stesso anno, la prima personale alla Bussola di Torino. Del 1986 la mostra alla Galleria Bergamini di Milano: il catalogo contiene un testo di Achille Bonito Oliva. Seguono numerose personali in Italia e all’estero, in spazi pubblici e privati, tra cui si ricordano: La fuga di Renzo, nella Sala del Cenacolo a Montecitorio (Roma, 1998); Il richiamo della foresta presso il Palazzo delle Stelline (Milano, 1999); Nobu at Elba a Villa Panza (Varese, 2004); View-Master alla Galleria Poggiali e Forconi (Firenze, 2006); Pasadena, un ciclo di incisioni presentate nel 2008 alla Galleria d’Arte Moderna di Udine e successivamente a Francoforte, Bolzano, Novate Milanese, Rapallo, Monza; MT2425 all’Oratorio di San Lupo (Bergamo, 2008); La règle du jeu al Teatro India (Roma, 2010) e al Museo Diocesano (Milano, 2011); Giardini pubblici al MART (Rovereto, 2010). Nel 2011 Straziante, meravigliosa bellezza del creato raccoglie in undici stanze di Villa Manin (Passariano di Codroipo) una sequenza poetica dei lavori dal 2006 al 2011 e nel 2013 inaugura Sheherazade al Museo Nazionale di San Matteo, a Pisa.
Ha partecipato alla 54. Biennale di Venezia, nel Padiglione Italia.
Feltrinelli ha pubblicato Giovanni Frangi alle prese con la natura, raccolta dei saggi di Giovanni Agosti dedicati al suo lavoro.
I due paraventi a sei ante del periodo Taisho, provenienti dalla nota galleria londinese Gregg Baker Asian Art raffiguranti un acero palmatum in estate e in autunno, sono resi su carta di ampie dimensioni (cm. 375 x 175) mediante la tecnica dell’acquerello, in cui sapienti tratti, talvolta lunghi e talaltra spezzati, descrivono l’andamento dei rami e la volumetria del tronco. Le foglie sono disegnate una a una e sono colorate, in un caso con un verde pastello intenso nell’altro con due principali tonalità di rosso bruciato. Nella storiografia giapponese l’acero si contende la piazza d’onore con il ciliegio, essendo due importanti simboli delle stagioni in Giappone e il tema autunnale è citato nel Manyoshu, la più antica e famosa raccolta di poesie giapponesi “Collezione delle 10.000 foglie”.
Alle due opere antiche si contrappone il movimento sinuoso del paravento di Giovanni Frangi lungo nove metri e composto da nove pannelli double-face realizzati con la tecnica a olio su tela, di cui un lato è intitolato Japan e l’altro Fragile; essi si presentano come segmenti autonomi di una composizione unitaria. I grigi, innumerevoli, sono distribuiti a macchie, addensandosi o rarefacendosi fino al silenzioso bianco della superficie pittorica. La lirica poesia pittorica de pisisiana si effonde nel panteistico naturalismo di Giovanni Frangi dove, in questa opera, sembra esser raggiunto dagli echi lontani degli haiku (di Matsuo Bashõ (probabilmente il massimo maestro giapponese di componimenti poetici).
L’allestimento induce lo spettatore a seguirlo fino a giungere frontalmente a quelli giapponesi, in un percorso a ritroso nel tempo che consente di attingere alle origini del manufatto per poi riscoprire, e quindi verificare, gli stimoli della fonte estremo-orientale nel paravento interpretato secondo una sensibilità tutta occidentale dall’artista milanese. Con Frangi, la caratteristica funzionale e decorativa del paravento, nato per moltiplicare gli spazi interni nelle sale uniche delle case e per conferire un carattere più intimo agli ambienti così divisi, cessa in quanto, pur mantenendo l’idea di schermo, in realtà esso viene tradotto alla dimensione di installazione contemporanea.
Con questa mostra, che indaga la passione per una forma artistica millenaria con un pubblico di collezionisti e appassionati sempre più ampio, la Galleria Gracis inaugura un nuovo percorso esplorativo nel campo dell’arte contemporanea, poggiando sul solido patrimonio di conoscenza delle arti decorative tra Otto e Novecento che da sempre ha costituito il fulcro dell’attività di Pier Giorgio e Luca Gracis. Il dialogo e la ricerca di punti di contatto tra settori apparentemente diversi rimangono i criteri guida della loro esperienza internazionale.
Giovanni Frangi nasce a Milano nel 1959; vive e lavora a Milano.
Dopo essersi diplomato all’Accademia di Belle Arti di Brera, esordisce nel 1983 in una mostra alla Rotonda della Besana a Milano Giovani pittori e scultori italiani, cui segue, nello stesso anno, la prima personale alla Bussola di Torino. Del 1986 la mostra alla Galleria Bergamini di Milano: il catalogo contiene un testo di Achille Bonito Oliva. Seguono numerose personali in Italia e all’estero, in spazi pubblici e privati, tra cui si ricordano: La fuga di Renzo, nella Sala del Cenacolo a Montecitorio (Roma, 1998); Il richiamo della foresta presso il Palazzo delle Stelline (Milano, 1999); Nobu at Elba a Villa Panza (Varese, 2004); View-Master alla Galleria Poggiali e Forconi (Firenze, 2006); Pasadena, un ciclo di incisioni presentate nel 2008 alla Galleria d’Arte Moderna di Udine e successivamente a Francoforte, Bolzano, Novate Milanese, Rapallo, Monza; MT2425 all’Oratorio di San Lupo (Bergamo, 2008); La règle du jeu al Teatro India (Roma, 2010) e al Museo Diocesano (Milano, 2011); Giardini pubblici al MART (Rovereto, 2010). Nel 2011 Straziante, meravigliosa bellezza del creato raccoglie in undici stanze di Villa Manin (Passariano di Codroipo) una sequenza poetica dei lavori dal 2006 al 2011 e nel 2013 inaugura Sheherazade al Museo Nazionale di San Matteo, a Pisa.
Ha partecipato alla 54. Biennale di Venezia, nel Padiglione Italia.
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