Roberto Fanari. Hanging (laying) Landscapes
Dal 15 Luglio 2015 al 27 Settembre 2015
Milano
Luogo: Fabbrica del Vapore
Indirizzo: via Procaccini 4
Orari: da mercoledì a domenica 14-20
Curatori: Pietro Bellasi, Bruno Corà
Costo del biglietto: ingresso gratuito
E-Mail info: info@fabbricadelvapore.org
Sito ufficiale: http://www.fabbricadelvapore.org/
In questo anno così decisivo per la cultura a Milano, con le energie catalizzatrici di Expo e l’impegno di tutte le istituzioni milanesi a offrire un ricco palinsesto di manifestazioni, la Fabbrica del Vapore, quale polo artistico culturale dedicato soprattutto ai giovani, propone un evento dell’artista Roberto Fanari, concepito per creare uno spazio articolato in cui sia possibile coniugare cultura e produzione artistica e dar vita ad azioni che coinvolgano studenti, scuole, addetti ai lavori, critici e giornalisti.
Con la curatela di Pietro Bellasi e Bruno Corà, Fanari allestisce dunque un laboratorio visivo aperto al confronto e alla sperimentazione dove, accanto ad alcune delle sue opere più emblematiche, verranno organizzati incontri e workshop. Nella sede di Messina 2, sono collocate una trentina di opere recenti, tra cui grandi tele e opere tridimensionali, rappresentative dell’ecletticità dell’arte di Fanari, della sua spiccata propensione alla sperimentazione tecnica. Degna di nota la spettacolare installazione site specific di grandi dimensioni (40 mq.). L’allestimento fornisce soluzioni particolari per la fruizione dei lavori esposti, in un dialogo con la luce e l’ampio spazio della struttura di derivazione industriale.
A testimonianza del materiale realizzato e del progetto, verrà prodotto un catalogo con saggi di Pietro Bellasi, Bruno Corà e Alessandro Romanini, con riproduzioni a colori delle opere collocate nell’ambiente della Fabbrica. Roberto Fanari è una personalità che si segnala per l’inesausta ricerca all’interno dei mondi dell’arte, con la sperimentazione delle tecniche, l’ibridazione dei percorsi concettuali, la creazione di punti di vista assolutamente originali che ci permettono di andare oltre il più recente panorama della produzione artistica. Reduce da un importante ciclo di mostre, a partire dalla prestigiosa Basilea per culminare con l’elegante e cosmopolita arte fiera “Realism” di Amsterdam, Fanari ha anche avuto il riconoscimento di una personale alla Deleen Art di Rotterdam.
La novità e l’assoluto interesse dell’opera di Fanari risiedono principalmente in tre aspetti. Il più sconcertante di questi è forse il rapporto “estremo” dell’artista con la materia, sia essa la ceramica, il marmo, il bronzo o l’alluminio, con cui vengono create forme dalle volute tridimensionali, sensuali, a volte affette da un gigantismo spiazzante, oppure frammentate in modo sofferto sulla superficie: si tratta di sculture in genere di grandi dimensioni, dove la volontà dell’artista sembra quella di far sgorgare dalla materia un’appassionata potenza espressiva.
Come dice Pietro Bellasi: “la forza, il vigore, quasi la virulenza con cui Roberto Fanari persegue la sua esplorazione appassionata, sensuale delle materie, dipende quasi paradossalmente dalla accettazione umile e sapiente della imponenza della vita cosmica delle sostanze apparentemente inerti; della loro energia immaginaria e della eccitazione poetica, alla lettera ‘erotica’ che ne emana.” In secondo luogo, la dinamica poetica dell’artista si realizza nell’esperire nuovi percorsi percettivi, che coinvolgano lo spettatore in un’esperienza partecipativa. Al di là dell’emozione che la semplice visione può ispirare, le opere di Fanari spingono a un’osservazione dei molteplici punti di vista in esse implicati, dei labirinti materici, dell’incidenza della luce. Proprio la luce, ad esempio, quando colpisce i grandi dipinti monocromi neri o bianchi o rossi, viene riflessa in modo da creare, a seconda del punto di vista, effetti quasi anamorfici di ricostruzione di un’immagine prima invisibile. Queste pitture assolute, che Bellasi chiama ‘specchi cromatici segreti’, “sembrano nascondere e svelare contemporaneamente l’enigma e l’ambiguità tribolata ed esaltante del rapporto tra realtà e apparenza, tra epifania e sparizione, tra visione e visionarietà”. Lo stesso gioco tra presenza e assenza che l’artista aveva messo in azione con le riproduzioni tridimensionali, da guardare con i relativi occhiali per la visione in 3D.
Infine, il percorso di sperimentazione di Fanari è sostenuto da una vis etica che rappresenta una lotta contro la pioggia d’immagini con cui la società dei media ci sommerge ogni giorno. Le sue opere traggono infatti spunto dall’immenso repertorio offerto dalla storia dell’arte, fonti iconografiche note che non mirano a stupire ma fungono da strumenti perfetti di ricerca percettiva. Ed è proprio attraverso questo percorso accurato – spesso maniacale – di selezione, prelievo e ricombinazione che Fanari costruisce la sua calcolata balistica visiva, per produrre immagini cariche di senso, veri e propri dispositivi visuali che costringono lo spettatore a costruirsi il proprio soggettivo percorso di riflessione e percezione.
Convegno
Oltre al laboratorio permanente, verranno inoltre organizzate alcune giornate di studio in cui verranno invitati i curatori della mostra, altri critici d’arte, studiosi, artisti, studenti di scuole d’arte. La serie di incontri è volta in questo caso ad approfondire le tecniche artistiche contemporanee, attraverso contributi di studiosi e di giovani artisti. Dalla pittura bidimensionale alla pittura murale, dalla scultura alla realizzazione di oggetti con programmi computerizzati, dall’incisione alla video art: oggi il fare artistico è costituito da una multiforme techné che rimette continuamente in discussione le proprie fonti, le proprie procedure e i propri obiettivi, alla ricerca di condivisione e partecipazione globale. In questo senso le opere di Fanari, caratterizzate da una incessante sperimentazione, fanno da controcanto ad una meditazione più complessiva sullo stato dell’arte contemporanea, i suoi critici e il suo pubblico, su cui si vorrà aprire uno spiraglio.
Con la curatela di Pietro Bellasi e Bruno Corà, Fanari allestisce dunque un laboratorio visivo aperto al confronto e alla sperimentazione dove, accanto ad alcune delle sue opere più emblematiche, verranno organizzati incontri e workshop. Nella sede di Messina 2, sono collocate una trentina di opere recenti, tra cui grandi tele e opere tridimensionali, rappresentative dell’ecletticità dell’arte di Fanari, della sua spiccata propensione alla sperimentazione tecnica. Degna di nota la spettacolare installazione site specific di grandi dimensioni (40 mq.). L’allestimento fornisce soluzioni particolari per la fruizione dei lavori esposti, in un dialogo con la luce e l’ampio spazio della struttura di derivazione industriale.
A testimonianza del materiale realizzato e del progetto, verrà prodotto un catalogo con saggi di Pietro Bellasi, Bruno Corà e Alessandro Romanini, con riproduzioni a colori delle opere collocate nell’ambiente della Fabbrica. Roberto Fanari è una personalità che si segnala per l’inesausta ricerca all’interno dei mondi dell’arte, con la sperimentazione delle tecniche, l’ibridazione dei percorsi concettuali, la creazione di punti di vista assolutamente originali che ci permettono di andare oltre il più recente panorama della produzione artistica. Reduce da un importante ciclo di mostre, a partire dalla prestigiosa Basilea per culminare con l’elegante e cosmopolita arte fiera “Realism” di Amsterdam, Fanari ha anche avuto il riconoscimento di una personale alla Deleen Art di Rotterdam.
La novità e l’assoluto interesse dell’opera di Fanari risiedono principalmente in tre aspetti. Il più sconcertante di questi è forse il rapporto “estremo” dell’artista con la materia, sia essa la ceramica, il marmo, il bronzo o l’alluminio, con cui vengono create forme dalle volute tridimensionali, sensuali, a volte affette da un gigantismo spiazzante, oppure frammentate in modo sofferto sulla superficie: si tratta di sculture in genere di grandi dimensioni, dove la volontà dell’artista sembra quella di far sgorgare dalla materia un’appassionata potenza espressiva.
Come dice Pietro Bellasi: “la forza, il vigore, quasi la virulenza con cui Roberto Fanari persegue la sua esplorazione appassionata, sensuale delle materie, dipende quasi paradossalmente dalla accettazione umile e sapiente della imponenza della vita cosmica delle sostanze apparentemente inerti; della loro energia immaginaria e della eccitazione poetica, alla lettera ‘erotica’ che ne emana.” In secondo luogo, la dinamica poetica dell’artista si realizza nell’esperire nuovi percorsi percettivi, che coinvolgano lo spettatore in un’esperienza partecipativa. Al di là dell’emozione che la semplice visione può ispirare, le opere di Fanari spingono a un’osservazione dei molteplici punti di vista in esse implicati, dei labirinti materici, dell’incidenza della luce. Proprio la luce, ad esempio, quando colpisce i grandi dipinti monocromi neri o bianchi o rossi, viene riflessa in modo da creare, a seconda del punto di vista, effetti quasi anamorfici di ricostruzione di un’immagine prima invisibile. Queste pitture assolute, che Bellasi chiama ‘specchi cromatici segreti’, “sembrano nascondere e svelare contemporaneamente l’enigma e l’ambiguità tribolata ed esaltante del rapporto tra realtà e apparenza, tra epifania e sparizione, tra visione e visionarietà”. Lo stesso gioco tra presenza e assenza che l’artista aveva messo in azione con le riproduzioni tridimensionali, da guardare con i relativi occhiali per la visione in 3D.
Infine, il percorso di sperimentazione di Fanari è sostenuto da una vis etica che rappresenta una lotta contro la pioggia d’immagini con cui la società dei media ci sommerge ogni giorno. Le sue opere traggono infatti spunto dall’immenso repertorio offerto dalla storia dell’arte, fonti iconografiche note che non mirano a stupire ma fungono da strumenti perfetti di ricerca percettiva. Ed è proprio attraverso questo percorso accurato – spesso maniacale – di selezione, prelievo e ricombinazione che Fanari costruisce la sua calcolata balistica visiva, per produrre immagini cariche di senso, veri e propri dispositivi visuali che costringono lo spettatore a costruirsi il proprio soggettivo percorso di riflessione e percezione.
Convegno
Oltre al laboratorio permanente, verranno inoltre organizzate alcune giornate di studio in cui verranno invitati i curatori della mostra, altri critici d’arte, studiosi, artisti, studenti di scuole d’arte. La serie di incontri è volta in questo caso ad approfondire le tecniche artistiche contemporanee, attraverso contributi di studiosi e di giovani artisti. Dalla pittura bidimensionale alla pittura murale, dalla scultura alla realizzazione di oggetti con programmi computerizzati, dall’incisione alla video art: oggi il fare artistico è costituito da una multiforme techné che rimette continuamente in discussione le proprie fonti, le proprie procedure e i propri obiettivi, alla ricerca di condivisione e partecipazione globale. In questo senso le opere di Fanari, caratterizzate da una incessante sperimentazione, fanno da controcanto ad una meditazione più complessiva sullo stato dell’arte contemporanea, i suoi critici e il suo pubblico, su cui si vorrà aprire uno spiraglio.
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