Quadri che costano come Sputnik. Rotocalchi italiani e boom del mercato dell'arte in Italia nei primi anni Sessanta
Dal 15 Novembre 2013 al 09 Marzo 2014
Milano
Luogo: Museo del Novecento
Indirizzo: via Marconi 1
Orari: lunedì 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30-19.30; giovedì e sabato 9.30-22.30
Curatori: Mariella Milan
Costo del biglietto: intero € 5, ridotto € 3
Telefono per informazioni: +39 02 88453314/ 02 43353522
E-Mail info: c.museo900@comune.milano.it
Sito ufficiale: http://www.museodelnovecento.org
Dal 15 novembre 2013 il Museo del Novecento ospita la mostra ‘’Quadri che costano come Sputnik.’’ Rotocalchi italiani e boom del mercato dell'arte moderna in Italia nei primi anni Sessanta, a cura di Mariella Milan. Lo Spazio focus del museo propone una riflessione sul delicato tema del mercato dell’arte tra la fine degli anni Cinquanta e la prima metà degli anni Sessanta del Novecento attraverso le pagine dei rotocalchi di quegli anni.
In parallelo al cosiddetto miracolo economico, la prima metà degli anni Sessanta vede lo sviluppo, in Italia e in particolare a Milano, del mercato dell'arte moderna, mentre la categoria del collezionista d'arte sembra espandersi a nuovi strati sociali, arrivando a rappresentare, per un breve momento storico, una valida alternativa a più tradizionali forme di investimento. Il fenomeno trova un'ampia cassa di risonanza nei periodici di attualità illustrata, i cosiddetti rotocalchi che, essendo il prodotto editoriale a più ampia e capillare diffusione – proprio in questo periodo i settimanali più diffusi raggiungono la loro massima tiratura prima del declino causato dall'imporsi del mezzo televisivo – offrono un filtro prezioso per esaminare, nell'ottica della ricezione da parte del grande pubblico, la situazione del mercato e l'immagine dell'artista in questo breve arco cronologico.
Le tre sezioni tematiche in cui si articola il focus raccontano per immagini con quali modi le riviste non specializzate hanno assunto il compito di informare ed educare un pubblico di massa, ottimisticamente visto come potenziale serbatoio di neofiti e aspiranti collezionisti, mettendolo in guardia contro le insidie di un settore ancora considerato inaffidabile e poco regolato. Nelle classiche rubriche di critica d'arte si infittiscono le annotazioni sul mercato, mentre in quelle di gossip e costume diventano frequenti le notizie dal mondo dell'arte; si bandiscono concorsi mettendo in palio opere di celebrati maestri del Novecento e largo spazio viene dato a reportages e inchieste sulla situazione del mercato dell’arte italiano, dalla rete delle gallerie al sistema di valutazione a punti, dai maestri storici ai giovani artisti più quotati.
Sull'onda della prima vendita all'incanto della neonata Finarte all'Angelicum e delle due grandi aste d'arte moderna organizzate dalla Galleria Brera, l'autunno del 1961 vede il diffondersi a Milano di una vera e propria moda dell'asta. Se fino a quel momento le aste erano appannaggio dei frequentatori delle prestigiose sale d'asta inglesi, francesi e americane, in questa stagione le aste milanesi offrono alla borghesia meneghina un nuovo gioco di società, raccontato ora dai rotocalchi, intrinsecamente votati a cavalcare il lato aneddotico e mondano della realtà, che restituiscono con voce a tratti divertita a tratti nostalgica.
Alla grande espansione in questi anni di certa editoria divulgativa ampiamente illustrata – si pensi ai notissimi Maestri del Colore, in edicola dal 1963 – si ricollega il breve esperimento di vendita rateale di opere d'arte contemporanea portato avanti da una curiosa figura di mercante, Ivanhoe Trivulzio. Frutto di una visione democratica e utopica delle future prospettive del collezionismo, il mercante milanese, anche in collaborazione con il mensile "Quattrosoldi", propone a un pubblico di operai e impiegati la sua "rateale del quadro".
In occasione di questa piccola panoramica storica, il Museo del Novecento ripropone all'attenzione del pubblico un'opera di Antonio Recalcati, acquistata dal Comune di Milano in seguito alla segnalazione della giuria dell'XI Premio San Fedele, destinato agli artisti sotto i trent'anni. Datata 1961, la sua Figura d'uomo, parte della suggestiva e fortunata serie delle Impronte, è estremamente rappresentativa di un certo filone della ricerca pittorica figurativa di quegli anni e, al tempo stesso, di un artista considerato all'epoca una delle più brillanti promesse della giovane pittura milanese.
In parallelo al cosiddetto miracolo economico, la prima metà degli anni Sessanta vede lo sviluppo, in Italia e in particolare a Milano, del mercato dell'arte moderna, mentre la categoria del collezionista d'arte sembra espandersi a nuovi strati sociali, arrivando a rappresentare, per un breve momento storico, una valida alternativa a più tradizionali forme di investimento. Il fenomeno trova un'ampia cassa di risonanza nei periodici di attualità illustrata, i cosiddetti rotocalchi che, essendo il prodotto editoriale a più ampia e capillare diffusione – proprio in questo periodo i settimanali più diffusi raggiungono la loro massima tiratura prima del declino causato dall'imporsi del mezzo televisivo – offrono un filtro prezioso per esaminare, nell'ottica della ricezione da parte del grande pubblico, la situazione del mercato e l'immagine dell'artista in questo breve arco cronologico.
Le tre sezioni tematiche in cui si articola il focus raccontano per immagini con quali modi le riviste non specializzate hanno assunto il compito di informare ed educare un pubblico di massa, ottimisticamente visto come potenziale serbatoio di neofiti e aspiranti collezionisti, mettendolo in guardia contro le insidie di un settore ancora considerato inaffidabile e poco regolato. Nelle classiche rubriche di critica d'arte si infittiscono le annotazioni sul mercato, mentre in quelle di gossip e costume diventano frequenti le notizie dal mondo dell'arte; si bandiscono concorsi mettendo in palio opere di celebrati maestri del Novecento e largo spazio viene dato a reportages e inchieste sulla situazione del mercato dell’arte italiano, dalla rete delle gallerie al sistema di valutazione a punti, dai maestri storici ai giovani artisti più quotati.
Sull'onda della prima vendita all'incanto della neonata Finarte all'Angelicum e delle due grandi aste d'arte moderna organizzate dalla Galleria Brera, l'autunno del 1961 vede il diffondersi a Milano di una vera e propria moda dell'asta. Se fino a quel momento le aste erano appannaggio dei frequentatori delle prestigiose sale d'asta inglesi, francesi e americane, in questa stagione le aste milanesi offrono alla borghesia meneghina un nuovo gioco di società, raccontato ora dai rotocalchi, intrinsecamente votati a cavalcare il lato aneddotico e mondano della realtà, che restituiscono con voce a tratti divertita a tratti nostalgica.
Alla grande espansione in questi anni di certa editoria divulgativa ampiamente illustrata – si pensi ai notissimi Maestri del Colore, in edicola dal 1963 – si ricollega il breve esperimento di vendita rateale di opere d'arte contemporanea portato avanti da una curiosa figura di mercante, Ivanhoe Trivulzio. Frutto di una visione democratica e utopica delle future prospettive del collezionismo, il mercante milanese, anche in collaborazione con il mensile "Quattrosoldi", propone a un pubblico di operai e impiegati la sua "rateale del quadro".
In occasione di questa piccola panoramica storica, il Museo del Novecento ripropone all'attenzione del pubblico un'opera di Antonio Recalcati, acquistata dal Comune di Milano in seguito alla segnalazione della giuria dell'XI Premio San Fedele, destinato agli artisti sotto i trent'anni. Datata 1961, la sua Figura d'uomo, parte della suggestiva e fortunata serie delle Impronte, è estremamente rappresentativa di un certo filone della ricerca pittorica figurativa di quegli anni e, al tempo stesso, di un artista considerato all'epoca una delle più brillanti promesse della giovane pittura milanese.
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