Ottocento veneto. Da Favretto a Zandomeneghi

Antonietta Brandeis, Vele in laguna, acquarello su carta, 240x330 mm
Dal 12 Aprile 2013 al 31 Maggio 2013
Milano
Luogo: Galleria Bottegantica
Indirizzo: via Manzoni 45
Orari: da martedì a sabato 10-13/ 15-19
Curatori: Enzo Savoia, Stefano Bosi
Telefono per informazioni: +39 02 62695489 / 051 331388
E-Mail info: milano@bottegantica.net
Sito ufficiale: http://www.bottegantica.com/
La rassegna, curata da Enzo Savoia e Stefano Bosi, presenta 36 opere realizzate dai maggiori artisti veneti del XIX secolo: Bartolomeo Bezzi, Beppe, Emma e Guglielmo Ciardi, Angelo Dall’Oca Bianca, Giacomo Favretto, Pietro Fragiacomo, Cesare Laurenti, Alessandro Milesi, Luigi Nono, Ettore Tito, Federico Zandomeneghi.
I lavori, provenienti da importanti collezioni private, illustrano in modo esaustivo le tematiche ricorrenti nella pittura italiana dell‘800, fra cui le scene di genere, il paesaggio e la ritrattistica. Esemplari a tal proposito sono il suggestivo Dopo il viaggio di Favretto, la raffinata atmosfera dell’Alba di Pietro Fragiacomo, il pathos del Mattino di Luigi Nono, il movimento delle figure nel San Giovannin che torna da la procession di Luigi Ferrazzi.
Essi rimarcano, inoltre, quella suggestione di vita quotidiana, matrice di opere che nei maestri italiani dell’800 ha trovato la sua più alta espressione poetica e artistica in capolavori quali Fantasticando e In pinacoteca di Giacomo Favretto, Il racconto della nonna di Alessandro Milesi, Cresima a San Marco di Stefano Novo.
Il percorso espositivo prosegue con le vedute paesaggistiche di Beppe e Guglielmo Ciardi, Pietro Fragiacomo, Bartolomeo Bezzi, accomunate dalla ricerca della linea dell’orizzonte e da un’atmosfera lirica, intima, malinconica e volutamente alternativa a quella della consueta visione che negli anni Ottanta ha ancora molti esponenti: da Giovanni Grubacs a Luigi Querena, da Ippolito Caffi ad Antonietta Brandeis.
La rassegna si chiude idealmente con il ritratto di Federico Zandomeneghi Thecle e le vedute di Londra e Monaco di Baviera di Guglielmo Ciardi, opere che testimoniano la qualità raggiunta dalla pittura veneta già a fine Ottocento, confermata dal successo che il pubblico e la critica internazionale le avevano decretato. Ne sia d’esempio il fatto che nel 1885, all’Esposizione Universale di Anversa, il mercante inglese Walter Dodeswell acquistò ben quattro quadri di Nono, Tito, Dall’Oca Bianca e Lancerotto e che il critico del Daily Telegraph, recensendo l’Esposizione, definì il dipinto “La fa la modela” di Ettore Tito “an impressionist composition”.
La mostra vuole inoltre essere un omaggio a Milano e alla Lombardia che ha visto nascere le più importanti e prestigiose collezioni dell'arte del XIX secolo, quali la Collezione Jucker, la raccolta Ingegnoli, la Lodigiani, la Mario Galli, la Carraro-Rizzoli, la Rossello, la Finazzi, e molte altre non meno influenti. Questo collezionismo illuminato è cresciuto anche grazie al costante e puntuale lavoro di autorevoli gallerie milanesi della prima metà del XX secolo, come la Pesaro, la Scopinich, la Dedalo e la Galleria dell'Esame. Furono proprio queste ad allestire le prime monografiche sulla pittura veneta dell'Ottocento a Milano, in particolare quelle tenute alla Galleria Pesaro, dedicate a Pietro Fragiacomo nel 1918, a Ettore Tito nel 1919 e nel 1928, a Bartolomeo Bezzi nel 1921 e a Federico Zandomeneghi del 1922, ai tre Ciardi nel 1923, e l’esposizione allestita nel 1934 dalla Galleria Scopinich su Luigi Nono.
I lavori, provenienti da importanti collezioni private, illustrano in modo esaustivo le tematiche ricorrenti nella pittura italiana dell‘800, fra cui le scene di genere, il paesaggio e la ritrattistica. Esemplari a tal proposito sono il suggestivo Dopo il viaggio di Favretto, la raffinata atmosfera dell’Alba di Pietro Fragiacomo, il pathos del Mattino di Luigi Nono, il movimento delle figure nel San Giovannin che torna da la procession di Luigi Ferrazzi.
Essi rimarcano, inoltre, quella suggestione di vita quotidiana, matrice di opere che nei maestri italiani dell’800 ha trovato la sua più alta espressione poetica e artistica in capolavori quali Fantasticando e In pinacoteca di Giacomo Favretto, Il racconto della nonna di Alessandro Milesi, Cresima a San Marco di Stefano Novo.
Il percorso espositivo prosegue con le vedute paesaggistiche di Beppe e Guglielmo Ciardi, Pietro Fragiacomo, Bartolomeo Bezzi, accomunate dalla ricerca della linea dell’orizzonte e da un’atmosfera lirica, intima, malinconica e volutamente alternativa a quella della consueta visione che negli anni Ottanta ha ancora molti esponenti: da Giovanni Grubacs a Luigi Querena, da Ippolito Caffi ad Antonietta Brandeis.
La rassegna si chiude idealmente con il ritratto di Federico Zandomeneghi Thecle e le vedute di Londra e Monaco di Baviera di Guglielmo Ciardi, opere che testimoniano la qualità raggiunta dalla pittura veneta già a fine Ottocento, confermata dal successo che il pubblico e la critica internazionale le avevano decretato. Ne sia d’esempio il fatto che nel 1885, all’Esposizione Universale di Anversa, il mercante inglese Walter Dodeswell acquistò ben quattro quadri di Nono, Tito, Dall’Oca Bianca e Lancerotto e che il critico del Daily Telegraph, recensendo l’Esposizione, definì il dipinto “La fa la modela” di Ettore Tito “an impressionist composition”.
La mostra vuole inoltre essere un omaggio a Milano e alla Lombardia che ha visto nascere le più importanti e prestigiose collezioni dell'arte del XIX secolo, quali la Collezione Jucker, la raccolta Ingegnoli, la Lodigiani, la Mario Galli, la Carraro-Rizzoli, la Rossello, la Finazzi, e molte altre non meno influenti. Questo collezionismo illuminato è cresciuto anche grazie al costante e puntuale lavoro di autorevoli gallerie milanesi della prima metà del XX secolo, come la Pesaro, la Scopinich, la Dedalo e la Galleria dell'Esame. Furono proprio queste ad allestire le prime monografiche sulla pittura veneta dell'Ottocento a Milano, in particolare quelle tenute alla Galleria Pesaro, dedicate a Pietro Fragiacomo nel 1918, a Ettore Tito nel 1919 e nel 1928, a Bartolomeo Bezzi nel 1921 e a Federico Zandomeneghi del 1922, ai tre Ciardi nel 1923, e l’esposizione allestita nel 1934 dalla Galleria Scopinich su Luigi Nono.
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