Mario Raciti. Opere 1962-2012

Mario Raciti, Senza titolo, 1961, cm73x100, Museo Diocesano, Milano
Dal 16 Aprile 2013 al 09 Giugno 2013
Milano
Luogo: Museo Diocesano
Indirizzo: corso di Porta Ticinese 95
Orari: da martedì a domenica 10-18
Curatori: Paolo Biscottini
Costo del biglietto: intero € 8; ridotto e convenzioni € 5, scolaresche € 2; comitive e gruppi € 6
Telefono per informazioni: +39 02 89420019
E-Mail info: info.biglietteria@museodiocesano.it
Sito ufficiale: http://www.museodiocesano.it/
Dal 16 aprile al 9 giugno 2013, al Museo Diocesano di Milano si tiene il nuovo appuntamento di MuDi Contemporanea, con la prima antologica a Milano di Mario Raciti.
La mostra, curata da Paolo Biscottini, presenta 60 opere che ripercorrono 50 anni di attività dell’artista milanese e si concentra su due nuclei di dipinti e carte - il primo del 1962, l’altro del 2012 - in grado di indicare le affinità e le differenze all’interno di un percorso creativo lungo mezzo secolo, durante il quale Raciti ha declinato varie tematiche, pur mantenendo uno sviluppo razionale delle stesse.
Il percorso espositivo si apre con gli esordi figurativi degli anni ’60, durante i quali Raciti s’immerge in un mondo incantato, di favola, in cui i segni si vanno organizzando in immagini plastiche e allungate, spesso verso l'alto o dentro l'orizzonte e le opere sono caratterizzate da titoli che parlano di antenne, di sonde, di giostre, di teleferiche, di tunnel.
Accanto al nucleo di Eden - presentato per la prima volta - questi lavori si contraddistinguono per la loro carica ironica e per la loro affinità con il disegno infantile, con le sue rappresentazioni del mondo, e che rendono, con forza straordinaria, l'atteggiamento proprio di quella irripetibile età della vita, quando gli occhi sono sgranati, aperti a ogni incontro e a ogni emozione.
Nel decennio successivo, Raciti approda a quelle che lui stesso chiama “Presenze-Assenze”, quindi, negli anni '80, alle “Mitologie” infine ai “Misteri” degli anni '90. Intorno a questi, dal 2000 elabora “Mani mine e misteri” - il ciclo dei “Why” (‘Perché’) che rievocano l'interrogazione del Cristo sulla croce e quello dei “Fiori del profondo” che ricorda il mito di Proserpina nell'Ade che comunica con la madre Demetra, facendo nascere sulla terra i fiori a primavera.
Del 2012 appartiene il secondo nucleo di grandi tele, anch'esse inedite, nelle quali i fiori si sono trasformati in dardi.
Accompagna la mostra un catalogo edito dal Museo Diocesano.
Mario Raciti è nato a Milano il 19 aprile 1934. Nonostante la passione per il disegno e la pittura si sia manifestata fin dall'infanzia e dall'adolescenza, e l'artista sia stato tentato di seguire l'altro suo grande interesse, quello per la musica, Raciti frequenta Giurisprudenza, ma dopo la laurea e soli due anni di esercizio della professione di avvocato, ritorna definitivamente alla pittura. Tiene la mostra personale d'esordio alla Galleria Il Canale di Venezia nel 1964, alla quale fanno seguito numerose esposizioni in spazi pubblici e privati (espone ripetutamente nelle gallerie Morone 6, Annunciata e Bergamini di Milano), in Italia e all'estero. Invitato a due edizioni (1973 e 1986) della Quadriennale di Roma, nel 1986, la Biennale di Venezia gli dedica una sala personale. Nel 1988 al PAC di Milano si tiene una mostra, seguite dalle antologiche a Palazzo Sarcinelli di Conegliano (1998) e a Palazzo Magnani di Reggio Emilia (2010).
La mostra, curata da Paolo Biscottini, presenta 60 opere che ripercorrono 50 anni di attività dell’artista milanese e si concentra su due nuclei di dipinti e carte - il primo del 1962, l’altro del 2012 - in grado di indicare le affinità e le differenze all’interno di un percorso creativo lungo mezzo secolo, durante il quale Raciti ha declinato varie tematiche, pur mantenendo uno sviluppo razionale delle stesse.
Il percorso espositivo si apre con gli esordi figurativi degli anni ’60, durante i quali Raciti s’immerge in un mondo incantato, di favola, in cui i segni si vanno organizzando in immagini plastiche e allungate, spesso verso l'alto o dentro l'orizzonte e le opere sono caratterizzate da titoli che parlano di antenne, di sonde, di giostre, di teleferiche, di tunnel.
Accanto al nucleo di Eden - presentato per la prima volta - questi lavori si contraddistinguono per la loro carica ironica e per la loro affinità con il disegno infantile, con le sue rappresentazioni del mondo, e che rendono, con forza straordinaria, l'atteggiamento proprio di quella irripetibile età della vita, quando gli occhi sono sgranati, aperti a ogni incontro e a ogni emozione.
Nel decennio successivo, Raciti approda a quelle che lui stesso chiama “Presenze-Assenze”, quindi, negli anni '80, alle “Mitologie” infine ai “Misteri” degli anni '90. Intorno a questi, dal 2000 elabora “Mani mine e misteri” - il ciclo dei “Why” (‘Perché’) che rievocano l'interrogazione del Cristo sulla croce e quello dei “Fiori del profondo” che ricorda il mito di Proserpina nell'Ade che comunica con la madre Demetra, facendo nascere sulla terra i fiori a primavera.
Del 2012 appartiene il secondo nucleo di grandi tele, anch'esse inedite, nelle quali i fiori si sono trasformati in dardi.
Accompagna la mostra un catalogo edito dal Museo Diocesano.
Mario Raciti è nato a Milano il 19 aprile 1934. Nonostante la passione per il disegno e la pittura si sia manifestata fin dall'infanzia e dall'adolescenza, e l'artista sia stato tentato di seguire l'altro suo grande interesse, quello per la musica, Raciti frequenta Giurisprudenza, ma dopo la laurea e soli due anni di esercizio della professione di avvocato, ritorna definitivamente alla pittura. Tiene la mostra personale d'esordio alla Galleria Il Canale di Venezia nel 1964, alla quale fanno seguito numerose esposizioni in spazi pubblici e privati (espone ripetutamente nelle gallerie Morone 6, Annunciata e Bergamini di Milano), in Italia e all'estero. Invitato a due edizioni (1973 e 1986) della Quadriennale di Roma, nel 1986, la Biennale di Venezia gli dedica una sala personale. Nel 1988 al PAC di Milano si tiene una mostra, seguite dalle antologiche a Palazzo Sarcinelli di Conegliano (1998) e a Palazzo Magnani di Reggio Emilia (2010).
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