Marco Tamburro. Attraverso
Dal 01 Marzo 2024 al 01 Aprile 2024
Milano
Luogo: Torre GalFa
Indirizzo: Via Alfredo Campanini 12
Orari: dal lunedì al venerdì 10.00-17.00 su appuntamento
Curatori: Luca Cantore D’Amore
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 91320473
E-Mail info: info@crudemon.com
A un anno esatto dal lancio e forte del grande successo che ha riscosso fra il pubblico, ritorna “GAD, Galleria d’Arte Domestica”, la neonata formula espositiva, ideata da Crudemon e curata dal critico d'arte Luca Cantore D’Amore, che si distingue per la sua concezione innovativa di esposizione artistica, collocando le opere all'interno di un ambiente domestico, nella suite al 25° piano della Torre GalFa a Milano. Questa location offre non solo uno sfondo suggestivo, ma anche una vista mozzafiato a 360 gradi sulla città, conferendo un'atmosfera unica alle mostre. La scelta di presentare le opere d'arte in un contesto domestico si rivela vincente, poiché rispecchia l'idea che le case e gli appartamenti dei collezionisti e degli appassionati d'arte sono spesso la destinazione finale naturale per queste opere. Questa prospettiva contrasta con il tradizionale approccio che associa il prestigio di un'opera alla sua esposizione in musei o istituzioni, ampliando così la concezione di dove e come l'arte può essere apprezzata e valorizzata. Inoltre, il formato delle mostre personali a cadenza mensile permette al pubblico di scoprire e apprezzare una varietà di artisti emergenti e affermati, promuovendo sia l'incontro tra appassionati d'arte che un contatto più diretto e informale tra il pubblico e gli artisti stessi. Questo contribuisce a creare un ambiente inclusivo e stimolante per gli amanti dell'arte, offrendo loro non solo la possibilità di ammirare le opere, ma anche di interagire con coloro che le hanno create. In definitiva, "GAD, Galleria d’Arte Domestica" si conferma non solo come una vetrina per l'arte contemporanea, ma anche come uno spazio dinamico e interattivo dove la creatività e l'espressione artistica possono essere apprezzate e condivise in modo nuovo e coinvolgente.
La prima mostra del 2024 è “ATTRAVERSO” di Marco Tamburro (Perugia 1974) artista le cui opere, intrise di simbolismo, offrono uno sguardo penetrante sul "teatro della vita". La rappresentazione di Tamburro, che mostra l'umanità come burattini impotenti in un intricato sistema di fili, riflette una visione profonda e talvolta struggente della condizione umana. L'artista stesso si inserisce nell'opera, quasi a sottolineare la sua stessa partecipazione e impotenza di fronte a questa rappresentazione della vita. L’opera di Tamburro ha ottenuto ampio riconoscimento a livello internazionale, con mostre di rilievo in Italia e all'estero. La sua presenza alla Biennale di Venezia, al MAXXI di Roma e in altre importanti sedi, conferma il suo status di artista di grande talento e rilevanza nel panorama artistico contemporaneo. La sua capacità di affrontare temi universali attraverso un linguaggio artistico ricco di simbolismo ha attirato l'attenzione di gallerie e istituzioni pubbliche in tutto il mondo, consolidando ulteriormente la sua posizione nel mercato dell'arte globale.
“Se la storia è anche quella contemporanea, quella dei battiti e dei furori quotidiani di ognuno di noi, allora Marco Tamburro è a tutti gli effetti già uno storicizzato – afferma il curatore, Luca Cantore D’Amore -. L’artista, infatti, sembra non avere passato, né interessarsi del futuro - non badando a provenienze che per lui possono essere prigioni, né a direzioni precise che per lui possono rappresentare costrizioni, debiti con ciò che sarà - poiché le sue opere nascono, vivono e muoiono in un bagliore di eterno presente che dura il tempo effimero e velocissimo delle emozioni, ma che sa lasciare il peso specifico nella memoria di ciò che è stato e una riflessione concentratissima e senza soluzioni rispetto alle paure di quanto probabilmente sarà. Marco Tamburro, insomma, sembra conferire un tempo ben definito, sebbene volutamente brevissimo, a una riflessione simmetrica allo spazio che fa Gotthold Ephraim Lessing; l’autore tedesco, infatti, dice nel suo Lacoonte che la grazia è la bellezza in movimento. E allora se questo è vero, è altrettanto vero che l’emozione è la bellezza ferma nel momento. Ecco, i momenti di Marco Tamburro sono dei segmenti nella sconfinatezza dell’universo indifferente che producono emozioni di bellezza e alienazione, quasi di sconforto, nonostante la grazia delle sue composizioni, in riferimento all’enormità circostante che non solo ci trascura, ma che ci ignora e ci rende individui spersonalizzati con la violenza del silenzio che ci avvolge. Il grande talento di Marco Tamburro – conclude Cantore D’Amore, è quello di ipnotizzarci dinanzi a queste vedute in cui, magneticamente, ci riconosciamo: per immedesimazione, commozione e paura”.
Marco Tamburro (Perugia, 1974) vive e lavora a Roma. Dopo aver ottenuto il diploma in Architettura e Arredamento presso l'Istituto d'Arte di Perugia, nel 1994 si trasferisce a Milano, dove frequenta il corso di Scenografia all'Accademia di Belle Arti di Brera. Qui avvia una collaborazione con fotografi e scenografi e matura l'interesse per l'ambiente del teatro. Nel 1999 completa la sua formazione all'Accademia di Belle Arti di Roma. Nella capitale inizia a interagire con numerose compagnie teatrali e partecipa a mostre collettive e personali. In questi anni, la sua produzione si allontana progressivamente dall'uso dei ritagli fotografici per concentrarsi sulla pratica pittorica, scelta come medium principale per esplorare temi quali la vita quotidiana, la perdita di valori, l'esistenza, l'essere umano. Nel 2019 fonda a Roma la Factory Studio 8, promuovendo mostre e scambi con artisti internazionali. Il lavoro di Marco Tamburro è stato riconosciuto e presentato in numerosi spazi pubblici e privati tra cui: Palazzo Medici Riccardi, Firenze; MACRO Testaccio - La Pelanda, Roma; Black Square Gallery, Miami; Museo dell'Ermitage, San Pietroburgo; Castel dell'Ovo, Napoli; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Padiglione Lazio, LIV Biennale di Venezia, Venezia; Galerie an der Pinakothek der Morderne / Barbara Ruetz, Monaco di Baviera.
La prima mostra del 2024 è “ATTRAVERSO” di Marco Tamburro (Perugia 1974) artista le cui opere, intrise di simbolismo, offrono uno sguardo penetrante sul "teatro della vita". La rappresentazione di Tamburro, che mostra l'umanità come burattini impotenti in un intricato sistema di fili, riflette una visione profonda e talvolta struggente della condizione umana. L'artista stesso si inserisce nell'opera, quasi a sottolineare la sua stessa partecipazione e impotenza di fronte a questa rappresentazione della vita. L’opera di Tamburro ha ottenuto ampio riconoscimento a livello internazionale, con mostre di rilievo in Italia e all'estero. La sua presenza alla Biennale di Venezia, al MAXXI di Roma e in altre importanti sedi, conferma il suo status di artista di grande talento e rilevanza nel panorama artistico contemporaneo. La sua capacità di affrontare temi universali attraverso un linguaggio artistico ricco di simbolismo ha attirato l'attenzione di gallerie e istituzioni pubbliche in tutto il mondo, consolidando ulteriormente la sua posizione nel mercato dell'arte globale.
“Se la storia è anche quella contemporanea, quella dei battiti e dei furori quotidiani di ognuno di noi, allora Marco Tamburro è a tutti gli effetti già uno storicizzato – afferma il curatore, Luca Cantore D’Amore -. L’artista, infatti, sembra non avere passato, né interessarsi del futuro - non badando a provenienze che per lui possono essere prigioni, né a direzioni precise che per lui possono rappresentare costrizioni, debiti con ciò che sarà - poiché le sue opere nascono, vivono e muoiono in un bagliore di eterno presente che dura il tempo effimero e velocissimo delle emozioni, ma che sa lasciare il peso specifico nella memoria di ciò che è stato e una riflessione concentratissima e senza soluzioni rispetto alle paure di quanto probabilmente sarà. Marco Tamburro, insomma, sembra conferire un tempo ben definito, sebbene volutamente brevissimo, a una riflessione simmetrica allo spazio che fa Gotthold Ephraim Lessing; l’autore tedesco, infatti, dice nel suo Lacoonte che la grazia è la bellezza in movimento. E allora se questo è vero, è altrettanto vero che l’emozione è la bellezza ferma nel momento. Ecco, i momenti di Marco Tamburro sono dei segmenti nella sconfinatezza dell’universo indifferente che producono emozioni di bellezza e alienazione, quasi di sconforto, nonostante la grazia delle sue composizioni, in riferimento all’enormità circostante che non solo ci trascura, ma che ci ignora e ci rende individui spersonalizzati con la violenza del silenzio che ci avvolge. Il grande talento di Marco Tamburro – conclude Cantore D’Amore, è quello di ipnotizzarci dinanzi a queste vedute in cui, magneticamente, ci riconosciamo: per immedesimazione, commozione e paura”.
Marco Tamburro (Perugia, 1974) vive e lavora a Roma. Dopo aver ottenuto il diploma in Architettura e Arredamento presso l'Istituto d'Arte di Perugia, nel 1994 si trasferisce a Milano, dove frequenta il corso di Scenografia all'Accademia di Belle Arti di Brera. Qui avvia una collaborazione con fotografi e scenografi e matura l'interesse per l'ambiente del teatro. Nel 1999 completa la sua formazione all'Accademia di Belle Arti di Roma. Nella capitale inizia a interagire con numerose compagnie teatrali e partecipa a mostre collettive e personali. In questi anni, la sua produzione si allontana progressivamente dall'uso dei ritagli fotografici per concentrarsi sulla pratica pittorica, scelta come medium principale per esplorare temi quali la vita quotidiana, la perdita di valori, l'esistenza, l'essere umano. Nel 2019 fonda a Roma la Factory Studio 8, promuovendo mostre e scambi con artisti internazionali. Il lavoro di Marco Tamburro è stato riconosciuto e presentato in numerosi spazi pubblici e privati tra cui: Palazzo Medici Riccardi, Firenze; MACRO Testaccio - La Pelanda, Roma; Black Square Gallery, Miami; Museo dell'Ermitage, San Pietroburgo; Castel dell'Ovo, Napoli; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Padiglione Lazio, LIV Biennale di Venezia, Venezia; Galerie an der Pinakothek der Morderne / Barbara Ruetz, Monaco di Baviera.
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