Luca Lanzi. La mano e l’idolo
![Luca Lanzi, Feticcio, 2013, terracotta, 25x36x42 cm Luca Lanzi, Feticcio, 2013, terracotta, 25x36x42 cm](http://www.arte.it/foto/600x450/d2/26229-unnamed.jpg)
Luca Lanzi, Feticcio, 2013, terracotta, 25x36x42 cm
Dal 13 Novembre 2014 al 17 Gennaio 2015
Milano
Luogo: Officine Saffi
Indirizzo: va A.Saffi 7
Orari: dallunedì a venerdì 10-18,30; sabato 11-18
Curatori: Laura Borghi
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 36685696
E-Mail info: info@officinesaffi.com
Sito ufficiale: http://www.officinesaffi.com/
Il ricco programma delle Officine Saffi a Milano (via Aurelio Saffi 7), spazio espositivo la cui missione è quella di promuovere l’arte ceramica in tutte le sue forme ed espressioni sia di artisti emergenti che affermati, prosegue, dal 13 novembre 2014 al 17 gennaio 2015, con la mostra di Luca Lanzi (Bologna, 1977).
Curata da Laura Borghi, la rassegna, dal titolo La mano e l’idolo, presenta 24 opere tra disegni e sculture in ceramica, in cui protagonista è una serie di elementi appartenenti alla sfera ludica come giocattoli, meccanismi, animali.
Il feticcio, il pupazzo, l’animale di pezza o gonfiabile, tradotti nei materiali plastici o trasferiti nello spazio del disegno affiorano, come scrive Flaminio Gualdoni, “al pensiero come contenitori affettivi di uno stato primitivo infantile originario, in cui il tepore del regresso emotivo al tempo del gioco convive con il mistero primordiale della raffigurazione ieratica”.
Le figure di Luca Lanzi nascono da un universo interiore. Sono personaggi fisici e tridimensionali, a prima vista inquietanti, ma capaci di svelare i luoghi segreti dell’anima.
I cavalli, le papere, gli asinelli, i fantocci, sono oggetti che racchiudono il vissuto di qualcuno, in seguito abbandonati per qualche altro interesse o desiderio. E come essi, anche le opere di Lanzi esprimono l’usura del tempo. Quest’aspetto richiama un’innocenza ritrovata, ma anche sentimenti che trasmettono inquietudine.
Luca Lanzi ha scelto di lavorare su soggetti autoreferenziali e per far questo utilizza la scultura e in particolare quella statuaria, come forma espressiva più adatta a dare all’idea una presenza fisica.
Luca Lanzi nato a Bologna nel 1977, dove vive e lavora. Nel 2004 si diploma in scultura all'Accademia delle Belle Arti di Bologna. Frequenta i laboratori dell'Accademia d'Arte di Berlino, dove si trasferisce dopo il conseguimento di una borsa di studio della Fondazione Artistica Venturoli. Della sua ricerca hanno scritto Flaminio Gualdoni, Silvia Ferrari, Francesca Nicoli, Alessandra Redaelli, Viviana Siviero.
Curata da Laura Borghi, la rassegna, dal titolo La mano e l’idolo, presenta 24 opere tra disegni e sculture in ceramica, in cui protagonista è una serie di elementi appartenenti alla sfera ludica come giocattoli, meccanismi, animali.
Il feticcio, il pupazzo, l’animale di pezza o gonfiabile, tradotti nei materiali plastici o trasferiti nello spazio del disegno affiorano, come scrive Flaminio Gualdoni, “al pensiero come contenitori affettivi di uno stato primitivo infantile originario, in cui il tepore del regresso emotivo al tempo del gioco convive con il mistero primordiale della raffigurazione ieratica”.
Le figure di Luca Lanzi nascono da un universo interiore. Sono personaggi fisici e tridimensionali, a prima vista inquietanti, ma capaci di svelare i luoghi segreti dell’anima.
I cavalli, le papere, gli asinelli, i fantocci, sono oggetti che racchiudono il vissuto di qualcuno, in seguito abbandonati per qualche altro interesse o desiderio. E come essi, anche le opere di Lanzi esprimono l’usura del tempo. Quest’aspetto richiama un’innocenza ritrovata, ma anche sentimenti che trasmettono inquietudine.
Luca Lanzi ha scelto di lavorare su soggetti autoreferenziali e per far questo utilizza la scultura e in particolare quella statuaria, come forma espressiva più adatta a dare all’idea una presenza fisica.
Luca Lanzi nato a Bologna nel 1977, dove vive e lavora. Nel 2004 si diploma in scultura all'Accademia delle Belle Arti di Bologna. Frequenta i laboratori dell'Accademia d'Arte di Berlino, dove si trasferisce dopo il conseguimento di una borsa di studio della Fondazione Artistica Venturoli. Della sua ricerca hanno scritto Flaminio Gualdoni, Silvia Ferrari, Francesca Nicoli, Alessandra Redaelli, Viviana Siviero.
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