Giuseppe Maraniello. Attratti
Dal 15 Gennaio 2015 al 28 Febbraio 2015
Milano
Luogo: Fondazione Marconi
Indirizzo: via Tadino 15
Orari: da martedì a sabato 10-13 / 15-19
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 29419232
E-Mail info: info@fondazionemarconi.org
Sito ufficiale: http://www.fondazionemarconi.org
A distanza di quasi trent’anni dall’ultima mostra allo Studio Marconi, la Fondazione Marconi presenta un’antologica di Giuseppe Maraniello con opere comprese tra la fine degli anni Settanta e i giorni nostri.
Giuseppe Maraniello, napoletano per nascita e formazione, si trasferisce a Milano dal 1971 dove dà inizio a un’intensa attività espositiva. Esordisce in un’epoca di sperimentazione dell’uso di fotografia e video ma decide presto di ricercare nuovi orizzonti, dedicandosi al recupero della pittura e ai linguaggi tradizionali dell’arte. L’influsso delle esperienze poveristiche e concettuali degli anni Sessanta diventa per lui il punto di partenza per affermare una maggiore libertà espressiva. Attento e sensibile protagonista dell’arte contemporanea, l’artista volge la sua vis creativa al recupero di miti e forme ancestrali, reinterpretati e tradotti nel linguaggio plastico della contemporaneità. Sin dagli inizi negli anni Settanta l’itinerario artistico di Maraniello, in bilico tra pittura e scultura, si confronta dunque con la classicità, una sfida che lo induce a valutare la possibilità di una dimensione temporale e a intraprendere scelte formali ben precise. Il fascino delle sue opere deriva dal loro essere pitture e sculture al tempo stesso e dal combinare, in una magica coincidenza, imprendibili coppie dialettiche come arcaico e moderno, maschile e femminile, colore e forma, superficie e volume, pieni e vuoti. Attraverso gli elementi del colore e della forma, del racconto e dell’astrazione, dell’equilibrio e del disequilibrio, l’artista compone un suo personale universo di figuralità, di creature ironiche, ludiche e simboliche. Patine e cromatismi, riflessi chiaroscurali ed equilibri plastici vengono da lui sapientemente distillati in un nuovo e consapevole vocabolario iconografico, con lo sguardo sempre rivolto all’interno del corpo scultoreo e della sua memoria.
Il percorso espositivo nelle sale della Fondazione Marconi, recentemente rinnovate, consentirà una ricognizione su oltre trent’anni di carriera di Giuseppe Maraniello.
Accompagnerà la mostra un catalogo edito da Cambi Editore con testi di Tommaso Trini.
Completa la mostra una selezione di sculture in bronzo, esposte allo Studio Marconi ’65 di via Tadino 17.
Giuseppe Maraniello nasce a Napoli nel 1945. Nel 1971 si trasferisce a Milano. Frequenta la galleria di Luciano Inga Pin, dove esporrà dal 1973-75. Successivamente abbandona la fotografia a favore della pittura e dei linguaggi tradizionali dell’arte.
Espone in spazi pubblici con mostre collettive, tra le quali “L’estetico e il selvaggio”, Galleria Civica d’Arte Moderna, Modena, 1979 a cura di Giorgio Cortenova, nel 1980 a cura di Achille Bonito Oliva “Italiana Nuova Immagine” Loggetta Lombardesca, Ravenna. Nello stesso anno, con Francesca Alinovi, Renato Barilli e Roberto Daolio, partecipa alla mostra “Dieci anni dopo i nuovi nuovi” Galleria d’Arte Moderna, Bologna. Nel 1982 partecipa a “Arte Italiana 1960-1982” Hayward Gallery, Londra, a cura di Guido Ballo, Renato Barilli e Flavio Caroli. Espone allo Studio Marconi (1984 e 1987). Nel 1985 Gillo Dorfles lo invita a partecipare alla mostra-evento “Intorno al flauto magico” Palazzo della Permanente, Milano. Nel 1990 partecipa con una sala personale alla XLIV Biennale d’Arte di Venezia con una presentazione in catalogo di Lea Vergine. Nel medesimo anno espone al Palazzo della Virreina di Barcellona, al Palazzo di Cristallo di Madrid e al Matildenhöhe Darmstadt in occasione della mostra “L’altra scultura” a cura di Renato Barilli.
È tra i protagonisti della mostra itinerante “Cadenze, figure dell’arte italiana degli anni ’90”, a cura di Pier Giovanni Castagnoli che nel 1992 è ospitata dal Sofia Imber di Caracas e dal Museo d’arte Moderna di Bogotà. Nel 1993 la Galleria Civica di Trento e la Galleria d’Arte Moderna di Bologna, Villa delle Rose, gli dedicano un’ampia retrospettiva, a cura di Pier Giovanni Castagnoli e Danilo Eccher. I giardini del Centro S. Chiara di Trento ospitano in permanenza una sua grande scultura. L’anno successivo partecipa alla mostra “L’incanto e la trascendenza”, Castel Ivano, Ivano Fracena, Trento, a cura di Danilo Eccher che, con Dede Auregli nel 1997 curerà la mostra “Arte Italiana, Materiali Anomali” alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna che dal 1996 ospita una sua scultura. Nel 1998, Lea Vergine lo invita alla mostra “Trash - Quando i rifiuti diventano Arte” a Palazzo delle Albere, Trento. Nello stesso anno espone con Luigi Mainolfi al Centro Arti Visive “Pescheria” di Pesaro. Nel 2001 un’opera a quattro mani con Arnaldo Pomodoro è collocata nella Cattedrale St. John Evangelist di Milwaukee, WI. USA. Nel 2004 il Comune di Ischia, gli dedica una retrospettiva alla Torre Guevara curata da Massimo Bignardi. Nel 2004, al Mart di Rovereto partecipa alla mostra “Il bello e le bestie”, curata da Lea Vergine, Giorgio Verzotti e Jean-Hubert Martin. Nel 2006 inaugura con una sua mostra personale, la Galleria Civica di Arco di Trento, a cura di Giovanna Nicoletti. Nel 2009 installa nella città di Terni un’opera pubblica permanente di altezza 24 metri in Piazza dei Poeti e da luglio a ottobre tiene un’importante retrospettiva, a cura di Danilo Eccher, a Firenze in Piazza Pitti nel Giardino di Boboli e nel confinante edificio “Le Pagliere”.
Giuseppe Maraniello, napoletano per nascita e formazione, si trasferisce a Milano dal 1971 dove dà inizio a un’intensa attività espositiva. Esordisce in un’epoca di sperimentazione dell’uso di fotografia e video ma decide presto di ricercare nuovi orizzonti, dedicandosi al recupero della pittura e ai linguaggi tradizionali dell’arte. L’influsso delle esperienze poveristiche e concettuali degli anni Sessanta diventa per lui il punto di partenza per affermare una maggiore libertà espressiva. Attento e sensibile protagonista dell’arte contemporanea, l’artista volge la sua vis creativa al recupero di miti e forme ancestrali, reinterpretati e tradotti nel linguaggio plastico della contemporaneità. Sin dagli inizi negli anni Settanta l’itinerario artistico di Maraniello, in bilico tra pittura e scultura, si confronta dunque con la classicità, una sfida che lo induce a valutare la possibilità di una dimensione temporale e a intraprendere scelte formali ben precise. Il fascino delle sue opere deriva dal loro essere pitture e sculture al tempo stesso e dal combinare, in una magica coincidenza, imprendibili coppie dialettiche come arcaico e moderno, maschile e femminile, colore e forma, superficie e volume, pieni e vuoti. Attraverso gli elementi del colore e della forma, del racconto e dell’astrazione, dell’equilibrio e del disequilibrio, l’artista compone un suo personale universo di figuralità, di creature ironiche, ludiche e simboliche. Patine e cromatismi, riflessi chiaroscurali ed equilibri plastici vengono da lui sapientemente distillati in un nuovo e consapevole vocabolario iconografico, con lo sguardo sempre rivolto all’interno del corpo scultoreo e della sua memoria.
Il percorso espositivo nelle sale della Fondazione Marconi, recentemente rinnovate, consentirà una ricognizione su oltre trent’anni di carriera di Giuseppe Maraniello.
Accompagnerà la mostra un catalogo edito da Cambi Editore con testi di Tommaso Trini.
Completa la mostra una selezione di sculture in bronzo, esposte allo Studio Marconi ’65 di via Tadino 17.
Giuseppe Maraniello nasce a Napoli nel 1945. Nel 1971 si trasferisce a Milano. Frequenta la galleria di Luciano Inga Pin, dove esporrà dal 1973-75. Successivamente abbandona la fotografia a favore della pittura e dei linguaggi tradizionali dell’arte.
Espone in spazi pubblici con mostre collettive, tra le quali “L’estetico e il selvaggio”, Galleria Civica d’Arte Moderna, Modena, 1979 a cura di Giorgio Cortenova, nel 1980 a cura di Achille Bonito Oliva “Italiana Nuova Immagine” Loggetta Lombardesca, Ravenna. Nello stesso anno, con Francesca Alinovi, Renato Barilli e Roberto Daolio, partecipa alla mostra “Dieci anni dopo i nuovi nuovi” Galleria d’Arte Moderna, Bologna. Nel 1982 partecipa a “Arte Italiana 1960-1982” Hayward Gallery, Londra, a cura di Guido Ballo, Renato Barilli e Flavio Caroli. Espone allo Studio Marconi (1984 e 1987). Nel 1985 Gillo Dorfles lo invita a partecipare alla mostra-evento “Intorno al flauto magico” Palazzo della Permanente, Milano. Nel 1990 partecipa con una sala personale alla XLIV Biennale d’Arte di Venezia con una presentazione in catalogo di Lea Vergine. Nel medesimo anno espone al Palazzo della Virreina di Barcellona, al Palazzo di Cristallo di Madrid e al Matildenhöhe Darmstadt in occasione della mostra “L’altra scultura” a cura di Renato Barilli.
È tra i protagonisti della mostra itinerante “Cadenze, figure dell’arte italiana degli anni ’90”, a cura di Pier Giovanni Castagnoli che nel 1992 è ospitata dal Sofia Imber di Caracas e dal Museo d’arte Moderna di Bogotà. Nel 1993 la Galleria Civica di Trento e la Galleria d’Arte Moderna di Bologna, Villa delle Rose, gli dedicano un’ampia retrospettiva, a cura di Pier Giovanni Castagnoli e Danilo Eccher. I giardini del Centro S. Chiara di Trento ospitano in permanenza una sua grande scultura. L’anno successivo partecipa alla mostra “L’incanto e la trascendenza”, Castel Ivano, Ivano Fracena, Trento, a cura di Danilo Eccher che, con Dede Auregli nel 1997 curerà la mostra “Arte Italiana, Materiali Anomali” alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna che dal 1996 ospita una sua scultura. Nel 1998, Lea Vergine lo invita alla mostra “Trash - Quando i rifiuti diventano Arte” a Palazzo delle Albere, Trento. Nello stesso anno espone con Luigi Mainolfi al Centro Arti Visive “Pescheria” di Pesaro. Nel 2001 un’opera a quattro mani con Arnaldo Pomodoro è collocata nella Cattedrale St. John Evangelist di Milwaukee, WI. USA. Nel 2004 il Comune di Ischia, gli dedica una retrospettiva alla Torre Guevara curata da Massimo Bignardi. Nel 2004, al Mart di Rovereto partecipa alla mostra “Il bello e le bestie”, curata da Lea Vergine, Giorgio Verzotti e Jean-Hubert Martin. Nel 2006 inaugura con una sua mostra personale, la Galleria Civica di Arco di Trento, a cura di Giovanna Nicoletti. Nel 2009 installa nella città di Terni un’opera pubblica permanente di altezza 24 metri in Piazza dei Poeti e da luglio a ottobre tiene un’importante retrospettiva, a cura di Danilo Eccher, a Firenze in Piazza Pitti nel Giardino di Boboli e nel confinante edificio “Le Pagliere”.
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