Giorgio Griffa. Early Works 1968/1973
Dal 18 Settembre 2014 al 25 Ottobre 2014
Milano
Luogo: Luca Tommasi Arte Contemporanea
Indirizzo: via Tadino 15
Orari: da martedì a sabato 12-19
Curatori: Marco Meneguzzo
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 335 242433
E-Mail info: luca@lucatommasi.it
Sito ufficiale: http://www.lucatommasi.it
Luca Tommasi è lieto di annunciare la mostra personale di Giorgio Griffa Early Works: 1968-1973 dedicata ai primi anni di carriera artistica del maestro torinese L’ evento si inaugurerà giovedì 18 settembre presso lo spazio di Via Tadino 15 a Milano e sarà visitabile fino al 25 ottobre 2014. Il corpus della mostra consta di una dozzina di tele (rigorosamente senza telaio) datate dal 1968 al 1973. Nel catalogo che accompagna la mostra l’artista ripercorre, in una lunga intervista rilasciata appositamente per l’occasione a Marco Meneguzzo, le tappe iniziali del proprio percorso artistico approfondendo le motivazioni e il contesto in cui si trovò ad operare nel suo primo fondamentale quinquennio. Sono gli anni che precedono le collettive della pittura analitica, nelle quali Griffa verrà costantemente inserito, che si affermeranno dal 1973 con la storica mostra parigina : “Une exposition de peinture réunissant certains peintres qui mettraient la peinture en question “.
Già nel quinquennio precedente, Griffa elabora quelle peculiarità che lo accompagneranno per il resto del suo percorso e cioè liberare la tela dal telaio per nobilitarla da contenitore a contenuto e considerare la pittura ancora praticabile (al contrario dei poveristi), assegnando tuttavia all’artista il ruolo di mero esecutore. Le sue tele appaiono non finite, quasi incomplete, come fossero l’una la prosecuzione dell’altra apparendo quindi evidente l’impossibilità di mettere la parola fine ad un processo in costante divenire. In un passaggio dell’intervista, l’artista rivela: “mi resi conto che dovevo guardare l’evento-pittura invece di usare la pittura per raccontare l’evento esterno, sia che questo fosse "la cena degli dei" o una linea che si sposta nello spazio. La pittura doveva raccontare se stessa. Avevo bisogno del senso dell’evento. Nella testa avevo l’esempio di Yves Klein ma senza la sua componente mistica, e la filosofia zen che dice che non puoi fermarti o cercare di fermare l’attimo perche nel frattempo la vita è già passata avanti, ed escogitai di non finire la pittura perché restasse il segno dell’evento, cosa che porto avanti sino ad oggi”. Da subito Griffa conquista la platea internazionale allestendo prestigiose personali con le gallerie leader del periodo: è a Torino alla Galleria Martano (1968) e da Gian Enzo Sperone (1969); a Parigi e a New York da Ileana Sonnabend (1970); a Colonia alla galleria Ricke (1971) e a Zurigo da Annemarie Verna (1972). Nel 2013 la TATE MODERN di Londra ha acquistato una tela degli anni 70 per la sua collezione permanente.
Giorgio Griffa nasce a Torino nel 1936 e si forma artisticamente in quel milieu artistico della metà degli anni sessanta in cui il critico Germano Celant riunisce sotto le insegne dell’”Arte Povera” un gruppo di artisti con alcuni dei quali Griffa si trova in sintonia.
Fra le numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero, si segnalano le partecipazioni alle Biennali d’arte di Venezia del 1978 e del 1980 (con sala personale). Nel 1970 allestisce una personale alla Galleria Sonnabend di New York e nel 2005 l’Institut Mathildenhohe di Darmstad gli dedica un’ampia retrospettiva. Nel 2012 il Museo del Castello di Rivoli acquisisce un nucleo di opere del ciclo della “Sezione aurea” che raggiungono una grande opera degli anni 70 già nella collezione permanente. E’ del 2013 la personale al Mies Van der Rohe Haus di Berlino e del 2014 la personale a The Douglas Hyde Gallery, di Dublino.
Già nel quinquennio precedente, Griffa elabora quelle peculiarità che lo accompagneranno per il resto del suo percorso e cioè liberare la tela dal telaio per nobilitarla da contenitore a contenuto e considerare la pittura ancora praticabile (al contrario dei poveristi), assegnando tuttavia all’artista il ruolo di mero esecutore. Le sue tele appaiono non finite, quasi incomplete, come fossero l’una la prosecuzione dell’altra apparendo quindi evidente l’impossibilità di mettere la parola fine ad un processo in costante divenire. In un passaggio dell’intervista, l’artista rivela: “mi resi conto che dovevo guardare l’evento-pittura invece di usare la pittura per raccontare l’evento esterno, sia che questo fosse "la cena degli dei" o una linea che si sposta nello spazio. La pittura doveva raccontare se stessa. Avevo bisogno del senso dell’evento. Nella testa avevo l’esempio di Yves Klein ma senza la sua componente mistica, e la filosofia zen che dice che non puoi fermarti o cercare di fermare l’attimo perche nel frattempo la vita è già passata avanti, ed escogitai di non finire la pittura perché restasse il segno dell’evento, cosa che porto avanti sino ad oggi”. Da subito Griffa conquista la platea internazionale allestendo prestigiose personali con le gallerie leader del periodo: è a Torino alla Galleria Martano (1968) e da Gian Enzo Sperone (1969); a Parigi e a New York da Ileana Sonnabend (1970); a Colonia alla galleria Ricke (1971) e a Zurigo da Annemarie Verna (1972). Nel 2013 la TATE MODERN di Londra ha acquistato una tela degli anni 70 per la sua collezione permanente.
Giorgio Griffa nasce a Torino nel 1936 e si forma artisticamente in quel milieu artistico della metà degli anni sessanta in cui il critico Germano Celant riunisce sotto le insegne dell’”Arte Povera” un gruppo di artisti con alcuni dei quali Griffa si trova in sintonia.
Fra le numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero, si segnalano le partecipazioni alle Biennali d’arte di Venezia del 1978 e del 1980 (con sala personale). Nel 1970 allestisce una personale alla Galleria Sonnabend di New York e nel 2005 l’Institut Mathildenhohe di Darmstad gli dedica un’ampia retrospettiva. Nel 2012 il Museo del Castello di Rivoli acquisisce un nucleo di opere del ciclo della “Sezione aurea” che raggiungono una grande opera degli anni 70 già nella collezione permanente. E’ del 2013 la personale al Mies Van der Rohe Haus di Berlino e del 2014 la personale a The Douglas Hyde Gallery, di Dublino.
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