Gianmarco Taietti. Orizzonti alternativi
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© Gianmarco Taietti | Gianmarco Taietti, Indonesia, Bali, 2014
Dal 28 Febbraio 2025 al 29 Marzo 2025
Milano
Luogo: Fondazione Luciana Matalon
Indirizzo: Foro Buonaparte 67
Orari: dal martedì al sabato 10:00 - 13:00 | 14:00 - 19:00
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 878781
E-Mail info: fineart@fondazionematalon.org
Sito ufficiale: http://www.fondazionematalon.org
Cosa resta dell’immagine di un luogo quando si sgretola la patina del turismo di massa? Che volto assume la natura quando la guardiamo senza la fretta del selfie e del souvenir? Gianmarco Taietti, con la sua nuova mostra personale, ci invita a riflettere su queste domande, conducendoci in un percorso visivo che dissolve gli stereotipi e restituisce all’uomo e al paesaggio la dignità del silenzio e della dissonanza. La mostra, che farà parte come evento collaterale del Foto Vogue Festival, si inserisce quest’anno nel tema "Re-imagining the Future", che esplora il ruolo della fotografia nell'interpretazione e nella documentazione di un mondo in continua evoluzione.
23 scatti, rigorosamente in bianco e nero, trovano casa nel salone centrale della Fondazione Luciana Matalon dal 28 febbraio al 29 marzo. Non un semplice reportage, ma un montaggio sapiente in cui ogni immagine è una voce autonoma, dissonante, che tuttavia dialoga con le altre per comporre un racconto stratificato e complesso. 7 paesi sovrani, 7 frammenti di un viaggio che attraversa la Sardegna più remota e la Valle d’Aosta impervia, scivola tra le ferite storiche di Sarajevo e Mostar, esplora il folklore ancestrale del Maramureş in Romania, si perde nei contrasti di Bangkok e negli angoli nascosti di Krabi, attraversa la frenesia stratificata di Istanbul e approda infine nella calma di Bali e le foreste del Sarawak in Malesia. Taietti non cerca la bellezza da cartolina, ma la verità del momento. Cattura dettagli che sfuggono all’occhio distratto: un riflesso d’acqua che sfuma, un volto segnato dal tempo, un paesaggio che resiste nonostante la modernità.
Il bianco e nero non è una scelta stilistica, ma un manifesto: via il colore, via il superfluo, resta solo l’essenza. È una fotografia che richiama le parole di Thoreau in Walden, un invito a riscoprire la natura — e noi stessi — attraverso la semplicità e l’autenticità. Ogni scatto è un punto di sosta lungo un cammino che non ha bisogno di tappe precise. Sarajevo è il silenzio delle rovine e il suono della rinascita; la Thailandia non è solo templi dorati, ma anche mercati vivi e brulicanti; Bali è più del suo mito esotico, è la terra che respira sotto i piedi scalzi. E così la fotografia si fa meditazione visiva, come un lungo respiro che ci ricorda che per comprendere un luogo — e forse anche noi stessi — bisogna fermarsi, osservare, ascoltare.
Nel cuore di questa mostra pulsa la tensione tra la natura e l’uomo. Ma a differenza delle narrazioni apocalittiche che spesso dominano il discorso contemporaneo, Taietti propone una visione più sfumata: c'è conflitto, sì, ma anche possibilità di coesistenza. I paesaggi e le città non sono meri sfondi, ma orizzonti alternativi FONDAZIONE LUCIANA MATALON Foro Buonaparte 67, Milan dal 28 febbraio al 29 marzo 2025 ingresso libero protagonisti che partecipano al dialogo con l’umanità, a tratti in armonia, a tratti in rottura. In questo viaggio tra luoghi e voci, non c'è spazio per cliché. Il fotografo smonta con arguzia la retorica delle destinazioni perfette e costruisce una nuova grammatica visiva.
GIANMARCO TAIETTI nasce a Milano nel 1971, si laurea in pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera. Durante gli anni universitari rimane affascinato dalla camera oscura e si appassiona alla fotografia. Nel giugno 2019 collabora come assistente di Livio Moiana per una serie di ritratti, scattando anche fotografie di back stage. Nello stesso mese, in occasione della mostra “A mano a mano” tenutasi presso il Museo civico Floriano Bodini a Gemonio, espone una serie di fotografie che raccontano il progetto di Samuele Arcangioli per omaggiare “Il lamento sull’ucciso“, un gruppo scultoreo del 1961 collocato al centro del cortile del museo. Nel settembre dello stesso anno, la Fondazione Luciana Matalon ospita la sua personale dal titolo “Dignità”, un racconto per immagini che ha come protagonista l’uomo nella sua dimensione lavorativa. Nel 2022 sempre alla Fondazione Luciana Matalon espone una mostra intitolata "Incontri a Lula – Adzovios a Luvula", che riunisce i suoi scatti e quelli del padre Nello Taietti realizzati a Lula, nell’aspra regione della Barbagia in Sardegna. Eclettico e creativo, Gianmarco Taietti esercita inoltre il suo talento con successo nei settori della grafica e della comunicazione.
Opening 28 febbraio, 17.00 | 20.30
23 scatti, rigorosamente in bianco e nero, trovano casa nel salone centrale della Fondazione Luciana Matalon dal 28 febbraio al 29 marzo. Non un semplice reportage, ma un montaggio sapiente in cui ogni immagine è una voce autonoma, dissonante, che tuttavia dialoga con le altre per comporre un racconto stratificato e complesso. 7 paesi sovrani, 7 frammenti di un viaggio che attraversa la Sardegna più remota e la Valle d’Aosta impervia, scivola tra le ferite storiche di Sarajevo e Mostar, esplora il folklore ancestrale del Maramureş in Romania, si perde nei contrasti di Bangkok e negli angoli nascosti di Krabi, attraversa la frenesia stratificata di Istanbul e approda infine nella calma di Bali e le foreste del Sarawak in Malesia. Taietti non cerca la bellezza da cartolina, ma la verità del momento. Cattura dettagli che sfuggono all’occhio distratto: un riflesso d’acqua che sfuma, un volto segnato dal tempo, un paesaggio che resiste nonostante la modernità.
Il bianco e nero non è una scelta stilistica, ma un manifesto: via il colore, via il superfluo, resta solo l’essenza. È una fotografia che richiama le parole di Thoreau in Walden, un invito a riscoprire la natura — e noi stessi — attraverso la semplicità e l’autenticità. Ogni scatto è un punto di sosta lungo un cammino che non ha bisogno di tappe precise. Sarajevo è il silenzio delle rovine e il suono della rinascita; la Thailandia non è solo templi dorati, ma anche mercati vivi e brulicanti; Bali è più del suo mito esotico, è la terra che respira sotto i piedi scalzi. E così la fotografia si fa meditazione visiva, come un lungo respiro che ci ricorda che per comprendere un luogo — e forse anche noi stessi — bisogna fermarsi, osservare, ascoltare.
Nel cuore di questa mostra pulsa la tensione tra la natura e l’uomo. Ma a differenza delle narrazioni apocalittiche che spesso dominano il discorso contemporaneo, Taietti propone una visione più sfumata: c'è conflitto, sì, ma anche possibilità di coesistenza. I paesaggi e le città non sono meri sfondi, ma orizzonti alternativi FONDAZIONE LUCIANA MATALON Foro Buonaparte 67, Milan dal 28 febbraio al 29 marzo 2025 ingresso libero protagonisti che partecipano al dialogo con l’umanità, a tratti in armonia, a tratti in rottura. In questo viaggio tra luoghi e voci, non c'è spazio per cliché. Il fotografo smonta con arguzia la retorica delle destinazioni perfette e costruisce una nuova grammatica visiva.
GIANMARCO TAIETTI nasce a Milano nel 1971, si laurea in pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera. Durante gli anni universitari rimane affascinato dalla camera oscura e si appassiona alla fotografia. Nel giugno 2019 collabora come assistente di Livio Moiana per una serie di ritratti, scattando anche fotografie di back stage. Nello stesso mese, in occasione della mostra “A mano a mano” tenutasi presso il Museo civico Floriano Bodini a Gemonio, espone una serie di fotografie che raccontano il progetto di Samuele Arcangioli per omaggiare “Il lamento sull’ucciso“, un gruppo scultoreo del 1961 collocato al centro del cortile del museo. Nel settembre dello stesso anno, la Fondazione Luciana Matalon ospita la sua personale dal titolo “Dignità”, un racconto per immagini che ha come protagonista l’uomo nella sua dimensione lavorativa. Nel 2022 sempre alla Fondazione Luciana Matalon espone una mostra intitolata "Incontri a Lula – Adzovios a Luvula", che riunisce i suoi scatti e quelli del padre Nello Taietti realizzati a Lula, nell’aspra regione della Barbagia in Sardegna. Eclettico e creativo, Gianmarco Taietti esercita inoltre il suo talento con successo nei settori della grafica e della comunicazione.
Opening 28 febbraio, 17.00 | 20.30
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