Dialogo 02. Vincenzo Agnetti e Luca Pozzi
Dal 12 Aprile 2023 al 15 Luglio 2023
Milano
Luogo: Archivio Vincenzo Agnetti
Indirizzo: Via Machiavelli 30
Orari: da lunedì a sabato su prenotazione al 328 8840143
Costo del biglietto: ingresso gratuito
E-Mail info: archivio@vincenzoagnetti.com
Sito ufficiale: http://www.vincenzoagnetti.com
In occasione della settimana dell’arte a Milano e della fiera Miart, l’Archivio Agnetti inaugura mercoledì 12 aprile in via Macchiavelli 30 a Milano una nuova mostra, che mette in dialogo le opere di Vincenzo Agnetti con quelle del giovane artista Luca Pozzi (Milano, 1983).
Questa esposizione, ideata come site specific, si apre a nuovi territori e contaminazioni diventando l’occasione per assistere all’incontro tra due sculture generative, la “Macchina drogata” del 1967 di Agnetti e “Arkanian Shenron” realizzata da Pozzi nel 2020. Da una lato, la calcolatrice Olivetti Divisumma 14 manipolata personalmente da Vincenzo Agnetti in modo che eseguendo normali operazioni matematiche vengano prodotti dei testi; dall’altro una scultura in bronzo di Pozzi equipaggiata di un rivelatore di particelle, realizzato in collaborazione con l’Istituto Nazionale di fisica nucleare, e di un’intelligenza artificiale capace di tradurre il passaggio dei muoni provenienti dallo spazio in messaggi dal sapore divinatorio e di condividerli in real-time su Twitter.
Il progetto prevede inoltre una cometa digitale ricostruita da Pozzi a partire dalle stratigrafie originali dell’European Spacial Agency su cui sono stati collocati alcuni “Assiomi” di Agnetti e un dialogo tra la performance “Lezione di design” degli anni 70 e operazioni virtuali della contemporaneità artistica. Una mostra intergenerazionale su due ricerche accomunate dall’ossessione per il linguaggio e per i processi probabilistici che tendono alla perfezione, ma che sono soggetti all’irresistibile imprevedibilità della fluttuazione e della caduta.
La mostra è accompagnata dalla pubblicazione, a cura dell’Archivio Vincenzo Agnetti, dei Quadernidedicati rispettivamente alla mostra del Dialogo 01 (allestita nel 2022) e a questa che inaugura Dialogo 02.
Vincenzo Agnetti
Figura di primo piano nel panorama dell’arte concettuale e la sua intensa attività artistica, concentrata in quindici anni dal 1966 al 1981, trae linfa da uno straordinario lavoro, iniziato ancor giovanissimo, di ricerca e di sperimentazione nel campo della poesia, della pittura e della tecnologia. Ha viaggiato molto accumulando scritti, progetti, schemi, idee, costruendo e sedimentando nei suoi Quaderni argentini quello che esprimerà nel suo lavoro, in modo da “iniziare dalla fine”, come egli stesso scriverà. Il fermento degli anni ‘70 è il contesto ideale per sviluppare il suo discorso: le sue opere si propongono come strumenti critici che si incuneano nella ricerca dell’intervallo, dell’interspazio, del margine. Si tratta di critica operante che ingloba aspetti della politica, del linguaggio, dell’arte. La ricerca del negativo, propria di quegli anni, trova in Agnetti uno dei suoi massimi esponenti e si svilupperà lungo tutto il suo percorso con modalità espressive e tecniche di volta in volta diverse, all’incrocio tra tecnologia, arte e poesia. E’ un maestro della poetica dell’azzeramento che invita l’operazione concettuale ad entrare paradossalmente in contatto con un mondo visionario e profondamente ancorato alle emozioni. Il medium espressivo per Agnetti è organico al discorso che vuole rappresentare, per questo la sua ricerca sui differenti modi di creare arte, sulle tecniche e sui materiali è così importante: la parola, l’immagine fotografica, la tecnologia manipolata, la carta fotografica esposta e graffiata, la scultura accompagnata alla fotografia e ancora alle registrazioni e ai video, le installazioni, le performance sono sempre utilizzati come supporto del progetto artistico. E’ un artista concettuale che non espone concetti ma li costruisce e li rende visibili e percepibili all’occhio dell’osservatore, che può decodificare il senso concettuale delle sue opere e che entrando nel suo spazio è invitato attraverso un’operazione concettuale rigorosa a entrare i contatto con un mondo visionario paradossalmente ancorato alle emozioni.
Questa esposizione, ideata come site specific, si apre a nuovi territori e contaminazioni diventando l’occasione per assistere all’incontro tra due sculture generative, la “Macchina drogata” del 1967 di Agnetti e “Arkanian Shenron” realizzata da Pozzi nel 2020. Da una lato, la calcolatrice Olivetti Divisumma 14 manipolata personalmente da Vincenzo Agnetti in modo che eseguendo normali operazioni matematiche vengano prodotti dei testi; dall’altro una scultura in bronzo di Pozzi equipaggiata di un rivelatore di particelle, realizzato in collaborazione con l’Istituto Nazionale di fisica nucleare, e di un’intelligenza artificiale capace di tradurre il passaggio dei muoni provenienti dallo spazio in messaggi dal sapore divinatorio e di condividerli in real-time su Twitter.
Il progetto prevede inoltre una cometa digitale ricostruita da Pozzi a partire dalle stratigrafie originali dell’European Spacial Agency su cui sono stati collocati alcuni “Assiomi” di Agnetti e un dialogo tra la performance “Lezione di design” degli anni 70 e operazioni virtuali della contemporaneità artistica. Una mostra intergenerazionale su due ricerche accomunate dall’ossessione per il linguaggio e per i processi probabilistici che tendono alla perfezione, ma che sono soggetti all’irresistibile imprevedibilità della fluttuazione e della caduta.
La mostra è accompagnata dalla pubblicazione, a cura dell’Archivio Vincenzo Agnetti, dei Quadernidedicati rispettivamente alla mostra del Dialogo 01 (allestita nel 2022) e a questa che inaugura Dialogo 02.
Vincenzo Agnetti
Figura di primo piano nel panorama dell’arte concettuale e la sua intensa attività artistica, concentrata in quindici anni dal 1966 al 1981, trae linfa da uno straordinario lavoro, iniziato ancor giovanissimo, di ricerca e di sperimentazione nel campo della poesia, della pittura e della tecnologia. Ha viaggiato molto accumulando scritti, progetti, schemi, idee, costruendo e sedimentando nei suoi Quaderni argentini quello che esprimerà nel suo lavoro, in modo da “iniziare dalla fine”, come egli stesso scriverà. Il fermento degli anni ‘70 è il contesto ideale per sviluppare il suo discorso: le sue opere si propongono come strumenti critici che si incuneano nella ricerca dell’intervallo, dell’interspazio, del margine. Si tratta di critica operante che ingloba aspetti della politica, del linguaggio, dell’arte. La ricerca del negativo, propria di quegli anni, trova in Agnetti uno dei suoi massimi esponenti e si svilupperà lungo tutto il suo percorso con modalità espressive e tecniche di volta in volta diverse, all’incrocio tra tecnologia, arte e poesia. E’ un maestro della poetica dell’azzeramento che invita l’operazione concettuale ad entrare paradossalmente in contatto con un mondo visionario e profondamente ancorato alle emozioni. Il medium espressivo per Agnetti è organico al discorso che vuole rappresentare, per questo la sua ricerca sui differenti modi di creare arte, sulle tecniche e sui materiali è così importante: la parola, l’immagine fotografica, la tecnologia manipolata, la carta fotografica esposta e graffiata, la scultura accompagnata alla fotografia e ancora alle registrazioni e ai video, le installazioni, le performance sono sempre utilizzati come supporto del progetto artistico. E’ un artista concettuale che non espone concetti ma li costruisce e li rende visibili e percepibili all’occhio dell’osservatore, che può decodificare il senso concettuale delle sue opere e che entrando nel suo spazio è invitato attraverso un’operazione concettuale rigorosa a entrare i contatto con un mondo visionario paradossalmente ancorato alle emozioni.
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