Chiara Dynys. Al sesto cielo
![Chiara Dynys. Al sesto cielo, Museo d'Arte Contemporanea, Lissone (MI) Chiara Dynys. Al sesto cielo, Museo d'Arte Contemporanea, Lissone (MI)](http://www.arte.it/foto/600x450/d6/24584-Chiara_Dynys_1.jpg)
Chiara Dynys. Al sesto cielo, Museo d'Arte Contemporanea, Lissone (MI)
Dal 13 Settembre 2014 al 19 Ottobre 2014
Lissone | Milano
Luogo: Museo d'Arte Contemporanea
Indirizzo: viale Padania 6
Orari: mercoledì e venerdì 10-13; giovedì 16-23; sabato e domenica 10-12 / 15-19
Curatori: Marco Bazzini, Alberto Zanchetta
Telefono per informazioni: +39 039 2145174 / 039 7397368
E-Mail info: museo@comune.lissone.mb.it
Sito ufficiale: http://www.comune.lissone.mb.it
Stendhal era fermamente convinto che l’arte fosse una promessa di felicità. Anche Chiara Dynys è persuasa che si possa raggiungere la felicità attraverso l’arte, ma tale promessa resta un concetto molto romantico, relativo e fuggevole. Lo ribadisce il titolo stesso di questa mostra, che allude proprio alla pros-simità al Settimo cielo: basta poco, giusto un soffio per raggiungere quella felicità di cui parlava Stendhal, ma per quanto sembri vi-cina, alla fine si rivela inafferrabile, sempre inarrivabile.
Le opere di Chiara Dynys [Mantova, 1958] si sono distinte all’interno del panorama artistico internazionale in virtù di una promiscuità sti-listica che mantiene una sua coerenza etica. Tenendo fede a un pensiero omogeneo e a un percorso consequenziale, Dynys afferma di non perseguire uno stile ma una linea con-cettuale. Ricorrendo a un vasto e sofisticato repertorio di materiali, l’artista si interroga sul mondo in cui viviamo attraverso il linguaggio dell’arte. La sua poetica – che ha come centri nevralgici la dicotomia e l’ambiguità percet-tiva – denota una complessa progettualità che passa dall’intuizione all’intenzione, dalla ricerca alla sperimentazione, senza mai ri-nunciare a stabilire una relazione con lo spet-tatore. «Realizzo le mie opere con l’inten-zione di costruire delle “trappole” per lo sguardo capaci di creare stupore nel pubbli-co», spiega l’artista, «gioco in maniera alche-mica con la percezione e la sfrutto per creare percorsi emotivi che coincidano con l’essenza dell’opera stessa». In particolare, gli interventi artistici diventano parte dell’ambiente esposi-tivo, creando una struttura architettonica che accoglie e coinvolge lo spettatore.
Nelle opere di Chiara Dynys si può guardare, riguardare e finanche “tra-guardare” (oltre e altrove). Caratteristico è l’impiego di superfici trasparenti oppure specchianti che sono in grado di sollecitare o destabilizzare lo sguar-do dello spettatore. In mostra sono presenti tre distinte serie di opere che agiscono sulla percezione e sono tra loro connesse dal leit-motiv dello specchio. Look At You è una lun-ga sequenze di teche, grandi o piccole, in cui si assiste a un occultamento e a uno svela-mento cromatico. Sono esposte per la prima volta le due versioni del San Sebastiano che interpretano i quadri di Antonello da Messina [Gemäldegalerie, Dresda] e di Domenico Ghirlandaio [Museo Nazionale di San Matteo, Pisa]; nella versione dell’artista, le frecce si conficcano nell’acciaio specchiante, seguen-do lo schema della flagellazione dipinta nei due capolavori, permettendo al fruitore di ri-flettersi sulla superficie, prendendo così il posto del martire. Inedito è anche il ciclo Dop-pia stella e l’installazione Grande stella che si compongono di coni prospettici al cui interno è possibile ammirare l’illusione di un solido platonico. L’effetto caleidoscopico di queste “stelle” crea una vertigine che risucchia lo sguardo in una dimensione straniante, dove infinito e indefinito si incontrano.
Le opere di Chiara Dynys [Mantova, 1958] si sono distinte all’interno del panorama artistico internazionale in virtù di una promiscuità sti-listica che mantiene una sua coerenza etica. Tenendo fede a un pensiero omogeneo e a un percorso consequenziale, Dynys afferma di non perseguire uno stile ma una linea con-cettuale. Ricorrendo a un vasto e sofisticato repertorio di materiali, l’artista si interroga sul mondo in cui viviamo attraverso il linguaggio dell’arte. La sua poetica – che ha come centri nevralgici la dicotomia e l’ambiguità percet-tiva – denota una complessa progettualità che passa dall’intuizione all’intenzione, dalla ricerca alla sperimentazione, senza mai ri-nunciare a stabilire una relazione con lo spet-tatore. «Realizzo le mie opere con l’inten-zione di costruire delle “trappole” per lo sguardo capaci di creare stupore nel pubbli-co», spiega l’artista, «gioco in maniera alche-mica con la percezione e la sfrutto per creare percorsi emotivi che coincidano con l’essenza dell’opera stessa». In particolare, gli interventi artistici diventano parte dell’ambiente esposi-tivo, creando una struttura architettonica che accoglie e coinvolge lo spettatore.
Nelle opere di Chiara Dynys si può guardare, riguardare e finanche “tra-guardare” (oltre e altrove). Caratteristico è l’impiego di superfici trasparenti oppure specchianti che sono in grado di sollecitare o destabilizzare lo sguar-do dello spettatore. In mostra sono presenti tre distinte serie di opere che agiscono sulla percezione e sono tra loro connesse dal leit-motiv dello specchio. Look At You è una lun-ga sequenze di teche, grandi o piccole, in cui si assiste a un occultamento e a uno svela-mento cromatico. Sono esposte per la prima volta le due versioni del San Sebastiano che interpretano i quadri di Antonello da Messina [Gemäldegalerie, Dresda] e di Domenico Ghirlandaio [Museo Nazionale di San Matteo, Pisa]; nella versione dell’artista, le frecce si conficcano nell’acciaio specchiante, seguen-do lo schema della flagellazione dipinta nei due capolavori, permettendo al fruitore di ri-flettersi sulla superficie, prendendo così il posto del martire. Inedito è anche il ciclo Dop-pia stella e l’installazione Grande stella che si compongono di coni prospettici al cui interno è possibile ammirare l’illusione di un solido platonico. L’effetto caleidoscopico di queste “stelle” crea una vertigine che risucchia lo sguardo in una dimensione straniante, dove infinito e indefinito si incontrano.
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