Best Before. Giada Fiorindi + Federico Floriani
Dal 26 Gennaio 2018 al 28 Febbraio 2018
Milano
Luogo: Dimora Artica
Indirizzo: via Matteo Maria Boiardo 11
Orari: su appuntamento
Telefono per informazioni: +39 380 5245917
E-Mail info: dimoraartica@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.dimoraartica.com/
Dimora Artica presenta Best Before di Giada Fiorindi e Federico Floriani che, ispirandosi alla fabulazione speculativadella scrittrice eco-femminista Donna J. Haraway, analizza la possibilità di contenere il drammatico affermarsi dell’Antropocene riproponendo la minaccia delle Gorgoni, creature mitologiche note per la capacità di pietrificare chiunque osi guardarle negli occhi.
Gli scienziati stimano che la Terra diventerà quasi inabitabile entro la fine di questo secolo e l’avverarsi di antichi presagi sembra non sconvolgere l’opinione mainstream. Il duo di artisti riflette con sarcasmo su queste tematiche dando forma ad una serie di oggetti ibridi tra il mondo industriale e quello organico, tra scienza e superstizione, tra passato e futuro, avvolti da un’aura kitsch.
Figlie di divinità marine primordiali, le Gorgoni rappresentano la perversione nelle sue tre forme: intellettuale, morale e sessuale. Ognuna corrisponde ad uno dei tre acquari in mostra, i cui paesaggi artificiali sono virtualmente sradicati dalle vasche e riprodotti su sculture dalle forme fluide attraverso una tecnica di stampa industriale solitamente utilizzata nel settore dell’automotive. Il diorama diventa quindi digitale e si stratifica come in una roccia strutturando fotografia, modelli 3D e disegno a matita con diversi livelli di significato.
Fin dall’antichità osservare i fenomeni atmosferici è percepito come un atto profetico: a Dimora Artica le statuine segnatempo, gadget turistici per eccellenza, indicano il cambiamento climatico in atto, ma sulla base delle loro variazioni cromatiche poco attendibili sono in realtà portavoce di un caos ecologico e intellettuale. Nella mostra a sfumare dall’azzurro al rosa non sono però le classiche statuine del Colosseo, di delfini o madonnine ma la simulazione di un ritrovamento fossile di Anthropos.
Il progetto viene proposto come un ipotetico studio stratigrafico in un’era geologica del futuro prossimo, immaginando una formazione del terreno non solo alterata dalle attività umane, causa incontrastata di modifiche climatiche, ma ottenuta attraverso la mineralizzazione dello stesso protagonista di questo disfacimento.
Ed è quindi così che si compie la catastrofe: l’uomo inesorabile e noncurante continua ad abusare di combustibili fossili, a riscaldare il pianeta, ad incrementare l’acidificazione degli oceani, a succhiare via ogni ultima goccia di sangue di Medusa: subendo la sua vendetta, trasforma sé stesso a sua volta in materiale fossile pur di non interrompere mai il devastante ciclo economico.
Le opere esprimono l’appropriarsi di un’arte di vivere in un pianeta danneggiato o di life in the ruins, citando l’antropologa Anna Tsing e, insieme, formano un’installazione apotropaica che definisce una realtà domestica in cui la figura di Medusa è ancora presente come le antiche Gorgoneion nelle case greche del passato, fungendo però oggi da memento verso il pericolo della sesta estinzione di massa.
La dimensione del mito di Best Before si inserisce in un contesto contemporaneo di crisi ecologica rappresentando uno stato di decadenza culturale, morale ed estetica nella società seppur con un tono ironico, nichilista e provocatorio.
Entrambi provenienti da un background in design e una formazione olandese, Giada Fiorindi (1988, Treviso) e Federico Floriani (1988, Treviso) uniscono nell’ultimo anno le loro priorità narrative e i rispettivi mezzi espressivi in una produzione eclettica dove le immagini si applicano a superfici inconsuete, la ricerca sui materiali si combina con creazioni digitali e forme nuove allo storytelling. Mossi dall’interesse comune di esplorare il potenziale comunicativo e simbolico degli oggetti fisici, Fiorindi e Floriani sviluppano una ricerca formale sull’elemento decorativo, creando un parallelo tra il valore dell’ornamento in passato e il conseguente significato attuale, concentrandosi sulla dimensione di crisi culturale che si sta manifestando nel contesto contemporaneo. Insieme, i due artisti puntano a sviluppare un’identità critica e un linguaggio speculativo nella percezione dei beni di consumo che, ai loro occhi, sono proiezione estetica e funzionale di un’epoca di decadenza.
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