Anna Franceschini. All Those Stuffed Shirts
Dal 24 Maggio 2023 al 02 Luglio 2023
Milano
Luogo: Triennale Milano
Indirizzo: Viale Alemagna 6
Orari: martedì – domenica 11.00 – 20.00 (ultimo ingresso alle 19.00)
Curatori: Damiano Gullì
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 724341
Sito ufficiale: http://www.triennale.org
Triennale Milano presenta dal 24 maggio al 2 luglio 2023 il nuovo progetto di Anna Franceschini All Those Stuffed Shirts, a cura di Damiano Gullì.
L’installazione, appositamente ideata e realizzata per Triennale, è composta da sette macchine per la stiratura automatica chiamate dressmen. Una volta modificate nella loro meccanica profonda e rieducate grazie a un algoritmo, i dressmen eseguono, ciclicamente, una partitura, attraverso il loro unico mezzo espressivo: l’aria.
Il titolo, All Those Stuffed Shirts, allude a un modo di dire anglosassone che indica qualcuno pieno di sé, presuntuoso, conservatore e reazionario, un vero e proprio “pallone gonfiato” e pone l’accento sull’abito per denigrare chi lo indossa, che, a sua volta, diventa semplice riempimento. Nel 2012 Anna Franceschini realizza una video installazione che inquadra le macchine stiratrici nel luogo di produzione mentre sono impegnate nella dimostrazione della loro funzione, sottolineandone la natura scultorea e il valore di readymade. Per Triennale Franceschini libera i dressmen dalla gabbia dell’inquadratura per farli impossessare dello spazio espositivo.
Anna Franceschini mette in mostra un apparato ibrido e complesso, situato tra il balletto meccanico, la macchina celibe (o nubile?) e il concerto per strumenti “preparati”. Nel display, i quasi-corpi reclamano presenza, riuniti in una danza senza fine. La pratica dell’artista, sostanziata da un’accurata ricerca intorno ai dispositivi di visione e le loro qualità materiali e tecniche, ribalta i termini della discussione sul “cinema come macchina” che rivitalizza ciò che è inanimato e riconsidera la “macchina come cinema”, una screenless animation, come Franceschini ama definire le sue creature meccaniche. Gli episodi animati sono frammenti di uno spettacolo che solleva domande sulla soggettività, la libertà e la marginalità. Un film senza film, un montaggio di “incidenti” provocati da meccanismi motorizzati, l’apparenza di vita come sottoprodotto di un processo industriale immaginario.
L'installazione si interroga sul divenire immagine dell’oggetto tecnico. L'attività delle macchine da stiro modificate sembra un'animazione GIF tridimensionale e materica, una vignetta di TikTok, la cui seduzione è implicata dall’eterna ripetizione. Il robot da stiro produce l'illusione della vita in maniera prevedibile, rimettendola ciclicamente in scena: l’aria spinge i sacchi di tessuto sintetico al limite e li fa quasi esplodere prima di un arresto cardiaco che li porta al collasso. Risate, applausi, pronti, ripartenza.
Esiste una dimensione esistenziale, in questa animazione, veicolata dal respiro, la tecnologia di sopravvivenza del corpo umano. Il gonfiarsi di questi manufatti industriali sembra andare oltre la necessità di un soggetto umano come agente attivatore, proiettandoli verso una sorta di autonomia ontologica. Chi sono, poi, i palloni gonfiati? In realtà i marchingegni esibiti sono docili e condannati alla sostituzione. Sono diventati una minoranza, nel gioco delle parti del progresso, e intercettano un aspetto cruciale dell'antropocentrismo: l'idea che il mondo sia al servizio dell'uomo e costretto a una condizione di eterna schiavitù.
Le opere sondano la duplice natura della macchina industriale: inoffensiva aiutante meccanica che genera compassione per il suo corpo incompleto e mostro che, fuori controllo, può provocare panico e distruzione. Intrappolata tra le categorie del perturbante e dell'inquietante, l’installazione ci restituisce una riflessione sul rapporto tra la macchina e i suoi creatori, tra umano e artificiale, sulle politiche identitarie e sulla valenza del corpo - qualsiasi corpo - come dispositivo desiderante.
La composizione di respiri è stata pensata e composta insieme all’artista Matteo Nasini (Roma, 1976), mentre i corpi tessili dei dressmen nascono dalla collaborazione con la designer Nelly Hofmann (Parigi, 1988).
In occasione dell’opening della mostra, il 23 maggio 2023 alle 18.30, si svolgerà un incontro con l’artista per discutere della sua pratica e poetica e per approfondire il suo progetto per Triennale. Parteciperanno all’incontro Mariuccia Casadio, curatrice e consulente d’arte contemporanea, Damiano Gullì, curatore Arte contemporanea e Public program Triennale Milano Annika Pettini, scrittrice e responsabile Cultura per Edizioni Zero.
Il 21 giugno alle 18.30 si svolgerà Animazioni. Dall’automa al cyborg, dalla fantasmagoria alla realtà virtuale, tavola rotonda con il progetto ERC AN-ICON dedicata all’installazione All those stuffed shirts di Anna Franceschini. L’incontro, a cura di Barbara Grespi, Università degli Studi di Milano, AN-ICON, vede la partecipazione di Anna Caterina Dalmasso, Margherita Fontana, Giancarlo Grossi, Roberto Malaspina, tutti facenti parte dell’Università degli Studi di Milano, AN-ICON.
La mostra è resa possibile grazie ai Partner Istituzionali Lavazza Group e Salone del Mobile.Milano.
Anna Franceschini (Pavia, 1979) lavora con una grande varietà di mezzi: dal film alla performance, dalla scultura cinetica alla fotocopia. I suoi video e film sono stati presentati in numerosi festival tra cui: Locarno Film Festival; IFFR/Rotterdam Film Festival; TFF/Torino Film Festival, Courtisane a Ghent, Lo Schermo dell’Arte a Firenze, il FIFA a Montreal e il Vilnius Film Festival. Mostre personali e performance includono: Istituto Svizzero, Milano; Campoli-Presti, Parigi; Casa FlashArt, Milano; Kunstverein für die Rheinlande und Westfalen, Düsseldorf; Spike Island, Bristol; Museion, Bolzano; Objectif Exhibitions, Anversa; GAM, Torino; Fiorucci Art Trust, Londra; Almanac, Londra; KIOSK, Ghent; Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia; Peep Hole, Milano e Vistamare Milano/Pescara. È tra gli artisti della Quadriennale d’Arte 2020, Palazzo delle Esposizioni, Roma. Tra le sedi delle sue più recenti collettive: Mudam Luxembourg (autunno 2023), Fotografiska Museum, Berlino; Teatrino di Palazzo Grassi, Venice; Neuer Kunstverein, Vienna; GAMeC, Bergamo; Salzburger Kunstverein, Salisburgo; HFKD, Holstebro; Campoli-Presti, Parigi; (FKA) Witte de With, Rotterdam; Istituto Svizzero, Milano-Venezia; Fondazione ICA, Milano; MAXXI, Roma; CAC, Vilnius; Kunstraum, Londra; MACRO, Roma; Matadero, Madrid; Les Abbatoirs, Tolosa e Villa Medici, Roma. Nel 2017 il suo progetto CARTABURRO è stato vincitore dell’Italian Council, promosso dal Ministero della Cultura. Nel 2019 ha realizzato il cortometraggio BUSTROFEDICO, progetto speciale del Padiglione Italia della 58a Biennale Arte di Venezia. Per il 2022 è una delle vincitrici del Pollock-Krasner Foundation Grant. Il suo lavoro è parte di numerose collezioni pubbliche e private, tra cui il Centre Pompidou a Parigi, Les Abattoirs a Tolosa, il Nouveau Musée National de Monaco, il MACRO a Roma, la GAMeC di Bergamo, Fondazione Fiera Milano, il MACTE di Termoli, Nicoletta Fiorucci Collection e Silvia Fiorucci Collection. È Dottore di Ricerca in Visual e Media Studies e insegna presso l’Università Iulm di Milano. Dal 2022 è Art-based Researcher per AN-ICON, gruppo di ricerca finanziato da ERC – European Research Council – presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano.
L’installazione, appositamente ideata e realizzata per Triennale, è composta da sette macchine per la stiratura automatica chiamate dressmen. Una volta modificate nella loro meccanica profonda e rieducate grazie a un algoritmo, i dressmen eseguono, ciclicamente, una partitura, attraverso il loro unico mezzo espressivo: l’aria.
Il titolo, All Those Stuffed Shirts, allude a un modo di dire anglosassone che indica qualcuno pieno di sé, presuntuoso, conservatore e reazionario, un vero e proprio “pallone gonfiato” e pone l’accento sull’abito per denigrare chi lo indossa, che, a sua volta, diventa semplice riempimento. Nel 2012 Anna Franceschini realizza una video installazione che inquadra le macchine stiratrici nel luogo di produzione mentre sono impegnate nella dimostrazione della loro funzione, sottolineandone la natura scultorea e il valore di readymade. Per Triennale Franceschini libera i dressmen dalla gabbia dell’inquadratura per farli impossessare dello spazio espositivo.
Anna Franceschini mette in mostra un apparato ibrido e complesso, situato tra il balletto meccanico, la macchina celibe (o nubile?) e il concerto per strumenti “preparati”. Nel display, i quasi-corpi reclamano presenza, riuniti in una danza senza fine. La pratica dell’artista, sostanziata da un’accurata ricerca intorno ai dispositivi di visione e le loro qualità materiali e tecniche, ribalta i termini della discussione sul “cinema come macchina” che rivitalizza ciò che è inanimato e riconsidera la “macchina come cinema”, una screenless animation, come Franceschini ama definire le sue creature meccaniche. Gli episodi animati sono frammenti di uno spettacolo che solleva domande sulla soggettività, la libertà e la marginalità. Un film senza film, un montaggio di “incidenti” provocati da meccanismi motorizzati, l’apparenza di vita come sottoprodotto di un processo industriale immaginario.
L'installazione si interroga sul divenire immagine dell’oggetto tecnico. L'attività delle macchine da stiro modificate sembra un'animazione GIF tridimensionale e materica, una vignetta di TikTok, la cui seduzione è implicata dall’eterna ripetizione. Il robot da stiro produce l'illusione della vita in maniera prevedibile, rimettendola ciclicamente in scena: l’aria spinge i sacchi di tessuto sintetico al limite e li fa quasi esplodere prima di un arresto cardiaco che li porta al collasso. Risate, applausi, pronti, ripartenza.
Esiste una dimensione esistenziale, in questa animazione, veicolata dal respiro, la tecnologia di sopravvivenza del corpo umano. Il gonfiarsi di questi manufatti industriali sembra andare oltre la necessità di un soggetto umano come agente attivatore, proiettandoli verso una sorta di autonomia ontologica. Chi sono, poi, i palloni gonfiati? In realtà i marchingegni esibiti sono docili e condannati alla sostituzione. Sono diventati una minoranza, nel gioco delle parti del progresso, e intercettano un aspetto cruciale dell'antropocentrismo: l'idea che il mondo sia al servizio dell'uomo e costretto a una condizione di eterna schiavitù.
Le opere sondano la duplice natura della macchina industriale: inoffensiva aiutante meccanica che genera compassione per il suo corpo incompleto e mostro che, fuori controllo, può provocare panico e distruzione. Intrappolata tra le categorie del perturbante e dell'inquietante, l’installazione ci restituisce una riflessione sul rapporto tra la macchina e i suoi creatori, tra umano e artificiale, sulle politiche identitarie e sulla valenza del corpo - qualsiasi corpo - come dispositivo desiderante.
La composizione di respiri è stata pensata e composta insieme all’artista Matteo Nasini (Roma, 1976), mentre i corpi tessili dei dressmen nascono dalla collaborazione con la designer Nelly Hofmann (Parigi, 1988).
In occasione dell’opening della mostra, il 23 maggio 2023 alle 18.30, si svolgerà un incontro con l’artista per discutere della sua pratica e poetica e per approfondire il suo progetto per Triennale. Parteciperanno all’incontro Mariuccia Casadio, curatrice e consulente d’arte contemporanea, Damiano Gullì, curatore Arte contemporanea e Public program Triennale Milano Annika Pettini, scrittrice e responsabile Cultura per Edizioni Zero.
Il 21 giugno alle 18.30 si svolgerà Animazioni. Dall’automa al cyborg, dalla fantasmagoria alla realtà virtuale, tavola rotonda con il progetto ERC AN-ICON dedicata all’installazione All those stuffed shirts di Anna Franceschini. L’incontro, a cura di Barbara Grespi, Università degli Studi di Milano, AN-ICON, vede la partecipazione di Anna Caterina Dalmasso, Margherita Fontana, Giancarlo Grossi, Roberto Malaspina, tutti facenti parte dell’Università degli Studi di Milano, AN-ICON.
La mostra è resa possibile grazie ai Partner Istituzionali Lavazza Group e Salone del Mobile.Milano.
Anna Franceschini (Pavia, 1979) lavora con una grande varietà di mezzi: dal film alla performance, dalla scultura cinetica alla fotocopia. I suoi video e film sono stati presentati in numerosi festival tra cui: Locarno Film Festival; IFFR/Rotterdam Film Festival; TFF/Torino Film Festival, Courtisane a Ghent, Lo Schermo dell’Arte a Firenze, il FIFA a Montreal e il Vilnius Film Festival. Mostre personali e performance includono: Istituto Svizzero, Milano; Campoli-Presti, Parigi; Casa FlashArt, Milano; Kunstverein für die Rheinlande und Westfalen, Düsseldorf; Spike Island, Bristol; Museion, Bolzano; Objectif Exhibitions, Anversa; GAM, Torino; Fiorucci Art Trust, Londra; Almanac, Londra; KIOSK, Ghent; Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia; Peep Hole, Milano e Vistamare Milano/Pescara. È tra gli artisti della Quadriennale d’Arte 2020, Palazzo delle Esposizioni, Roma. Tra le sedi delle sue più recenti collettive: Mudam Luxembourg (autunno 2023), Fotografiska Museum, Berlino; Teatrino di Palazzo Grassi, Venice; Neuer Kunstverein, Vienna; GAMeC, Bergamo; Salzburger Kunstverein, Salisburgo; HFKD, Holstebro; Campoli-Presti, Parigi; (FKA) Witte de With, Rotterdam; Istituto Svizzero, Milano-Venezia; Fondazione ICA, Milano; MAXXI, Roma; CAC, Vilnius; Kunstraum, Londra; MACRO, Roma; Matadero, Madrid; Les Abbatoirs, Tolosa e Villa Medici, Roma. Nel 2017 il suo progetto CARTABURRO è stato vincitore dell’Italian Council, promosso dal Ministero della Cultura. Nel 2019 ha realizzato il cortometraggio BUSTROFEDICO, progetto speciale del Padiglione Italia della 58a Biennale Arte di Venezia. Per il 2022 è una delle vincitrici del Pollock-Krasner Foundation Grant. Il suo lavoro è parte di numerose collezioni pubbliche e private, tra cui il Centre Pompidou a Parigi, Les Abattoirs a Tolosa, il Nouveau Musée National de Monaco, il MACRO a Roma, la GAMeC di Bergamo, Fondazione Fiera Milano, il MACTE di Termoli, Nicoletta Fiorucci Collection e Silvia Fiorucci Collection. È Dottore di Ricerca in Visual e Media Studies e insegna presso l’Università Iulm di Milano. Dal 2022 è Art-based Researcher per AN-ICON, gruppo di ricerca finanziato da ERC – European Research Council – presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano.
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