1961. Tempo di Continuità

© Ph. Studio Boschetti | Gastone Novelli, Interpretazione dell'erotomania, 1960, olio e gesso su tela, 80×100 cm
Dal 24 Settembre 2014 al 19 Dicembre 2014
Milano
Luogo: Fondazione Arnaldo Pomodoro
Indirizzo: vicolo Lavandai 2/a
Curatori: Flaminio Gualdoni
Telefono per informazioni: +39 02 89075394
E-Mail info: info@fondazionearnaldopomodoro.it
Sito ufficiale: http://www.fondazionearnaldopomodoro.it/
La Fondazione Arnaldo Pomodoro prosegue il filone d’indagine storico-critica sugli anni ’50-’60 in Italia, avviato nel 2013 con le due iniziative dedicate agli esordi di Arnaldo Pomodoro e di Enrico Baj.
Nel 1961 una serie di mostre presenta alla scena nazionale e internazionale il gruppo “Continuità”, che si avvale di un importante inquadramento critico di Giulio Carlo Argan e della complicità attiva di Guido Ballo.
Riuniti intorno al genio innovativo di Lucio Fontana, dal cui manifesto dello spazialismo il gruppo riprende l’enunciato suggestivo “L’arte non è eterna; finito l’uomo continua l’infinito”, alcuni dei migliori esponenti della ricerca che si oppone alle enfasi dell’informale in nome di una più nitida ragione non oggettiva percorrono un intenso tratto di strada comune.
Il gruppo non si raccoglie intorno a un manifesto teorico o programmatico secondo l’uso del tempo, ma si configura come un’aggregazione di personalità qualitativamente eminenti e autorevoli nel momento della prima, piena maturità.
La mostra, curata da Flaminio Gualdoni con la collaborazione di Federico Giani, documenta con opere altamente significative la presenza di tutti gli artisti che presero parte alle manifestazioni del gruppo: Franco Bemporad, Piero Dorazio, Lucio Fontana, Gastone Novelli, Achille Perilli, Arnaldo Pomodoro, Gio’ Pomodoro e Giulio Turcato, e ancora Arturo Carmassi, Pietro Consagra, Sergio Dangelo, Mattia Moreni, Ettore Sottsass e Tancredi.
Nella stagione delle neoavanguardie radicali, da Azimut a Zero, dal GRAV al Gruppo T, gli autori di “Continuità” rivendicano la centralità del ruolo della pittura e della scultura, in nome di un’arte che sia, primariamente, di valori.
Accompagna la mostra il quarto numero dei “Quaderni”, con un saggio critico di Flaminio Gualdoni, le immagini delle opere esposte, oltre a una ricca documentazione relativa all’esperienza del gruppo “Continuità”.
Nel 1961 una serie di mostre presenta alla scena nazionale e internazionale il gruppo “Continuità”, che si avvale di un importante inquadramento critico di Giulio Carlo Argan e della complicità attiva di Guido Ballo.
Riuniti intorno al genio innovativo di Lucio Fontana, dal cui manifesto dello spazialismo il gruppo riprende l’enunciato suggestivo “L’arte non è eterna; finito l’uomo continua l’infinito”, alcuni dei migliori esponenti della ricerca che si oppone alle enfasi dell’informale in nome di una più nitida ragione non oggettiva percorrono un intenso tratto di strada comune.
Il gruppo non si raccoglie intorno a un manifesto teorico o programmatico secondo l’uso del tempo, ma si configura come un’aggregazione di personalità qualitativamente eminenti e autorevoli nel momento della prima, piena maturità.
La mostra, curata da Flaminio Gualdoni con la collaborazione di Federico Giani, documenta con opere altamente significative la presenza di tutti gli artisti che presero parte alle manifestazioni del gruppo: Franco Bemporad, Piero Dorazio, Lucio Fontana, Gastone Novelli, Achille Perilli, Arnaldo Pomodoro, Gio’ Pomodoro e Giulio Turcato, e ancora Arturo Carmassi, Pietro Consagra, Sergio Dangelo, Mattia Moreni, Ettore Sottsass e Tancredi.
Nella stagione delle neoavanguardie radicali, da Azimut a Zero, dal GRAV al Gruppo T, gli autori di “Continuità” rivendicano la centralità del ruolo della pittura e della scultura, in nome di un’arte che sia, primariamente, di valori.
Accompagna la mostra il quarto numero dei “Quaderni”, con un saggio critico di Flaminio Gualdoni, le immagini delle opere esposte, oltre a una ricca documentazione relativa all’esperienza del gruppo “Continuità”.
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