Hermann Nitsch. Katharsis
Dal 30 Aprile 2019 al 30 Giugno 2019
Mantova
Luogo: Complesso Museale Palazzo Ducale
Indirizzo: piazza Sordello 40
Orari: al giovedì alla domenica 8.15-19.15
Curatori: Peter Assmann, Beatrice Benedetti, Sergio Pajola, Giuliano Vallani
Enti promotori:
- MiBAC - Complesso Museale Palazzo Ducale
Costo del biglietto: intero € 13, ridotto € 2
Telefono per informazioni: +39 0376 352104
E-Mail info: pal-mn@beniculturali.it
Da una collaborazione tra Moz-Art, Atelier Hermann Nitsch, Nitsch Foundation di Vienna e Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova, con il supporto della Galleria Boxart di Verona, nasce una straordinaria opportunità per il pubblico italiano: la chance di visionare, all’interno della prestigiosa cornice della reggia gonzaghesca mantovana, un nucleo rappresentativo di opere dell’O.M. Theater di Hermann Nitsch che offre una visione potente e comprensiva dell’opera dell’artista. Un’esperienza in dialogo tra arte contemporanea e i preziosi tesori artistici del passato conservati all’interno delle Sale di Guastalla, nel medievale Palazzo del Capitano del complesso museale di Palazzo Ducale di Mantova.
Tutta la mostra si inserisce oculatamente in ambienti di cultura medievale, all’interno di un’architettura trecentesca di grande pregio. In particolare l’opera l’Ultima Cena (1979-1983) di Hermann Nitsch, che si ispira alla ricerca del Sacro Graal, verrà esposta nell’ex-cappella di Guastalla in dialogo diretto con il noto affresco della Crocifissione. La spiritualità del lavoro di Nitsch, con riferimenti al teatro greco (“...il punto di partenza della mia arte è sempre stato il teatro, e in particolare la tragedia greca”), si riallaccia alla lunga storia dell’iconografia cristiana. Da qui deriva il titolo Katharsis che prende forma nelle varie dimensioni della storia culturale dell’uomo, toccando il visitatore con la sua forza dentro l’attuale linguaggio dell’arte contemporanea.
Il focus della mostra, curata da Peter Assmann, Direttore del Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova, insieme a Beatrice Benedetti, Direttore artistico della Galleria Boxart di Verona, Sergio Pajola e Giuliano Vallani dell’Associazione Culturale Moz-Art di Mantova, si incentra sul significato dell’esperienza maturata a seguito della partecipazione diretta all’evento drammatico, che genera la katharsis del titolo. Gli elementi individuali dell’opera dell’azionista viennese – soprattutto la pittura e il disegno ma anche la musica e la letteratura – sono subordinati alla sperimentazione dell’avvenimento performativo alla base della poetica di Nitsch nel suo complesso.
“In sintesi l’opera di Hermann Nitsch – riassume la co-curatrice Beatrice Benedetti – non è altro che quanto dichiarato dalle tre lettere OMT: una nuova forma di teatro che rappresenta la vita senza l’uso della parola. Si può aggiungere che questa drammaturgia im-mediata, rinunciando al medium del linguaggio, coinvolge lo spettatore attraverso la stimolazione contemporanea di tutti i cinque sensi, per condensare e restituire l’esistenza umana in ogni suo aspetto, dal più carnale, atavico, dionisiaco, al più spirituale, misterioso, apollineo e, se vogliamo, infinito”.
Ricorda Sergio Pajola: “Katharsis è una mostra che Moz-Art è orgogliosa di presentare. L’evento nasce da un fugace incontro a Verona durante Art-Verona tra Box-Art, il sottoscritto e Giuliano Vallani, da cui è scaturita una proposta subito condivisa dai soci della nostra associazione. È un messaggio quello che Moz- Art lancia alla comunità culturale mantovana: vale a dire osare di credere che la città possa esprimersi sempre di più con grandi mostre, organizzate da appassionati, amici e sostenitori senza fini altri se non di manifestare una forte passione per l’arte”.
In esposizione, oltre all’Ultima Cena, altre serigrafie su “relitto di Azione” di Hermann Nitsch, ovvero unaCrocifissione del 1983 e il trittico della Deposizione nel Sepolcro (2007), insieme ad opere su tela, tra cui alcune di due metri per tre, simili a quelle esposte nella mostra Hermann Nitsch. Spazi di Colore in programma dal 17 Maggio all’11 Agosto 2019 al Museo dell’Albertina di Vienna, a conferma della rilevanza internazionale dell’artista austriaco.
Da annotare anche il punto di contatto tra Nitsch e il genio di Wolfgang Amadeus Mozart, da cui prende il nome l’associazione culturale mantovana. A proposito del celebre connazionale, Nitsch scrive: “Mozart è stato maestro di tutti i toni e i colori della composizione in maniera allegra ed esuberante. Egli è riuscito a esprimere ugualmente il giubilo e il tragico. Io amo Le nozze di Figaro così come la sua Sinfonia “Jupiter”, e alla stessa maniera amo la Sinfonia in Sol Minore o il suo Requiem. Con il Requiem, Mozart raggiunge il suo apice. L’arte ha finalmente un esito metafisico. Con il Requiem Mozart è riuscito a rendere allegra una trasfigurazione, la morte diventa rinascita, una risurrezione. Tutto lo spettro della luce germoglia da una profonda malinconia. Le guerre atomiche si spera che siano annullate così, fin dall’inizio...”
Anche a Hermann Nitsch si deve la composizione di un Requiem, per la seconda moglie Beate König, scomparsa prematuramente. Quella musica è diventata la colonna sonora dell’Azione n.56 dell’artista viennese.
L’origine della forma espressiva di Nitsch (Vienna, 1938), drammaturgo, compositore, filosofo oltre che artista visivo, è complessa e riconducibile a un atto di ribellione contro il silenzio che caratterizzava l’Austria all’indomani della Seconda Guerra Mondiale. Per cogliere il senso e l’intensità della vita è necessario essere consapevoli delle estremità emozionali che ne definiscono i confini: dall’esaltazione estatica alla sofferenza ferina. L’arte di Nitsch è manifestazione dionisiaca verso una zampillante e catartica esplosione di viscreativa, con esiti ora profondamente spirituali, ora concretamente vitalistici.
Le opere di Hermann Nitsch sono incluse in numerose collezioni: oltre al Mart di Rovereto, il Metropolitan Museum of Art, il MoMa e il Guggenheim di New York, il Museum of Contemporary Art di Denver, la Tate Modern di Londra, il Leopold Museum e l’Albertina di Vienna. Nel 2007 il Governo Austriaco ha dedicato all’artista l’Hermann Nitsch Museum di Mistelbach nei pressi della sua residenza a Prinzendorf. Nel 2008 apre a Napoli il Museo Hermann Nitsch – Archivio Laboratorio per le Arti Contemporanee.
Aforismi da “Hermann Nitsch. L'inno all'intensità della vita” di Beatrice Benedetti in Danilo Eccher (a cura di) “Hermann Nitsch”, Galleria Boxart, Verona 2007
"[...] Oggi, la maggior parte delle persone ha paura della vita quanto teme della morte. [...] Non si vive veramente con intensità. Ci si preoccupa con troppa attenzione di non consumarsi, ma la gente muore un po' ogni giorno. Io credo nell'intensità."
"Se guardiamo il cielo, magari in una notte limpida, vediamo così tanti pianeti e stelle che non possiamo pensare che il nostro mondo sia chiuso."
"Il mio futuro è l'eternità. Apparentemente le cose, come gli esseri viventi sono finiti, hanno cioè un inizio e una fine. Se però pensiamo ai nostri genitori, a come noi siamo parte di loro e dei nostri avi, fino alla notte dei tempi e che saremo i nostri figli, la terra, gli alberi che nasceranno, non possiamo che avere una concezione immanentistica ed eterna dell'Essere. Questo ci insegna la filosofia presocratica: “panta rei”, tutto scorre, come tramanda Eraclito. Non è necessario credere nella metempsicosi o nella reincarnazione dei defunti. La questione non si pone se si pensa che ognuno di noi è ogni cosa. Ci sono tante belle cose che accadono in un momento nel mondo. Io preferisco vivere. Intensamente."
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