Art Club 1945-1964
Dal 23 Maggio 2014 al 20 Luglio 2014
Forte dei Marmi | Lucca
Luogo: Fondazione Villa Bertelli
Indirizzo: via Giuseppe Mazzini 200
Orari: dal martedì al venerdì 16.30-19.30, sabato e domenica 10-13 / 16.30-19.30, lunedì chiuso; luglio tutti i giorni 10-13 / 17-23
Curatori: Gabriele Simongini
Enti promotori:
- Comune di Forte dei Marmi - Assessorato alla Cultura
- Fondazione Villa Bertelli
Costo del biglietto: € 5
Telefono per informazioni: +39 345 4263464
E-Mail info: info@segnidarte.it
Sito ufficiale: http://www.villabertelli.it
Da venerdì 23 maggio a domenica 20 luglio la Fondazione Villa Bertelli ospita nella propria sede di Forte dei Marmi (Via Giuseppe Mazzini, 200) “ART CLUB 1945-1964”, un’esposizione dedicata all’Art Club, un percorso unico ed estremamente significativo all’interno dell’arte italiana del secondo dopoguerra realizzato attraverso un’ampia raccolta di lavori di circa cinquanta tra gli artisti che sono stati soci dell’Associazione Artistica Internazionale Indipendenteo che hanno comunque partecipato ad alcune fra le tantissime esposizioni da essa organizzate.
Fondata nell’immediato avvio del secondo dopoguerra dal pittore polacco Joseph Jarema, da Enrico Prampolini, Virgilio Guzzi, Pericle Fazzini, Luigi Montanarini, l’Associazione Artistica Internazionale Indipendente si rivelò presto, come scrive Simongini nel catalogo della mostra, un “sodalizio anticonformista e indipendente di artisti” e fu capace di dare “un dinamico impulso all’inserimento della creatività italiana in un contesto europeo”.
Come scrive ancora Simongini, nel testo curatoriale, l’Art Club “ha promosso l’organizzazione di mostre esemplari e la pubblicazione di libri stranieri d’arte e d’architettura, ha dato fiducia a giovani pittori e scultori che in seguito si sono affermati pienamente, il tutto con pochi mezzi, con infinita forza di volontà e in piena autonomia. Nei due decenni di vita dell’Art Club le mostre arriveranno ad oltre cento ma non vanno dimenticati i venti bollettini pubblicati dall’Associazione (dove figurano anche contributi internazionali come quelli di Eluard, Léger e Seuphor e di grandi critici come Venturi), la produzione di rappresentazioni teatrali le cui scenografie e costumi erano realizzati dagli stessi soci, l’organizzazione di vivaci kermesse destinate ad attirare il pubblico di non addetti ai lavori, con il coinvolgimento di scrittori come De Libero, Moravia, Sinisgalli, Ungaretti, di protagonisti del mondo cinematografico quali Blasetti, De Sica, Anna Magnani, Michelle Morgan, e con concetti di musica classica e jazz. Grazie all’Art Club si poterono vedere, spesso per la prima volta in Italia, opere di Arp, Baumeister, Delaunay, Magnelli, Picasso, Poliakoff, Vasarely, solo per ricordare alcuni grandi nomi”.
Alla importante kermesse espositiva - il cui obiettivo è rendere giustizia al pluralismo d’intenti e voci oltre che alla straordinaria capacità di dialogo sotto la cui bandiera è nato l’Art Club - prenderanno parte molti fra i maggiori esponenti dell’arte italiana del ‘900 secondo due linee fondamentali di ricerca: quella figurativa e quella astratto-informale.
Con circa settanta opere fra dipinti, sculture, disegni e serigrafie, l’esposizione, promossa dalla Fondazione Villa Bertelli sotto il segno del “ritrovarsi”, mira a mettere in luce la pluralità e la coesistenza dialettica di linguaggi, allo stesso tempo differenti ed eterogenei ma perfettamente dialoganti tra di loro, che hanno contraddistinto i primi anni di vita dell’Art Club.
In esposizione: Carla Accardi, Afro, Marcello Avenali, Giacomo Balla, Enzo Brunori, Alberto Burri, Corrado Cagli, Massimo Campigli, Giuseppe Capogrossi, Felice Casorati, Pietro Consagra, Michelangelo Conte, Antonio Corpora, Filippo De Pisis, Piero Dorazio, Pericle Fazzini, Nino Franchina, Franco Gentilini, Emilio Greco, Lorenzo Guerrini, Renato Guttuso, Virgilio Guzzi, Joseph Jarema, Leoncillo, Mino Maccari, Mario Mafai, Alberto Magnelli, Edgardo Mannucci, Umberto Mastroianni, Sante Monachesi, Luigi Montanarini, Giorgio Morandi, Gualtiero Nativi, Mario Nigro, Giovanni Omiccioli, Achille Perilli, Fausto Pirandello, Enrico Prampolini, Domenico Purificato, Mimmo Rotella, Antonio Sanfilippo, Aligi Sassu, Angelo Savelli, Salvatore Scarpitta, Toti Scialoja, Gino Severini, Mario Sironi, Atanasio Soldati, Luigi Spazzapan, Orfeo Tamburi, Giulio Turcato, Emilio Vedova.
Un omaggio particolare è stato pensato per ricordare il pittore della Scuola romana Luigi Montanarini, nella sua duplice qualità di fondatore e di unico toscano del gruppo che ha partecipato all’atto costitutivo dell’Art Club.
Ad impreziosire la mostra anche una rara cartella nata per celebrare il decimo anniversario della fondazione dell’Art Clube intitolata “Arte Astratta in Italia nel 1955”, che raccoglie 14 serigrafie, datate gennaio 1955 e firmate da Afro, Giacomo Balla, Michelangelo Conte, Piero Dorazio, Joseph Jarema, Alberto Magnelli, Alberto Moretti, Bruno Munari, Gualtiero Nativi, Achille Perilli, Enrico Prampolini, Mario Radice, Gino Severini e Atanasio Soldati. A completare l’esposizione infine una serie di importanti documenti storici che hanno accompagnato la storia creativa e culturale dell’Artclub.
Dell’Art Club hanno scritto:
“(…) Nato da un efficace connubio tra utopia e pragmatismo, intuizione lirica e rigore organizzativo, l’Art Club ha dimostrato che un libero e motivato raggruppamento (o “fratellanza”, come si legge nell’art.2 dello Statuto) di artisti può offrire un energico e decisivo contributo al risveglio dell’azione culturale in un’intera nazione. Questo sodalizio anticonformista ed indipendente di artisti ha dato un dinamico impulso all’inserimento della creatività italiana in un contesto europeo, ha promosso l’organizzazione di mostre esemplari e la pubblicazione di libri stranieri d’arte e d’architettura, ha dato fiducia a giovani pittori e scultori che in seguito si sono affermati pienamente, il tutto con pochi mezzi, con infinita forza di volontà e in piena autonomia. Anzi, l’Art Club ha fatto ancora di più: ha fornito l’humus più fertile per la fioritura di una cultura artistica d’avanguardia e libera, consanguinea alla più avanzata ricerca internazionale, ma connaturata principalmente ad una linea aniconica tipicamente italiana e che si potrebbe definire come “razionalismo mediterraneo”, al di là della querelle tra “astrazione” e “concretismo”. Le molteplici attività dell’Art Club hanno costituito la spina dorsale di quel decennio cruciale dell’arte italiana compreso tra l’immediato secondo dopoguerra e la metà degli anni cinquanta, giacché l’Associazione ha costituito, in un difficilissimo frangente storico, quel centro di incontro e di confronto dialettico che manca anche agli artisti di oggi e che ha favorito la crescita e lo sviluppo di vari virgulti creativi”. (Gabriele Simongini)
“(….) Nasce l’Art Club sulla base, almeno apparente, di un grande afflato di ricostruzione e unità affermato da tutta una serie di personalità che in effetti erano quelle “giuste”rispetto a ciò che era successo durante una guerra che aveva certamente tarpato le ali a tante istanze di rigenerazione etica e estetica ma che soltanto nell’ ultima fase aveva brutalmente e violentemente accantonato ogni possibilità per gli intellettuali e gli artisti di incidere in qualunque modo sul corso degli eventi. Il superamento della guerra, la ricerca di obbiettivi comuni perseguiti con animo puro e finalmente sgombro da pregiudizi, conflittualità pretestuose, invidie, sopraffazioni, furono sul serio i presupposti con cui l’Art Club prese vita e nei primi anni questa sorta di slancio che coagulava le forze e rinvigoriva strategie comuni sembrò avere ampio spazio e condivisione. (…) E’ commovente rivedere tanti lavori di tanti grandi artisti che attraversano questo periodo di speranze e di affermazioni perentorie, di certezze e di forti timori. Oggi la prospettiva storica da cui leggere quegli avvenimenti sembra essersi concretamente precisata e il tempo della riflessione, nello stato attuale di crisi apparentemente perpetua, incombe nuovamente con particolare urgenza. Il forte desiderio di bilanci, sia pur parziali, rispetto a un’ epoca che ci è nel contempo molto vicina e remotissima giunge a proposito”. (Claudio Strinati)
“L’omaggio che la Fondazione Villa Bertelli, di Forte dei Marmi, rende all’Art Club ripercorrendo, attraverso sessanta opere e cinquanta artisti, quasi vent’anni di attività del gruppo vuole dimostrare che l’Associazione fu una scuola senza essere una scuola. Nel pieno rispetto delle differenze di stile e di spirito dei singoli artisti si possono tuttavia enucleare e rintracciare lineamenti, temi e alcune radici. ( …). Dipingere, fare arte, è qualcosa di più che un fatto strumentale: è necessità dell’anima, è un “significare”, che deve certificarsi nella materia, nella tela, senza altri disinganni. Segni d'Arte proprio per queste ragioni doveva essere presente e testimoniare, con il suo contributo, il richiamo entusiastico, intenso, di questi artisti alla “solidarietà internazionale”. (…) Segni d'Arte, accettando il Progetto e l'organizzazione romana della Mostra, ripropone il concetto di “segnalare” arte per “fare cultura”, criterio che è stimolo alla riflessione, alla critica, ad appassionarsi a qualcosa, a creare legami. In questa circostanza insieme alla Fondazione Villa Bertelli, che ospiterà la rassegna in Toscana, terra fra l’altro di numerosi artisti, oltre che promotori, dell’ inedito Circolo culturale. Penso al pittore Luigi Montanarini, nella sua duplice qualità di fondatore e di unico toscano dell’Associazione, che partecipò all’atto costitutivo dell’Art Club, prezioso interprete figurativo della Scuola romana, sostenitore della profonda forza magnetica del colore come dimostrano le sue grandi tele in cui ha segnato il passo alla nuova modernità cromatica”. (Nicolina Bianchi)
Fondata nell’immediato avvio del secondo dopoguerra dal pittore polacco Joseph Jarema, da Enrico Prampolini, Virgilio Guzzi, Pericle Fazzini, Luigi Montanarini, l’Associazione Artistica Internazionale Indipendente si rivelò presto, come scrive Simongini nel catalogo della mostra, un “sodalizio anticonformista e indipendente di artisti” e fu capace di dare “un dinamico impulso all’inserimento della creatività italiana in un contesto europeo”.
Come scrive ancora Simongini, nel testo curatoriale, l’Art Club “ha promosso l’organizzazione di mostre esemplari e la pubblicazione di libri stranieri d’arte e d’architettura, ha dato fiducia a giovani pittori e scultori che in seguito si sono affermati pienamente, il tutto con pochi mezzi, con infinita forza di volontà e in piena autonomia. Nei due decenni di vita dell’Art Club le mostre arriveranno ad oltre cento ma non vanno dimenticati i venti bollettini pubblicati dall’Associazione (dove figurano anche contributi internazionali come quelli di Eluard, Léger e Seuphor e di grandi critici come Venturi), la produzione di rappresentazioni teatrali le cui scenografie e costumi erano realizzati dagli stessi soci, l’organizzazione di vivaci kermesse destinate ad attirare il pubblico di non addetti ai lavori, con il coinvolgimento di scrittori come De Libero, Moravia, Sinisgalli, Ungaretti, di protagonisti del mondo cinematografico quali Blasetti, De Sica, Anna Magnani, Michelle Morgan, e con concetti di musica classica e jazz. Grazie all’Art Club si poterono vedere, spesso per la prima volta in Italia, opere di Arp, Baumeister, Delaunay, Magnelli, Picasso, Poliakoff, Vasarely, solo per ricordare alcuni grandi nomi”.
Alla importante kermesse espositiva - il cui obiettivo è rendere giustizia al pluralismo d’intenti e voci oltre che alla straordinaria capacità di dialogo sotto la cui bandiera è nato l’Art Club - prenderanno parte molti fra i maggiori esponenti dell’arte italiana del ‘900 secondo due linee fondamentali di ricerca: quella figurativa e quella astratto-informale.
Con circa settanta opere fra dipinti, sculture, disegni e serigrafie, l’esposizione, promossa dalla Fondazione Villa Bertelli sotto il segno del “ritrovarsi”, mira a mettere in luce la pluralità e la coesistenza dialettica di linguaggi, allo stesso tempo differenti ed eterogenei ma perfettamente dialoganti tra di loro, che hanno contraddistinto i primi anni di vita dell’Art Club.
In esposizione: Carla Accardi, Afro, Marcello Avenali, Giacomo Balla, Enzo Brunori, Alberto Burri, Corrado Cagli, Massimo Campigli, Giuseppe Capogrossi, Felice Casorati, Pietro Consagra, Michelangelo Conte, Antonio Corpora, Filippo De Pisis, Piero Dorazio, Pericle Fazzini, Nino Franchina, Franco Gentilini, Emilio Greco, Lorenzo Guerrini, Renato Guttuso, Virgilio Guzzi, Joseph Jarema, Leoncillo, Mino Maccari, Mario Mafai, Alberto Magnelli, Edgardo Mannucci, Umberto Mastroianni, Sante Monachesi, Luigi Montanarini, Giorgio Morandi, Gualtiero Nativi, Mario Nigro, Giovanni Omiccioli, Achille Perilli, Fausto Pirandello, Enrico Prampolini, Domenico Purificato, Mimmo Rotella, Antonio Sanfilippo, Aligi Sassu, Angelo Savelli, Salvatore Scarpitta, Toti Scialoja, Gino Severini, Mario Sironi, Atanasio Soldati, Luigi Spazzapan, Orfeo Tamburi, Giulio Turcato, Emilio Vedova.
Un omaggio particolare è stato pensato per ricordare il pittore della Scuola romana Luigi Montanarini, nella sua duplice qualità di fondatore e di unico toscano del gruppo che ha partecipato all’atto costitutivo dell’Art Club.
Ad impreziosire la mostra anche una rara cartella nata per celebrare il decimo anniversario della fondazione dell’Art Clube intitolata “Arte Astratta in Italia nel 1955”, che raccoglie 14 serigrafie, datate gennaio 1955 e firmate da Afro, Giacomo Balla, Michelangelo Conte, Piero Dorazio, Joseph Jarema, Alberto Magnelli, Alberto Moretti, Bruno Munari, Gualtiero Nativi, Achille Perilli, Enrico Prampolini, Mario Radice, Gino Severini e Atanasio Soldati. A completare l’esposizione infine una serie di importanti documenti storici che hanno accompagnato la storia creativa e culturale dell’Artclub.
Dell’Art Club hanno scritto:
“(…) Nato da un efficace connubio tra utopia e pragmatismo, intuizione lirica e rigore organizzativo, l’Art Club ha dimostrato che un libero e motivato raggruppamento (o “fratellanza”, come si legge nell’art.2 dello Statuto) di artisti può offrire un energico e decisivo contributo al risveglio dell’azione culturale in un’intera nazione. Questo sodalizio anticonformista ed indipendente di artisti ha dato un dinamico impulso all’inserimento della creatività italiana in un contesto europeo, ha promosso l’organizzazione di mostre esemplari e la pubblicazione di libri stranieri d’arte e d’architettura, ha dato fiducia a giovani pittori e scultori che in seguito si sono affermati pienamente, il tutto con pochi mezzi, con infinita forza di volontà e in piena autonomia. Anzi, l’Art Club ha fatto ancora di più: ha fornito l’humus più fertile per la fioritura di una cultura artistica d’avanguardia e libera, consanguinea alla più avanzata ricerca internazionale, ma connaturata principalmente ad una linea aniconica tipicamente italiana e che si potrebbe definire come “razionalismo mediterraneo”, al di là della querelle tra “astrazione” e “concretismo”. Le molteplici attività dell’Art Club hanno costituito la spina dorsale di quel decennio cruciale dell’arte italiana compreso tra l’immediato secondo dopoguerra e la metà degli anni cinquanta, giacché l’Associazione ha costituito, in un difficilissimo frangente storico, quel centro di incontro e di confronto dialettico che manca anche agli artisti di oggi e che ha favorito la crescita e lo sviluppo di vari virgulti creativi”. (Gabriele Simongini)
“(….) Nasce l’Art Club sulla base, almeno apparente, di un grande afflato di ricostruzione e unità affermato da tutta una serie di personalità che in effetti erano quelle “giuste”rispetto a ciò che era successo durante una guerra che aveva certamente tarpato le ali a tante istanze di rigenerazione etica e estetica ma che soltanto nell’ ultima fase aveva brutalmente e violentemente accantonato ogni possibilità per gli intellettuali e gli artisti di incidere in qualunque modo sul corso degli eventi. Il superamento della guerra, la ricerca di obbiettivi comuni perseguiti con animo puro e finalmente sgombro da pregiudizi, conflittualità pretestuose, invidie, sopraffazioni, furono sul serio i presupposti con cui l’Art Club prese vita e nei primi anni questa sorta di slancio che coagulava le forze e rinvigoriva strategie comuni sembrò avere ampio spazio e condivisione. (…) E’ commovente rivedere tanti lavori di tanti grandi artisti che attraversano questo periodo di speranze e di affermazioni perentorie, di certezze e di forti timori. Oggi la prospettiva storica da cui leggere quegli avvenimenti sembra essersi concretamente precisata e il tempo della riflessione, nello stato attuale di crisi apparentemente perpetua, incombe nuovamente con particolare urgenza. Il forte desiderio di bilanci, sia pur parziali, rispetto a un’ epoca che ci è nel contempo molto vicina e remotissima giunge a proposito”. (Claudio Strinati)
“L’omaggio che la Fondazione Villa Bertelli, di Forte dei Marmi, rende all’Art Club ripercorrendo, attraverso sessanta opere e cinquanta artisti, quasi vent’anni di attività del gruppo vuole dimostrare che l’Associazione fu una scuola senza essere una scuola. Nel pieno rispetto delle differenze di stile e di spirito dei singoli artisti si possono tuttavia enucleare e rintracciare lineamenti, temi e alcune radici. ( …). Dipingere, fare arte, è qualcosa di più che un fatto strumentale: è necessità dell’anima, è un “significare”, che deve certificarsi nella materia, nella tela, senza altri disinganni. Segni d'Arte proprio per queste ragioni doveva essere presente e testimoniare, con il suo contributo, il richiamo entusiastico, intenso, di questi artisti alla “solidarietà internazionale”. (…) Segni d'Arte, accettando il Progetto e l'organizzazione romana della Mostra, ripropone il concetto di “segnalare” arte per “fare cultura”, criterio che è stimolo alla riflessione, alla critica, ad appassionarsi a qualcosa, a creare legami. In questa circostanza insieme alla Fondazione Villa Bertelli, che ospiterà la rassegna in Toscana, terra fra l’altro di numerosi artisti, oltre che promotori, dell’ inedito Circolo culturale. Penso al pittore Luigi Montanarini, nella sua duplice qualità di fondatore e di unico toscano dell’Associazione, che partecipò all’atto costitutivo dell’Art Club, prezioso interprete figurativo della Scuola romana, sostenitore della profonda forza magnetica del colore come dimostrano le sue grandi tele in cui ha segnato il passo alla nuova modernità cromatica”. (Nicolina Bianchi)
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