“ è ” Raffaele Quida - Tamara Repetto

Tamara Repetto, Frattale N30, matita su carta 100x70cm.
Dal 11 Ottobre 2014 al 29 Ottobre 2014
Galatina | Lecce
Luogo: Palazzo Mongiò dell'Elefante
Indirizzo: Via Ottavio Scalfo 44
Orari: Tutti i giorni dalle 18.00 alle 20.00
Curatori: Michela Casavola
Enti promotori:
- Regione Puglia
- Città di Lecce
- Comune di Galatina
Costo del biglietto: Ingresso gratuito
La mostra “è” di Raffaele Quida e Tamara Repetto, a cura di Michela Casavola, pensata appositamente per gli spazi di Palazzo Mongiò a Galatina (Lecce) inaugura in occasione della Giornata del Contemporaneo -Amaci. Gli artisti agiscono all’interno del Palazzo per rivisitarlo e contaminarlo attraverso installazioni inedite e opere su carta. Il progetto espositivo è Patrocinato da Regione Puglia, Città di Lecce, Comune di Galatina, promosso e coordinato da Cosessantuno Artecontemporanea.
“È” afferma in modo indiscusso ciò che esiste. Quale voce presente del verbo “essere”, attesta l’esistenza, la natura in atto, ovvero il suo “darsi” nel tempo e nello spazio.
Sotto questa voce Quida e Repetto operano su segmenti tematici convergenti. L’indagine di Quida si concentra sul divenire dell’Esistere, l’esserci come traccia in transito. Le opere di Quida ruotano intorno a nodi tematici che si intrecciano e si intessono: le relazioni tra corpi ed eventi fisici, il tempo e lo spazio, l’assenza e il ritorno alla materia, epica e poetica del vuoto. Mentre Tamara Repetto ci restituisce l’esserci, e i suoi processi, tramite un’esperienza sinestetica. In lei l’ente si rivela per la sua manifestazione olfattiva e sonora: l’identità della carta trasmessa per mezzo dei profumi dei suoi componenti.
Raffaele Quida, in Esercizi di Istanti, perimetra metaforicamente il processo legato alla dilatazione temporale mediante fogli di carta immersi in un pigmento nero e segnati da numeri che servono ad un calcolo quantitativo in relazione ai minuti di immersione. L’artista sembra “oggettualizzare” e misurare il tempo nell’ambito di opere in continua evoluzione: il processo di assorbimento continuo del liquido da parte della carta. Invece per Involucri di carta solidifica lo spazio vuoto. Lo fa indurendo sacchi di carta contenenti polvere di cemento e ricomponendo lo stampo positivo, una serie di blocchi di cemento, che coincide con l’esserci dello spazio interno del sacco di carta. Qui prevale la condensazione reale del vuoto. Sempre nel rapporto tra spazio assente e spazio presente, in particolare tra assenza e presenza, Punti di incontrosi muove sullo stretto confinetra ambiente asettico, vuoto, silenzioso, e la presenza solitaria di un lampadario collocato in un angolo della sala. L’oggetto d’antiquariato decontestualizzato rispetto alla sua finalità d’uso, abita l’atmosfera dell’ambiente vuoto, ne dichiara la sua presenza con luci fioche che depositano le loro “orme” a contatto con fogli termosensibili, sottolineando “la vita, l’esistente, la certezza che tutto possa muoversi all’interno del vuoto, che qualcosa possa esistere”.
Tamara Repetto esplora gli impianti di fabbricazione della carta, per elaborare un articolato progetto sinestetico capace di “cogliere” le essenze del materiale e della sua origine. L’artista assimila una quantità di elementi ed input utili a definire un suo universo sensoriale intorno al tema della carta inteso come materia e supporto informativo in via di estinzione dell’era digitale. Nei processi di produzione della carta preleva differenti parti olfattive (grazie al supporto tecnico della profumeria artistica Nobile, Antonio Alessandria “Naso” e Oikos Fragrances) riferite a pasta di legno, cellulosa, consolidanti, amido, corteccia di abete rosso da foreste rinnovabili: da queste ne deriva una mappa olfattiva variabile sprigionata da cialde sottoposte a un studiato sistema di ventilazione. L’opera progettata da Repetto diffonde nell’ambiente che la ospita l’odorato della carta, rimarcandone l’evocazione materiale. Inoltre emanerà il suono delle macchine delle fabbriche. I profumi e il suono veicolano una esperienza sensoriale rinnovata. Attraversano la carta e i suoi elementi in nome di un profondo viaggio dei sensi.
“È” afferma in modo indiscusso ciò che esiste. Quale voce presente del verbo “essere”, attesta l’esistenza, la natura in atto, ovvero il suo “darsi” nel tempo e nello spazio.
Sotto questa voce Quida e Repetto operano su segmenti tematici convergenti. L’indagine di Quida si concentra sul divenire dell’Esistere, l’esserci come traccia in transito. Le opere di Quida ruotano intorno a nodi tematici che si intrecciano e si intessono: le relazioni tra corpi ed eventi fisici, il tempo e lo spazio, l’assenza e il ritorno alla materia, epica e poetica del vuoto. Mentre Tamara Repetto ci restituisce l’esserci, e i suoi processi, tramite un’esperienza sinestetica. In lei l’ente si rivela per la sua manifestazione olfattiva e sonora: l’identità della carta trasmessa per mezzo dei profumi dei suoi componenti.
Raffaele Quida, in Esercizi di Istanti, perimetra metaforicamente il processo legato alla dilatazione temporale mediante fogli di carta immersi in un pigmento nero e segnati da numeri che servono ad un calcolo quantitativo in relazione ai minuti di immersione. L’artista sembra “oggettualizzare” e misurare il tempo nell’ambito di opere in continua evoluzione: il processo di assorbimento continuo del liquido da parte della carta. Invece per Involucri di carta solidifica lo spazio vuoto. Lo fa indurendo sacchi di carta contenenti polvere di cemento e ricomponendo lo stampo positivo, una serie di blocchi di cemento, che coincide con l’esserci dello spazio interno del sacco di carta. Qui prevale la condensazione reale del vuoto. Sempre nel rapporto tra spazio assente e spazio presente, in particolare tra assenza e presenza, Punti di incontrosi muove sullo stretto confinetra ambiente asettico, vuoto, silenzioso, e la presenza solitaria di un lampadario collocato in un angolo della sala. L’oggetto d’antiquariato decontestualizzato rispetto alla sua finalità d’uso, abita l’atmosfera dell’ambiente vuoto, ne dichiara la sua presenza con luci fioche che depositano le loro “orme” a contatto con fogli termosensibili, sottolineando “la vita, l’esistente, la certezza che tutto possa muoversi all’interno del vuoto, che qualcosa possa esistere”.
Tamara Repetto esplora gli impianti di fabbricazione della carta, per elaborare un articolato progetto sinestetico capace di “cogliere” le essenze del materiale e della sua origine. L’artista assimila una quantità di elementi ed input utili a definire un suo universo sensoriale intorno al tema della carta inteso come materia e supporto informativo in via di estinzione dell’era digitale. Nei processi di produzione della carta preleva differenti parti olfattive (grazie al supporto tecnico della profumeria artistica Nobile, Antonio Alessandria “Naso” e Oikos Fragrances) riferite a pasta di legno, cellulosa, consolidanti, amido, corteccia di abete rosso da foreste rinnovabili: da queste ne deriva una mappa olfattiva variabile sprigionata da cialde sottoposte a un studiato sistema di ventilazione. L’opera progettata da Repetto diffonde nell’ambiente che la ospita l’odorato della carta, rimarcandone l’evocazione materiale. Inoltre emanerà il suono delle macchine delle fabbriche. I profumi e il suono veicolano una esperienza sensoriale rinnovata. Attraversano la carta e i suoi elementi in nome di un profondo viaggio dei sensi.
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