Morandi e Fontana. Invisibile e Infinito

Giorgio Morandi, Paesaggio, 1961, Collezione Privata

 

Dal 12 Aprile 2025 al 14 Settembre 2025

La Spezia

Luogo: CAMeC - Centro d’Arte Moderna e Contemporanea

Indirizzo: Piazza Cesare Battisti 1

Orari: Mar - Dom 10 - 19 | Primo Ven 10 - 22

Curatori: Maria Cristina Bandera e Sergio Risaliti

Enti promotori:

  • Fondazione Carispezia

Costo del biglietto: Intero 15 € | Ridotto 7.5 € | 5 € per residenti provincia della Spezia. Il biglietto include anche la Collezione permanente | Gratuito per under 18, scolaresche e docenti di accompagnamento, persone con disabilità e accompagnatore, giornalisti, dipendenti del Ministero della Cultura, delle Forze dell’Ordine e delle Forze Armate, titolari della tessera Amici del CAMeC per l’anno in corso e studenti universitari di storia dell’arte | Ogni prima Dom del mese ingresso 2 € per tutti

Sito ufficiale: http://camec.sp.it/


Il nuovo CAMeC - Centro d’Arte Moderna e Contemporanea della Spezia si apre ai grandi eventi. In primavera una mostra dedicata a due grandi protagonisti dell’arte italiana del Novecento.

Dal 12 aprile al 14 settembre 2025 il nuovo CAMeC - Centro d’Arte Moderna e Contemporanea della Spezia ospiterà la mostra Morandi e Fontana. Invisibile e Infinito, dedicata a due grandi interpreti dell’arte italiana del Novecento, per la prima volta insieme in un confronto diretto.

Le opere di entrambi gli artisti, infatti, in passato sono state protagoniste di importanti collettive dedicate all’arte d’avanguardia in Italia, ma mai era accaduto di assistere a un confronto così diretto. L’accostamento proposto invita il visitatore a guardare le loro opere con occhio nuovo, non solo mettendo a fuoco le composizioni, le geometrie, i volumi e l’armonia dei colori, ma comprendendo il valore degli spazi così da coglierne l’enigma. Una mostra che vuole aggiungere un tassello inedito alla comprensione di Morandi e Fontana, due maestri ormai riconosciuti a livello internazionale.

L’esposizione, a cura di Maria Cristina Bandera, tra le maggiori studiose dell’arte del Novecento, curatrice delle indimenticabili antologie di Morandi al Metropolitan di New York e a Palazzo Reale, e Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento di Firenze che recentemente ha curato Lucio Fontana. L'origine du monde e Alberto Giacometti e Lucio Fontana. La ricerca dell’assoluto, presenta circa 60 opere provenienti da prestigiosi musei italiani, tra cui il Museo Morandi di Bologna, la GAM di Torino e il MART di Rovereto, e importanti collezioni private, nonché dalla collezione permanente del Museo CAMeC della Spezia.

Il percorso espositivo si apre con i famosi Concetti spaziali di Fontana e ci accompagna in un excursus, dagli anni ‘50 agli anni ’60, che, partendo dai famosi buchi e dalle tele con pietre, giunge al periodo dei tagli, le emblematiche Attese. L’invenzione più originale di Fontana, il bucare la tela alla ricerca di una dimensione infinita, sposta e capovolge il modo di concepire l’arte segnando l’inizio di una nuova epoca. Nello stesso periodo una differente ricerca chiede al mondo contemporaneo dell’epoca di compiere un altro salto, puntando all’invisibile nascosto nel mondo quotidiano: il salto vertiginoso è indicato da Giorgio Morandi a cui è dedicata la sala successiva, in cui troviamo una selezione tra le più significative opere della sua produzione artistica, tra nature morte e paesaggi, a partire dagli anni ’20 fino al ’60. Come serbate in uno scrigno, in questa sala, le celebri composizioni con bottiglie, caraffe, piccoli vasetti, caffettiere, scatole di latta, si alterneranno ai paesaggi di Grizzana, tanto cari a Morandi, che raccontano di un tempo sospeso. Paesaggi contemplati in lontananza, muri riscaldati dal sole d’estate, caseggiati che quasi svaniscono come sottratti alla nostra percezione visiva. Oggetti quotidiani e domestici, luoghi umili e familiari, che sembrano resistere al passare del tempo, che non appartengono né al mondo reale né a quello del linguaggio simbolico.

Il percorso prosegue di nuovo con Fontana con i celebri Teatrini e una Fine di Dio, tra le opere più ammirate e ricercate dell’artista. L’ultima sala è dedicata ai disegni, agli acquerelli e alle incisioni di Morandi e Fontana, punti di partenze delle loro evoluzioni creative. In mostra anche alcune sculture, tra cui le celebri Nature in bronzo e le Nature e i Concetti Spaziali in vetro, porcellana e ottone. Un’acuta e inusitata indagine sul rapporto tra la materia e l’essenza invisibile delle cose, tra la contingenza e l’infinito, che accomuna i due artisti, Giorgio Morandi e Lucio Fontana, apparentemente molto distanti tra loro.

Nelle nature morte e nei paesaggi di Morandi, la ripetizione di soggetti essenziali, con minime variazioni, sospende il tempo in un presente immobile. La materia pittorica e il colore creano un universo rarefatto, in cui spazio e tempo si dilatano nell’attimo prolungato della loro apparizione. Nei disegni e negli acquerelli, il segno si fa scrittura impercettibile, un aforisma visivo. Nella sua pittura tonale, che assume registri espressivi sempre nuovi tendendo a una progressiva spogliazione, la luce non è naturale ma mentale: principio costruttivo che modella lo spazio e dissolve il confine tra pieno e vuoto, tra realtà e astrazione. Gli oggetti, privati della loro funzione, diventano presenze sospese, immerse in una dimensione dilatata e cariche di un’aura metafisica.

A questa ricerca interiore, che scava nella realtà fino a trasfigurarla, si contrappone l’azione radicale di Fontana. Con i suoi Concetti spaziali, i buchi e i tagli spezzano la superficie pittorica, aprendo lo sguardo sull’incommensurabilità dello spazio e del tempo. La pratica artistica si riduce a un gesto essenziale, al contempo elementare e assoluto. La materia non è più rappresentata, ma attraversata, mentre la luce, penetrando nelle fenditure, trasforma il quadro in una dimensione nuova, dove il vuoto diventa protagonista. Il suo linguaggio non è solo un’indagine fisica dello spazio, ma un’esperienza concettuale ed emotiva, un varco sull’ignoto.

Pur attraverso linguaggi opposti, Morandi e Fontana ci guidano oltre la percezione immediata del reale, aprendo lo sguardo a nuove possibilità dell’assoluto e dell’eterno. Nella pittura sospesa di Morandi e nei tagli di Fontana si intreccia un dialogo inatteso: lo spazio si espande, il tempo si dilata, l’infinito affiora. Come in un’eco leopardiana, le loro opere spingono a meditare sulla condizione finita dell’uomo, evocando quegli “infiniti spazi e sovrumani silenzi” che conducono la mente sulla soglia dell’infinito.

Oltre alla mostra i visitatori potranno scoprire il nuovo riallestimento della Collezione permanente, a cura del professor Gerhard Wolf, Direttore del Kunsthistorisches Institut in Florenz - Max Planck Institut e membro dell'Accademia delle Scienze e delle Lettere di Berlin-Brandenburg, inaugurato lo scorso ottobre. Oltre 200 opere tra quelle presenti nei fondi del museo presentate in un percorso che non segue nettamente le consuete categorie storico-artistiche, ma si apre a nuove costellazioni e libere combinazioni di opere, mettendo a confronto lavori di artisti e artiste italiani e internazionali tra cui Gordon Matta-Clark, Marina Abramović e tanti altri, senza perdere l’orientamento concettuale e cronologico che è proprio di ogni allestimento museale.

La gestione dei prestiti delle opere in mostra è stata resa possibile grazie alla collaborazione e il fondamentale contributo delle Soprintendenze di Firenze, Bologna, Torino, Siena e Trento.

“Il nuovo e non scontato accostamento di Morandi con Fontana impone di guardare le sue opere con occhio nuovo. Non solo mettendo a fuoco le composizioni, le infinite variazioni, le sue geometrie, i rapporti tra i volumi, lo scalare delle forme, le armonie dei colori, i superbi esiti tonali, la scansione delle luci e delle ombre, ma impone di intendere il valore degli spazi, così da coglierne l’enigma. Questo vale per i ‘Paesaggi’ che Morandi era solito osservare attraverso una ‘finestrina’ di pochi centimetri, ritagliata in un cartoncino, quasi fosse un mirino ottico, con la doppia finalità - di definire e di isolare dal contesto -, o anche di indagare con un cannocchiale, ravvicinando oppure sfocando l’inquadratura, come fosse uno zoom, permettendo alla porzione di paesaggio delle sue speculazioni di essere riconoscibile e nello stesso tempo sfuggente. Vale per le ‘Nature morte’, che nello scorrere degli anni si semplificano determinando una diminuzione del numero degli oggetti e un annullamento del piano di posa sempre più coincidente con la parete di fondo fino a divenire vuoto che si insinua tra le forme. Vale soprattutto - o, meglio, è più percepibile - per gli acquerelli le cui immagini fluttuano in uno spazio indefinito. Vale anche per i disegni, dal segno abbreviato, a partire dal secondo dopoguerra. Una peculiarità di Morandi che è stata catturata dai grandi maestri del cinema. Penso soprattutto a Bernardo Bertolucci che nel 2012 in una attestazione appassionata e destinata a essere raccolta ha dichiarato: ‘Certo, Morandi è qualcuno per cui si può prendere una cotta fatale, perché in Morandi riesci a vedere un punto - un po’ come in un racconto di Borges, che si chiama l’Aleph, vi è un punto in cui vedi tantissime cose al mondo, contemporaneamente, - nei quadri di Morandi così apparentemente semplici, così rigorosi, c’è sempre un luogo, un punto da cui spiare l’infinito, l’infinito anche di questa sua poesia così pacata, così sommessa’.”
Maria Cristina Bandera, storica dell’arte e curatrice della mostra

“In altre occasioni e nel passato le opere di Giorgio Morandi e Lucio Fontana si sono trovate ravvicinate, ma si trattava di importanti mostre collettive dedicate all’arte d’avanguardia in Italia. Mai era accaduto di assistere a un confronto così diretto tra i due artisti. Morandi e Fontana sono assurti negli ultimi decenni a poli magnetici per le nuove generazioni smarrite alla ricerca di valori intramontabili nell’arte. Pur restando inconciliabili come due rette parallele, l’uno e l’altro hanno indirizzato lo sguardo verso l’infinito e l’invisibile. Fontana verso quanto di più lontano e irraggiungibile potesse esserci da osservare e rappresentare. Forando la superficie, tagliandola con chirurgica precisione, Fontana ha inteso porre fine alla tradizione figurativa occidentale aprendo una nuova era, quella di un’arte libera di circolare fuori dal mondo reale, non più prigioniera dello spazio e del tempo terrestre. L’altro, Morandi, non è uscito fuori dal suo studio, vivendo l’arte come una missione sublime, in modo monacale, tutto dedito alla poesia senza tempo del colore e delle forme. Imbrigliando l’irrappresentabile e l’irraffigurabile, Morandi ha scoperto la metafisica certezza dell’eterno tra oggetti domestici e nel paesaggio, sempre accordando l’assoluto del linguaggio pittorico al relativo dei sentimenti e delle sensazioni. A lui era caro l’infinito dell’invisibile. A Fontana l’invisibile dell’infinito. Una mostra che potrà aggiungere qualcosa di inedito alla comprensione di Morandi e Fontana nel pieno del loro riconoscimento internazionale.”
Sergio Risaliti, curatore della mostra e direttore del Museo Novecento di Firenze

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