Sergio Fedriani. Voyages
Dal 11 Luglio 2014 al 14 Settembre 2014
Genova
Luogo: Museo Raccolte Frugone - Villa Grimaldi Fassio
Indirizzo: via Capolungo 9
Orari: da martedì a venerdì 9-19; sabato e domenica 10-19
Curatori: Ferrucio Giromini, Maria Flora Giubilei
Enti promotori:
- Comune di Genova
- Musei di Nervi
Costo del biglietto: intero € 5, ridotto € 3
Telefono per informazioni: +39 010 322396
E-Mail info: raccoltefrugone@comune.genova.it
Sito ufficiale: http://www.culturainliguria.it
Si inaugura alle Raccolte Frugone, grazie al contributo e alla collaborazione dell’Associazione Culturale Amici di Sergio Fedriani, il noto architetto e illustratore prematuramente scomparso, un’insolita sua mostra, un percorso in cui quasi una cinquantina di piccoli dipinti, relativi ai viaggi di Fedriani, condurranno, come veri pifferai dalle magiche cromie, a "visitare" alcuni luoghi in cui hanno lavorato gli artisti di fine Ottocento.
Nel catalogo, saggi di Ferruccio Giromini, Maria Flora Giubilei ed Enrico Pedemonte, compagno, in molti viaggi, di Sergio Fedriani, divertente "generatore di armonia".
La vita artistica di Sergio Fedriani (Genova , 1949-2006) è stata variegata e non banale: ai suoi esordi, a metà anni Settanta, quando ancora esercitava la professione di architetto, Fedriani si esprimeva con disegni a china, composizioni perlopiù incentrate su figure femminili un po’ languide, costruite con segno incisorio, a tratteggi semplici e variamente incrociati, di ascendenze in parte picassiane.
Autodidatta nel disegno, Sergio era però un vorace consumatore di immagini: da tutte quelle del passato, cui lo avevano introdotto gli studi classici, a tutte quelle del suo presente, cui si accostava con entusiasmo sulle riviste, al cinema, nelle gallerie d’arte. Quando fu coinvolto in disparate avventure editoriali e gli furono chiesti interventi grafici illustrativi in varie direzioni, emersero nuove sue sorprendenti caratteristiche, a cominciare dal senso dell’umorismo. Capace – facendo tesoro della finezza espressiva di Edward Gorey non meno che della provocatorietà inventiva di Roland Topor, due amati maestri del tratto incrociato e del distinto humour – di condensare in immagini di elegante composizione altrettanti folgoranti cortocircuiti mentali e visivi, di rivelarsi un umorista, e dei più fini.
Attratto dall’incisione calcografica, aveva preso a sperimentare acquaforte, puntasecca, acquatinta, perfino maniera nera, linoleografia, ceramolle. E questo lo riportava allo studio dei grandi incisori del passato, da Dürer e Carracci a Rembrandt e Piranesi, da Whistler a Corot, Klinger, Morandi...
Nel 1980, presso la Galleria Ferro di Genova, espose nella mostra intitolata En plein air una memorabile articolata serie di acqueforti-acquetinte, su lastre multiple e in composizioni complesse, dedicate al paesaggismo italiano, in specie toscano, dell’Ottocento – un omaggio ai Macchiaioli e al prediletto Fattori. Da qui, un suo accosto successivamente sempre più intenso alla pittura. Mentre, infatti, anche per incoraggiamento dell’amico Lele Luzzati, si esibiva regolarmente nell’illustrazione editoriale, Fedriani dava sfogo al piacere della ricerca cimentandosi nella realizzazione di estemporanei monotipi, di gioiosa e intensa immediatezza cromatica, e pure in qualche acrilico su tela, tecnica che riprenderà con esiti felici in particolare dai tardi Anni Novanta, con sognanti soggetti marinari. E intanto, a rimarcare la sua continua attenzione nei confronti dei maestri del passato, nel 1996 aveva dedicato un altro affettuoso ciclo di opere, esposte a Genova alla Galleria Il Vicolo, a La barba di Monet.
Ancora Luzzati non fu estraneo alle esperienze scenografiche teatrali di Fedriani, dove omaggiare la cifra allegra e danzante di un comune maestro del Novecento, Sergio Tofano. Ma ciò che maggiormente doveva caratterizzare la carriera dell’artista, almeno agli occhi del grande pubblico, fu la tecnica liquida e sospesa dell’acquerello assai vicino all’artista belga Michel Folon. Anzi, se ciò da una parte gli assicurò larga fama presso il pubblico più vasto, viceversa lo impicciò un poco presso gli specialisti, che trovavano tra i due troppe somiglianze.
Ma il suo spirito genuinamente contemplativo abbisognava di altri sfoghi. Il suo amore per i colori della natura e per l’armonico comporsi degli elementi di ogni paesaggio, non meno che la sua passione per la grande arte del passato, lo sospingevano verso lo specialissimo gaudio dell’impressione di viaggio. Durante il giorno prendeva appunti veloci sul suo inseparabile taccuino; nei momenti di sosta, nella controra pomeridiana o nei lenti imbrunire estivi, realizzava le cartoline da mandare agli amici, divenute deliziosi oggetti di collezione; e rientrato alla base rielaborava con calma e in formato più grande l’idea fissata in quel primo momento fuggente.
Oggi, i Musei di Nervi accolgono alcune di quelle vive immagini nelle sale delle Raccolte Frugone, mettendole a colloquio con opere di artisti particolarmente cari a Fedriani, a cominciare dal suo amatissimo Segantini, per terminare coi Macchiaioli e con Boldini.
La mostra permette di restituire al pubblico un lato meno noto di un artista che sapeva creare molte occasioni per amarlo e, al contempo, consente ai visitatori di apprezzare le finezze, i virtuosismi e la qualità altissima della ricerca di grandi artisti italiani e stranieri conservati alle Raccolte Frugone, ma, soprattutto, di immergersi nelle suggestioni di paesi e città lontani nel tempo e nei luoghi attraverso speciali sguardi d’arte e una profetica sensibilità pervasiva .
La piena felicità – cromatica, compositiva, tecnica – degli acquerelli di Fedriani parla da sola.
L’Associazione Culturale Sergio Fedriani è contenta di aver riaperto questa ideale valigia di Sergio per offrirne godimento condiviso a tanti nuovi visitatori, nuovi compagni di viaggio, nuovi amici.
Sergio Fedriani, dopo avere esordito nel mondo della striscia disegnata per le riviste Sgt. Kirk, La Bancarella, Imagocritica, ha pubblicato immagini su molte altre testate nazionali, tra cui Linus, Andersen, NBN-NewBookNews, L’Espresso, Il Corriere Medico, La Terapia, La Riviera Ligure, Medicina & Psichiatria, L’Informatore Farmaceutico, Capital, Il Sole 24 Ore, Il Secolo XIX, Wimbledon, Telèma, ViviMilano.
Ha realizzato illustrazioni per libri, manifesti, cataloghi; ad esempio per il Calendario Fiat (1979), per Il ritorno del duello di Gianni Menarini (1982), per gli Editori Riuniti (1983), per la Fondazione Mario Novaro (1988), per il Premio Bancarella di Pontremoli (1989), per l’università di Brescia (1994) e per Cronaca di un anno di cronaca (1996). E poi per l’editoria scolastica (Garzanti) e per ragazzi illustrando i volumi Storie di corte e di cortile di Giovanni Arpino (1990), Le carte di Propp (1993), I miti della creazione (1994), Quando gli uomini erano immortali (1995).
Dal 1979 ha tenuto esposizioni personali e collettive in Italia e all’estero e ha partecipato alle più importanti rassegne di illustrazione nazionali. I suoi disegni compaiono regolarmente nelle principali rassegne di grafica umoristica a Milano, Marostica, Foligno, Siena, Forte dei Marmi, Bordighera, Dolo, Tolentino, Teheran, Gabrovo, Strasburgo, Saint Vincent.
Ha disegnato le scenografie degli spettacoli La Grammatica della fantasia da Gianni Rodari (1993) e Bonaventura e i cavoli a merenda da Sergio Tofano (1994) per il Teatro dell’Archivolto di Genova.
Ha eseguito pannelli decorativi per le motonavi del gruppo armatoriale Grimaldi “Majestic” (1993), “Splendid” (1994) e “Fantastic” (1996), collaborando con lo studio De Jorio.
Nel 1996 ha decorato un autobus per il Comune di Genova nell’ambito del progetto “ArtBus” per il turismo culturale.
Nel 1981 Germano Beringheli lo ha segnalato nel Catalogo Bolaffi della grafica italiana. Era membro dell’Associazione incisori liguri. Dal 1985 al 1996 ha insegnato illustrazione presso l’Istituto Politecnico per il Design di Genova.
Nel catalogo, saggi di Ferruccio Giromini, Maria Flora Giubilei ed Enrico Pedemonte, compagno, in molti viaggi, di Sergio Fedriani, divertente "generatore di armonia".
La vita artistica di Sergio Fedriani (Genova , 1949-2006) è stata variegata e non banale: ai suoi esordi, a metà anni Settanta, quando ancora esercitava la professione di architetto, Fedriani si esprimeva con disegni a china, composizioni perlopiù incentrate su figure femminili un po’ languide, costruite con segno incisorio, a tratteggi semplici e variamente incrociati, di ascendenze in parte picassiane.
Autodidatta nel disegno, Sergio era però un vorace consumatore di immagini: da tutte quelle del passato, cui lo avevano introdotto gli studi classici, a tutte quelle del suo presente, cui si accostava con entusiasmo sulle riviste, al cinema, nelle gallerie d’arte. Quando fu coinvolto in disparate avventure editoriali e gli furono chiesti interventi grafici illustrativi in varie direzioni, emersero nuove sue sorprendenti caratteristiche, a cominciare dal senso dell’umorismo. Capace – facendo tesoro della finezza espressiva di Edward Gorey non meno che della provocatorietà inventiva di Roland Topor, due amati maestri del tratto incrociato e del distinto humour – di condensare in immagini di elegante composizione altrettanti folgoranti cortocircuiti mentali e visivi, di rivelarsi un umorista, e dei più fini.
Attratto dall’incisione calcografica, aveva preso a sperimentare acquaforte, puntasecca, acquatinta, perfino maniera nera, linoleografia, ceramolle. E questo lo riportava allo studio dei grandi incisori del passato, da Dürer e Carracci a Rembrandt e Piranesi, da Whistler a Corot, Klinger, Morandi...
Nel 1980, presso la Galleria Ferro di Genova, espose nella mostra intitolata En plein air una memorabile articolata serie di acqueforti-acquetinte, su lastre multiple e in composizioni complesse, dedicate al paesaggismo italiano, in specie toscano, dell’Ottocento – un omaggio ai Macchiaioli e al prediletto Fattori. Da qui, un suo accosto successivamente sempre più intenso alla pittura. Mentre, infatti, anche per incoraggiamento dell’amico Lele Luzzati, si esibiva regolarmente nell’illustrazione editoriale, Fedriani dava sfogo al piacere della ricerca cimentandosi nella realizzazione di estemporanei monotipi, di gioiosa e intensa immediatezza cromatica, e pure in qualche acrilico su tela, tecnica che riprenderà con esiti felici in particolare dai tardi Anni Novanta, con sognanti soggetti marinari. E intanto, a rimarcare la sua continua attenzione nei confronti dei maestri del passato, nel 1996 aveva dedicato un altro affettuoso ciclo di opere, esposte a Genova alla Galleria Il Vicolo, a La barba di Monet.
Ancora Luzzati non fu estraneo alle esperienze scenografiche teatrali di Fedriani, dove omaggiare la cifra allegra e danzante di un comune maestro del Novecento, Sergio Tofano. Ma ciò che maggiormente doveva caratterizzare la carriera dell’artista, almeno agli occhi del grande pubblico, fu la tecnica liquida e sospesa dell’acquerello assai vicino all’artista belga Michel Folon. Anzi, se ciò da una parte gli assicurò larga fama presso il pubblico più vasto, viceversa lo impicciò un poco presso gli specialisti, che trovavano tra i due troppe somiglianze.
Ma il suo spirito genuinamente contemplativo abbisognava di altri sfoghi. Il suo amore per i colori della natura e per l’armonico comporsi degli elementi di ogni paesaggio, non meno che la sua passione per la grande arte del passato, lo sospingevano verso lo specialissimo gaudio dell’impressione di viaggio. Durante il giorno prendeva appunti veloci sul suo inseparabile taccuino; nei momenti di sosta, nella controra pomeridiana o nei lenti imbrunire estivi, realizzava le cartoline da mandare agli amici, divenute deliziosi oggetti di collezione; e rientrato alla base rielaborava con calma e in formato più grande l’idea fissata in quel primo momento fuggente.
Oggi, i Musei di Nervi accolgono alcune di quelle vive immagini nelle sale delle Raccolte Frugone, mettendole a colloquio con opere di artisti particolarmente cari a Fedriani, a cominciare dal suo amatissimo Segantini, per terminare coi Macchiaioli e con Boldini.
La mostra permette di restituire al pubblico un lato meno noto di un artista che sapeva creare molte occasioni per amarlo e, al contempo, consente ai visitatori di apprezzare le finezze, i virtuosismi e la qualità altissima della ricerca di grandi artisti italiani e stranieri conservati alle Raccolte Frugone, ma, soprattutto, di immergersi nelle suggestioni di paesi e città lontani nel tempo e nei luoghi attraverso speciali sguardi d’arte e una profetica sensibilità pervasiva .
La piena felicità – cromatica, compositiva, tecnica – degli acquerelli di Fedriani parla da sola.
L’Associazione Culturale Sergio Fedriani è contenta di aver riaperto questa ideale valigia di Sergio per offrirne godimento condiviso a tanti nuovi visitatori, nuovi compagni di viaggio, nuovi amici.
Sergio Fedriani, dopo avere esordito nel mondo della striscia disegnata per le riviste Sgt. Kirk, La Bancarella, Imagocritica, ha pubblicato immagini su molte altre testate nazionali, tra cui Linus, Andersen, NBN-NewBookNews, L’Espresso, Il Corriere Medico, La Terapia, La Riviera Ligure, Medicina & Psichiatria, L’Informatore Farmaceutico, Capital, Il Sole 24 Ore, Il Secolo XIX, Wimbledon, Telèma, ViviMilano.
Ha realizzato illustrazioni per libri, manifesti, cataloghi; ad esempio per il Calendario Fiat (1979), per Il ritorno del duello di Gianni Menarini (1982), per gli Editori Riuniti (1983), per la Fondazione Mario Novaro (1988), per il Premio Bancarella di Pontremoli (1989), per l’università di Brescia (1994) e per Cronaca di un anno di cronaca (1996). E poi per l’editoria scolastica (Garzanti) e per ragazzi illustrando i volumi Storie di corte e di cortile di Giovanni Arpino (1990), Le carte di Propp (1993), I miti della creazione (1994), Quando gli uomini erano immortali (1995).
Dal 1979 ha tenuto esposizioni personali e collettive in Italia e all’estero e ha partecipato alle più importanti rassegne di illustrazione nazionali. I suoi disegni compaiono regolarmente nelle principali rassegne di grafica umoristica a Milano, Marostica, Foligno, Siena, Forte dei Marmi, Bordighera, Dolo, Tolentino, Teheran, Gabrovo, Strasburgo, Saint Vincent.
Ha disegnato le scenografie degli spettacoli La Grammatica della fantasia da Gianni Rodari (1993) e Bonaventura e i cavoli a merenda da Sergio Tofano (1994) per il Teatro dell’Archivolto di Genova.
Ha eseguito pannelli decorativi per le motonavi del gruppo armatoriale Grimaldi “Majestic” (1993), “Splendid” (1994) e “Fantastic” (1996), collaborando con lo studio De Jorio.
Nel 1996 ha decorato un autobus per il Comune di Genova nell’ambito del progetto “ArtBus” per il turismo culturale.
Nel 1981 Germano Beringheli lo ha segnalato nel Catalogo Bolaffi della grafica italiana. Era membro dell’Associazione incisori liguri. Dal 1985 al 1996 ha insegnato illustrazione presso l’Istituto Politecnico per il Design di Genova.
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