Paolo Staccioli. Le cortesie, le audaci imprese io canto
Dal 07 Febbraio 2014 al 10 Marzo 2014
Firenze
Luogo: Palazzo Medici Riccardi
Indirizzo: via Cavour 3
Orari: 9-18; chiuso mercoledi
Curatori: Associazione Culturale Liberarte
Costo del biglietto: intero € 7, ridotto € 4
Telefono per informazioni: +39 055 2760340
E-Mail info: mv.galeazzi@florencemultimedia.it
Sito ufficiale: http://www.palazzo-medici.it
Guerrieri, viaggiatori, uomini e donne orfani di una perduta stabilità, cavalli al galoppo, sfere e mondi estranei al quotidiano sono narrati come in un canto poetico fatto di bronzo e terracotta dall’abilità manuale di un grande maestro, la sua intuizione, geniale, basata sull’attenta analisi di un passato lontano da cui nascono i racconti di mille storie odierne.
Questa è la mostra di Paolo Staccioli, intitolata “Le cortesie, le audaci imprese io canto”, che sarà visibile al pubblico dal 7 febbraio al 10 marzo 2014 a Palazzo Medici Riccardi, dove le opere scultoree del maestro sono “posate” in un’esposizione multiforme che parte dal cortile di Michelozzo, si “posa” nel Giardino Mediceo, per poi passare alla splendida Sala della Limonaia, con un allestimento che non mancherà di ricordare i ronconiani percorsi ariosteschi.
I suoi bronzi sono personaggi apparentemente immoti, sfere come mondi che sembrano separati dal nostro conosciuto, ma in realtà assoluta prosecuzione di questo, immaginifiche giostre con i cavalli tagliati a metà che volano portando sul proprio dorso cavalieri alati.
“Un popolo di creature inquiete, in movimento e in trasferta, o in una stasi forzata e precaria – commenta nell’introduzione del catalogo Cristina Acidini, Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze - Gente che si sposta, con le armi addosso o con la valigia in mano. Guerrieri in bell'ordine dentro navicelle, coraggiosi come Etruschi su fragili legni in cerca di sbarco, immemori come migranti perennemente a rischio di naufragio. Viaggiatori assiepati su sfere e vasi globulari, destinati a scivolare dabbasso. Figure che emergono da sfondi astratti, prendendo esistenza e forma nel liberarsi dall'abbraccio dell'argilla originaria”.
Nelle opere di Staccioli anche l’ambiguità del rapporto tra uomo e donna, rappresentato dall’instancabile alternarsi di un dondolo che finisce per lasciare sempre alla stessa distanza due mondi che vorremmo vicini. L’artista sembra suggerire la ricerca instabile di un continuo equilibrio che riduca la distanza tra la diversità, nella difficoltà delle relazioni.
“Qui il disegnatore, lo scultore, il maestro della ceramica e del bronzo ha realizzato gran parte delle sue opere e continua a crearle nei suoi “forni”, con quello zelo che mescola la sapienza artistica di matrice artigianale – commenta la curatrice della mostra e autrice del catalogo, Anita Valentina - con l’ironia e l’umoralità dell’uomo saggio, che tanto ha vissuto, e con quella volontà onnivora di conoscenza d’arte e di gente, peculiarità degli artisti del Novecento toscano a partire da Marino Marini”. “I suoi Guerrieri sono “cantati” come quelli protagonisti dei poemi classici e rinascimentali. I Viaggiatori, Gli Uomini con palla o i Cavalli con guerrieri, con cavalieri ed amazzoni della contemporaneità o con angeli raffigurano uomini, donne e giovani-angeli consapevoli del difficile nostro tempo, “nati” per regalare ad altri uomini e ad altre donne una sorta di antidoto per sopravvivere: l’ironia, la dolcezza, la poesia la lievità... un certo distacco dalle miserie e dai mali che ci affliggono”.
Questa è la mostra di Paolo Staccioli, intitolata “Le cortesie, le audaci imprese io canto”, che sarà visibile al pubblico dal 7 febbraio al 10 marzo 2014 a Palazzo Medici Riccardi, dove le opere scultoree del maestro sono “posate” in un’esposizione multiforme che parte dal cortile di Michelozzo, si “posa” nel Giardino Mediceo, per poi passare alla splendida Sala della Limonaia, con un allestimento che non mancherà di ricordare i ronconiani percorsi ariosteschi.
I suoi bronzi sono personaggi apparentemente immoti, sfere come mondi che sembrano separati dal nostro conosciuto, ma in realtà assoluta prosecuzione di questo, immaginifiche giostre con i cavalli tagliati a metà che volano portando sul proprio dorso cavalieri alati.
“Un popolo di creature inquiete, in movimento e in trasferta, o in una stasi forzata e precaria – commenta nell’introduzione del catalogo Cristina Acidini, Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze - Gente che si sposta, con le armi addosso o con la valigia in mano. Guerrieri in bell'ordine dentro navicelle, coraggiosi come Etruschi su fragili legni in cerca di sbarco, immemori come migranti perennemente a rischio di naufragio. Viaggiatori assiepati su sfere e vasi globulari, destinati a scivolare dabbasso. Figure che emergono da sfondi astratti, prendendo esistenza e forma nel liberarsi dall'abbraccio dell'argilla originaria”.
Nelle opere di Staccioli anche l’ambiguità del rapporto tra uomo e donna, rappresentato dall’instancabile alternarsi di un dondolo che finisce per lasciare sempre alla stessa distanza due mondi che vorremmo vicini. L’artista sembra suggerire la ricerca instabile di un continuo equilibrio che riduca la distanza tra la diversità, nella difficoltà delle relazioni.
“Qui il disegnatore, lo scultore, il maestro della ceramica e del bronzo ha realizzato gran parte delle sue opere e continua a crearle nei suoi “forni”, con quello zelo che mescola la sapienza artistica di matrice artigianale – commenta la curatrice della mostra e autrice del catalogo, Anita Valentina - con l’ironia e l’umoralità dell’uomo saggio, che tanto ha vissuto, e con quella volontà onnivora di conoscenza d’arte e di gente, peculiarità degli artisti del Novecento toscano a partire da Marino Marini”. “I suoi Guerrieri sono “cantati” come quelli protagonisti dei poemi classici e rinascimentali. I Viaggiatori, Gli Uomini con palla o i Cavalli con guerrieri, con cavalieri ed amazzoni della contemporaneità o con angeli raffigurano uomini, donne e giovani-angeli consapevoli del difficile nostro tempo, “nati” per regalare ad altri uomini e ad altre donne una sorta di antidoto per sopravvivere: l’ironia, la dolcezza, la poesia la lievità... un certo distacco dalle miserie e dai mali che ci affliggono”.
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