Joel-Peter Witkin. Il Maestro dei suoi Maestri
Dal 21 Marzo 2013 al 23 Giugno 2013
Firenze
Luogo: MNAF - Museo Nazionale Alinari della Fotografia
Indirizzo: piazza S. M. Novella 14a
Costo del biglietto: intero € 9, ridotto € 7.50, convenzioni € 6, scuole € 4
Telefono per informazioni: +39 055.216310
E-Mail info: mnaf@alinari.it
Sito ufficiale: http://www.alinarifondazione.it/
La Fratelli Alinari. Fondazione per la Storia della Fotografia, in collaborazione con la Galleria Baudoin Lebon, di Parigi presenta a Firenze al MNAF l’opera fotografica unica e provocatoria di Joel-Peter Witkin (New York, 1939).
La mostra propone una selezione dei lavori del fotografo americano, noto per le sue immagini enigmatiche in cui la gloria del corpo umano si confonde con la miseria e la ricerca spirituale con l’inquietudine religiosa.
Nel suo lavoro Witkin applica la metodologia compositiva tipica del pittore, rivisitando i temi della mitologia occidentale, i capolavori della tradizione artistica europea e la rappresentazione canonica del corpo umano. Le sue opere sono dense di citazioni formali in cui mescola insieme i grandi nomi della storia della fotografia, come Muybridge, Rejlander e Holland Day, con la scultura greca e romana, l’arte barocca, neoclassica e moderna. Il lavoro di Witkin è dominato dal tema della rappresentazione della nudità, i suoi legami con l’erotismo, la sofferenza e il piacere, ma anche con il deterioramento e la morte.
In un percorso di 55 opere, la mostra offre l’occasione di apprezzare l’aspetto creativo e interpretativo di Witkin nella sua sperimentazione fotografica. Ogni opera è il risultato di una lunga e complessa elaborazione formale che riguarda sia i soggetti ritratti che il processo di stampa. Le fotografie sono frutto di una serie di passaggi manuali in cui Witkin sperimenta le tecniche più diverse dal graffio allo strappo dei negativi, dall’utilizzo di filtri a varie tipologie di ostacoli posti tra il supporto e l'ingranditore. Le sue composizioni sono ampiamente studiate e create con la massima cura per i dettagli. Le scene sono ricche di rimandi, più o meno espliciti, ai grandi maestri dell’arte da Velasquez a Manet. Witkin affronta le stesse problematiche plastiche e gli stessi ambiti iconografici di questi capolavori, ritraendo e celebrando in atmosfere sublimi i corpi di soggetti ritenuti storicamente non rappresentabili come nani e storpi, androgini ed ermafroditi.
Nato a New York nel 1939 da padre lituano e madre di origine italiana, Witkin riceve la sua prima formazione fotografica durante il servizio militare quando gli vengono commissionati dei reportage per documentare la vita quotidiana di alcuni reggimenti di base in Europa e in altri paesi. Abbandonate le armi studia arte prima alla University of Columbia e dopo alla University of New Mexico, quando si trasferisce Albuquerque, dove vive tuttora. A partire dalla fine degli anni Settanta inizia a occuparsi di fotografia in modo continuo e a lavorare con modelli anormali ingaggiati in incontri fortuiti o tramite inserzioni. Trascorre del tempo tra i fenomeni da baraccone e sviluppa uno stile individuale e molto riconoscibile sia nella fotografia che nella tecnica di stampa dove, fin da subito, si concentra nella sperimentazione.
Sebbene non sia mai stato un reporter o un fotografo di eventi, Witkin ha viaggiato molto. Ha una approfondita conoscenza della storia dell’arte, sia antica che moderna, e del vocabolario plastico. Trascorre molto tempo nella camera oscura e non interviene mai sulle sue fotografie con tecniche digitali. Le sue immagini vengono pensate a lungo prima di vedere la luce e sono meticolosamente preparate con schizzi a matita o carboncino per raggiungere la composizione finale.
Le opere di Witkin sono state esposte nei principali musei e centri d’arte internazionali; nel 1999 è stato nominato Chevalier de l’ordre des Arts et des Lettres e nel 2000 Commandeur de l’ordre des Arts et des Lettres.
La mostra propone una selezione dei lavori del fotografo americano, noto per le sue immagini enigmatiche in cui la gloria del corpo umano si confonde con la miseria e la ricerca spirituale con l’inquietudine religiosa.
Nel suo lavoro Witkin applica la metodologia compositiva tipica del pittore, rivisitando i temi della mitologia occidentale, i capolavori della tradizione artistica europea e la rappresentazione canonica del corpo umano. Le sue opere sono dense di citazioni formali in cui mescola insieme i grandi nomi della storia della fotografia, come Muybridge, Rejlander e Holland Day, con la scultura greca e romana, l’arte barocca, neoclassica e moderna. Il lavoro di Witkin è dominato dal tema della rappresentazione della nudità, i suoi legami con l’erotismo, la sofferenza e il piacere, ma anche con il deterioramento e la morte.
In un percorso di 55 opere, la mostra offre l’occasione di apprezzare l’aspetto creativo e interpretativo di Witkin nella sua sperimentazione fotografica. Ogni opera è il risultato di una lunga e complessa elaborazione formale che riguarda sia i soggetti ritratti che il processo di stampa. Le fotografie sono frutto di una serie di passaggi manuali in cui Witkin sperimenta le tecniche più diverse dal graffio allo strappo dei negativi, dall’utilizzo di filtri a varie tipologie di ostacoli posti tra il supporto e l'ingranditore. Le sue composizioni sono ampiamente studiate e create con la massima cura per i dettagli. Le scene sono ricche di rimandi, più o meno espliciti, ai grandi maestri dell’arte da Velasquez a Manet. Witkin affronta le stesse problematiche plastiche e gli stessi ambiti iconografici di questi capolavori, ritraendo e celebrando in atmosfere sublimi i corpi di soggetti ritenuti storicamente non rappresentabili come nani e storpi, androgini ed ermafroditi.
Nato a New York nel 1939 da padre lituano e madre di origine italiana, Witkin riceve la sua prima formazione fotografica durante il servizio militare quando gli vengono commissionati dei reportage per documentare la vita quotidiana di alcuni reggimenti di base in Europa e in altri paesi. Abbandonate le armi studia arte prima alla University of Columbia e dopo alla University of New Mexico, quando si trasferisce Albuquerque, dove vive tuttora. A partire dalla fine degli anni Settanta inizia a occuparsi di fotografia in modo continuo e a lavorare con modelli anormali ingaggiati in incontri fortuiti o tramite inserzioni. Trascorre del tempo tra i fenomeni da baraccone e sviluppa uno stile individuale e molto riconoscibile sia nella fotografia che nella tecnica di stampa dove, fin da subito, si concentra nella sperimentazione.
Sebbene non sia mai stato un reporter o un fotografo di eventi, Witkin ha viaggiato molto. Ha una approfondita conoscenza della storia dell’arte, sia antica che moderna, e del vocabolario plastico. Trascorre molto tempo nella camera oscura e non interviene mai sulle sue fotografie con tecniche digitali. Le sue immagini vengono pensate a lungo prima di vedere la luce e sono meticolosamente preparate con schizzi a matita o carboncino per raggiungere la composizione finale.
Le opere di Witkin sono state esposte nei principali musei e centri d’arte internazionali; nel 1999 è stato nominato Chevalier de l’ordre des Arts et des Lettres e nel 2000 Commandeur de l’ordre des Arts et des Lettres.
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