Jan Fabre. The knight of the night
Dal 02 Ottobre 2015 al 18 Dicembre 2015
Firenze
Luogo: Galleria Il Ponte
Indirizzo: via di Mezzo 42/b
Orari: 15.30-19; sabato su appuntamento
Curatori: Bruno Corà
Telefono per informazioni: +39 055 240617
E-Mail info: info@galleriailponte.com
Sito ufficiale: http://www.galleriailponte.com/
La Galleria Il Ponte è lieta di presentare la personale Knight of the Night di Jan Fabre, che propone un complesso di opere realizzate in periodi diversi (1997 - 2013), che per la prima volta vengono a comporre un unicum narrativo incentrato sul romanzo cavalleresco, uno dei temi cardine dell'intera produzione dell'artista.
Il film Lancelot (2004) interpretato dallo stesso Jan Fabre, evocando la battaglia dell'eroe contro se stesso, costituisce la trama narrativa di questa saga fiamminga. Nelle sue scene è come se prendessero vita le meravigliose sculture della panoplia creata da Fabre attraverso il magico intersecarsi di scarabei che riverberano e frangono la luce. Nel Salvator Mundi, in cui si concretizza l'ideale cavalleresco, l'armatura umana e le corazze degli scarabei sono accomunate. I teschi umani - i cui tratti somatici sono costruiti e delineati anch'essi da una superficie di scarabei, afferrano la preda, la frusta, o sono penetrati dalle chiavi dell'inferno - sono la materializzazione dei sogni e degli incubi che aleggiano all'interno di questa fiaba notturna.
In questa mostra si rivela pienamente l'immaginario dell'artista, che fa entrare il proprio corpo nell’opera e lo pone a confronto con quello di altri individui, nel tentativo di metabolizzarli: “Voglio diventare quello di cui vivo – afferma l’artista – diventando quello che voglio modificandomi, liberandomi di sensazioni ed emozioni ormai note, cercando un nuovo corpo”.
Le opere intessono un dialogo con l’osservatore, che non si può limitare a contemplare, ma è chiamato a trascendere da sé, a superare i propri limiti mentali e fisici per entrare dentro il corpo dell’opera. In altre parole, lo spettatore è invitato a divenire il soggetto principale di una metamorfosi. Al fine di dimostrare le infinite potenzialità dell’individuo, è sempre la metamorfosi - in questa mostra quella dell'eroe tragico cavalleresco - che Fabre si prefigge di indagare: ovvero la dimensione indefinita di cambiamento permanente vissuto dall'uomo.
Jan Fabre (Anversa 1958), dopo oltre trentacique anni di attività, occupa un posto di primo piano sia fra gli artisti plastici sia come uomo di teatro e autore.
Alla fine degli anni Settanta ha studiato all'Accademia Des Beaux-Arts e all'Institut municipal des Arts et Métiers di Anversa. Sue sono opere come Tivoli (1990), il soffitto ricoperto di scarabei nella Salle des Glaces du Palais Royal di Bruxelles - Heaven of Delight (2002) - e sculture come L'Homme qui mesure les nuages (1998), Searching for Utopia (2003), Totem (2004).
Fabre ha realizzato alcuni interventi permanenti all'interno di spazi pubblici come il museo de la Chasse et de la Nature di Parigi (La Nuit de Diane, 2007) e lo zoo di Anversa (Hommage à Mieke, La Tortue et Hommage à Janneke, La Tortue, 2012). Si ricorda inoltre la sua installazione Le Regard en dedans (L'Heure Bleue) (2011-2013) realizzata dall'artista per lo scalone reale del Museo Des Beaux-Arts del Belgio, in occasione dell'esposizione dei suoi autoritratti in bronzo e in cera “Chapitres I-XVIII” (2010).
Tutte le opere di Jan Fabre fanno riferimento al corpo, alla sua fragilità e alla sua possibile difesa, nascono dall'osservazione dell'essere umano e da un interrogativo relativo alla conoscenza intesa come possibilità di sopravvivenza nel futuro. Questo fascino per il corpo e per la scienza risale alla sua gioventù, periodo a partire dal quale - influenzato dalle ricerche dell'entomologo Jean-Henry Fabre (1823-1915) - la sua attività prediletta consisteva nell'esaminare gli insetti e altri animali, nel dissezionare i loro piccoli corpi e nel trasformarli in nuove creature. La metamorfosi è un concetto chiave all'interno del percorso artistico di Fabre nel quale l'esistenza umana e quella animale interagiscono continuamente. Da qui la rappresentazione del corpo sensoriale e spirituale, la creazione di corpi di diversa natura colti nelle rispettive trasformazioni dettate dal ciclo naturale della crescita e del deperimento. La sua arte vive nel segno della bellezza: è un'esercizio di ispirazione dove si celebra la vita come preparazione alla morte.
Nel corso degli anni l'artista ha creato un universo molto personale con sue proprie regole, personaggi, simboli e motivi ricorrenti. È conosciuto anche grazie ad esposizioni come Homo Faber (KMSKA, Anversa 2006), Hortus / Corpus (Kröller-Müller museum, Otterlo 2011) e Stigmata. Actions & performances 1976-2013 (MAXXI, Roma 2013; M HKA- Musée d'Art Contemporain di Anversa 2015). È stato inoltre il prima artista vivente a esporre le sue opere al Louvre (L' Ange de la Métamorphose, Parigi 2008). La celebre serie L' Heure Bleue (1977-92) è stata presentata al Kunsthistorisches Museum a Vienna (2011), al Museo d' arte moderna di Saint-Ėtienne (2012) così come al Busan Museum of Art (2013). Le sue ricerche relative al cervello (''la parte più sexy del corpo'') hanno trovato luogo nelle esposizioni personali Anthropology of a Planet (Palazzo Benzon, Venezia 2007), From the Cellar to the Attic. From the Feet to the Brain (Kunsthaus Bregenz, 2008; Arsenale Novissimo, Venezia, 2009) e Pietas (Nuova Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia, Venezia 2011). La serie dei mosaici Hommage au Congo Belge (2010-2013) e Hommage à Jérome Bosch au Congo (2011-2013) è stato esposto al Palais des Beaux Arts a Lille (2013) e al Pinchuk Art Centre a Kiev.
Jan Fabre è stato ufficialmente invitato a Saint Petersbourg per creare un’importante esposizione al museo dell'Ermitage nel 2016, prima mostra del museo russo dedicata a un artista contemporaneo.
Prossimo spettacolo di Jan Fabre
Mount Olympus - Rome
17.10 Romaeuropa, Teatro Argentina, Roma, Italia
http://romaeuropa.net/festival-2015/mount-olympus-to-glorify-the-cult-of-tragedy-a-24h-performance
Il film Lancelot (2004) interpretato dallo stesso Jan Fabre, evocando la battaglia dell'eroe contro se stesso, costituisce la trama narrativa di questa saga fiamminga. Nelle sue scene è come se prendessero vita le meravigliose sculture della panoplia creata da Fabre attraverso il magico intersecarsi di scarabei che riverberano e frangono la luce. Nel Salvator Mundi, in cui si concretizza l'ideale cavalleresco, l'armatura umana e le corazze degli scarabei sono accomunate. I teschi umani - i cui tratti somatici sono costruiti e delineati anch'essi da una superficie di scarabei, afferrano la preda, la frusta, o sono penetrati dalle chiavi dell'inferno - sono la materializzazione dei sogni e degli incubi che aleggiano all'interno di questa fiaba notturna.
In questa mostra si rivela pienamente l'immaginario dell'artista, che fa entrare il proprio corpo nell’opera e lo pone a confronto con quello di altri individui, nel tentativo di metabolizzarli: “Voglio diventare quello di cui vivo – afferma l’artista – diventando quello che voglio modificandomi, liberandomi di sensazioni ed emozioni ormai note, cercando un nuovo corpo”.
Le opere intessono un dialogo con l’osservatore, che non si può limitare a contemplare, ma è chiamato a trascendere da sé, a superare i propri limiti mentali e fisici per entrare dentro il corpo dell’opera. In altre parole, lo spettatore è invitato a divenire il soggetto principale di una metamorfosi. Al fine di dimostrare le infinite potenzialità dell’individuo, è sempre la metamorfosi - in questa mostra quella dell'eroe tragico cavalleresco - che Fabre si prefigge di indagare: ovvero la dimensione indefinita di cambiamento permanente vissuto dall'uomo.
Jan Fabre (Anversa 1958), dopo oltre trentacique anni di attività, occupa un posto di primo piano sia fra gli artisti plastici sia come uomo di teatro e autore.
Alla fine degli anni Settanta ha studiato all'Accademia Des Beaux-Arts e all'Institut municipal des Arts et Métiers di Anversa. Sue sono opere come Tivoli (1990), il soffitto ricoperto di scarabei nella Salle des Glaces du Palais Royal di Bruxelles - Heaven of Delight (2002) - e sculture come L'Homme qui mesure les nuages (1998), Searching for Utopia (2003), Totem (2004).
Fabre ha realizzato alcuni interventi permanenti all'interno di spazi pubblici come il museo de la Chasse et de la Nature di Parigi (La Nuit de Diane, 2007) e lo zoo di Anversa (Hommage à Mieke, La Tortue et Hommage à Janneke, La Tortue, 2012). Si ricorda inoltre la sua installazione Le Regard en dedans (L'Heure Bleue) (2011-2013) realizzata dall'artista per lo scalone reale del Museo Des Beaux-Arts del Belgio, in occasione dell'esposizione dei suoi autoritratti in bronzo e in cera “Chapitres I-XVIII” (2010).
Tutte le opere di Jan Fabre fanno riferimento al corpo, alla sua fragilità e alla sua possibile difesa, nascono dall'osservazione dell'essere umano e da un interrogativo relativo alla conoscenza intesa come possibilità di sopravvivenza nel futuro. Questo fascino per il corpo e per la scienza risale alla sua gioventù, periodo a partire dal quale - influenzato dalle ricerche dell'entomologo Jean-Henry Fabre (1823-1915) - la sua attività prediletta consisteva nell'esaminare gli insetti e altri animali, nel dissezionare i loro piccoli corpi e nel trasformarli in nuove creature. La metamorfosi è un concetto chiave all'interno del percorso artistico di Fabre nel quale l'esistenza umana e quella animale interagiscono continuamente. Da qui la rappresentazione del corpo sensoriale e spirituale, la creazione di corpi di diversa natura colti nelle rispettive trasformazioni dettate dal ciclo naturale della crescita e del deperimento. La sua arte vive nel segno della bellezza: è un'esercizio di ispirazione dove si celebra la vita come preparazione alla morte.
Nel corso degli anni l'artista ha creato un universo molto personale con sue proprie regole, personaggi, simboli e motivi ricorrenti. È conosciuto anche grazie ad esposizioni come Homo Faber (KMSKA, Anversa 2006), Hortus / Corpus (Kröller-Müller museum, Otterlo 2011) e Stigmata. Actions & performances 1976-2013 (MAXXI, Roma 2013; M HKA- Musée d'Art Contemporain di Anversa 2015). È stato inoltre il prima artista vivente a esporre le sue opere al Louvre (L' Ange de la Métamorphose, Parigi 2008). La celebre serie L' Heure Bleue (1977-92) è stata presentata al Kunsthistorisches Museum a Vienna (2011), al Museo d' arte moderna di Saint-Ėtienne (2012) così come al Busan Museum of Art (2013). Le sue ricerche relative al cervello (''la parte più sexy del corpo'') hanno trovato luogo nelle esposizioni personali Anthropology of a Planet (Palazzo Benzon, Venezia 2007), From the Cellar to the Attic. From the Feet to the Brain (Kunsthaus Bregenz, 2008; Arsenale Novissimo, Venezia, 2009) e Pietas (Nuova Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia, Venezia 2011). La serie dei mosaici Hommage au Congo Belge (2010-2013) e Hommage à Jérome Bosch au Congo (2011-2013) è stato esposto al Palais des Beaux Arts a Lille (2013) e al Pinchuk Art Centre a Kiev.
Jan Fabre è stato ufficialmente invitato a Saint Petersbourg per creare un’importante esposizione al museo dell'Ermitage nel 2016, prima mostra del museo russo dedicata a un artista contemporaneo.
Prossimo spettacolo di Jan Fabre
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17.10 Romaeuropa, Teatro Argentina, Roma, Italia
http://romaeuropa.net/festival-2015/mount-olympus-to-glorify-the-cult-of-tragedy-a-24h-performance
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