Federico Cavallini. Estetica della fame
![Federico Cavallini. Estetica della fame, Villa Romana, Firenze Federico Cavallini. Estetica della fame, Villa Romana, Firenze](http://www.arte.it/foto/600x450/24/24966-immagine-villa_Federico-Cavallini_WEB.gif)
Federico Cavallini. Estetica della fame, Villa Romana, Firenze
Dal 06 Settembre 2014 al 26 Settembre 2014
Firenze
Luogo: Villa Romana
Indirizzo: via Senese 68
Telefono per informazioni: +39 055 221654
E-Mail info: office@villaromana.org
Sito ufficiale: http://www.villaromana.org
Federico Cavallini ha realizzato nel corso degli ultimi anni una vasta opera plastica. A prima vista sembra un prezioso ritrovamento archeologico raccolto in banali contenitori di plastica: ossa su ossa, fragili resti di creature non identificabili. Questi oggetti, apparentemente sottratti al disfacimento e inseriti in un nuovo contesto espositivo, continuano invece a subire un processo lento e inevitabile di consunzione. Sono centinaia, migliaia di sculture fatte di acqua, farina e lievito – risorse primarie per il nutrimento umano – assalite dalle tarme alimentari. Sculture mangiate, scavate, allo stesso tempo distrutte e mantenute in vita dagli insetti, veri e propri artefici della trasformazione formale dell’opera.
“Anatomia Companatica” di Cavallini unisce in se processi d’informazione e disinformazione, bellezza estetica e il suo svanire, mediazione culturale e attività animale, riduzione e spreco della materia. E’ un‘opera paradossale perché non può che sostare temporaneamente nel sistema dell’arte. Nel 1965 il grande regista brasiliano Glauber Rocha teorizzò e difese un’estetica della
fame e della violenza in risposta all’estetica del mondo minoritario del consumo e del benessere, del mondo senza fame. Lofece attraverso il manifesto del “Cinéma Nôvo: Uma Estética da Fome“, testo che da il nome alla serie di lavori presenti inmostra.
La seconda serie di opere esposte riproducono i cartelli dei mendicanti, sono dipinti su carta eseguiti stendendo una miscelamolto liquida di acqua e farina sulla quale vengono successivamente timbrati gli anagrammi delle parole HO FAME. In questo caso Cavallini si avvale degli aspetti estetici della mendicità urbana e delle scelte comunicative compiute nell’esternare un bisogno primario dando vita ad un’azione carica di contraddizioni. Spreca cibo per chiedere cibo. Come “Anatomia companatica“ anche “Ho fame“ colpisce l’estetica del consumo mentre si auto-consuma sulla piattaforma estetica. Il visitatore della mostra è invitato ad assistere alla fine della forma artistica.
Federico Cavallini è nato a Livorno nel 1974. Dopo gli studi tecnico-industriali si laurea in storia dell’arte medioevale alla Facoltà di lettere e filosofia di Pisa.
“Anatomia Companatica” di Cavallini unisce in se processi d’informazione e disinformazione, bellezza estetica e il suo svanire, mediazione culturale e attività animale, riduzione e spreco della materia. E’ un‘opera paradossale perché non può che sostare temporaneamente nel sistema dell’arte. Nel 1965 il grande regista brasiliano Glauber Rocha teorizzò e difese un’estetica della
fame e della violenza in risposta all’estetica del mondo minoritario del consumo e del benessere, del mondo senza fame. Lofece attraverso il manifesto del “Cinéma Nôvo: Uma Estética da Fome“, testo che da il nome alla serie di lavori presenti inmostra.
La seconda serie di opere esposte riproducono i cartelli dei mendicanti, sono dipinti su carta eseguiti stendendo una miscelamolto liquida di acqua e farina sulla quale vengono successivamente timbrati gli anagrammi delle parole HO FAME. In questo caso Cavallini si avvale degli aspetti estetici della mendicità urbana e delle scelte comunicative compiute nell’esternare un bisogno primario dando vita ad un’azione carica di contraddizioni. Spreca cibo per chiedere cibo. Come “Anatomia companatica“ anche “Ho fame“ colpisce l’estetica del consumo mentre si auto-consuma sulla piattaforma estetica. Il visitatore della mostra è invitato ad assistere alla fine della forma artistica.
Federico Cavallini è nato a Livorno nel 1974. Dopo gli studi tecnico-industriali si laurea in storia dell’arte medioevale alla Facoltà di lettere e filosofia di Pisa.
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