Ceramica dolce. Design e artigianato a Montelupo
Dal 25 Giugno 2021 al 01 Agosto 2021
Montelupo Fiorentino | Firenze
Luogo: Palazzo Podestarile e giardino della Fornace
Indirizzo: Via Baccio da Montelupo 45
Orari: martedì e venerdì: 21.00 – 23.00; sabato e domenica: 10.00- 13.00; 17.00 – 19.00; 21.00-23.00. Altri giorni su prenotazione
Curatori: Silvana Annicchiarico
Enti promotori:
- Comune di Montelupo Fiorentino
- Fondazione Museo Montelupo Onlus
- Città metropolitana di Firenze
Nel Palazzo Podestarile di Montelupo Fiorentino, dal 25 giugno al 1 agosto 2021, si tiene la mostra CERAMICA DOLCE. Design e artigianato a Montelupo, che propone le opere realizzate a conclusione dei Cantieri ceramica e design 2020-2021, durante i quali, sotto la direzione artistica di Silvana Annicchiarico, artisti e designer di caratura internazionale hanno prodotto opere e collezioni direttamente presso le botteghe e le aziende del territorio.
Nella storia di Montelupo Fiorentino la ceramica ha svolto un ruolo attivo e identitario. Ha inciso sull’economia e sulla qualità indiscussa delle tecniche messe a punto nelle botteghe e trasmesse di generazione in generazione, donando alla città una reputazione legata all’idea di bellezza, al gusto del lavoro ben fatto, alla vocazione per la ricerca e la sperimentazione continue. Dal periodo rinascimentale, in cui Montelupo ha di fatto rappresentato “la Fabbrica di Firenze”, alle esperienze manifatturiere del '900, questo territorio ha svolto e svolge un ruolo di primo piano nel panorama internazionale. Il progetto CERAMICA DOLCE ha voluto riprodurre il concetto di Cantiere Artistico, sperimentato negli anni su questo territorio, affidandone la direzione a Silvana Annicchiarico, e prevedendo il coinvolgimento di artisti e designer, che sono venuti a produrre i propri lavori direttamente a Montelupo, lavorando con le maestranze locali, a ricreare un orizzonte di sperimentazione in grado di esplorare il tema del rapporto tra artigianato, arte e design.
Sette collezioni create dagli artisti ospiti e dalle manifatture, con la collaborazione degli studenti dell'Accademia delle Belle Arti, che hanno svolto il ruolo di assistenti alla produzione sviluppando anche una propria progettualità. Sette collezioni per sette ambienti di mostra, che confluiranno in un allestimento nella sede del Palazzo Podestarile, già sede del Museo della Ceramica e attualmente di mostre temporanee, curato da Marco Ulivieri per ricreare uno spazio che racconti l’intero percorso progettuale.
In mostra verrà presentato anche un docufilm realizzato dall’Università IULM di Milano e un catalogo che documenta tutto il lavoro saranno presentati in autunno.
CERAMICA DOLCE ha visto gli artigiani e le aziende della ceramica di Montelupo lavorare fianco a fianco con alcuni dei grandi nomi del design italiano, fin dal concept delle nuove creazioni. L’obiettivo è stato quello di rivisitare e reinventare gli archetipi dell’artigianato montelupino. Il percorso ha avuto inizio lo scorso anno con Matteo Cibic in tandem con il laboratorio d’arte Dolfi di Ivana Antonini. Insieme hanno creato una Collezione che ci proiettava immediatamente in una dimensione altra, in una sorta di Paradiso dei Sogni o di un paese dei balocchi. Con qualcosa di Disney, qualcosa di Magritte e un tocco da Alice nel Paese delle meraviglie. Insomma, la ceramica ci conduceva in una dimensione onirica e visionaria. Il lavoro poi è proseguito coinvolgendo altri laboratori ceramisti e affiancandoli a progettisti con storie fra di loro molto diverse: Antonio Aricò, Francesco Binfaré, Lorenzo Damiani, Maurizio Galante e Tal Lacman, Duccio Maria Gambi, Valerio Sommella e Mario Trimarchi. Sette designer che sono venuti nelle botteghe artigiane ed hanno lavorato con le maestranze locale, confrontandosi, condividendo esperienze, saperi e soprattutto visioni.
Antonio Aricò ha lavorato su degli obelischi urbani ispirati all’immaginario dei giardini toscani, una sorta di bestiario fantastico rivisitato; Francesco Binfaré si è ispirato all’archetipo dell’angelo di Andrea della Robbia, interrogandosi su come potesse essere rappresentato e collocato nel contesto della globalizzazione; Lorenzo Damiani ha preparato due collezioni: una di vasi grezzi con incastonati i piatti della tradizione di Montelupo, un’altra di vasi realizzati con gli scarti di lavorazione delle fornaci ceramiche in memoria del ritrovamento dell’antico pozzo dove venivano accatastati gli scarti. E ancora Duccio Maria Gambi si è confrontato direttamente con la materia ceramica esistente, con gli scarti, con un progetto di levigatura e di sottrazione della materia per creare un ponte fra passato remoto e futuro incerto; mentre Maurizio Galante e Tal Lancman si sono proposti di ibridare la tradizione montelupina dei vasi con il mondo dei mostri Kaiju, tipici della fantascienza giapponese, per interrogarsi sul bene e sul male; Valerio Sommella si è misurato sperimentando la matericità delle decorazioni innovando una fase del processo produttivo; e infine Mario Trimarchi ha lavorato a un monumento in ceramica, una torre disequilibrata, sormontata da una grande coppa in bilico che ci fa riflettere sulle nostre fragilità.
“Fondere tradizione e innovazione, memoria e ricerca, notum e novum – afferma la curatrice Silvana Annicchiarico – è l’idea di fondo che sta alla base della mostra CERAMICA DOLCE. Design e artigianato a Montelupo. Sono convinta che sia qui, in questa pratica di ibridazione e di osmosi, che si gioca oggi la scommessa più importante: non nella separazione dei saperi, non nella gelosa difesa del proprio hortus conclusus, ma nell’incontro, nell’apertura, nella disponibilità a contaminarsi con il diverso da sé. CERAMICA DOLCE lo fa, nella certezza che sia uno dei modi più efficaci per far uscire la ceramica dal ghetto dei souvenir a basso prezzo destinati al gusto massificato del turismo di massa e per far riscoprire al pubblico più vasto la bellezza generata dalle abili mani dei maestri d’arte montelupini, che sono a tutti gli effetti dei veri e propri beni culturali viventi”.
"Quando il design incontra l'arte della ceramica – dichiara Claudio Rocca, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Firenze – si aprono scenari inaspettati; ceramica trattata da secoli a Montelupo che si rinnova continuamente grazie al dialogo fra mestieri e creatività. E' quanto hanno espresso anche gli studenti dell'Accademia di Firenze guidati dal professor Lucchesi che hanno dato il loro contributo a sostegno di questo processo creativo e di innovazione estetica".
“Finalmente inauguriamo al pubblico la mostra conclusiva del progetto curato da Silvana Annicchiarico – conclude Aglaia Viviani, assessore alla cultura del Comune di Montelupo. – Un progetto che ha subito una brusca frenata a causa dell'emergenza sanitaria, ma che appena possibile è ripartito di slancio e ha visto una collaborazione serrata fra gli artigiani, le aziende, la scuola della ceramica e i designer invitati. L’esposizione che inauguriamo oggi narra questo percorso e che ci restituisce un viaggio nell'arte, nella creatività e nell'innovazione di forme, modelli e decorazioni; ci racconta tutto questo in un percorso attraverso la forma e la materia ceramica, presentando collezioni e site specific prodotte nelle botteghe ceramiche con i materiali di eccellenza forniti da Colorobbia, azienda costantemente a fianco della valorizzazione della ceramica e del territorio, alla quale va il nostro sentito ringraziamento. E, ancora, restituisce gli esiti di un processo di collaborazione reso ancora più prezioso dalla partecipazione degli studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Firenze, che vogliamo ancora una volta ringraziare per la costante presenza e partecipazione sul territorio di Montelupo.
Montelupo non è nuova a esperienze di questo tipo, anzi ne ha fatto un tratto distintivo della sua produzione culturale; tanto che abbiamo creato un "modello Montelupo" dal quale hanno attinto anche altre realtà. Un modello di “cantiere”, che sa rinnovarsi ogni volta, e che punta sull'incontro e lo scambio di esperienze e linguaggi diversi”.
Gli artisti e le collezioni
Antonio Aricò
Artista, designer e direttore creativo, doppia laurea al Politecnico di Milano, è conosciuto come precursore di un approccio unico che ibrida i settori dell'artigianato e dell'autoproduzione con il design industriale. Con ogni nuovo progetto si avvicina ai temi del design, preferendo concentrarsi sul romantico, sul fantastico e sull'archetipico piuttosto che sul funzionale che viene “scaldato” dalla poesia, dalla fantasia e dal romanticismo del nostro passato, riportato vividamente in vita con nuovi occhi.
Gli obelischi di Montelupo
Collezione prodotta con Terrecotte Tuscany Art
L'Italia non è un paese, è un mare di storie. Il suo immaginario è un intreccio di infiniti racconti che uniscono il nord al sud e l’ovest a l’est.
L’immaginario dei giardini toscani “popolato” da personaggi di terracotta viene ripensato “ad occhi chiusi”. I characters della tradizione come le testuggini sormontate da piramidi, gli elefanti con le loro portantine, i serpenti simbolo e gli stemmi comunali riprendono vita nel 2021 ridisegnandosi in maniera fantastica.
Il concetto di totem/obelisco urbano come opera artigianale di decoro urbano viene contaminato dalle logiche progettuali tipiche del disegno industriale e della moda. Una collezione di oggetti coerenti nel loro mondo immaginifico che assemblati uno sull’altro creano grandi sculture comunicative, diventando arredi urbani o di dehor. Singolarmente i moduli diventano intimi oggetti da poter acquistare uno ad uno: vasi, specchi, sedute, contenitori...
Elefante – Il primo degli obelischi visualizza un elefante con la sua portantina e una serie di oggetti evocativi e simbolici posti uno sull’altro.
Testuggine – Animale alchemico simbolo della stabilità e dell’infinito, la testuggine in terracotta porta su di sé volumi primitivi decorati da motivi tridimensionali ton sur ton.
Lupo – Un souvenir gigante dedicato a Montelupo.
Sei grandi cilindri con i colori naturali dell’argilla rappresentano i 6 colli, il lupo dai decori Raffaelleschi è di fronte a una grande lastra con finitura cromo.
Uroboro – Il Serpente che si mangia la coda. Diventa una panchina totemica su cui sedersi per contemplare gli obelischi di Montelupo.
Francesco Binfaré
Milanese, classe 1939, lavora per Cassina dal 1969 al 1990, dirigendo il laboratorio di ricerca dell’azienda. Con Gaetano Pesce e Alessandro Mendini lavora alla produzione di oggetti in serie limitate, con Mario Bellini affronta le possibilità creative offerte dai nuovi mezzi di comunicazione di massa. Negli anni più recenti ha messo a punto la concezione del divano come opera d’arte e simbolica installazione domestica, immaginando divani sempre più scultorei e destrutturati, come Flap, On the Rocks, Sfatto, Standard, Pack, tutti prodotti da Edra.
Angeli Oggi
Collezione prodotta con Ceramiche d'Arte Dolfi di Ivana Antonini
Modello in scala 1:10 di installazione urbana composto da: una piattaforma, un arco scorrevole, due torri. Figure in diverse scale di grandezza in ceramica parzialmente smaltata come non finite o già corrose dal tempo. In particolare, raffiguranti: una foglia di fico, un angelo seduto, un angelo sdraiato.
Gli angeli sono giovani soddisfatti o vecchi e stanchi. Nessuno vola, le ali sono potenti forse anche pesanti.
L’angelo seduto guarda attonito un’enorme foglia di fico forse caduta dal tempo dei grandi, l’angelo sdraiato riposa lieto e rivolge al cielo la sua gratitudine. Il teatro suggerisce una prospettiva temporale e assembla percezioni diverse di profondità.
Realizzato in scala 1:1 prevede una collocazione in area urbana e una ricorrenza annuale di nuove
interpretazioni del tema, con festeggiamenti.
Lorenzo Damiani
Nato nel 1972, laureato al Politecnico di Milano, ha collaborato con aziende come Caimi Brevetti, Campeggi, Cappellini, Ceramica Flaminia, Da a, IB Rubinetti, Illy Caffè, Lavazza, Luce di Carrara, Montina, Nodus, Ikea. Triennale Design Museum gli ha dedicato la mostra “Ma Dove Sono Finiti gli Inventori?” curata da Marco Romanelli e "Prova a Prendermi", curata da Silvana Annicchiarico. La Fondazione Achille Castiglioni ha ospitato la mostra monografica: "Lorenzo Damiani: Senza Stile", curata da Giovanna Castiglioni.
Collezione 1973
Collezione prodotta con Ceramiche Fratelli Bartoloni
Damiani ha lavorato sul riutilizzo di frammenti di lavorazioni ceramiche tipiche della tradizione montelupina lavorandoli con un nuovo processo produttivo di sezione stratigrafica del Pozzo dei Lavatoi di Montelupo, scoperto nel 1973. Tradizione e innovazione dialogano, forse per la prima volta, all’interno di questi elementi fortemente decorativi e stratificati ma funzionali, in cui sono poste in stretta relazione due realtà tanto lontane: la manualità artigianale della decorazione ceramica e una lavorazione più tecnologica quale la modellazione con fresatura a cinque assi, abitualmente utilizzata in altri ambiti di riferimento. Raccontare la genesi di questa collezione significa ripercorrere la storia del Museo della Ceramica di Montelupo.
Storie
Collezione prodotta con Ceramiche Fratelli Bartoloni
La collezione di vasi Storie coniuga un linguaggio contemporaneo a manufatti tipici dell’artigianato di Montelupo Fiorentino. I piatti, finemente decorati a mano secondo la tradizione, accostati come medaglioni di una collana intorno al corpo di vasi essenziali per forma e finitura, rivendicano con fierezza la loro storica – ma sempre attuale – qualità estetica, narrando l’evoluzione del decoro ceramico nella tradizione artistica locale. I piatti sono applicati in modo permanente oppure calamitati e quindi intercambiabili, in rapporto alla dimensione, per offrire la possibilità di sostituirli, rinnovando l’oggetto stesso. Questa collezione propone una rielaborazione contemporanea della produzione di ceramiche smaltate tipiche del luogo che, pur mantenendo la loro identità intrinseca, divengono elementi di una composizione altra.
Maurizio Galante e Tal Lancman
Maurizio Galante
Dopo gli studi in Italia si è trasferito a Parigi, dove nel 2008 è stato nominato Cavaliere delle Arti e delle Lettere. I suoi lavori, caratterizzati dall’ossessiva ricerca dei volumi e dalla figura della ripeti-zione, si muovono sul confine fra arte, moda e design.
Le sue opere fanno parte delle collezioni permanenti di prestigiosi musei come il Mobilier National, il Musée des Arts Décoratifs e la Cartier Foundation for Contemporary Art di Parigi, il Victoria & Albert Museum di Londra, il Kyoto Costume Institute di Kyoto e il MoMA di New York.
Tal Lancman
Israeliano, dopo gli studi a Gerusalemme e Tel Aviv da anni vive e lavora a Parigi. Designer e trend forecast analyst, pone al centro delle sue ricerche il concetto di trasversalità, muovendosi al croce-via fra arte, moda e design. Le sue sculture, fotografie e installazioni artistiche sono state ospitate in prestigiosi musei come il Musée des Arts Décoratifs di Parigi il Musée d’Art et d’industrie di Saint-Etienne, la Triennale di Milano, il MoMA di New York, il Museo Erets Israel di Tel Aviv. Dal 1995 al 2008 è stato redattore e direttore creativo per la rivista VIEW.
Kaiju Monsters visit Montelupo
Collezione prodotta con Sergio Pilastri Ceramica con Vita
Da molti anni collezioniamo i mostri Kaiju. Abbiamo costituito la più grande collezione oggi esistente in Francia. Contrariamente al concetto europeo di mostro che incarna il male assoluto, i Kaiju – per certi versi antenati dei Pokemon – rappresentano i misfatti dell'uomo nei confronti della natura. Non del tutto cattivi, i Kaiju simboleggiano un mix tra il bene e il male. La loro presenza ci ricorda che in quanto umani siamo responsabili dei misfatti e dei cambiamenti dell'ecosistema. Per il Museo della ceramica di Montelupo abbiamo creato una serie di 5 vasi partendo proprio dalla tradizione locale. I nostri Kaiju – frutto di un incontro e di uno scambio creativo con l’artigiano Sergio Pilastri – si mimetizzano nella classica Grottesque che si arricchisce di piante carnivore, pipistrelli, melegrane e banane. Il bronzo è il filo che unisce e ricompone gli oggetti con gesti antichi: un sottile filo per cucire un materiale incucibile come la ceramica, per riunire elementi creati per essere frantumati.
Duccio Maria Gambi
Formatosi tra il Design Radicale a Firenze e la ricerca architettonica Milanese, cresciuto attraverso molteplici ed eterogenee esperienze e scambi professionali a Rotterdam e Parigi, Gambi approccia il design da una varietà di punti di vista.
Nei suoi progetti per Gallerie, marchi di moda e commissioni private rimane costante un
approccio legato alla ricerca e allo storytelling dove ogni lavoro diventa una riflessione momentanea in un percorso continuo di esplorazione della materia, delle strutture, dei processi, che porta avanti nel suo studio e atelier a Firenze.
Era
Collezione prodotta con Bitossi Ceramiche
Mi piace pensare la ricerca che ho compiuto come un collegamento tra un passato remoto e un futuro ipotetico. I frammenti, perdendo il loro profilo spezzato, tornano a un’identità finita. Ho voluto riflettere sul concetto di frammento, di scarto, su quanto questo sia indissolubilmente legato al fantasma di qualcosa che non c’è più, a una degradazione percepita rispetto a un modello di uso o estetico.
Su alcuni frammenti ho instillato identità inserendo la progettualità di un taglio, di una forma, evidentemente razionale e non casuale come quella originaria. In questo caso mi piace allungare la lettura dei miei gesti in un futuro remoto, in cui persa la coscienza primitiva della terra malleabile e del fuoco, non rimarrebbero che la materia dura, la sottrazione e l’assemblaggio.
Nella seconda serie di lavori la storia incredibile del pozzo di Montelupo e dei suoi strati ci racconta ciò che era e che è ancora ma con la coscienza di qualcosa che era perso. I frammenti del passato supportano e sostengono quel che ancora permane.
Valerio Sommella
Design Studio
Nato a Cortona ma cresciuto a Milano, dopo la laurea con lode al Politecnico ha lavorato fra Milano e Amsterdam prima di aprire nel 2009 il proprio studio. Collabora con aziende italiane e internazionali (tra cui Alessi, Alcantara, Apple, Moooi, Kundalini, Honda, Falmec, Konica Minolta e molte altre), progettando prodotti che spaziano dall'illuminazione all'arredo, dall’elettronica agli accessori. Considera ogni progetto un'opportunità per indagare il linguaggio degli oggetti attraverso una ricerca formale, materica e tecnologica.
Narciso
Collezione prodotta con Centro Ceramico Sperimentale di Montelupo
L'idea della collezione Narciso nasce dalla decisione di lavorare la ceramica concentrandomi sulla sua finitura piuttosto che sulla sua forma. Durante la mia prima visita al Centro Sperimentale avevo notato una serie di manufatti con finiture specchiate e avevo deciso che avrei prodotto degli specchi. E’ cominciato così un processo creativo complesso che inizialmente voleva dar forma a oggetti completamente differenti da quanto visto a Montelupo. Durante la seconda visita al Centro Sperimentale, mentre riflettevo sulla tradizione locale e percorrevo un corridoio pieno di piatti decorati appesi, il progetto però ha improvvisamente preso una diversa piega. Lo studio della forma ha lasciato spazio alla tradizione dei piatti di Montelupo, la decorazione materica è subentrata a quella pittorica e il colore è sparito del tutto lasciando spazio a una finitura a specchio. Così gli oggetti diventano complementi d’arredo la cui superficie specchiata irregolare restituisce immagini riflesse imperfette, come l’acqua con Narciso.
Mario Trimarchi
Siciliano di nascita e milanese d’adozione, ama definirsi “romantico radicale”. Il suo percorso creativo si muove fra equilibrio e instabilità, forma e luce, sempre alla ricerca di un contrappeso che renda possibili le sue geometrie instabili, i suoi oggetti in movimento che fuggono dalle simmetrie funzionaliste. Pensa alle cose e alla loro funzione e ne vuole restituire una forma lontana dal semplice, seppur stimato, rigore razionalista. Nel 2016 ha vinto il Compasso d’Oro con la caffettiera Ossidiana per Alessi.
Istante
Site specific prodotto da Terrecotte Corradini & Rinaldi
Una piccola architettura instabile ci fa pensare all’incertezza, all’urgenza dell’adesso, al riposizionamento delle nostre certezze.
Ci fa considerare un nuovo tipo di equilibrio, imprevisto, instabile, eterno.
La grande coppa rotonda e generosa potrebbe da un momento all’altro cadere o divenire cornucopia; posta in bilico sulle colonne in bilico, ci invita ad assaporare comunque la durata dell’istante.
Bassa Marea
Collezione prodotta da Terrecotte Corradini & Rinaldi
Ogni giorno la marea si abbassa e libera il bianco delle colonne; tornano alla luce i nostri piccoli detriti, i frammenti delle nostre vite allegre e malinconiche, i piattini in cui abbiamo condiviso il cibo, i bicchierini in cui abbiamo brindato al domani.
Queste piccole architetture incerte sono un omaggio all’instabilità permanente, alla fragilità, al dubbio; oggetti che invitano a muoverci più lentamente e a parlare a voce bassa, aiutandoci ad attraversare la vita da equilibristi.
Se li mettessimo al centro della casa, se ci girassimo intorno per scoprirne le ombre e le sfumature di colore, se decidessimo di non sfiorarli mai per paura di romperli, allora forse attorno ad essi potremmo ricostruire un nuovo modo delicato dell’abitare.
Nella storia di Montelupo Fiorentino la ceramica ha svolto un ruolo attivo e identitario. Ha inciso sull’economia e sulla qualità indiscussa delle tecniche messe a punto nelle botteghe e trasmesse di generazione in generazione, donando alla città una reputazione legata all’idea di bellezza, al gusto del lavoro ben fatto, alla vocazione per la ricerca e la sperimentazione continue. Dal periodo rinascimentale, in cui Montelupo ha di fatto rappresentato “la Fabbrica di Firenze”, alle esperienze manifatturiere del '900, questo territorio ha svolto e svolge un ruolo di primo piano nel panorama internazionale. Il progetto CERAMICA DOLCE ha voluto riprodurre il concetto di Cantiere Artistico, sperimentato negli anni su questo territorio, affidandone la direzione a Silvana Annicchiarico, e prevedendo il coinvolgimento di artisti e designer, che sono venuti a produrre i propri lavori direttamente a Montelupo, lavorando con le maestranze locali, a ricreare un orizzonte di sperimentazione in grado di esplorare il tema del rapporto tra artigianato, arte e design.
Sette collezioni create dagli artisti ospiti e dalle manifatture, con la collaborazione degli studenti dell'Accademia delle Belle Arti, che hanno svolto il ruolo di assistenti alla produzione sviluppando anche una propria progettualità. Sette collezioni per sette ambienti di mostra, che confluiranno in un allestimento nella sede del Palazzo Podestarile, già sede del Museo della Ceramica e attualmente di mostre temporanee, curato da Marco Ulivieri per ricreare uno spazio che racconti l’intero percorso progettuale.
In mostra verrà presentato anche un docufilm realizzato dall’Università IULM di Milano e un catalogo che documenta tutto il lavoro saranno presentati in autunno.
CERAMICA DOLCE ha visto gli artigiani e le aziende della ceramica di Montelupo lavorare fianco a fianco con alcuni dei grandi nomi del design italiano, fin dal concept delle nuove creazioni. L’obiettivo è stato quello di rivisitare e reinventare gli archetipi dell’artigianato montelupino. Il percorso ha avuto inizio lo scorso anno con Matteo Cibic in tandem con il laboratorio d’arte Dolfi di Ivana Antonini. Insieme hanno creato una Collezione che ci proiettava immediatamente in una dimensione altra, in una sorta di Paradiso dei Sogni o di un paese dei balocchi. Con qualcosa di Disney, qualcosa di Magritte e un tocco da Alice nel Paese delle meraviglie. Insomma, la ceramica ci conduceva in una dimensione onirica e visionaria. Il lavoro poi è proseguito coinvolgendo altri laboratori ceramisti e affiancandoli a progettisti con storie fra di loro molto diverse: Antonio Aricò, Francesco Binfaré, Lorenzo Damiani, Maurizio Galante e Tal Lacman, Duccio Maria Gambi, Valerio Sommella e Mario Trimarchi. Sette designer che sono venuti nelle botteghe artigiane ed hanno lavorato con le maestranze locale, confrontandosi, condividendo esperienze, saperi e soprattutto visioni.
Antonio Aricò ha lavorato su degli obelischi urbani ispirati all’immaginario dei giardini toscani, una sorta di bestiario fantastico rivisitato; Francesco Binfaré si è ispirato all’archetipo dell’angelo di Andrea della Robbia, interrogandosi su come potesse essere rappresentato e collocato nel contesto della globalizzazione; Lorenzo Damiani ha preparato due collezioni: una di vasi grezzi con incastonati i piatti della tradizione di Montelupo, un’altra di vasi realizzati con gli scarti di lavorazione delle fornaci ceramiche in memoria del ritrovamento dell’antico pozzo dove venivano accatastati gli scarti. E ancora Duccio Maria Gambi si è confrontato direttamente con la materia ceramica esistente, con gli scarti, con un progetto di levigatura e di sottrazione della materia per creare un ponte fra passato remoto e futuro incerto; mentre Maurizio Galante e Tal Lancman si sono proposti di ibridare la tradizione montelupina dei vasi con il mondo dei mostri Kaiju, tipici della fantascienza giapponese, per interrogarsi sul bene e sul male; Valerio Sommella si è misurato sperimentando la matericità delle decorazioni innovando una fase del processo produttivo; e infine Mario Trimarchi ha lavorato a un monumento in ceramica, una torre disequilibrata, sormontata da una grande coppa in bilico che ci fa riflettere sulle nostre fragilità.
“Fondere tradizione e innovazione, memoria e ricerca, notum e novum – afferma la curatrice Silvana Annicchiarico – è l’idea di fondo che sta alla base della mostra CERAMICA DOLCE. Design e artigianato a Montelupo. Sono convinta che sia qui, in questa pratica di ibridazione e di osmosi, che si gioca oggi la scommessa più importante: non nella separazione dei saperi, non nella gelosa difesa del proprio hortus conclusus, ma nell’incontro, nell’apertura, nella disponibilità a contaminarsi con il diverso da sé. CERAMICA DOLCE lo fa, nella certezza che sia uno dei modi più efficaci per far uscire la ceramica dal ghetto dei souvenir a basso prezzo destinati al gusto massificato del turismo di massa e per far riscoprire al pubblico più vasto la bellezza generata dalle abili mani dei maestri d’arte montelupini, che sono a tutti gli effetti dei veri e propri beni culturali viventi”.
"Quando il design incontra l'arte della ceramica – dichiara Claudio Rocca, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Firenze – si aprono scenari inaspettati; ceramica trattata da secoli a Montelupo che si rinnova continuamente grazie al dialogo fra mestieri e creatività. E' quanto hanno espresso anche gli studenti dell'Accademia di Firenze guidati dal professor Lucchesi che hanno dato il loro contributo a sostegno di questo processo creativo e di innovazione estetica".
“Finalmente inauguriamo al pubblico la mostra conclusiva del progetto curato da Silvana Annicchiarico – conclude Aglaia Viviani, assessore alla cultura del Comune di Montelupo. – Un progetto che ha subito una brusca frenata a causa dell'emergenza sanitaria, ma che appena possibile è ripartito di slancio e ha visto una collaborazione serrata fra gli artigiani, le aziende, la scuola della ceramica e i designer invitati. L’esposizione che inauguriamo oggi narra questo percorso e che ci restituisce un viaggio nell'arte, nella creatività e nell'innovazione di forme, modelli e decorazioni; ci racconta tutto questo in un percorso attraverso la forma e la materia ceramica, presentando collezioni e site specific prodotte nelle botteghe ceramiche con i materiali di eccellenza forniti da Colorobbia, azienda costantemente a fianco della valorizzazione della ceramica e del territorio, alla quale va il nostro sentito ringraziamento. E, ancora, restituisce gli esiti di un processo di collaborazione reso ancora più prezioso dalla partecipazione degli studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Firenze, che vogliamo ancora una volta ringraziare per la costante presenza e partecipazione sul territorio di Montelupo.
Montelupo non è nuova a esperienze di questo tipo, anzi ne ha fatto un tratto distintivo della sua produzione culturale; tanto che abbiamo creato un "modello Montelupo" dal quale hanno attinto anche altre realtà. Un modello di “cantiere”, che sa rinnovarsi ogni volta, e che punta sull'incontro e lo scambio di esperienze e linguaggi diversi”.
Gli artisti e le collezioni
Antonio Aricò
Artista, designer e direttore creativo, doppia laurea al Politecnico di Milano, è conosciuto come precursore di un approccio unico che ibrida i settori dell'artigianato e dell'autoproduzione con il design industriale. Con ogni nuovo progetto si avvicina ai temi del design, preferendo concentrarsi sul romantico, sul fantastico e sull'archetipico piuttosto che sul funzionale che viene “scaldato” dalla poesia, dalla fantasia e dal romanticismo del nostro passato, riportato vividamente in vita con nuovi occhi.
Gli obelischi di Montelupo
Collezione prodotta con Terrecotte Tuscany Art
L'Italia non è un paese, è un mare di storie. Il suo immaginario è un intreccio di infiniti racconti che uniscono il nord al sud e l’ovest a l’est.
L’immaginario dei giardini toscani “popolato” da personaggi di terracotta viene ripensato “ad occhi chiusi”. I characters della tradizione come le testuggini sormontate da piramidi, gli elefanti con le loro portantine, i serpenti simbolo e gli stemmi comunali riprendono vita nel 2021 ridisegnandosi in maniera fantastica.
Il concetto di totem/obelisco urbano come opera artigianale di decoro urbano viene contaminato dalle logiche progettuali tipiche del disegno industriale e della moda. Una collezione di oggetti coerenti nel loro mondo immaginifico che assemblati uno sull’altro creano grandi sculture comunicative, diventando arredi urbani o di dehor. Singolarmente i moduli diventano intimi oggetti da poter acquistare uno ad uno: vasi, specchi, sedute, contenitori...
Elefante – Il primo degli obelischi visualizza un elefante con la sua portantina e una serie di oggetti evocativi e simbolici posti uno sull’altro.
Testuggine – Animale alchemico simbolo della stabilità e dell’infinito, la testuggine in terracotta porta su di sé volumi primitivi decorati da motivi tridimensionali ton sur ton.
Lupo – Un souvenir gigante dedicato a Montelupo.
Sei grandi cilindri con i colori naturali dell’argilla rappresentano i 6 colli, il lupo dai decori Raffaelleschi è di fronte a una grande lastra con finitura cromo.
Uroboro – Il Serpente che si mangia la coda. Diventa una panchina totemica su cui sedersi per contemplare gli obelischi di Montelupo.
Francesco Binfaré
Milanese, classe 1939, lavora per Cassina dal 1969 al 1990, dirigendo il laboratorio di ricerca dell’azienda. Con Gaetano Pesce e Alessandro Mendini lavora alla produzione di oggetti in serie limitate, con Mario Bellini affronta le possibilità creative offerte dai nuovi mezzi di comunicazione di massa. Negli anni più recenti ha messo a punto la concezione del divano come opera d’arte e simbolica installazione domestica, immaginando divani sempre più scultorei e destrutturati, come Flap, On the Rocks, Sfatto, Standard, Pack, tutti prodotti da Edra.
Angeli Oggi
Collezione prodotta con Ceramiche d'Arte Dolfi di Ivana Antonini
Modello in scala 1:10 di installazione urbana composto da: una piattaforma, un arco scorrevole, due torri. Figure in diverse scale di grandezza in ceramica parzialmente smaltata come non finite o già corrose dal tempo. In particolare, raffiguranti: una foglia di fico, un angelo seduto, un angelo sdraiato.
Gli angeli sono giovani soddisfatti o vecchi e stanchi. Nessuno vola, le ali sono potenti forse anche pesanti.
L’angelo seduto guarda attonito un’enorme foglia di fico forse caduta dal tempo dei grandi, l’angelo sdraiato riposa lieto e rivolge al cielo la sua gratitudine. Il teatro suggerisce una prospettiva temporale e assembla percezioni diverse di profondità.
Realizzato in scala 1:1 prevede una collocazione in area urbana e una ricorrenza annuale di nuove
interpretazioni del tema, con festeggiamenti.
Lorenzo Damiani
Nato nel 1972, laureato al Politecnico di Milano, ha collaborato con aziende come Caimi Brevetti, Campeggi, Cappellini, Ceramica Flaminia, Da a, IB Rubinetti, Illy Caffè, Lavazza, Luce di Carrara, Montina, Nodus, Ikea. Triennale Design Museum gli ha dedicato la mostra “Ma Dove Sono Finiti gli Inventori?” curata da Marco Romanelli e "Prova a Prendermi", curata da Silvana Annicchiarico. La Fondazione Achille Castiglioni ha ospitato la mostra monografica: "Lorenzo Damiani: Senza Stile", curata da Giovanna Castiglioni.
Collezione 1973
Collezione prodotta con Ceramiche Fratelli Bartoloni
Damiani ha lavorato sul riutilizzo di frammenti di lavorazioni ceramiche tipiche della tradizione montelupina lavorandoli con un nuovo processo produttivo di sezione stratigrafica del Pozzo dei Lavatoi di Montelupo, scoperto nel 1973. Tradizione e innovazione dialogano, forse per la prima volta, all’interno di questi elementi fortemente decorativi e stratificati ma funzionali, in cui sono poste in stretta relazione due realtà tanto lontane: la manualità artigianale della decorazione ceramica e una lavorazione più tecnologica quale la modellazione con fresatura a cinque assi, abitualmente utilizzata in altri ambiti di riferimento. Raccontare la genesi di questa collezione significa ripercorrere la storia del Museo della Ceramica di Montelupo.
Storie
Collezione prodotta con Ceramiche Fratelli Bartoloni
La collezione di vasi Storie coniuga un linguaggio contemporaneo a manufatti tipici dell’artigianato di Montelupo Fiorentino. I piatti, finemente decorati a mano secondo la tradizione, accostati come medaglioni di una collana intorno al corpo di vasi essenziali per forma e finitura, rivendicano con fierezza la loro storica – ma sempre attuale – qualità estetica, narrando l’evoluzione del decoro ceramico nella tradizione artistica locale. I piatti sono applicati in modo permanente oppure calamitati e quindi intercambiabili, in rapporto alla dimensione, per offrire la possibilità di sostituirli, rinnovando l’oggetto stesso. Questa collezione propone una rielaborazione contemporanea della produzione di ceramiche smaltate tipiche del luogo che, pur mantenendo la loro identità intrinseca, divengono elementi di una composizione altra.
Maurizio Galante e Tal Lancman
Maurizio Galante
Dopo gli studi in Italia si è trasferito a Parigi, dove nel 2008 è stato nominato Cavaliere delle Arti e delle Lettere. I suoi lavori, caratterizzati dall’ossessiva ricerca dei volumi e dalla figura della ripeti-zione, si muovono sul confine fra arte, moda e design.
Le sue opere fanno parte delle collezioni permanenti di prestigiosi musei come il Mobilier National, il Musée des Arts Décoratifs e la Cartier Foundation for Contemporary Art di Parigi, il Victoria & Albert Museum di Londra, il Kyoto Costume Institute di Kyoto e il MoMA di New York.
Tal Lancman
Israeliano, dopo gli studi a Gerusalemme e Tel Aviv da anni vive e lavora a Parigi. Designer e trend forecast analyst, pone al centro delle sue ricerche il concetto di trasversalità, muovendosi al croce-via fra arte, moda e design. Le sue sculture, fotografie e installazioni artistiche sono state ospitate in prestigiosi musei come il Musée des Arts Décoratifs di Parigi il Musée d’Art et d’industrie di Saint-Etienne, la Triennale di Milano, il MoMA di New York, il Museo Erets Israel di Tel Aviv. Dal 1995 al 2008 è stato redattore e direttore creativo per la rivista VIEW.
Kaiju Monsters visit Montelupo
Collezione prodotta con Sergio Pilastri Ceramica con Vita
Da molti anni collezioniamo i mostri Kaiju. Abbiamo costituito la più grande collezione oggi esistente in Francia. Contrariamente al concetto europeo di mostro che incarna il male assoluto, i Kaiju – per certi versi antenati dei Pokemon – rappresentano i misfatti dell'uomo nei confronti della natura. Non del tutto cattivi, i Kaiju simboleggiano un mix tra il bene e il male. La loro presenza ci ricorda che in quanto umani siamo responsabili dei misfatti e dei cambiamenti dell'ecosistema. Per il Museo della ceramica di Montelupo abbiamo creato una serie di 5 vasi partendo proprio dalla tradizione locale. I nostri Kaiju – frutto di un incontro e di uno scambio creativo con l’artigiano Sergio Pilastri – si mimetizzano nella classica Grottesque che si arricchisce di piante carnivore, pipistrelli, melegrane e banane. Il bronzo è il filo che unisce e ricompone gli oggetti con gesti antichi: un sottile filo per cucire un materiale incucibile come la ceramica, per riunire elementi creati per essere frantumati.
Duccio Maria Gambi
Formatosi tra il Design Radicale a Firenze e la ricerca architettonica Milanese, cresciuto attraverso molteplici ed eterogenee esperienze e scambi professionali a Rotterdam e Parigi, Gambi approccia il design da una varietà di punti di vista.
Nei suoi progetti per Gallerie, marchi di moda e commissioni private rimane costante un
approccio legato alla ricerca e allo storytelling dove ogni lavoro diventa una riflessione momentanea in un percorso continuo di esplorazione della materia, delle strutture, dei processi, che porta avanti nel suo studio e atelier a Firenze.
Era
Collezione prodotta con Bitossi Ceramiche
Mi piace pensare la ricerca che ho compiuto come un collegamento tra un passato remoto e un futuro ipotetico. I frammenti, perdendo il loro profilo spezzato, tornano a un’identità finita. Ho voluto riflettere sul concetto di frammento, di scarto, su quanto questo sia indissolubilmente legato al fantasma di qualcosa che non c’è più, a una degradazione percepita rispetto a un modello di uso o estetico.
Su alcuni frammenti ho instillato identità inserendo la progettualità di un taglio, di una forma, evidentemente razionale e non casuale come quella originaria. In questo caso mi piace allungare la lettura dei miei gesti in un futuro remoto, in cui persa la coscienza primitiva della terra malleabile e del fuoco, non rimarrebbero che la materia dura, la sottrazione e l’assemblaggio.
Nella seconda serie di lavori la storia incredibile del pozzo di Montelupo e dei suoi strati ci racconta ciò che era e che è ancora ma con la coscienza di qualcosa che era perso. I frammenti del passato supportano e sostengono quel che ancora permane.
Valerio Sommella
Design Studio
Nato a Cortona ma cresciuto a Milano, dopo la laurea con lode al Politecnico ha lavorato fra Milano e Amsterdam prima di aprire nel 2009 il proprio studio. Collabora con aziende italiane e internazionali (tra cui Alessi, Alcantara, Apple, Moooi, Kundalini, Honda, Falmec, Konica Minolta e molte altre), progettando prodotti che spaziano dall'illuminazione all'arredo, dall’elettronica agli accessori. Considera ogni progetto un'opportunità per indagare il linguaggio degli oggetti attraverso una ricerca formale, materica e tecnologica.
Narciso
Collezione prodotta con Centro Ceramico Sperimentale di Montelupo
L'idea della collezione Narciso nasce dalla decisione di lavorare la ceramica concentrandomi sulla sua finitura piuttosto che sulla sua forma. Durante la mia prima visita al Centro Sperimentale avevo notato una serie di manufatti con finiture specchiate e avevo deciso che avrei prodotto degli specchi. E’ cominciato così un processo creativo complesso che inizialmente voleva dar forma a oggetti completamente differenti da quanto visto a Montelupo. Durante la seconda visita al Centro Sperimentale, mentre riflettevo sulla tradizione locale e percorrevo un corridoio pieno di piatti decorati appesi, il progetto però ha improvvisamente preso una diversa piega. Lo studio della forma ha lasciato spazio alla tradizione dei piatti di Montelupo, la decorazione materica è subentrata a quella pittorica e il colore è sparito del tutto lasciando spazio a una finitura a specchio. Così gli oggetti diventano complementi d’arredo la cui superficie specchiata irregolare restituisce immagini riflesse imperfette, come l’acqua con Narciso.
Mario Trimarchi
Siciliano di nascita e milanese d’adozione, ama definirsi “romantico radicale”. Il suo percorso creativo si muove fra equilibrio e instabilità, forma e luce, sempre alla ricerca di un contrappeso che renda possibili le sue geometrie instabili, i suoi oggetti in movimento che fuggono dalle simmetrie funzionaliste. Pensa alle cose e alla loro funzione e ne vuole restituire una forma lontana dal semplice, seppur stimato, rigore razionalista. Nel 2016 ha vinto il Compasso d’Oro con la caffettiera Ossidiana per Alessi.
Istante
Site specific prodotto da Terrecotte Corradini & Rinaldi
Una piccola architettura instabile ci fa pensare all’incertezza, all’urgenza dell’adesso, al riposizionamento delle nostre certezze.
Ci fa considerare un nuovo tipo di equilibrio, imprevisto, instabile, eterno.
La grande coppa rotonda e generosa potrebbe da un momento all’altro cadere o divenire cornucopia; posta in bilico sulle colonne in bilico, ci invita ad assaporare comunque la durata dell’istante.
Bassa Marea
Collezione prodotta da Terrecotte Corradini & Rinaldi
Ogni giorno la marea si abbassa e libera il bianco delle colonne; tornano alla luce i nostri piccoli detriti, i frammenti delle nostre vite allegre e malinconiche, i piattini in cui abbiamo condiviso il cibo, i bicchierini in cui abbiamo brindato al domani.
Queste piccole architetture incerte sono un omaggio all’instabilità permanente, alla fragilità, al dubbio; oggetti che invitano a muoverci più lentamente e a parlare a voce bassa, aiutandoci ad attraversare la vita da equilibristi.
Se li mettessimo al centro della casa, se ci girassimo intorno per scoprirne le ombre e le sfumature di colore, se decidessimo di non sfiorarli mai per paura di romperli, allora forse attorno ad essi potremmo ricostruire un nuovo modo delicato dell’abitare.
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