170.000 anni fa a Poggetti Vecchi. I Neanderthal e la sfida del clima
Dal 24 Ottobre 2024 al 12 Gennaio 2025
Firenze
Luogo: Sedi varie
Indirizzo: Sedi varie
Curatori: Biancamaria Aranguren, Silvia Florindi, Daniele Federico Maras, Daniela Puzio, Anna Revedin
Telefono per informazioni: +39 055 2340765
E-Mail info: info@iipp.it
Sito ufficiale: http://www.iipp.it
In che modo i nostri antenati, già migliaia di anni fa, fronteggiavano i mutamenti climatici e i fenomeni atmosferici estremi? Quali strategie di adattamento sono risultate vincenti, e quanto le condizioni avverse contribuirono all’evoluzione tecnologica, alla creazione di nuovi modelli di sostenibilità e, più in generale, all’avanzamento economico e culturale?
Saranno occasioni per leggere il presente guardando alle origini dell’umanità – attraverso nuove scoperte e reperti inediti, mai esposti al pubblico prima d’ora – le iniziative promosse a Firenze dall’ Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria: polo d’eccellenza per lo studio del più remoto passato dell’umanità riconosciuto dal Ministero della Cultura e dal Ministero dell’Università e della Ricerca, che conta tra i circa 400 associati 66 musei, 47 tra soprintendenze e parchi archeologici e 32 dipartimenti universitari, con la direzione del prof. Andrea Cardarelli, ordinario di preistoria e protostoria presso l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza".
In programma una mostra, in apertura giovedì 24 ottobre tra il Museo di Antropologia e Etnologia e il Museo Archeologico Nazionale di Firenze, con protagonista la scoperta di un eccezionale sito preistorico nella Toscana meridionale, Poggetti Vecchi, che per oltre 170.000 anni ha custodito i resti monumentali di una fauna estinta oltre ai più antichi strumenti in legno fabbricati dall’uomo mai rinvenuti in Italia e qui esposti per la prima volta. Un esempio emblematico di come l’essere umano si sia adattato a un ambiente in mutamento, alle soglie della penultima glaciazione, che sarà presentato in un allestimento dal titolo “170.000 anni fa a Poggetti Vecchi. I Neanderthal e la sfida del clima” a cura di Biancamaria Aranguren, Silvia Florindi, Daniele Federico Maras, Daniela Puzio e Anna Revedin, col contributo di Regione Toscana e Fondazione CR Firenze, in collaborazione con Museo Archeologico Nazionale di Firenze e Sistema Museale d’Ateneo dell’Università di Firenze, in accordo con la Direzione regionale Musei nazionali Toscana (vernissage ore 18.00 presso Museo di Antropologia e Etnologia dell’Università di Firenze, Palazzo Nonfinito sala 18, visitabile fino al 12 gennaio 2025). Non solo: l’interazione uomo-ambiente sarà anche al centro di “Rischio e risorsa. La risposta delle comunità preistoriche alle sfide ambientali”: tre giornate di studi che dal 24 al 26 ottobre vedranno convergere da tutta Italia al Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Firenze oltre 200 tra studiosi, docenti ed esperti di preistoria e protostoria – quella fase dell’umanità che occupa il 99% della storia dell’uomo, la più lunga in assoluto, che precede la nascita della scrittura. Più di 50 gli interventi in programma – su punti tra cui l’impatto delle popolazioni sull’ambiente, sulle risorse e sul paesaggio; l’evoluzione delle tattiche di adattamento; la mobilità dei popoli e l’importanza strategica di aree geografiche comunemente considerate estreme o marginali; i cambiamenti nella dieta, nei valori e nell’identità in base alla situazione ambientale; elementi di vulnerabilità e modelli di resilienza – per esplorare come i fattori ambientali e climatici, anche critici, possano da un lato aver determinato conseguenze drammatiche, ma dall’altro aver innescato risposte innovative (info: www.iipp.it).
La mostra giunge a coronamento di un lungo processo di ricerca. Poggetti Vecchi, in provincia di Grosseto, sorge ai piedi di una collina da cui sgorga una sorgente termale già frequentata, 170.000 anni fa, da neanderthal ed elefanti antichi – alti fino a 4 metri e con zanne lunghe fino a 3 metri –, oggi estinti. A partire dagli scavi del 2012, un’equipe composta da studiosi della Soprintendenza, dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria e di varie università, è stata in grado di determinare non solo le condizioni climatiche dell’epoca, in un periodo in cui le temperature si stavano progressivamente irrigidendo, ma anche il paesaggio del sito, che grazie ai vapori tiepidi e alla presenza animale attrasse un gruppo umano, come documentato non solo da numerose schegge di pietra, ma anche da bastoni di legno di bosso con tracce di lavorazione a fuoco conservati straordinariamente quasi intatti. Strumenti da scavo che mostrano per la prima volta l’avanzare di nuova tecnologia: l’utilizzo del fuoco per la lavorazione del legno che diverrà essenziale per l’evoluzione umana. La proposta espositiva è organizzata in due sezioni: quella a Palazzo Nonfinito intende valorizzare lo scavo di Poggetti Vecchi tramite ricostruzioni ambientali, tecnologie digitali e copie 3D per immergersi in quel mondo lontano e rendere possibile ai visitatori toccare con mano le riproduzioni fedeli degli straordinari ritrovamenti lignei. La sezione al Museo Archeologico Nazionale di Firenze presenterà alcuni dei manufatti originali in legno, finora mai esposti a causa dell’estrema fragilità. Un'occasione unica per scoprire lo stile di vita dei primi abitanti della Toscana, prima che i reperti vengano rimessi in sicurezza in attesa di una musealizzazione definitiva.
Ci si può legittimamente chiedere se, e fino a che punto, si possa ricostruire una storia del rapporto fra comunità umane e ambiente per un periodo così lungo e privo di fonti scritte. L’archeologia della preistoria e protostoria è oggi divenuta materia multidisciplinare, e oltre al consolidato studio dei contesti di scavo e dei manufatti prodotti dall’uomo dispone di una pluralità di approcci scientifici: dalla geoarcheologia all’archeobotanica, dall’archeozoologia alla archeologia dei resti umani, dall’archeologia biomolecolare all’archeogenetica. Il risultato è un amplissimo spettro di informazioni che consente di ricostruire il mondo delle nostre origini e riportare alla luce – con lo studio di reperti e contesti archeologici, ma anche attraverso analisi di laboratorio su pollini conservatisi per millenni, sui resti di fauna e microfauna e su DNA antico – l’aspetto e lo sviluppo di ecosistemi antichi, della flora e della fauna che li caratterizzavano e di come l’umanità li abbia attraversati, trasformandoli e trasformandosi. Da qui prenderanno le mosse gli interventi del convegno: tra i casi studio, oltre a quello di Poggetti Vecchi, ampio spazio sarà dedicato alle società di cacciatori raccoglitori del Paleolitico e Mesolitico, ma anche alle prime società agricole del Neolitico, che dopo la fine delle glaciazioni furono capaci di produrre cibo oltre che in grado di sostentare comunità di villaggio demograficamente più ampie. Accanto a situazioni di adattamento, resilienza e innovazione vi furono casi di collassi di interi sistemi culturali. Emblematico è quello della società delle Terramare, al centro della Pianura Padana nei secoli centrali del II millennio a.C. L’area, ricca di risorse e dall’economia fiorente, subì nella tarda età del Bronzo, tra il 1200 e il 1150 a.C., una crisi produttiva probabilmente causata da un clima più arido e dall’eccessivo sfruttamento dei suoli. Il cambiamento sfociò nel crollo del sistema economico e sociale, provocando un sostanziale abbandono della pianura. Un impatto drammatico che ebbe conseguenze meno impattanti nelle aree marginali sulle montagne limitrofe, dove l’economia e la consistenza demografica non avevano raggiunto i livelli della pianura. Il caso delle Terramare dimostra che le conseguenze delle modificazioni climatiche sono profondamente correlate ai modelli economici adottati e all’uso del territorio, una lezione che dovremmo tenere presente anche per l’oggi.
''Salutiamo con grande emozione – dichiara Bernabò Bocca, Presidente di Fondazione CR Firenze – il compleanno di una delle eccellenze che fanno onore alla nostra città. Le ricerche compiute in questi decenni e la straordinarietà della mostra certificano, ancora una volta, l'importanza di questa Istituzione riconosciuta e stimata a livello nazionale. I temi trattati ci aiutano a comprendere quanto gli studi del nostro passato più remoto possano essere utili e preziosi per affrontare le grandi emergenze del nostro tempo. A cominciare dai drammatici cambiamenti climatici degli ultimi anni. Siamo certi che i contributi che emergeranno in queste giornate saranno preziosi per tutta la comunità scientifica mondiale''.
“Questa iniziativa è una splendida occasione – commenta Daniele Federico Maras, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Firenze – per dare un segnale concreto del gemellaggio che ci unisce ormai da diversi anniall’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria e per offrire al pubblico l’opportunità sensazionale di entrarein contatto diretto con oggetti provenienti da un passato antichissimo. È un vero onore per noi parteciparea un’esperienza di incontro con quelli che amo definire i ‘primi Toscani’, che riescono ancora oggi ainsegnare a noi come trasformare una dura sfida ambientale in un’occasione per introdurre una nuovatecnologia sostenibile in grado di salvare il futuro dell’umanità.Non a caso, la traccia della portata rivoluzionaria di quel primo avanzamento tecnologico è rimasta scolpitanella memoria collettiva dei nostri antenati, attraverso la mitologia, come viene raccontato nel percorsoespositivo.Gli eventi di questi giorni sono inoltre di ottimo auspicio per il Museo, che parte proprio dalla mostra perrilanciare la propria attività nella fase di grandi lavori di rinnovamento che lo vedrà impegnato per tutto il2025 e oltre, con la ristrutturazione e il riallestimento di gran parte delle sale espositive”.
“Questa iniziativa – dice Marco Benvenuti, presidente del Sistema Museale dell’Ateneo fiorentino – rappresenta un esempio di collaborazione virtuosa fra grandi istituzioni culturali della nostra città. Sono molto contento che, per celebrare il settantesimo anniversario dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, nell’ambito del Centenario dell’Università di Firenze, il Sistema Museale dell’Ateneo ospiti in una sala del Museo di Antropologia e Etnologia di Palazzo Nonfinito ricostruzioni digitali e copie degli eccezionali manufatti degli scavi di Poggetti Vecchi. Con questa bella iniziativa si rinsalda altresì l'antico e storico legame tra il Museo e l'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, nel solco delle vicende storiche che, fin dagli inizi del Novecento, hanno segnato lo sviluppo proprio a Firenze delle discipline di Paleontologia Umana".
“Oggi, grazie allo sviluppo di tecnologie molecolari sempre più sofisticate, è possibile leggere genomi di individui vissuti nel passato anche centinaia di migliaia di anni fa, come i Neanderthal – afferma David Caramelli, direttore del Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze –. Scoprire cosa ci dice il loro genoma, oltre ad arricchire la conoscenza della nostra storia evolutiva, ci permette di capire come le popolazioni antiche potessero affrontare biologicamente i cambiamenti climatici del passato e le sfide della natura”.
“Una delle problematiche più attuali a livello planetario riguarda i cambiamenti climatici e ambientali che stiamo vivendo negli ultimi decenni – spiega il prof. Cardarelli – ma considerando la questione in una prospettiva temporale ampia non è certamente la prima volta che l’umanità si trova a far fronte a modificazioni così rilevanti per la sua stessa sopravvivenza. Interrogarsi quindi su come le comunità umane abbiano risposto alle sfide del clima in differenti realtà cronologiche e geografiche non è solo una pratica legata al nostro bisogno di conoscenza, ma può aiutare a comprendere aspetti rilevanti del mondo contemporaneo. Come ci insegna Jared Diamond in uno dei suoi libri più noti, a volte i mutamenti ambientali, anche determinati dall’uomo, hanno provocato il collasso di interi sistemi sociali. Ma in molti altri casi c’è stata, da parte delle società umane, una risposta adattiva e resiliente, ed anzi il fattore critico è stata la chiave per importanti cambiamenti e innovazioni”.
“La Riunione Scientifica – aggiunge Monica Miari coordinatrice del Comitato Scientifico - intende esplorare con approccio scientifico come le società pre-protostoriche abbiano affrontato nel tempo i cambiamenti climatici e ambientali, spingendole a sviluppare strategie di adattamento e resilienza e influenzando a lora volta l’ambiente circostante. A tal fine il Comitato Scientifico ha individuato una serie di temi di approfondimento, articolando il convegno in sette sezioni di carattere multidisciplinare al cui interno trovano spazio contributi riferiti a tutto il lunghissimo arco cronologico che prende il nome di preistoria e protostoria”.
“Questa mostra – concludono le curatrici e il curatore – nasce dall’esigenza di far comprendere agli studiosi come al pubblico l’importanza e l’unicità dei materiali rinvenuti nel sito di Poggetti Vecchi a Grosseto e di conseguenza la necessità che trovino una sede espositiva adeguata sia alla loro conservazione che a una degna valorizzazione nel territorio di provenienza. La fragilità di questi reperti non consentirà, dopo questa mostra, una nuova esposizione se non quella definitiva nella sede che speriamo sia presto individuata dalle autorità preposte”.
Saranno occasioni per leggere il presente guardando alle origini dell’umanità – attraverso nuove scoperte e reperti inediti, mai esposti al pubblico prima d’ora – le iniziative promosse a Firenze dall’ Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria: polo d’eccellenza per lo studio del più remoto passato dell’umanità riconosciuto dal Ministero della Cultura e dal Ministero dell’Università e della Ricerca, che conta tra i circa 400 associati 66 musei, 47 tra soprintendenze e parchi archeologici e 32 dipartimenti universitari, con la direzione del prof. Andrea Cardarelli, ordinario di preistoria e protostoria presso l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza".
In programma una mostra, in apertura giovedì 24 ottobre tra il Museo di Antropologia e Etnologia e il Museo Archeologico Nazionale di Firenze, con protagonista la scoperta di un eccezionale sito preistorico nella Toscana meridionale, Poggetti Vecchi, che per oltre 170.000 anni ha custodito i resti monumentali di una fauna estinta oltre ai più antichi strumenti in legno fabbricati dall’uomo mai rinvenuti in Italia e qui esposti per la prima volta. Un esempio emblematico di come l’essere umano si sia adattato a un ambiente in mutamento, alle soglie della penultima glaciazione, che sarà presentato in un allestimento dal titolo “170.000 anni fa a Poggetti Vecchi. I Neanderthal e la sfida del clima” a cura di Biancamaria Aranguren, Silvia Florindi, Daniele Federico Maras, Daniela Puzio e Anna Revedin, col contributo di Regione Toscana e Fondazione CR Firenze, in collaborazione con Museo Archeologico Nazionale di Firenze e Sistema Museale d’Ateneo dell’Università di Firenze, in accordo con la Direzione regionale Musei nazionali Toscana (vernissage ore 18.00 presso Museo di Antropologia e Etnologia dell’Università di Firenze, Palazzo Nonfinito sala 18, visitabile fino al 12 gennaio 2025). Non solo: l’interazione uomo-ambiente sarà anche al centro di “Rischio e risorsa. La risposta delle comunità preistoriche alle sfide ambientali”: tre giornate di studi che dal 24 al 26 ottobre vedranno convergere da tutta Italia al Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Firenze oltre 200 tra studiosi, docenti ed esperti di preistoria e protostoria – quella fase dell’umanità che occupa il 99% della storia dell’uomo, la più lunga in assoluto, che precede la nascita della scrittura. Più di 50 gli interventi in programma – su punti tra cui l’impatto delle popolazioni sull’ambiente, sulle risorse e sul paesaggio; l’evoluzione delle tattiche di adattamento; la mobilità dei popoli e l’importanza strategica di aree geografiche comunemente considerate estreme o marginali; i cambiamenti nella dieta, nei valori e nell’identità in base alla situazione ambientale; elementi di vulnerabilità e modelli di resilienza – per esplorare come i fattori ambientali e climatici, anche critici, possano da un lato aver determinato conseguenze drammatiche, ma dall’altro aver innescato risposte innovative (info: www.iipp.it).
La mostra giunge a coronamento di un lungo processo di ricerca. Poggetti Vecchi, in provincia di Grosseto, sorge ai piedi di una collina da cui sgorga una sorgente termale già frequentata, 170.000 anni fa, da neanderthal ed elefanti antichi – alti fino a 4 metri e con zanne lunghe fino a 3 metri –, oggi estinti. A partire dagli scavi del 2012, un’equipe composta da studiosi della Soprintendenza, dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria e di varie università, è stata in grado di determinare non solo le condizioni climatiche dell’epoca, in un periodo in cui le temperature si stavano progressivamente irrigidendo, ma anche il paesaggio del sito, che grazie ai vapori tiepidi e alla presenza animale attrasse un gruppo umano, come documentato non solo da numerose schegge di pietra, ma anche da bastoni di legno di bosso con tracce di lavorazione a fuoco conservati straordinariamente quasi intatti. Strumenti da scavo che mostrano per la prima volta l’avanzare di nuova tecnologia: l’utilizzo del fuoco per la lavorazione del legno che diverrà essenziale per l’evoluzione umana. La proposta espositiva è organizzata in due sezioni: quella a Palazzo Nonfinito intende valorizzare lo scavo di Poggetti Vecchi tramite ricostruzioni ambientali, tecnologie digitali e copie 3D per immergersi in quel mondo lontano e rendere possibile ai visitatori toccare con mano le riproduzioni fedeli degli straordinari ritrovamenti lignei. La sezione al Museo Archeologico Nazionale di Firenze presenterà alcuni dei manufatti originali in legno, finora mai esposti a causa dell’estrema fragilità. Un'occasione unica per scoprire lo stile di vita dei primi abitanti della Toscana, prima che i reperti vengano rimessi in sicurezza in attesa di una musealizzazione definitiva.
Ci si può legittimamente chiedere se, e fino a che punto, si possa ricostruire una storia del rapporto fra comunità umane e ambiente per un periodo così lungo e privo di fonti scritte. L’archeologia della preistoria e protostoria è oggi divenuta materia multidisciplinare, e oltre al consolidato studio dei contesti di scavo e dei manufatti prodotti dall’uomo dispone di una pluralità di approcci scientifici: dalla geoarcheologia all’archeobotanica, dall’archeozoologia alla archeologia dei resti umani, dall’archeologia biomolecolare all’archeogenetica. Il risultato è un amplissimo spettro di informazioni che consente di ricostruire il mondo delle nostre origini e riportare alla luce – con lo studio di reperti e contesti archeologici, ma anche attraverso analisi di laboratorio su pollini conservatisi per millenni, sui resti di fauna e microfauna e su DNA antico – l’aspetto e lo sviluppo di ecosistemi antichi, della flora e della fauna che li caratterizzavano e di come l’umanità li abbia attraversati, trasformandoli e trasformandosi. Da qui prenderanno le mosse gli interventi del convegno: tra i casi studio, oltre a quello di Poggetti Vecchi, ampio spazio sarà dedicato alle società di cacciatori raccoglitori del Paleolitico e Mesolitico, ma anche alle prime società agricole del Neolitico, che dopo la fine delle glaciazioni furono capaci di produrre cibo oltre che in grado di sostentare comunità di villaggio demograficamente più ampie. Accanto a situazioni di adattamento, resilienza e innovazione vi furono casi di collassi di interi sistemi culturali. Emblematico è quello della società delle Terramare, al centro della Pianura Padana nei secoli centrali del II millennio a.C. L’area, ricca di risorse e dall’economia fiorente, subì nella tarda età del Bronzo, tra il 1200 e il 1150 a.C., una crisi produttiva probabilmente causata da un clima più arido e dall’eccessivo sfruttamento dei suoli. Il cambiamento sfociò nel crollo del sistema economico e sociale, provocando un sostanziale abbandono della pianura. Un impatto drammatico che ebbe conseguenze meno impattanti nelle aree marginali sulle montagne limitrofe, dove l’economia e la consistenza demografica non avevano raggiunto i livelli della pianura. Il caso delle Terramare dimostra che le conseguenze delle modificazioni climatiche sono profondamente correlate ai modelli economici adottati e all’uso del territorio, una lezione che dovremmo tenere presente anche per l’oggi.
''Salutiamo con grande emozione – dichiara Bernabò Bocca, Presidente di Fondazione CR Firenze – il compleanno di una delle eccellenze che fanno onore alla nostra città. Le ricerche compiute in questi decenni e la straordinarietà della mostra certificano, ancora una volta, l'importanza di questa Istituzione riconosciuta e stimata a livello nazionale. I temi trattati ci aiutano a comprendere quanto gli studi del nostro passato più remoto possano essere utili e preziosi per affrontare le grandi emergenze del nostro tempo. A cominciare dai drammatici cambiamenti climatici degli ultimi anni. Siamo certi che i contributi che emergeranno in queste giornate saranno preziosi per tutta la comunità scientifica mondiale''.
“Questa iniziativa è una splendida occasione – commenta Daniele Federico Maras, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Firenze – per dare un segnale concreto del gemellaggio che ci unisce ormai da diversi anniall’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria e per offrire al pubblico l’opportunità sensazionale di entrarein contatto diretto con oggetti provenienti da un passato antichissimo. È un vero onore per noi parteciparea un’esperienza di incontro con quelli che amo definire i ‘primi Toscani’, che riescono ancora oggi ainsegnare a noi come trasformare una dura sfida ambientale in un’occasione per introdurre una nuovatecnologia sostenibile in grado di salvare il futuro dell’umanità.Non a caso, la traccia della portata rivoluzionaria di quel primo avanzamento tecnologico è rimasta scolpitanella memoria collettiva dei nostri antenati, attraverso la mitologia, come viene raccontato nel percorsoespositivo.Gli eventi di questi giorni sono inoltre di ottimo auspicio per il Museo, che parte proprio dalla mostra perrilanciare la propria attività nella fase di grandi lavori di rinnovamento che lo vedrà impegnato per tutto il2025 e oltre, con la ristrutturazione e il riallestimento di gran parte delle sale espositive”.
“Questa iniziativa – dice Marco Benvenuti, presidente del Sistema Museale dell’Ateneo fiorentino – rappresenta un esempio di collaborazione virtuosa fra grandi istituzioni culturali della nostra città. Sono molto contento che, per celebrare il settantesimo anniversario dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, nell’ambito del Centenario dell’Università di Firenze, il Sistema Museale dell’Ateneo ospiti in una sala del Museo di Antropologia e Etnologia di Palazzo Nonfinito ricostruzioni digitali e copie degli eccezionali manufatti degli scavi di Poggetti Vecchi. Con questa bella iniziativa si rinsalda altresì l'antico e storico legame tra il Museo e l'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, nel solco delle vicende storiche che, fin dagli inizi del Novecento, hanno segnato lo sviluppo proprio a Firenze delle discipline di Paleontologia Umana".
“Oggi, grazie allo sviluppo di tecnologie molecolari sempre più sofisticate, è possibile leggere genomi di individui vissuti nel passato anche centinaia di migliaia di anni fa, come i Neanderthal – afferma David Caramelli, direttore del Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze –. Scoprire cosa ci dice il loro genoma, oltre ad arricchire la conoscenza della nostra storia evolutiva, ci permette di capire come le popolazioni antiche potessero affrontare biologicamente i cambiamenti climatici del passato e le sfide della natura”.
“Una delle problematiche più attuali a livello planetario riguarda i cambiamenti climatici e ambientali che stiamo vivendo negli ultimi decenni – spiega il prof. Cardarelli – ma considerando la questione in una prospettiva temporale ampia non è certamente la prima volta che l’umanità si trova a far fronte a modificazioni così rilevanti per la sua stessa sopravvivenza. Interrogarsi quindi su come le comunità umane abbiano risposto alle sfide del clima in differenti realtà cronologiche e geografiche non è solo una pratica legata al nostro bisogno di conoscenza, ma può aiutare a comprendere aspetti rilevanti del mondo contemporaneo. Come ci insegna Jared Diamond in uno dei suoi libri più noti, a volte i mutamenti ambientali, anche determinati dall’uomo, hanno provocato il collasso di interi sistemi sociali. Ma in molti altri casi c’è stata, da parte delle società umane, una risposta adattiva e resiliente, ed anzi il fattore critico è stata la chiave per importanti cambiamenti e innovazioni”.
“La Riunione Scientifica – aggiunge Monica Miari coordinatrice del Comitato Scientifico - intende esplorare con approccio scientifico come le società pre-protostoriche abbiano affrontato nel tempo i cambiamenti climatici e ambientali, spingendole a sviluppare strategie di adattamento e resilienza e influenzando a lora volta l’ambiente circostante. A tal fine il Comitato Scientifico ha individuato una serie di temi di approfondimento, articolando il convegno in sette sezioni di carattere multidisciplinare al cui interno trovano spazio contributi riferiti a tutto il lunghissimo arco cronologico che prende il nome di preistoria e protostoria”.
“Questa mostra – concludono le curatrici e il curatore – nasce dall’esigenza di far comprendere agli studiosi come al pubblico l’importanza e l’unicità dei materiali rinvenuti nel sito di Poggetti Vecchi a Grosseto e di conseguenza la necessità che trovino una sede espositiva adeguata sia alla loro conservazione che a una degna valorizzazione nel territorio di provenienza. La fragilità di questi reperti non consentirà, dopo questa mostra, una nuova esposizione se non quella definitiva nella sede che speriamo sia presto individuata dalle autorità preposte”.
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