Achille Funi. Un maestro del Novecento tra storia e mito
Dal 28 Ottobre 2023 al 25 Febbraio 2024
Ferrara
Luogo: Palazzo dei Diamanti
Indirizzo: Corso Ercole I d'Este 21
Orari: Lun - Dom dalle 11.00 alle 20.00
Curatori: Nicoletta Colombo, Serena Redaelli, Chiara Vorrasi
Enti promotori:
- Fondazione Ferrara Arte
- Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara
Telefono per informazioni: +39 0532 244949
E-Mail info: diamanti@comune.fe.it
Sito ufficiale: http://www.palazzodiamanti.it
Virgilio Socrate Achille Funi (Ferrara, 1890 – Appiano Gentile, 1972) ha attraversato da protagonista i principali movimenti che hanno caratterizzato la cultura italiana della prima metà del Novecento. Dopo essersi distinto nell’ala moderata del Futurismo, si è affermato come uno tra i grandi interpreti del Realismo magico, del moderno classicismo di “Novecento” e del muralismo degli anni Trenta, pur mantenendo sempre una spiccata autonomia.
Innamorato dei miti classici al punto da essere considerato un moderno umanista, l’artista ha assimilato dai maestri dell’Officina ferrarese uno sguardo visionario che riveste la realtà di un’aura di magica sospensione. Nel suo «costante andare verso la bellezza», ha attinto alla tradizione figurativa antica come al linguaggio più attuale di Cézanne, Picasso, Derain, de Chirico.
La sua città natale gli rende omaggio con la più vasta rassegna antologica realizzata negli ultimi cinquant’anni, organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara. La mostra, a cura di Nicoletta Colombo, Serena Redaelli e Chiara Vorrasi, ripercorre l’iter artistico del pittore attraverso più di centotrenta opere, provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private, italiane e straniere, tra cui figurano i suoi massimi capolavori. Dipinti a olio e a tempera, acquerelli e disegni a carboncino e a sanguigna, nonché cartoni preparatori per i grandi affreschi e mosaici, che offrono al pubblico l’occasione unica di riscoprire lo straordinario talento di uno dei più grandi maestri del Novecento.
L’esposizione prende avvio dalle prime prove accademiche del giovane Funi, per poi lasciare spazio ai capolavori futuristi, come Uomo che scende dal tram e Il motociclista del 1914, che hanno suscitato l’ammirazione dell’amico Umberto Boccioni per la capacità di esprimere «attraverso pure forme e puri colori, una emozione plastica». Dopo le toccanti testimonianze della prima guerra mondiale, il percorso mette in luce il cruciale apporto dell’artista alla stagione del Ritorno all’ordine e alla restaurazione delle forme classiche.
La fase del dopoguerra è rappresentata da opere di transizione, realizzate nel segno di Cézanne, della pittura metafisica e dell’adorato Leonardo, come Genealogia (La mia famiglia) del Mart di Rovereto o Il bel cadavere (Le villeggianti) del Museo del Novecento di Milano; seguono i capolavori del Realismo magico, la cui atmosfera di incantato stupore attinge alla cultura figurativa quattro-cinquecentesca: oltre a Maternità e La terra, anche L’acqua, presentata in questa occasione per la prima volta dopo oltre un secolo. Sono inoltre esposte alcune pietre miliari di “Novecento”, il movimento coordinato da Margherita Sarfatti, che raduna i più autorevoli esponenti di un moderno e maestoso classicismo: ne sono un esempio il leonardesco Autoritratto da giovane del Museo d’arte della Svizzera Italiana di Lugano, la picassiana Saffo, la raffaellesca Lettura domenicale della GNAM di Roma o l’androgina Venere del Musée cantonal des Beaux-Arts di Losanna.
Negli anni Trenta e Quaranta Funi ha continuato a ricercare i segreti perduti dei maestri antichi rileggendo i generi della storia dell’arte in una chiave allo tempo stesso moderna e nostalgica: dal ritratto alla pittura storico-mitologica, testimoniata da Publio Orazio uccide la sorella della Nationalgalerie di Berlino, dalla natura morta al paesaggio (Il Foro romano delle GAMC di Ferrara).
L’esposizione si conclude con la stagione della pittura murale. Assieme a Sironi, Funi ha dato nuovo slancio alla tradizione italiana dell’affresco e del mosaico, impegnandosi nelle campagne decorative che proiettano i miti collettivi della nazione sulle pareti di edifici monumentali. Gli ideali civili che animano l’artista si riversano in questa forma d’arte di spiccata valenza sociale, incarnandosi in un’epica grandiosa in cui rivivono i venerati modelli di passate civiltà gloriose.
La rassegna offre, inoltre, l’occasione per riscoprire Il Mito di Ferrara, imponente impresa decorativa che Funi ha realizzato per la Sala dell’Arengo del Palazzo Municipale della città estense. Il ciclo rappresenta la summa dei grandi progetti murali che il ferrarese ha affrescato negli anni Trenta e Quaranta a Milano, Trieste, Roma e Tripoli, di cui si può ammirare in mostra una superba selezione di cartoni preparatori
Innamorato dei miti classici al punto da essere considerato un moderno umanista, l’artista ha assimilato dai maestri dell’Officina ferrarese uno sguardo visionario che riveste la realtà di un’aura di magica sospensione. Nel suo «costante andare verso la bellezza», ha attinto alla tradizione figurativa antica come al linguaggio più attuale di Cézanne, Picasso, Derain, de Chirico.
La sua città natale gli rende omaggio con la più vasta rassegna antologica realizzata negli ultimi cinquant’anni, organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara. La mostra, a cura di Nicoletta Colombo, Serena Redaelli e Chiara Vorrasi, ripercorre l’iter artistico del pittore attraverso più di centotrenta opere, provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private, italiane e straniere, tra cui figurano i suoi massimi capolavori. Dipinti a olio e a tempera, acquerelli e disegni a carboncino e a sanguigna, nonché cartoni preparatori per i grandi affreschi e mosaici, che offrono al pubblico l’occasione unica di riscoprire lo straordinario talento di uno dei più grandi maestri del Novecento.
L’esposizione prende avvio dalle prime prove accademiche del giovane Funi, per poi lasciare spazio ai capolavori futuristi, come Uomo che scende dal tram e Il motociclista del 1914, che hanno suscitato l’ammirazione dell’amico Umberto Boccioni per la capacità di esprimere «attraverso pure forme e puri colori, una emozione plastica». Dopo le toccanti testimonianze della prima guerra mondiale, il percorso mette in luce il cruciale apporto dell’artista alla stagione del Ritorno all’ordine e alla restaurazione delle forme classiche.
La fase del dopoguerra è rappresentata da opere di transizione, realizzate nel segno di Cézanne, della pittura metafisica e dell’adorato Leonardo, come Genealogia (La mia famiglia) del Mart di Rovereto o Il bel cadavere (Le villeggianti) del Museo del Novecento di Milano; seguono i capolavori del Realismo magico, la cui atmosfera di incantato stupore attinge alla cultura figurativa quattro-cinquecentesca: oltre a Maternità e La terra, anche L’acqua, presentata in questa occasione per la prima volta dopo oltre un secolo. Sono inoltre esposte alcune pietre miliari di “Novecento”, il movimento coordinato da Margherita Sarfatti, che raduna i più autorevoli esponenti di un moderno e maestoso classicismo: ne sono un esempio il leonardesco Autoritratto da giovane del Museo d’arte della Svizzera Italiana di Lugano, la picassiana Saffo, la raffaellesca Lettura domenicale della GNAM di Roma o l’androgina Venere del Musée cantonal des Beaux-Arts di Losanna.
Negli anni Trenta e Quaranta Funi ha continuato a ricercare i segreti perduti dei maestri antichi rileggendo i generi della storia dell’arte in una chiave allo tempo stesso moderna e nostalgica: dal ritratto alla pittura storico-mitologica, testimoniata da Publio Orazio uccide la sorella della Nationalgalerie di Berlino, dalla natura morta al paesaggio (Il Foro romano delle GAMC di Ferrara).
L’esposizione si conclude con la stagione della pittura murale. Assieme a Sironi, Funi ha dato nuovo slancio alla tradizione italiana dell’affresco e del mosaico, impegnandosi nelle campagne decorative che proiettano i miti collettivi della nazione sulle pareti di edifici monumentali. Gli ideali civili che animano l’artista si riversano in questa forma d’arte di spiccata valenza sociale, incarnandosi in un’epica grandiosa in cui rivivono i venerati modelli di passate civiltà gloriose.
La rassegna offre, inoltre, l’occasione per riscoprire Il Mito di Ferrara, imponente impresa decorativa che Funi ha realizzato per la Sala dell’Arengo del Palazzo Municipale della città estense. Il ciclo rappresenta la summa dei grandi progetti murali che il ferrarese ha affrescato negli anni Trenta e Quaranta a Milano, Trieste, Roma e Tripoli, di cui si può ammirare in mostra una superba selezione di cartoni preparatori
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