Ritratti in città. Urban Sceneries
Dal 28 Giugno 2014 al 16 Novembre 2014
Como
Luogo: Villa Olmo
Indirizzo: via Cantoni 1
Orari: ven sab dom 10-22; mar mer gio fino al 31/8 15-22; mar mer gio dal 2/9 10-20
Curatori: Flaminio Gualdoni
Costo del biglietto: intero € 10, ridotto € 8, scuole € 5, famiglie € 25, gratuito minori di 6 anni
Telefono per informazioni: +39 031 4890416
E-Mail info: info@ritrattidicitta.com
Sito ufficiale: http://www.ritrattidicitta.com
In tema di città, l’arte italiana giunge all’‘800 in una sorta di attardamento: in una storia artistica fatta principalmente di paesaggi bucolici, le vedute urbane sono teatro architettonico, oppure presepe, tra echi di visione esatta e scena pittoresca.
A tutti gli effetti in Italia un’idea di città latita nella cultura artistica nostrana sino al ‘900 pieno.
Questo accade anche perché al tempo in Italia è la città stessa a mancare. Mentre Parigi e Londra sono già “città Europee”, una Milano e una Roma sono tuttalpiù annidamenti al margine delle campagne
E’ prima di tutti il Futurismo a percepire questo vuoto e infatti per poter rappresentare la città sente di doverla prima ancora inventare. Lo si legge anche nel Manifesto del 1909 “la città sarà un concentrato dinamico di forze vitali, che aggrediscono il paesaggio …” . Questi sono pensieri di quello che dev’essere prima ancora che raffigurazioni di quello che è.
E così, nel tendersi delle energie ad un tempo sociali ed artistiche, la città dei pittori diventa l’invenzione di un vero e proprio genere.
Ed è da qui che prende avvio l’adozione della città come soggetto e oggetto d’arte: luogo di progettazione architettonica e sociale ma anche di rappresentazione. E luogo dell’anima. Per chi si esprime attraverso la pittura innanzitutto e poi, negli anni a venire e sempre più, attraverso la fotografia.
Ma non può essere altrimenti..
“Sia che si tratti di architettura, di monumenti classici, di edifici moderni e contemporanei, di paesaggi, di ampie vedute panoramiche o di periferie urbane, il rapporto con lo spazio è stato e continua a essere un’esperienza insostituibile dello sguardo per costruire l’immagine che lo interpreta e che lo rappresenta”, ha affermato Basilico.
Lo spazio è lì, da vedere e da vivere, e la città ne è innegabile parte.
Diventa poi una questione di sguardo, di capacità di avvertire e restituire una visione della complessità, propria e di quanto ci circonda.
Ecco allora, in un amplissimo spettro di stili e rappresentazioni, tra atteggiamenti lucidamente analitici, trasognamenti visionari e disagi esistenziali variamente rappresentati, i ritratti di città raccontare la vita per tutto il 900 fino a oggi.
Percorso:
Futurismi
Il futurismo vagheggia la città moderna proiettata in un futuro in cui la tecnologia, la funzionalità, l’accelerazione configurano un universo totalmente innaturale e meccanico; quella di Boccioni e compagni è però un’utopia, un sogno estetico cui si contrappone una realtà completamente diversa poiché lo scenario italiano è fatto di luoghi monumentali, di un’eredità storica non evitabile. I futuristi scelgono di assumere a soggetto principe due aspetti della nuova città che va nascendo: l’espandersi delle periferie, l’aggregarsi umano e l’energia sprigionata dalla vita cittadina.
Lo sguardo metafisico
La pittura metafisica agisce come una sorta di trasognamento classico non negando, come vogliono i futuristi, la monumentalità classica della città, ma accelerandola sino a un punto di straniamento definitivo per questo anche lo sguardo metafisico, è innaturale. Anzi, la sua astrazione è intellettuale più che pittorica, e comporta un grado di suggestione psicologica che coglie ancor più in profondità il senso controverso – da un lato umanissimo, dall’altro fondamentalmente ostile – della città. L’uomo è espulso dalla realtà , costretto a vivere un senso di smarrimento ben più forte di quanto possa mai produrre il turbamento di fronte alla grandezza della natura.
Altri futurismi
Tra gli artisti italiani Fortunato Depero, “astrattista futurista” per sua stessa definizione, è colui che, sin dalla fine degli anni ’20, ha esperienza diretta della metropoli vagheggiata dal futurismo. L’incontro con New York gli offre l’immagine di una nuova Babele in cui il senso della simultaneità, del movimento, della bellezza ansiogena e mai stabilmente afferrabile è cresciuta come luogo fisico. La stagione matura del futurismo è segnata dall’attività di Depero, e da quella di autori che a vario titolo immaginano la città come meccanismo immenso e incombente, cui si addicono modi di vedere e di rappresentare diversi dai codici tradizionali. Il tentativo dell’aeropittura fa sì che la città diventi una visione totale e inafferrabile, apologia perfetta del dinamismo e dell’idea ottimistica di modernità.
Paesaggi in città
Naturalmente non tutto, nell’arte italiana del ‘900, s’intende come superamento della grande tradizione.
Nel caso di un autore come Rosai si assiste addirittura a un percorso apertamente antimoderno, che all’intellettualismo dell’arte colta contrappone una pittura apertamente popolaresca nei temi e nella trattazione, orgogliosa di calarsi in un passato che gli antichi muri cittadini senza nobiltà incarnano perfettamente.
De Pisis fissa impressioni fugaci e dirette, memori della levità settecentesca, in schegge visive trepide e antiintellettualistiche; Bucci torna alla scena urbana d’umore impressionista cara al secondo ‘800 francese.
Persino Balla, nume del futurismo, nella sua tarda maturità ritrova gli accenti delle sue dolenti visioni prefuturiste. Guttuso, si orientano verso una ripresa in altri modi della visione tradizionale, che nutrono di eccitazioni espressioniste in cui si perde ogni descrittività in nome di un sentimento complesso ma teso, non esente da un preciso atteggiamento etico, nei confronti della città moderna.
Geometrie urbane e nuove metafisiche
Naturalmente non tutto, nell’arte italiana del ‘900, s’intende come superamento della grande tradizione.
Nel caso di un autore come Rosai si assiste addirittura a un percorso apertamente antimoderno, che all’intellettualismo dell’arte colta contrappone una pittura apertamente popolaresca nei temi e nella trattazione, orgogliosa di calarsi in un passato che gli antichi muri cittadini senza nobiltà incarnano perfettamente.
De Pisis fissa impressioni fugaci e dirette, memori della levità settecentesca, in schegge visive trepide e antiintellettualistiche; Bucci torna alla scena urbana d’umore impressionista cara al secondo ‘800 francese.
Persino Balla, nume del futurismo, nella sua tarda maturità ritrova gli accenti delle sue dolenti visioni prefuturiste. Guttuso, si orientano verso una ripresa in altri modi della visione tradizionale, che nutrono di eccitazioni espressioniste in cui si perde ogni descrittività in nome di un sentimento complesso ma teso, non esente da un preciso atteggiamento etico, nei confronti della città moderna.
Scultura, Architettura, Luogo
Alla conclusione della stagione informale l’immagine della città torna a farsi strada a vari livelli, in un dibattito che si sviluppa sino agli anni ’80.
Le nuove dimensioni della scultura si impegna a recuperare la sua identità originaria, forma autonoma e non più orprllo architettonico.
L’idea del luogo urbano si fa scena d’umore surreale (Cavaliere), vera e propria plastica architettante (Pomodoro), memoria distillata della proporzione antica (Uncini) o ancora simbolo eticamente engagé delle condizioni d’esistenza (Spagnulo). Somaini, dal canto suo, tenta esperienze di vera e propria integrazione delle arti, immaginando una scultura che operi come reagente estetico del contesto architettonico.
Gli artisti che si identificano con la nuova visione pop e con le esperienze dell’arte povera ne fanno il luogo naturale delle proprie esplorazioni, da Rotella a Schifano, da Adami a Tadini – il quale per altro verso recupera con finezza intellettuale le memorie del meccanicismo futurista – a Merz.
Icone e Iconografie
Un contributo fondamentale all’iconografia della città contemporanea è offerto naturalmente dalla fotografia, che da un ruolo squisitamente documentario matura sino ad assumere quello di strumento d’indagine e di creazione tout court.
La generazione più storicha ( Berengo Gardin e di Fontana) propone una sorta di reportage quasi saggistico della città. Sono gli autori più giovani come Ghirri e Basilico a fare della fotografia uno strumento di indagine critica specifica.
In seguito la ricerca fotografica entra a pieno titolo nel dibattito artistico.
Visioni urbane
In seno alle ultime generazioni si assiste all’assunzione del ritratto di città come di un vero e proprio genere artistico, affine e per altri versi alternativo al paesaggio. Rappresentare scene urbane è ormai tener conto di un immaginario nutrito di cinema, fotografia, letteratura, oltre che arte, non omogeneo e spesso ambiguo. Per parlare di città bisogna rimettere in gioco la miriade di immagini di città che hanno contribuito a costituire la nostra coscienza, non solo visiva.
Di un atteggiamento più legato alla condizione esistenziale del vivere la città, sono protagonisti autori come Velasco, Galliano, Cestari, mentre altri, come Chiesi, Petrus e Guaitamacchi si concentrano sull’effetto di straniamento visivo e poetico di una scena urbana la cui ultima eco è ancora metafisica.
Artisti:
Valerio Adami
Cesare Andreoni
Roberto Marcello Baldessari
Giacomo Balla
Gabriele Basilico
Gianni Berengo Gardin
Umberto Boccioni
Davide Bramante
Anselmo Bucci
Luca Campigotto
Arduino Cantafora
Vincenzo Castella
Alik Cavaliere
Daniele Cestari
Andrea Chiesi
Giacomo Costa
Tullio Crali
Mario Davico Giorgio De Chirico Filippo De Pisis
Fortunato Depero
Gerardo Dottori
Salvatore Fiume
Franco Fontana
Fillia
Maurizio Galimberti
Aldo Galli
Daniele Galliano
Luigi Ghirri
Jonathan Guaitamacchi
Renato Guttuso
Ugo La Pietra
Mario Mafai
Piero Marussig
Mario Merz
Giorgio Morandi Vinicio Paladini
Ico Parisi
Marco Petrus
Arnaldo Pomodoro
Enrico Prampolini
Luigi Presicce
Antonietta Raphaël
Ottone Rosai
Mimmo Rotella
Mario Schifano
Mario Sironi
Atanasio Soldati
Francesco Somaini
Giuseppe Spagnulo
Emilio Tadini
Giuseppe Uncini
Gianfilippo Usellini
Velasco Vitali
A tutti gli effetti in Italia un’idea di città latita nella cultura artistica nostrana sino al ‘900 pieno.
Questo accade anche perché al tempo in Italia è la città stessa a mancare. Mentre Parigi e Londra sono già “città Europee”, una Milano e una Roma sono tuttalpiù annidamenti al margine delle campagne
E’ prima di tutti il Futurismo a percepire questo vuoto e infatti per poter rappresentare la città sente di doverla prima ancora inventare. Lo si legge anche nel Manifesto del 1909 “la città sarà un concentrato dinamico di forze vitali, che aggrediscono il paesaggio …” . Questi sono pensieri di quello che dev’essere prima ancora che raffigurazioni di quello che è.
E così, nel tendersi delle energie ad un tempo sociali ed artistiche, la città dei pittori diventa l’invenzione di un vero e proprio genere.
Ed è da qui che prende avvio l’adozione della città come soggetto e oggetto d’arte: luogo di progettazione architettonica e sociale ma anche di rappresentazione. E luogo dell’anima. Per chi si esprime attraverso la pittura innanzitutto e poi, negli anni a venire e sempre più, attraverso la fotografia.
Ma non può essere altrimenti..
“Sia che si tratti di architettura, di monumenti classici, di edifici moderni e contemporanei, di paesaggi, di ampie vedute panoramiche o di periferie urbane, il rapporto con lo spazio è stato e continua a essere un’esperienza insostituibile dello sguardo per costruire l’immagine che lo interpreta e che lo rappresenta”, ha affermato Basilico.
Lo spazio è lì, da vedere e da vivere, e la città ne è innegabile parte.
Diventa poi una questione di sguardo, di capacità di avvertire e restituire una visione della complessità, propria e di quanto ci circonda.
Ecco allora, in un amplissimo spettro di stili e rappresentazioni, tra atteggiamenti lucidamente analitici, trasognamenti visionari e disagi esistenziali variamente rappresentati, i ritratti di città raccontare la vita per tutto il 900 fino a oggi.
Percorso:
Futurismi
Il futurismo vagheggia la città moderna proiettata in un futuro in cui la tecnologia, la funzionalità, l’accelerazione configurano un universo totalmente innaturale e meccanico; quella di Boccioni e compagni è però un’utopia, un sogno estetico cui si contrappone una realtà completamente diversa poiché lo scenario italiano è fatto di luoghi monumentali, di un’eredità storica non evitabile. I futuristi scelgono di assumere a soggetto principe due aspetti della nuova città che va nascendo: l’espandersi delle periferie, l’aggregarsi umano e l’energia sprigionata dalla vita cittadina.
Lo sguardo metafisico
La pittura metafisica agisce come una sorta di trasognamento classico non negando, come vogliono i futuristi, la monumentalità classica della città, ma accelerandola sino a un punto di straniamento definitivo per questo anche lo sguardo metafisico, è innaturale. Anzi, la sua astrazione è intellettuale più che pittorica, e comporta un grado di suggestione psicologica che coglie ancor più in profondità il senso controverso – da un lato umanissimo, dall’altro fondamentalmente ostile – della città. L’uomo è espulso dalla realtà , costretto a vivere un senso di smarrimento ben più forte di quanto possa mai produrre il turbamento di fronte alla grandezza della natura.
Altri futurismi
Tra gli artisti italiani Fortunato Depero, “astrattista futurista” per sua stessa definizione, è colui che, sin dalla fine degli anni ’20, ha esperienza diretta della metropoli vagheggiata dal futurismo. L’incontro con New York gli offre l’immagine di una nuova Babele in cui il senso della simultaneità, del movimento, della bellezza ansiogena e mai stabilmente afferrabile è cresciuta come luogo fisico. La stagione matura del futurismo è segnata dall’attività di Depero, e da quella di autori che a vario titolo immaginano la città come meccanismo immenso e incombente, cui si addicono modi di vedere e di rappresentare diversi dai codici tradizionali. Il tentativo dell’aeropittura fa sì che la città diventi una visione totale e inafferrabile, apologia perfetta del dinamismo e dell’idea ottimistica di modernità.
Paesaggi in città
Naturalmente non tutto, nell’arte italiana del ‘900, s’intende come superamento della grande tradizione.
Nel caso di un autore come Rosai si assiste addirittura a un percorso apertamente antimoderno, che all’intellettualismo dell’arte colta contrappone una pittura apertamente popolaresca nei temi e nella trattazione, orgogliosa di calarsi in un passato che gli antichi muri cittadini senza nobiltà incarnano perfettamente.
De Pisis fissa impressioni fugaci e dirette, memori della levità settecentesca, in schegge visive trepide e antiintellettualistiche; Bucci torna alla scena urbana d’umore impressionista cara al secondo ‘800 francese.
Persino Balla, nume del futurismo, nella sua tarda maturità ritrova gli accenti delle sue dolenti visioni prefuturiste. Guttuso, si orientano verso una ripresa in altri modi della visione tradizionale, che nutrono di eccitazioni espressioniste in cui si perde ogni descrittività in nome di un sentimento complesso ma teso, non esente da un preciso atteggiamento etico, nei confronti della città moderna.
Geometrie urbane e nuove metafisiche
Naturalmente non tutto, nell’arte italiana del ‘900, s’intende come superamento della grande tradizione.
Nel caso di un autore come Rosai si assiste addirittura a un percorso apertamente antimoderno, che all’intellettualismo dell’arte colta contrappone una pittura apertamente popolaresca nei temi e nella trattazione, orgogliosa di calarsi in un passato che gli antichi muri cittadini senza nobiltà incarnano perfettamente.
De Pisis fissa impressioni fugaci e dirette, memori della levità settecentesca, in schegge visive trepide e antiintellettualistiche; Bucci torna alla scena urbana d’umore impressionista cara al secondo ‘800 francese.
Persino Balla, nume del futurismo, nella sua tarda maturità ritrova gli accenti delle sue dolenti visioni prefuturiste. Guttuso, si orientano verso una ripresa in altri modi della visione tradizionale, che nutrono di eccitazioni espressioniste in cui si perde ogni descrittività in nome di un sentimento complesso ma teso, non esente da un preciso atteggiamento etico, nei confronti della città moderna.
Scultura, Architettura, Luogo
Alla conclusione della stagione informale l’immagine della città torna a farsi strada a vari livelli, in un dibattito che si sviluppa sino agli anni ’80.
Le nuove dimensioni della scultura si impegna a recuperare la sua identità originaria, forma autonoma e non più orprllo architettonico.
L’idea del luogo urbano si fa scena d’umore surreale (Cavaliere), vera e propria plastica architettante (Pomodoro), memoria distillata della proporzione antica (Uncini) o ancora simbolo eticamente engagé delle condizioni d’esistenza (Spagnulo). Somaini, dal canto suo, tenta esperienze di vera e propria integrazione delle arti, immaginando una scultura che operi come reagente estetico del contesto architettonico.
Gli artisti che si identificano con la nuova visione pop e con le esperienze dell’arte povera ne fanno il luogo naturale delle proprie esplorazioni, da Rotella a Schifano, da Adami a Tadini – il quale per altro verso recupera con finezza intellettuale le memorie del meccanicismo futurista – a Merz.
Icone e Iconografie
Un contributo fondamentale all’iconografia della città contemporanea è offerto naturalmente dalla fotografia, che da un ruolo squisitamente documentario matura sino ad assumere quello di strumento d’indagine e di creazione tout court.
La generazione più storicha ( Berengo Gardin e di Fontana) propone una sorta di reportage quasi saggistico della città. Sono gli autori più giovani come Ghirri e Basilico a fare della fotografia uno strumento di indagine critica specifica.
In seguito la ricerca fotografica entra a pieno titolo nel dibattito artistico.
Visioni urbane
In seno alle ultime generazioni si assiste all’assunzione del ritratto di città come di un vero e proprio genere artistico, affine e per altri versi alternativo al paesaggio. Rappresentare scene urbane è ormai tener conto di un immaginario nutrito di cinema, fotografia, letteratura, oltre che arte, non omogeneo e spesso ambiguo. Per parlare di città bisogna rimettere in gioco la miriade di immagini di città che hanno contribuito a costituire la nostra coscienza, non solo visiva.
Di un atteggiamento più legato alla condizione esistenziale del vivere la città, sono protagonisti autori come Velasco, Galliano, Cestari, mentre altri, come Chiesi, Petrus e Guaitamacchi si concentrano sull’effetto di straniamento visivo e poetico di una scena urbana la cui ultima eco è ancora metafisica.
Artisti:
Valerio Adami
Cesare Andreoni
Roberto Marcello Baldessari
Giacomo Balla
Gabriele Basilico
Gianni Berengo Gardin
Umberto Boccioni
Davide Bramante
Anselmo Bucci
Luca Campigotto
Arduino Cantafora
Vincenzo Castella
Alik Cavaliere
Daniele Cestari
Andrea Chiesi
Giacomo Costa
Tullio Crali
Mario Davico Giorgio De Chirico Filippo De Pisis
Fortunato Depero
Gerardo Dottori
Salvatore Fiume
Franco Fontana
Fillia
Maurizio Galimberti
Aldo Galli
Daniele Galliano
Luigi Ghirri
Jonathan Guaitamacchi
Renato Guttuso
Ugo La Pietra
Mario Mafai
Piero Marussig
Mario Merz
Giorgio Morandi Vinicio Paladini
Ico Parisi
Marco Petrus
Arnaldo Pomodoro
Enrico Prampolini
Luigi Presicce
Antonietta Raphaël
Ottone Rosai
Mimmo Rotella
Mario Schifano
Mario Sironi
Atanasio Soldati
Francesco Somaini
Giuseppe Spagnulo
Emilio Tadini
Giuseppe Uncini
Gianfilippo Usellini
Velasco Vitali
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