Dal Vaticano a Caserta: Vanvitelli e i suoi angeli
Dal 03 Luglio 2013 al 04 Novembre 2013
Caserta
Luogo: Caserta Palazzo Reale - Cappella Palatina
Indirizzo: Viale Douhet, 2/A
Orari: Tutti i giorni 8.30-19.30. Chiuso martedì
Enti promotori:
- Soprintendenza BAPSAE di Caserta e Benevento
Telefono per informazioni: +39 0823 448084
E-Mail info: caserta@civitamusea.it
Sito ufficiale: http://www.reggiadicaserta.beniculturali.it
Il 3 luglio alle ore 11,30 presso la Cappella Palatina della Reggia di Caserta, si inaugurerà la mostra “Dal Vaticano a Caserta: Vanvitelli e i suoi angeli”, organizzata dalla Soprintendenza BAPSAE di Caserta e Benevento diretta da Paola Raffaella David in collaborazione con il Centro Europeo per il Turismo e Cultura presieduto da Giuseppe Lepore e grazie alla sensibile disponibilità del Presidente della Fabbrica di San Pietro in Vaticano Cardinale Angelo Comastri.
L’evento si pone, dopo le tante polemiche che hanno investito la Reggia in questi ultimi giorni, come momento di condivisione nella consapevolezza dello straordinario ruolo che il Complesso vanvitelliano svolge per il territorio e nella convinzione che sia sempre possibile un dialogo produttivo tra enti impegnati per la valorizzazione di uno stesso contesto ambientale.
In mostra, ospiti graditi a Caserta due grandi angeli - dipinti dal modenese Giacomo Zoboli, tra il 1742 e il 1748, come cartoni per i mosaici della cappella di Santa Maria della Colonna, una delle sette cappelle privilegiate della Basilica di San Pietro - dialogheranno, muti, con quelli in marmo e stucco che ornano la Cappella Palatina, uno degli ambienti più straordinari della Reggia progettata e realizzata in massima parte da Luigi Vanvitelli alla metà degli anni cinquanta del secolo XVIII per Carlo di Borbone. E fu proprio il Vanvitelli - che all’epoca di Zoboli era architetto della Fabbrica di San Pietro, ed in gioventù si era impegnato come cartonista al Vaticano - a collaudare in una fase intermedia, il 22 settembre del 1747, il lavoro dell’artista modenese per la cappella di Santa Maria della Colonna.
Un evento eccezionale questo della mostra, che per la prima volta mette in stretta connessione, attraverso la figura del grande Vanvitelli, una delle sedi più prestigiose del potere dinastico e temporale e la sede della Chiesa cattolica. Nell’occasione saranno esposti numerosi e preziosissimi paramenti sacri conservati in Reggia - pianete e dalmatiche in dotazione alla Cappella Palatina o probabilmente provenienti dalle residenze reali del territorio come San Leucio e Carditello. Sarà riaperto al pubblico il piccolo Museo degli Argenti annesso alla Cappella Palatina e resi percorribili il loggiato al primo piano e la tribuna reale.
Nel corso della preparazione della mostra ci sono state due interessanti scoperte. La prima: un quadro raffigurante i lavori in corso nella cava di Castronovo di Sicilia che fornì una serie di colonne per la Cappella Palatina. Il dipinto, inedito, denota nei personaggi una mano assai vicina a quella di Antonio Joli. Ritrovato in condizioni di grave degrado in uno dei depositi della Reggia, è stato sottoposto ad intervento di restauro nell’ambito dei laboratori della Soprintendenza. Nello stesso laboratorio, inoltre, era depositata una testa di putto in marmo bianco di Carrara, rinvenuta nella canna fumaria di uno dei camini della Soprintendenza. La scultura sembra molto vicina a quelle presenti nella Cappella ed anzi è ipotizzabile che possa trattarsi dell’originaria testa di uno dei due putti del Portale d’accesso, realizzati da Gaetano Salomone, reso acefalo dopo il bombardamento del settembre del 1943.
L’evento si pone, dopo le tante polemiche che hanno investito la Reggia in questi ultimi giorni, come momento di condivisione nella consapevolezza dello straordinario ruolo che il Complesso vanvitelliano svolge per il territorio e nella convinzione che sia sempre possibile un dialogo produttivo tra enti impegnati per la valorizzazione di uno stesso contesto ambientale.
In mostra, ospiti graditi a Caserta due grandi angeli - dipinti dal modenese Giacomo Zoboli, tra il 1742 e il 1748, come cartoni per i mosaici della cappella di Santa Maria della Colonna, una delle sette cappelle privilegiate della Basilica di San Pietro - dialogheranno, muti, con quelli in marmo e stucco che ornano la Cappella Palatina, uno degli ambienti più straordinari della Reggia progettata e realizzata in massima parte da Luigi Vanvitelli alla metà degli anni cinquanta del secolo XVIII per Carlo di Borbone. E fu proprio il Vanvitelli - che all’epoca di Zoboli era architetto della Fabbrica di San Pietro, ed in gioventù si era impegnato come cartonista al Vaticano - a collaudare in una fase intermedia, il 22 settembre del 1747, il lavoro dell’artista modenese per la cappella di Santa Maria della Colonna.
Un evento eccezionale questo della mostra, che per la prima volta mette in stretta connessione, attraverso la figura del grande Vanvitelli, una delle sedi più prestigiose del potere dinastico e temporale e la sede della Chiesa cattolica. Nell’occasione saranno esposti numerosi e preziosissimi paramenti sacri conservati in Reggia - pianete e dalmatiche in dotazione alla Cappella Palatina o probabilmente provenienti dalle residenze reali del territorio come San Leucio e Carditello. Sarà riaperto al pubblico il piccolo Museo degli Argenti annesso alla Cappella Palatina e resi percorribili il loggiato al primo piano e la tribuna reale.
Nel corso della preparazione della mostra ci sono state due interessanti scoperte. La prima: un quadro raffigurante i lavori in corso nella cava di Castronovo di Sicilia che fornì una serie di colonne per la Cappella Palatina. Il dipinto, inedito, denota nei personaggi una mano assai vicina a quella di Antonio Joli. Ritrovato in condizioni di grave degrado in uno dei depositi della Reggia, è stato sottoposto ad intervento di restauro nell’ambito dei laboratori della Soprintendenza. Nello stesso laboratorio, inoltre, era depositata una testa di putto in marmo bianco di Carrara, rinvenuta nella canna fumaria di uno dei camini della Soprintendenza. La scultura sembra molto vicina a quelle presenti nella Cappella ed anzi è ipotizzabile che possa trattarsi dell’originaria testa di uno dei due putti del Portale d’accesso, realizzati da Gaetano Salomone, reso acefalo dopo il bombardamento del settembre del 1943.
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