Moretto, Savoldo, Romanino, Ceruti. 100 capolavori dalle collezioni private bresciane

Giacomo Ceruti, La spillatura del vino, olio su tela. Collezione privata

 

Dal 01 Marzo 2014 al 01 Giugno 2014

Brescia

Luogo: Palazzo Martinengo

Indirizzo: via dei Musei 30

Orari: mercoledì e giovedì 9-19.00; venerdì 9-20; sabato, domenica e festivi 10-20

Curatori: Davide Dotti

Enti promotori:

  • Provincia di Brescia

Costo del biglietto: intero € 7, ridotto € 5; scuole € 3

Telefono per informazioni: +39 030 2906403

E-Mail info: mostre@provinciadibresciaeventi.com

Sito ufficiale: http://www.provincia.brescia.it/?


L'esposizione offrirà al pubblico l'opportunità, unica e irripetibile, di entrare in contatto con il mondo segreto e inaccessibile delle dimore bresciane, scrigni di tesori d'arte di inestimabile valore, compiendo un viaggio emozionante dal Rinascimento al Manierismo, dal Barocco al Rococò.

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Previsti percorsi monotematici in città e nella provincia di Brescia quali, tra gli altri, “Alla scoperta di Moretto in città”, “Romanino in Valcamonica”, “Andrea Celesti sul lago di Garda”, “Romanino nelle chiese di Brescia”, “La collezione Lechi a Montichiari”, “Tiepolo e Pittoni nella bassa bresciana”.
Nella primavera del prossimo anno, Brescia sarà teatro di uno degli appuntamenti d’arte italiani più interessanti e attesi.
Dal 1° marzo al 1° giugno 2014, Palazzo Martinengo a Brescia ospiterà la grande mostra “Moretto, Savoldo, Romanino, Ceruti. 100 capolavori dalle collezioni private bresciane”.
L’esposizione vanta un comitato scientifico internazionale riunito dal curatore Davide Dotti, che annovera tra gli altri Pierre Rosenberg (Accademico di Francia, già direttore del Louvre di Parigi), Mina Gregori (Prof.ssa emerita Università di Firenze), Andres Ubeda (conservatore della pittura italiana del Museo del Prado, Madrid), Zsusanna Dobos (conservatore della pittura italiana Museo di Belle Arti, Budapest) e John Spike (College of William and Mary, USA).
La rassegna, promossa dalla Provincia di Brescia, organizzata da Fondazione Provincia di Brescia Eventi, riunirà per la prima volta una selezione di 100 dipinti antichi di altissima qualità provenienti dalle più importanti raccolte private della città e della provincia di Brescia, per offrire al pubblico l’opportunità, pressoché irripetibile, di entrare in contatto con il mondo segreto e inaccessibile delle dimore bresciane, scrigni di tesori d’arte di inestimabile valore.
"Con questa mostra dedicata al nostro territorio vogliamo dimostrare come, credendo nella nostra terra, possiamo trovare l'occasione per uscire dal labirinto della crisi – sottolinea il Presidente della Provincia di Brescia Daniele Molgora. Una mostra creata partendo dalla collaborazione dei bresciani che hanno messo a disposizione opere in parte inedite e, soprattutto, di grande valore. Un segno di vitalità della nostra Provincia, che probabilmente, non ha eguali. Pensiamo soltanto al fatto che il periodo temporale cui si riferiscono i capolavori, corrisponde a quello in cui Brescia era il maggiore produttore industriale (soprattutto ferro e armi) di una delle allora grandi potenze mondiali come la Repubblica di Venezia”.
“Lo splendore commerciale di quei secoli, cui faceva da contraltare una diffusa povertà nel popolo - continua Daniele Molgora - si è esplicato in più stagioni artistiche assolutamente irripetibili, che noi, bresciani di oggi, vogliamo riportare alla luce. Un modo speciale per riaffermare l'importanza di un territorio assolutamente unico e tutto da vivere, attraverso i percorsi turistico-culturali disseminati in tutta la provincia ed anche attraverso la scoperta delle sue peculiarità produttive."
Brescia è stata - e lo è ancora oggi - patria di un colto e raffinato collezionismo, silenzioso e riservato, che può essere suddiviso in due distinte categorie: quello di estrazione nobiliare e quello frutto dell’intuito e della passione per l’arte di grandi industriali, stimati professionisti e notabili che, quadro dopo quadro, hanno formato collezioni in alcuni casi uniche nel loro genere per varietà e qualità.
Nella scelta dei dipinti, l’attenzione si è focalizzata sui maestri che hanno rappresentato la gloria della scuola pittorica bresciana dal ‘400 al ‘700: da Foppa al Moretto, da Savoldo al Romanino, da Faustino Bocchi a Pietro Bellotti, da Andrea Celesti, ad Antonio Cifrondi, a Giacomo Ceruti, di cui verranno esposte per la prima volta opere inedite, affiancate ad altre già note alla critica tra cui alcune tele del famoso “ciclo di Padernello”.
La mostra, che presenterà in anteprima i più significativi ritrovamenti compiuti negli ultimi anni di ricerche che, in taluni casi, hanno consentito di riportare alla luce capolavori di cui si erano perse le tracce, consentirà anche di effettuare un viaggio attraverso secoli di storia dell’arte esplorando le differenti correnti pittoriche succedutesi nel corso del tempo – dal Rinascimento al Manierismo, dal Barocco al Rococò – di apprezzare le varie iconografie affrontate con estro e originalità dagli artisti, di istituire in città e in provincia dei percorsi monotematici quali “Romanino in Valcamonica”, “Alla scoperta di Moretto in città”, “Romanino nelle chiese di Brescia”, “Andrea Celesti sul lago di Garda”, “Tiepolo e Pittoni nella bassa bresciana”, nonché di creare legami con le Pinacoteche diffuse sul territorio bresciano, come il Museo Lechi di Montichiari.
Tra il XV e il XVI secolo, si è vissuta in Italia una straordinaria stagione artistica; protagonisti di questo momento furono tre soggetti - gli artisti, i committenti e i collezionisti - legati tra di loro dal comune denominatore del “gusto per il bello”.
Da un lato, gli artisti, con estro creativo e perizia tecnica, diedero alla luce opere che ancor oggi sanno emozionare chi le ammira; dall’altro, i committenti, appartenenti alle gerarchie ecclesiastiche, alla nobiltà o alle classi medie arricchitesi col fiorire dei commerci, investirono parte dei loro capitali commissionando dipinti, sculture e arredi destinati ad abbellire chiese e palazzi, ville e castelli; infine i collezionisti, raffinati esteti dotati di una particolare sensibilità per il bello, costituirono durante la loro vita dei veri e propri “musei privati” che talvolta, spinti da un nobile intento educativo e da un forte senso civico, donarono alla propria città.

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