Franca Ghitti. Ferro, Terra, Fuoco, Legno

© Fabio Cattabiani | Franca Ghitti, Meridiane, Spirali e Labirinti, date varie (scarti, stampi e ritagli in ferro, polvere di sfrido, terra, ghiaia), e, sullo sfondo, Altri Alfabeti / Alberi Vela, 2003, installazione in ferro

 

Dal 11 Luglio 2014 al 02 Novembre 2014

Cedegolo | Brescia

Luogo: Museo dell’Energia idroelettrica

Indirizzo: via Roma 48

Orari: giovedì e venerdì 14-19; sabato e domenica 10-12 / 14-19. Da settembre venerdì 14-19; sabato e domenica 10-12 / 14-18

Curatori: Marco Meneguzzo, Fausto Lorenzi

Enti promotori:

  • Provincia di Brescia

Costo del biglietto: intero: € 4, ridotto (fino a 25 anni e oltre 65 anni) € 3, bambini sotto i 6 anni e accompagnatori di gruppi gratuito

Telefono per informazioni: +39 02 36755700 / 342 8475113

E-Mail info: info@sim-vallecamonica.it

Sito ufficiale: http://www.sim-vallecamonica.it/


Gli spazi della ex centrale idroelettrica di Cedegolo (BS), in Valle Camonica, una delle sedi del MusIL - Museo dell’Industria e del Lavoro di Brescia, accolgono dal 12 luglio al 2 novembre 2014, la mostra di Franca Ghitti (1932-2012) dal titolo: FERRO, TERRA, FUOCO, LEGNO.
Il monumentale edificio progettato da Egidio Dabbeni ospita 50 sculture e installazioni dell’artista bresciana realizzate in ferro e legno, materiali che hanno costituito, fin dagli esordi, la sua cifra espressiva più caratteristica.
L’esposizione, curata da Marco Meneguzzo e Fausto Lorenzi, è frutto della collaborazione tra MusIL e Fondazione “Archivio Franca Ghitti”. La mostra è una delle attività di SIM – Sistema Idroelettrico e Minerario della Media Valle Comunica, un progetto finanziato da Fondazione Cariplo. L'evento ha il patrocinio della Provincia di Brescia.
Come afferma il direttore del MusIL, Pier Paolo Poggio, “Franca Ghitti manifestò con forza il suo interesse per gli spazi della ex centrale, realizzati a inizio Novecento da Egidio Dabbeni. Crediamo che l'artista avesse colto le potenzialità insite nell’incontro tra la sua visione artistica e i contenuti, le forme, i valori di cui era testimonianza la possente macchina tecnologica, simbolo e manifestazione concreta della modernità, calata in un mondo contadino, segnato da pratiche antiche di lavorazione del ferro e del legno”.
“Franca Ghitti - prosegue Pier Paolo Poggio - utilizza i materiali fondamentali, gli elementi di base del produrre, i risultati e gli scarti del lavoro artigianale di sempre, facendo opere che simboleggiano tratti costanti e universali della condizione umana. L’incontro dell’artista di Erbanno con il MusIL, a due anni dalla scomparsa, sancisce un antico proposito ed esplicita le ragioni di un rapporto che il percorso espositivo, ricco e articolato, rende comprensibile e coinvolgente”.
Le installazioni e le sculture di Franca Ghitti sembrano trovare negli spazi del museo il loro ambiente naturale. Come afferma Fausto Lorenzi, «nelle installazioni ricreate in questo spazio, la capacità di rigenerare la forma condensa, in una iterazione quasi liturgica di gesti muti, il ritmo corale di vite vissute nei borghi, nei campi, nei boschi, nelle segherie, nelle fucine d’attrezzi, nelle fabbriche, nelle metropoli”.
Il percorso espositivo che si sviluppa sui due piani, propone opere come Bosco/Wald con tondo delle offerte (1993/95), Alfabeti al femminile/Iron Memory (1998), Alberi Vela (2003), Cancelli d’Europa (2005), Meridiane, Labirinti, Vicinie.
Il percorso è ampiamente rappresentativo dell'opera di Ghitti e permette di comprendere come tale produzione vada sottratta a ogni interpretazione in chiave di testimonianza meramente locale. Come nota Marco Meneguzzo, “Ghitti è legata alle radici che sono infinitamente più profonde di ogni localismo, perché affondano sino al concetto di “strumento”, o ancora più addietro, sino all’accezione, resa visibile da questi manufatti, di “origine”. La ricerca di una originarietà, di ciò che costituisce il punto zero del rapporto tra essere e mondo, e che viene trasferito in una superficie, in una forma, senza che questa possa essere ulteriormente “spinta all’indietro” verso forme ancor più originarie, è uno dei grandi filoni dell’arte contemporanea, e appartiene anche a quelle generazioni di artisti di cui Ghitti fa parte, e di cui costituisce per di più un esempio abbastanza precoce”.
In occasione della mostra, il distretto Culturale di Valle Camonica ha realizzato una mappa con il percorso tra le opere pubbliche di Franca Ghitti, ognuna delle quali sarà corredata da un’apposita segnaletica.
Catalogo Edizioni del MusIL, con testi di Marco Meneguzzo e Fausto Lorenzi e fotografie di Fabio Cattabiani.

Franca Ghitti (Erbanno Valcamonica 1932 - Brescia 2012). Studia all’Accademia di Brera a Milano, frequenta a Parigi l’Académie de la Grande Chaumière, a Salisburgo il corso di incisione diretto da Kokoschka. Nel 1963 collabora con Emmanuel Anati alla fondazione del Centro Camuno di Studi Preistorici. Studia così le incisioni rupestri di Naquane e Bedolina, vere e proprie mappe primordiali. Anch’ella reinventa su tavolette di legno, con reti metalliche e chiodi, le sue prime Mappe. Recuperando avanzi di segheria e antichi chiodi evoca la presenza di una cultura intessuta di elementi costanti e ripetuti nelle sculture in legno (Vicinie, Rogazioni, Litanie). Nel 1966-‘67 realizza i Racconti della Valle, ciclo di affreschi per il Palazzo degli Uffici di Breno. Dal 1969 al 1971 è in Kenya, per incarico del Ministero degli Esteri, dove esegue le grandi vetrate per la chiesa degli Italiani a Nairobi. I viaggi e i contatti con molte culture tribali africane le chiariscono il valore dei codici formali come sedimenti, altri alfabeti lasciati dalle comunità e dalle strutture sociali. Rientrata in Italia, lavora in legno e in ferro, rivisitando linguaggi legati alle antiche tradizioni di lavoro nei boschi e nelle fucine. Su incarico del Ministero dei beni culturali svolge attività di ricerca in collaborazione con il Museo nazionale delle Arti e delle Tradizioni popolari di Roma. In quest’ambito di indagine storico-antropologica nel 1978 avvia, per le Edizioni Scheiwiller di Milano, la collana Arti e Tradizioni Popolari Camune (La Valle dei Magli; La farina e i giorni; Memoria del ferro). Sue mostre sono presentate in importanti sedi a Mantova, Torino, Milano, Zurigo, Heidelberg, fino alla grande antologica di Palazzo Braschi a Roma nel 1988.
L’idea di una scultura creatrice di luoghi di riflessione e identificazione collettiva si esprime in vari interventi pubblici e in grandi installazioni in ferro per varie sedi della Banca Credito Italiano. Altrettanto in mostre sulla struttura del Bosco a Milano, Regensburg, Monaco di Baviera, Pavia, Rochester; nella Città e la sua impronta nel 1994 alla Casa di Cultura italiana Zerilli-Marimò della New York University; nella Memoria del ferro a Brescia ed a Vienna; a partire dal 1993 nell’Omaggio a Brancusi a Vienna, Oradea, Cluj, Debretin, Budapest, Monaco di Baviera, New York, con allestimenti inediti in ogni sede.
Nel 1997 realizza significativi interventi pubblici, tra i quali Il segno dell’acqua, una grande struttura a cascata in ferro nel lago d’Iseo (Brescia) e l’Archivio dei materiali, un intervento ambientale con vetro-cemento, pietra, ferro e legno nel nuovo quartiere di edilizia residenziale di San Polo a Brescia. Rinnova così la ricerca sulle Mappe organizzando scarti di ferro. Nel 2000 mostra Other Alphabets alla O.K. Harris Gallery di New York; Cancelli d’Europa a Monaco di Baviera (Pasinger Fabrik), a Bilbao (Fundacion Bilbao Bizkaia Kutxa), nel 2001 nella Rocca di San Giorgio a Orzinuovi (Brescia), per la quale crea anche un grande cancello. Nel 2002, la mostra dei Cancelli d’Europa è presentata alla Young Arts Gallery di Vienna con l’Associazione degli Architetti viennesi. Nel 2003 presenta Altri Alfabeti in Palazzo Besta a Teglio, in Valtellina, e Maps-Mapping alla Cooper Union for the Advancement of Science and Art di New York. Nel 2005 grande antologica al Museo Diocesano di Milano, nel 2006 rielabora il tema dei Cancelli d’Europa in tre mostre a Brescia (Università Cattolica), Milano (Politecnico) e Houston (College of Architecture University).
Nel 2007 viene pubblicato il libro Ghitti – Iron Memory (Edizioni Mazzotta, Milano), con presentazioni in varie sedi e realizzazione di nuove installazioni (Palazzo Loggia – Brescia; Palazzo della Triennale, Milano; Accademia Tadini, Lovere). Nel 2008 la mostra Pages - Nails alla OK Harris WorkArt Gallery di New York propone le Pagine chiodate, opere inedite di grafica e scultura realizzate con carta, cartone e chiodi. Nello stesso anno partecipa con Cancelli d’Europa alla Biennale Internazionale di Scultura ad Agliè e allestisce la mostra antologica Ghitti. La città e la sua impronta nel Castello di Brescia, il cui tema è reinventato nell’ottobre 2009 con installazioni in legno, ferro e altri materiali all’École d’architecture de Paris la Villette. Nell’estate 2010 Ghitti è protagonista della prima edizione di Aperto2010 (fare]arte in valle_art on the border) in Valle Camonica, con installazioni diverse per le tre sedi della manifestazione (Bienno, Erbanno e Breno) ed espone Pagine e libri chiodati alla Fondazione Morcelli Repossi di Chiari. Nel 2011 le mostre Frammenti dell’Albero-Sculture e installazioni all’Università Bocconi di Milano, dove presenta anche il suo ultimo lavoro monografico Ghitti. La grammatica dei chiodi_The Grammar of Nail, raccolta di opere dal 1963 al 2010; l’installazione L’Ultima Cena all'Oratorio della Passione di Milano ed al Museo Diocesano di Brescia, Pagine chiodate nella Hall Manege di S.Pietroburgo, Tondi. Sculture e installazioni nella Nuova Cantina Barone Pizzini a Provaglio d’Iseo.
Franca Ghitti muore l'8 aprile, giorno di Pasqua, del 2012: lascia un’opera ingente e in parte sconosciuta. Nel 2013 nasce la Fondazione "Archivio Franca Ghitti" che avvia iniziative per la conservazione, catalogazione, studio e valorizzazione e studio dell’opera dell’artista: tra le prime, nel 2012 A Celebration of Franca Ghitti Life and Work, New York University, NY; nel 2013 l’Omaggio a Franca Ghitti del Museo Diocesano di Brescia, la mostra milanese: Franca Ghitti, Un’idea di libro, a cura di Elena Pontiggia, alla Biblioteca Sormani, Franca Ghitti: Le vie dell’acqua, Castello di Sirmione; nel 2014, Franca Ghitti, Ultima cena 1963-2011.Un'installazione . Galleria D'Arte Sacra dei Contemporanei, Villa Clerici, Milano.

SCARICA IL COMUNICATO IN PDF
COMMENTI