Béance. Materia e immagine del desiderio
Dal 22 Ottobre 2022 al 08 Gennaio 2023
Iseo | Brescia
Luogo: Fondazione l’Arsenale di Iseo
Indirizzo: Vicolo Malinconia 2
Orari: giovedì e venerdì, 15.00-18.00; sabato e domenica, 10.30-12.30 e 15.00- 18.00
Curatori: Ilaria Bignotti e Camilla Remondina
Costo del biglietto: Ingresso gratuito
E-Mail info: segreteria.arsenaleiseo@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.fondazionearsenale.it
Dal 22 ottobre 2022 all’8 gennaio 2023, l’Arsenale di Iseo (BS) ospita la mostra Béance. Materia e immagine del desiderio.
L’esposizione, curata da Ilaria Bignotti e Camilla Remondina, col patrocinio del Comune d’Iseo, presenta le opere di quattro artisti italiani contemporanei, Alberto Gianfreda (Desio, 1981), Valentina Palazzari (Terni, 1975), Francesca Pasquali (Bologna, 1980) e Laura Renna (San Pietro in Vernotico, 1971), la cui ricerca è accomunata dal frequente riutilizzo di materiali industriali, tessili e ceramici in un’ottica di recupero e trasformazione della loro storia e della cultura che custodiscono.
“Non si tratta di una mostra terapeutica - affermano le curatrici - ma di un percorso affascinante ed emozionante nel segreto dei propri desideri, attraverso la visione di installazioni e opere cariche di potenzialità materica e iconica. Una mostra che consegna, a maggior ragione oggi, la speranza di ritrovare un momento di pacificazione e di ricongiungimento con il proprio vissuto, con il proprio bisogno di amare ed essere riconosciuti.”
Nei loro lavori i quattro autori utilizzano frammenti di vasi provenienti da diverse aree geografiche, oggetti d’uso quotidiano quali ragnatori e setole industriali di PVC, contenitori di vetro e filati intrecciati.
In particolare, Alberto Gianfreda impiega frammenti ceramici di contenitori e oggetti destinati ad altro uso, per realizzare arazzi materici di spiccata intensità e crea sculture formate da vasi spezzati e poi riassemblati su maglie metalliche.
Valentina Palazzari utilizza barattoli di vetro trasparente per giocare con l’alchimia dell’acqua e del rame, affidando a tessuti resistenti il compito di tener traccia del mutamento dei due elementi. Allestite tra lo spazio interno dell’Arsenale e i suoi ambienti esterni, le opere di Palazzari sono contenitori di una memoria artigianale che si collega ai gesti quotidiani e al contempo trova in essi una potenzialità plasmatrice della memoria, ovvero il valore immateriale della storia dei popoli e delle loro culture.
Francesca Pasquali accoglie i visitatori all’ingresso dell’Arsenale con una installazione dai toni vivaci, formata da una miriade di semplici ragnatori, le spazzole togli ragnatele, che diventano varco e accesso alla mostra e, metaforicamente, a quel patrimonio di ricordi che l’opera d’arte attiva nel visitatore. All’interno dello spazio, invece, creazioni formate da lunghe setole in PVC evocano i filamenti della storia e invitano, ancora, a una visione empirica e tattile.
Laura Renna lavora con i materiali tessili a comporre grandi arazzi che riempiono gli spazi dell’Arsenale con forme evocative che rimandano a una sapienza manuale antica.
Il titolo della mostra, Béance, richiama il tentativo del filosofo francese Jacques Lacan (Parigi 1901-1981) di interpretare e mettere a fuoco la dialettica del desiderio, ovvero la modalità con la quale ogni essere umano cerca, nell’età adulta, di reintegrare l’unità perduta con la madre, conseguente alla fuoriuscita dal corpo materno, colmando il “vuoto” (béance) che ne è scaturito attraverso l’individuazione di oggetti del desiderio che lo riconducono a quell’origine affettiva.
Allo stesso modo, le opere dei quattro artisti agiscono sullo spettatore come stimolo per un processo cognitivo profondo, risvegliando nel loro inconscio immagini e parole, forme e possibili metafore di un’unità perduta.
Alberto Gianfreda (Desio, MB, 1981)
Nel 2003 si diploma in scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove si specializza nel 2005 in Arti e Antropologia del Sacro, per completare la formazione al TAM sotto la direzione di Nunzio Di Stefano. Dal 2005 collabora con l’Accademia di Belle arti di Brera di Milano presso la quale è attualmente docente di Tecniche per la scultura. Nella sua attività espositiva vanno segnalate mostre collettive e personali in luoghi significativi come nel 2008 presso la Manica del Castello di Rivoli per Real Presence a cura di Biljana Tomic e Dobrila De Negri e con il medesimo programma ha partecipato agli eventi collaterali della Biennale di Instanbul nel 2011. A Londra espone il proprio lavoro nella Estorick Collection nel 2018 e nelle sedi italiane presso il Museo Canova di Possagno nel 2014. Nel 2018 è invitato a partecipare alla Biennale di Shenzhen (Cina) e nel 2021 alla Biennale di Jingdezhen. Sono inoltre presenti opere pubbliche permanenti in sedi prestigiose come Tavola di condivisione a Palazzo Lombardia, Milano ed è autore dell’unico intervento contemporaneo permanente di adeguamento di chiese storiche in Venezia presso la chiesa dei Tolentini. Nel 2014 fonda assieme ad un gruppo di altri artisti e la curatrice Ilaria Bignotti e Giuseppina Panza di Biumo il movimento Resilienza italiana. Ha inoltre dedicato molta attenzione alle problematiche della didattica dell’arte curando nel 2020 il testo MI VIDA experiment che contiene tra i contributi l’intervento di Laura Cherubini e Biljana Tomic. Dal 2018 ha ideato e coordinando il progetto di ricerca sperimentale Leggere il territorio con l’arte in collaborazione con il MAC di Lissone per definire una metodologia utile a inserire l’arte nei processi di pianificazione urbana.
Valentina Palazzari (Terni, 1975)
Valentina Palazzari vive e lavora a Roma. La sua ricerca approfondisce i concetti di memoria, spazio e tempo per rivelare una realtà transitoria e in continuo mutamento, muovendosi liberamente tra i linguaggi della scultura, della pittura, dell’installazione e del video. L’artista realizza grandi installazioni concepite per specifici contesti con i quali stabilisce un efficace approccio dialogico a partire da un’indagine sulle proprietà fisiche e le qualità estetiche dei diversi materiali utilizzati (reti elettro-saldate, plastiche da cantiere, cavi elettrici e materiali organici), focalizzandosi sui processi naturali di ossidazione, di decomposizione e di trasformazione in relazione agli agenti esterni e al trascorrere del tempo. Tra i suoi progetti e le sue mostre: Chiamtissimo. Il Paesaggio culturale, Semifonte, Barberino Tavernelle (2022); Arteporto, Porti Imperiali di Claudio e Traiano, Roma (2021); Arte jeans, Museo del Metelino, Genova (2021); BLOKS, Real Albergo delle Povere, Palermo (2021); Klepsydra, Castello Aragonese di Ischia (2021); Mirandola, galleria a cielo aperto, Mirandola, (2020); Ruggini, galleria Il Frantoio, Capalbio (2020); Vedere lontano 1, Fondazione Luca e Katia Tomassini, Orvieto (2020); Poeta, per l’Associazione Casa Fornovecchino, Torre Alfina (2020); Racconto, in 8 episodi, canale YouTube Valentina Palazzari - Racconto (2020); #percezioni 2, Fondazione Volume!, Roma (2019); Si sta come d’autunno, SMMAVE Centro per l’Arte contemporanea, Chiesa di Santa Maria della Misericordia ai Vergini, Napoli (2019); Affuoco, Chiostro di San Francesco, Acquapendente, (2019); OPUS, M.A.r.S., Milano (2018); Passaggi di Stato, Reggia di Caserta (2018); Made in Forte, Forte dei Marmi (2017); Pirouette, Chiesa di Santa Rita in Campitelli, Roma (2017); A, MLZ Artdep gallery, Trieste (2016); Il muro dei muri, Todi Festival, Piazza del Popolo, Todi (2015). Sue opere pubbliche si trovano a Follonica (Gr), presso il Museo Magma e a Frasso Telesino (BN). Nel 2017 realizza un lavoro permanente per il foyer del teatro off-off, in Via giulia a Roma. I suoi video Castore e Polluce, 2019 e Selfportarait, nero di china, 2020 sono stati selezionati dal Miami New Media Festival per il DORCAM Museum, Miami (Florida). Nel 2020 una sua grande opera su plastica entra a far parte della collezione del contemporaneo della Reggia di Caserta.
Francesca Pasquali (Bologna, 1980)
Francesca Pasquali si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Bologna. La sua ricerca si sviluppa a partire dall’osservazione delle forme naturali, delle quali l’artista coglie le trame strutturali e le traduce in complesse ed elaborate opere e installazioni, utilizzando spesso materiali di riuso, plastici e industriali. Nel dicembre 2015 è stato costituito il Francesca Pasquali Archive, coordinato da Ilaria Bignotti quale direttore scientifico, con lo scopo di archiviare, conservare, tutelare e promuovere la sua produzione artistica attraverso progetti in corso e in futuro da sviluppare con Enti pubblici e privati, e per diffonderne il linguaggio con innovativi sistemi di comunicazione. La sua ricerca ha conseguito svariati riconoscimenti, tra i quali: nel 2020 Call Lefranc-Bourgeois, Roma (menzione speciale); nel 2019: Premio Fondazione VAF (selezionata); Villa La Saracena, Roma (primo premio); nel 2015 Premio Cairo (Finalista); nel 2014 Premio Fondazione Henraux (secondo premio). Tra le mostre personali recenti: nel 2022: DetoxCirculArt, Accademia Costume & Moda, Milano; nel 2021: Labirinto, installazione monumentale site-specific, CUBO-Museo d’Impresa del Gruppo Unipol, Bologna; Tréssa, Accademia Ligustica di Belle Arti e Metelino, Genova, nel contesto della manifestazione GenovaJeans; Natura Plastica, a cura di Francesca Passerini e Claudio Calari, Raccolta Lercaro, Bologna; nel 2020: Material Anatomy, Leila Heller Gallery, Dubai. La sua opera è presente in numerose collezioni pubbliche e private, in Italia e all’estero.
Laura Renna (San Pietro Vernotico, BR, 1971)
L’opera di Laura Renna si caratterizza per una manipolazione, processualità e commistione di discipline e di materiali diversi, dalla fotografia alla scultura all’installazione. Abituata a lavorare in occasione di grandi committenze internazionali, dal Premio Fondazione Arnaldo Pomodoro di cui si è aggiudicata la seconda edizione (2008) con l'istallazione site-specific Y for Young, alla Biennale di Shenzhen 2018 dedicata al tema Open Source, Laura Renna utilizza materiali di estrazione poverista, abbandonati e dismessi, per elaborare complesse architetture ambientali fruibili ed esperibili dal pubblico, che hanno come temi portanti la storia del luogo, le relazioni tra la sua natura e la cultura in esso sviluppatasi, la metamorfosi come processo attivatore di relazioni, il rapporto tra macro e microcosmo come sistema per creare una rete relazionale e resiliente tra le culture e i popoli, la memoria come parametro di riflessione sulla origine e sulla trasformazione della nostra civiltà. Con un linguaggio raffinato, di grande potenza visuale, Renna esprime una ricerca sensibile all’artigianalità, alla manualità, alla tradizione intesa come insieme di conoscenze e di competenze per poter sostenere il difficile compito che spetta ad un artista del XXI secolo, proiettato in una crisi occidentale ed epocale, e quindi capace di applicare risposte resilienti e coerenti al bisogno di nuovi parametri, etici e estetici, dell’umanità tutta. Il suo lavoro è stato esposto in numerose istituzioni pubbliche e private, tra cui la Galleria civica di Modena (2015, 2007), il MACRO, Roma (2019), la Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano (2010, 2008, 2006), il Museo di Arte Contemporanea di Lissone (2021, 2018), la Triennale di Milano (2008), il Palazzo Riso, Palermo (2014), il PAV-Parco Arte Vivente, Torino (2014), il Palazzo Ducale di Pavullo, Modena (2020), il Museo di Villa Croce, Genova (2020).
Inaugurazione: sabato 22 ottobre 2022, ore 11.30
L’esposizione, curata da Ilaria Bignotti e Camilla Remondina, col patrocinio del Comune d’Iseo, presenta le opere di quattro artisti italiani contemporanei, Alberto Gianfreda (Desio, 1981), Valentina Palazzari (Terni, 1975), Francesca Pasquali (Bologna, 1980) e Laura Renna (San Pietro in Vernotico, 1971), la cui ricerca è accomunata dal frequente riutilizzo di materiali industriali, tessili e ceramici in un’ottica di recupero e trasformazione della loro storia e della cultura che custodiscono.
“Non si tratta di una mostra terapeutica - affermano le curatrici - ma di un percorso affascinante ed emozionante nel segreto dei propri desideri, attraverso la visione di installazioni e opere cariche di potenzialità materica e iconica. Una mostra che consegna, a maggior ragione oggi, la speranza di ritrovare un momento di pacificazione e di ricongiungimento con il proprio vissuto, con il proprio bisogno di amare ed essere riconosciuti.”
Nei loro lavori i quattro autori utilizzano frammenti di vasi provenienti da diverse aree geografiche, oggetti d’uso quotidiano quali ragnatori e setole industriali di PVC, contenitori di vetro e filati intrecciati.
In particolare, Alberto Gianfreda impiega frammenti ceramici di contenitori e oggetti destinati ad altro uso, per realizzare arazzi materici di spiccata intensità e crea sculture formate da vasi spezzati e poi riassemblati su maglie metalliche.
Valentina Palazzari utilizza barattoli di vetro trasparente per giocare con l’alchimia dell’acqua e del rame, affidando a tessuti resistenti il compito di tener traccia del mutamento dei due elementi. Allestite tra lo spazio interno dell’Arsenale e i suoi ambienti esterni, le opere di Palazzari sono contenitori di una memoria artigianale che si collega ai gesti quotidiani e al contempo trova in essi una potenzialità plasmatrice della memoria, ovvero il valore immateriale della storia dei popoli e delle loro culture.
Francesca Pasquali accoglie i visitatori all’ingresso dell’Arsenale con una installazione dai toni vivaci, formata da una miriade di semplici ragnatori, le spazzole togli ragnatele, che diventano varco e accesso alla mostra e, metaforicamente, a quel patrimonio di ricordi che l’opera d’arte attiva nel visitatore. All’interno dello spazio, invece, creazioni formate da lunghe setole in PVC evocano i filamenti della storia e invitano, ancora, a una visione empirica e tattile.
Laura Renna lavora con i materiali tessili a comporre grandi arazzi che riempiono gli spazi dell’Arsenale con forme evocative che rimandano a una sapienza manuale antica.
Il titolo della mostra, Béance, richiama il tentativo del filosofo francese Jacques Lacan (Parigi 1901-1981) di interpretare e mettere a fuoco la dialettica del desiderio, ovvero la modalità con la quale ogni essere umano cerca, nell’età adulta, di reintegrare l’unità perduta con la madre, conseguente alla fuoriuscita dal corpo materno, colmando il “vuoto” (béance) che ne è scaturito attraverso l’individuazione di oggetti del desiderio che lo riconducono a quell’origine affettiva.
Allo stesso modo, le opere dei quattro artisti agiscono sullo spettatore come stimolo per un processo cognitivo profondo, risvegliando nel loro inconscio immagini e parole, forme e possibili metafore di un’unità perduta.
Alberto Gianfreda (Desio, MB, 1981)
Nel 2003 si diploma in scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove si specializza nel 2005 in Arti e Antropologia del Sacro, per completare la formazione al TAM sotto la direzione di Nunzio Di Stefano. Dal 2005 collabora con l’Accademia di Belle arti di Brera di Milano presso la quale è attualmente docente di Tecniche per la scultura. Nella sua attività espositiva vanno segnalate mostre collettive e personali in luoghi significativi come nel 2008 presso la Manica del Castello di Rivoli per Real Presence a cura di Biljana Tomic e Dobrila De Negri e con il medesimo programma ha partecipato agli eventi collaterali della Biennale di Instanbul nel 2011. A Londra espone il proprio lavoro nella Estorick Collection nel 2018 e nelle sedi italiane presso il Museo Canova di Possagno nel 2014. Nel 2018 è invitato a partecipare alla Biennale di Shenzhen (Cina) e nel 2021 alla Biennale di Jingdezhen. Sono inoltre presenti opere pubbliche permanenti in sedi prestigiose come Tavola di condivisione a Palazzo Lombardia, Milano ed è autore dell’unico intervento contemporaneo permanente di adeguamento di chiese storiche in Venezia presso la chiesa dei Tolentini. Nel 2014 fonda assieme ad un gruppo di altri artisti e la curatrice Ilaria Bignotti e Giuseppina Panza di Biumo il movimento Resilienza italiana. Ha inoltre dedicato molta attenzione alle problematiche della didattica dell’arte curando nel 2020 il testo MI VIDA experiment che contiene tra i contributi l’intervento di Laura Cherubini e Biljana Tomic. Dal 2018 ha ideato e coordinando il progetto di ricerca sperimentale Leggere il territorio con l’arte in collaborazione con il MAC di Lissone per definire una metodologia utile a inserire l’arte nei processi di pianificazione urbana.
Valentina Palazzari (Terni, 1975)
Valentina Palazzari vive e lavora a Roma. La sua ricerca approfondisce i concetti di memoria, spazio e tempo per rivelare una realtà transitoria e in continuo mutamento, muovendosi liberamente tra i linguaggi della scultura, della pittura, dell’installazione e del video. L’artista realizza grandi installazioni concepite per specifici contesti con i quali stabilisce un efficace approccio dialogico a partire da un’indagine sulle proprietà fisiche e le qualità estetiche dei diversi materiali utilizzati (reti elettro-saldate, plastiche da cantiere, cavi elettrici e materiali organici), focalizzandosi sui processi naturali di ossidazione, di decomposizione e di trasformazione in relazione agli agenti esterni e al trascorrere del tempo. Tra i suoi progetti e le sue mostre: Chiamtissimo. Il Paesaggio culturale, Semifonte, Barberino Tavernelle (2022); Arteporto, Porti Imperiali di Claudio e Traiano, Roma (2021); Arte jeans, Museo del Metelino, Genova (2021); BLOKS, Real Albergo delle Povere, Palermo (2021); Klepsydra, Castello Aragonese di Ischia (2021); Mirandola, galleria a cielo aperto, Mirandola, (2020); Ruggini, galleria Il Frantoio, Capalbio (2020); Vedere lontano 1, Fondazione Luca e Katia Tomassini, Orvieto (2020); Poeta, per l’Associazione Casa Fornovecchino, Torre Alfina (2020); Racconto, in 8 episodi, canale YouTube Valentina Palazzari - Racconto (2020); #percezioni 2, Fondazione Volume!, Roma (2019); Si sta come d’autunno, SMMAVE Centro per l’Arte contemporanea, Chiesa di Santa Maria della Misericordia ai Vergini, Napoli (2019); Affuoco, Chiostro di San Francesco, Acquapendente, (2019); OPUS, M.A.r.S., Milano (2018); Passaggi di Stato, Reggia di Caserta (2018); Made in Forte, Forte dei Marmi (2017); Pirouette, Chiesa di Santa Rita in Campitelli, Roma (2017); A, MLZ Artdep gallery, Trieste (2016); Il muro dei muri, Todi Festival, Piazza del Popolo, Todi (2015). Sue opere pubbliche si trovano a Follonica (Gr), presso il Museo Magma e a Frasso Telesino (BN). Nel 2017 realizza un lavoro permanente per il foyer del teatro off-off, in Via giulia a Roma. I suoi video Castore e Polluce, 2019 e Selfportarait, nero di china, 2020 sono stati selezionati dal Miami New Media Festival per il DORCAM Museum, Miami (Florida). Nel 2020 una sua grande opera su plastica entra a far parte della collezione del contemporaneo della Reggia di Caserta.
Francesca Pasquali (Bologna, 1980)
Francesca Pasquali si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Bologna. La sua ricerca si sviluppa a partire dall’osservazione delle forme naturali, delle quali l’artista coglie le trame strutturali e le traduce in complesse ed elaborate opere e installazioni, utilizzando spesso materiali di riuso, plastici e industriali. Nel dicembre 2015 è stato costituito il Francesca Pasquali Archive, coordinato da Ilaria Bignotti quale direttore scientifico, con lo scopo di archiviare, conservare, tutelare e promuovere la sua produzione artistica attraverso progetti in corso e in futuro da sviluppare con Enti pubblici e privati, e per diffonderne il linguaggio con innovativi sistemi di comunicazione. La sua ricerca ha conseguito svariati riconoscimenti, tra i quali: nel 2020 Call Lefranc-Bourgeois, Roma (menzione speciale); nel 2019: Premio Fondazione VAF (selezionata); Villa La Saracena, Roma (primo premio); nel 2015 Premio Cairo (Finalista); nel 2014 Premio Fondazione Henraux (secondo premio). Tra le mostre personali recenti: nel 2022: DetoxCirculArt, Accademia Costume & Moda, Milano; nel 2021: Labirinto, installazione monumentale site-specific, CUBO-Museo d’Impresa del Gruppo Unipol, Bologna; Tréssa, Accademia Ligustica di Belle Arti e Metelino, Genova, nel contesto della manifestazione GenovaJeans; Natura Plastica, a cura di Francesca Passerini e Claudio Calari, Raccolta Lercaro, Bologna; nel 2020: Material Anatomy, Leila Heller Gallery, Dubai. La sua opera è presente in numerose collezioni pubbliche e private, in Italia e all’estero.
Laura Renna (San Pietro Vernotico, BR, 1971)
L’opera di Laura Renna si caratterizza per una manipolazione, processualità e commistione di discipline e di materiali diversi, dalla fotografia alla scultura all’installazione. Abituata a lavorare in occasione di grandi committenze internazionali, dal Premio Fondazione Arnaldo Pomodoro di cui si è aggiudicata la seconda edizione (2008) con l'istallazione site-specific Y for Young, alla Biennale di Shenzhen 2018 dedicata al tema Open Source, Laura Renna utilizza materiali di estrazione poverista, abbandonati e dismessi, per elaborare complesse architetture ambientali fruibili ed esperibili dal pubblico, che hanno come temi portanti la storia del luogo, le relazioni tra la sua natura e la cultura in esso sviluppatasi, la metamorfosi come processo attivatore di relazioni, il rapporto tra macro e microcosmo come sistema per creare una rete relazionale e resiliente tra le culture e i popoli, la memoria come parametro di riflessione sulla origine e sulla trasformazione della nostra civiltà. Con un linguaggio raffinato, di grande potenza visuale, Renna esprime una ricerca sensibile all’artigianalità, alla manualità, alla tradizione intesa come insieme di conoscenze e di competenze per poter sostenere il difficile compito che spetta ad un artista del XXI secolo, proiettato in una crisi occidentale ed epocale, e quindi capace di applicare risposte resilienti e coerenti al bisogno di nuovi parametri, etici e estetici, dell’umanità tutta. Il suo lavoro è stato esposto in numerose istituzioni pubbliche e private, tra cui la Galleria civica di Modena (2015, 2007), il MACRO, Roma (2019), la Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano (2010, 2008, 2006), il Museo di Arte Contemporanea di Lissone (2021, 2018), la Triennale di Milano (2008), il Palazzo Riso, Palermo (2014), il PAV-Parco Arte Vivente, Torino (2014), il Palazzo Ducale di Pavullo, Modena (2020), il Museo di Villa Croce, Genova (2020).
Inaugurazione: sabato 22 ottobre 2022, ore 11.30
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