Street Art - Banksy & Co. L’arte allo stato urbano
Dal 18 Marzo 2016 al 26 Giugno 2016
Bologna
Luogo: Palazzo Pepoli - Museo della Storia di Bologna
Indirizzo: via Castiglione 8
Orari: Lunedì 14.30-20; Martedì, Mercoledì, Giovedì 10-20; Venerdì 10-22; Sabato e Domenica 10-20
Curatori: Luca Ciancabilla, Christian Omodeo, Sean Corcoran
Enti promotori:
- Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna
- Genus Bononiae. Musei nella città
- Arthemisia Group
Costo del biglietto: intero € 13, ridotto € 11, ridotto gruppi € 11 (prenotazione obbligatoria, min 15 max 25 persone, microfonaggio obbligatorio), scuole € 5
Telefono per informazioni: +39 051 7168808
E-Mail info: info@genusbonoiae.it
Sito ufficiale: http://www.mostrastreetart.it
Sul finire degli anni Sessanta del ‘900, nuove pratiche artistiche urbane sono apparse in diverse città del mondo occidentale, con l’intento di ridefinire la nozione di arte nello spazio pubblico. Sotto l’etichetta street art, riuniamo oggi diverse forme di arte pubblica indipendente, che riprendendo i codici della cultura pop e del graffittismo, utilizzano il dialogo tra la strada e il web per dare vita a forme decisamente innovative.
Dopo dieci lustri, il fenomeno socio-culturale del graffitismo urbano ha guadagnato una rilevanza unica nel panorama della creatività contemporanea: le opere di artisti come Banksy hanno invaso le maggiori città del mondo, e dagli anni Ottanta a oggi la stessa Bologna si è affermata come punto di riferimento per molti artisti - da Cuoghi Corsello a Blu, passando per Dado e Rusty - che hanno scelto proprio la città Felsina per lasciare il loro segno sui muri.
Dal 18 marzo questa forma d’arte è raccontata nella sua evoluzione, interezza e spettacolarità nelle sale di Palazzo Pepoli - Museo della Storia di Bologna con una grande mostra intitolata Street Art - Banksy & Co.
La mostra, prodotta e organizzata da Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Genus Bononiae. Musei nella città e Arthemisia Group, curata da Luca Ciancabilla, Christian Omodeo e Sean Corcoran, intende spiegare il valore culturale e l’interesse artistico della street art.
Il progetto nasce dalla volontà del Professor Fabio Roversi-Monaco, Presidente di Genus Bononiae, e di un gruppo di esperti nel campo della street art e del restauro con l’obiettivo di avviare una riflessione sui principi e sulle modalità della salvaguardia e conservazione di queste forme d’arte.
«Il recupero di opere d’arte contemporanea - afferma Roversi-Monaco - come i graffiti sui muri di strutture ubicate in zone periferiche della città - strutture che hanno subito e rischiano la demolizione per programmi di sviluppo urbano già definiti e spesso attuati - non è un atto vandalico. Occorre uscire dal conformismo latente e dannoso di chi vuole per forza criticare questa operazione e non ne prende in considerazione l’aspetto culturalmente rilevante e per ciò stesso meritorio. Il senso della mostra “Street Art Banksy and Co. L’arte allo stato urbano” vuole essere questo, e siamo certi che la città parteciperà con grande attenzione a questa iniziativa».
La mostra Street Art - Banksy & Co. racconta per la prima volta le influenze sulle arti visive che la street art ha avuto e continua ad avere, passando per quell’estetica che nacque a New York negli anni ‘70 grazie alla passione per il lettering e il name writing di giovani dei quartieri periferici della città. Espone le opere di autori associati al graffiti writing e alla street art, per creare lungo il percorso le assonanze tra le diverse produzioni e spiegare il modo in cui sono state recepite dalla società.
Il patrimonio artistico è protagonista dell’inedita esposizione ospitata a Palazzo Pepoli, che con la sua corte coperta riproduce quella che potrebbe essere una porzione di città, luogo ideale per raccontare una tappa importante della storia di Bologna. L’evento porterà inoltre per la prima volta in Italia parte della collezione del pittore statunitense Martin Wong donata nel 1994 al Museo della Città di New York, presentata nella mostra City as Canvas: Graffiti Art from the Martin Wong Collection, a cura di Sean Corcoran curatore di stampe e fotografie del Museo.
Come mostra dentro la mostra, la sezione vuole individuare la New York del 1980, nella quale si potranno ammirare lavori dei più grandi graffiti writers e street artists statunitensi come Dondi White, Keith Haring, e Lady Pink.
La mostra, prodotta e organizzata da Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Genus Bononiae. Musei nella città e Arthemisia Group, curata da Luca Ciancabilla, Christian Omodeo e Sean Corcoran, intende spiegare il valore culturale e l’interesse artistico della street art.
Il progetto nasce dalla volontà del Professor Fabio Roversi-Monaco, Presidente di Genus Bononiae, e di un gruppo di esperti nel campo della street art e del restauro con l’obiettivo di avviare una riflessione sui principi e sulle modalità della salvaguardia e conservazione di queste forme d’arte.
«Il recupero di opere d’arte contemporanea - afferma Roversi-Monaco - come i graffiti sui muri di strutture ubicate in zone periferiche della città - strutture che hanno subito e rischiano la demolizione per programmi di sviluppo urbano già definiti e spesso attuati - non è un atto vandalico. Occorre uscire dal conformismo latente e dannoso di chi vuole per forza criticare questa operazione e non ne prende in considerazione l’aspetto culturalmente rilevante e per ciò stesso meritorio. Il senso della mostra “Street Art Banksy and Co. L’arte allo stato urbano” vuole essere questo, e siamo certi che la città parteciperà con grande attenzione a questa iniziativa».
Il progetto di “strappo” e restauro, una sperimentazione condotta dal laboratorio di restauro Camillo Tarozzi, Marco Pasqualicchio e Nicola Giordani su alcuni muri bolognesi di Blu - uno dei dieci street artists migliori al mondo come riporta una classifica del The Guardian del 2011 -, quali il grande murale delle ex Officine di Casaralta (Senza titolo, 2006) e il murale della facciata delle ex Officine Cevolani (Senza titolo, 2003) destinati altrimenti alla demolizione, è parso come un’occasione propizia per una mostra che vuole contribuire all’attuale dibattito internazionale: da anni, infatti, la comunità scientifica pone l’attenzione sul problema della salvaguardia di queste testimonianze dell’arte contemporanea e della loro eventuale e possibile “musealizzazione” a discapito dell’originaria collocazione ma a favore della loro conservazione e trasmissione ai posteri.
La mostra Street Art - Banksy & Co. racconta per la prima volta le influenze sulle arti visive che la street art ha avuto e continua ad avere, passando per quell’estetica che nacque a New York negli anni ‘70 grazie alla passione per il lettering e il name writing di giovani dei quartieri periferici della città. Espone le opere di autori associati al graffiti writing e alla street art, per creare lungo il percorso le assonanze tra le diverse produzioni e spiegare il modo in cui sono state recepite dalla società.
Il patrimonio artistico è protagonista dell’inedita esposizione ospitata a Palazzo Pepoli, che con la sua corte coperta riproduce quella che potrebbe essere una porzione di città, luogo ideale per raccontare una tappa importante della storia di Bologna.
Il fine utopistico e l’intento sono proteggere e conservare questa forma d’arte e portare le attuali politiche culturali a riconoscere l’esigenza di una ridefinizione degli strumenti d’intervento nello spazio urbano perché i graffiti - oggi più di ieri - influenzano il mondo della grafica, il gusto delle persone, l’Arte intera di questo secolo. LA MOSTRA Il percorso espositivo si articola in tre tematiche - la Città dipinta, la Città scritta, la Città trasformata - che esplicano il concetto di Città come luogo di dinamiche sociali e culturali, ma, in parallelo, il visitatore potrà scoprire anche le diverse modalità con cui, fin dagli anni ’70, queste pratiche artistiche urbane sono state, per così dire, archiviate e storicizzate.
La prima sezione intitolata alla Città dipinta raccoglie opere prodotte per il mercato e pezzi provenienti dalla strada. Il percorso offre una retrospettiva sul lavoro di tre rappresentanti fondamentali della street art degli anni 2000: Banksy, Blu e il duo brasiliano degli Os Gemeos. Banksy, di Bristol, classe 1974 è un artista inglese le cui opere sono spesso a sfondo satirico e riguardano argomenti come la politica, la cultura e l’etica.
I suoi stencils sono comparse proprio a Bristol e nelle maggiori capitali europee e americane, non solo sui muri delle strade, ma anche nei posti più impensabili come le gabbie dello zoo di Barcellona. Sono i suoi famosi Rats - soggetto scelto dal grande Banksy e con il quale ha coperto tutta Londra - i protagonisti della prima parte di questa sezione, accanto a opere come Love is in the air, (2003, Parigi, Collezione privata) e Girl with gas mask, (2002, Amburgo, Reinking Collection).
Blu è lo pseudonimo di un artista di Senigallia, considerato tra i migliori street artists al mondo. A lui è dedicata un’intera sala con i video prodotti negli anni 2000 e raccolti nel dvd Sketch Notebook (2010).
Blu inizia a farsi conoscere a partire dal 1999 attraverso una serie di graffiti eseguiti nel centro storico di Bologna e in periferia, negli spazi occupati del centro sociale Livello 57. A partire dal 2001 le sue opere - eseguite con vernici e grazie a rulli montati su bastoni telescopici - coprono superfici pittoriche gigantesche: i suoi soggetti sono figure di umanoidi dai connotati sarcastici o talvolta drammatici il cui immaginario sembra ispirarsi al mondo dei fumetti e dei videogiochi. In mostra l’opera di Blu Senza titolo del 2006 proveniente da Bologna (Associazione Italian Graffiti) copre un grande muro alto 12 metri. Os Gemeos sono due gemelli nati nel 1974 a San Paolo in Brasile dove hanno cominciato a dipingere graffiti dal 1987 influenzando questa tipologia d’arte e contribuendo a definire uno stile del Brasile. Il loro lavoro presenta spesso personaggi dalla pelle gialla - come The Guitar (2007, Amburgo, Reinking Collection) - e i soggetti spaziano da ritratti di famiglia, al sociale, alle politiche di San Paolo e al folklore brasiliano.
In questa sezione anche opere del noto artista urbano Invader che semina in angoli di strade di tutto il mondo tasselli a mosaico che riproducono personaggi ispirati ai videogiochi arcade Space Invaders del 1978. In mostra opere come Black Extension (Collezione Jacques et Thierry, Parigi, 2009) congiuntamente ai lavori di Blek le Rat - grande influencer dei più famosi street artists - come Michelangelo with rats (1987, Courtesy Blek le Rat and Wunderkammern Gallery), accanto agli stencils del duo di Brooklyn Faile.
Altri grandi esponenti dell’arte di strada di fama mondiale spiccano all’interno dell’esposizione: Dran, Ron English, Shepard Fairey aka Obey , Swoon e Daim.
La sezione Città scritta s’ispira alle ricerche fondamentali di Armando Petrucci - filologo, paleografo e medievista italiano - sulle diverse forme di scrittura nello spazio pubblico tra XI e XX secolo come rilettura storiografica della tag: la forma più basilare di graffiti che, come forma di scrittura caratteristica della nostra epoca, è la firma del writer realizzata con spray o marker.
Una collezione di opere e autentici “strappi” di muri delle città mettono in scena le diverse forme di graffitismo e writing, ponendo a confronto le esperienze nazionali - come quelle del mai dimenticato artista fiorentino Tommaso Tozzi, uno dei primi italiani a dipingere graffiti sui muri di Firenze -, con quelle europee come i graffiti Punk olandesi.
In omaggio alla città di Bologna, fra le principali capitali italiane dell’Urban Art e del Graffiti writing, in questa sezione lavori del duo Cuoghi Corsello (Spaccare tutto, intervento site specific, 2016), di Rusty e di Dado accanto a video, installazioni, fotografie di graffiti writers e artisti considerati tra i migliori rappresentanti di questo genere dal 2000 al 2010 come Daniele Pario Perra (Anarchetiquette. God shave the queen, ex Centrale del latte Catania, Bologna), di Steve Raviez (Fotografie della scena graffiti Punk di Amsterdam, 1979 ca., Amsterdam, Dutch Graffiti Collection), di AREK (Collezione privata di tags, Parigi, 1990). La Città trasformata è una vista ravvicinata sulla New York del 1980, una mostra dentro la mostra che presenta nella sua interezza la collezione donata nel 1994 dal pittore statunitense Martin Wong al Museo della Città di New York, che giunge per la prima volta in Italia.
Cocurata da Sean Corcoran, curatore del Museo newyorkese, la sezione pone a confronto l’arte dei graffiti di quel decennio - al momento della sua consacrazione sul mercato - e artisti come Keith Haring John Fekner e Don Leitch che crearono un ponte tra l’estetica della strada e l’arte contemporanea.
Grazie a questo omaggio a New York e alla cultura artistica statunitense pensato dal curatore, si potranno ammirare lavori su tela, carta, sketch firmati dai più grandi street artists statunitensi come Rammellzee, Christopher “Daze” Ellis, Futura, Keith Haring, LA II, Lady Pink, e Lee Quiñones.
In mostra il lavoro di Blade (Senza titolo, 1985 ca., New York, Museum of the City of New York), l’opera a più mani intitolata Wicked Gary's tag collection (1970-1972, New York, Museum of the City of New York), Futura con Interkosmos, (1984, Parigi, Collezione Jacques et Thierry), Keith Haring (Subway Poster, 1983-1984, Collezione privata), e Daze (Pursuit, 1985, Martina Franca, Fondazione Studio Carrieri Noesi).
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