Storia e Memoria di Bologna - Lapidario del Museo Civico Medievale
Dal 08 Febbraio 2021 al 08 Febbraio 2021
Bologna
Luogo: Sito web
Indirizzo: online
Curatori: Museo civico del Risorgimento di Bologna
Sito ufficiale: http://www.storiaememoriadibologna.it
È dedicato al Lapidario del Museo Civico Medievale il nuovo scenario del portale Storia e Memoria di Bologna, il progetto digitale avviato nel 2014 dal Museo civico del Risorgimento | Istituzione Bologna Musei per rendere accessibile a tutti gli utenti del web una memoria collettiva sugli avvenimenti storici che hanno interessato la città e la sua area metropolitana nel periodo compreso tra l'età napoleonica e la Liberazione del 1945.
Uno strumento ideato per rispondere alla domanda pubblica di storia e memoria su periodi ed eventi del passato, la cui conoscenza è fondamentale per la comprensione del tempo presente.
Dopo il focus tematico sulla memoria del secolare Governo Pontificio nella città felsinea, ripercorso attraverso i 188 stemmi che decorano la maestosa Sala Urbana di Palazzo d'Accursio, la collaborazione scientifica con i Musei Civici d'Arte Antica nella valorizzazione del patrimonio storico-artistico cittadino si rinnova con un approfondimento monografico sulla raccolta di 41 epigrafi di epoca ed impiego differenti, prevalentemente provenienti dall'area urbana bolognese, costituitasi prevalentemente tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, nella fase storica post-risorgimentale in cui in Italia si andava istituzionalizzando la forma del “museo civico” come nuova componente del sistema museale italiano.
L’esemplificazione ricca e variegata documentata da questo corpus di reperti consente al pubblico di avvicinarsi a temi di grande rilievo e interesse, come il rapporto tra fenomeni grafici e spazio pubblico della città, con le relative implicazioni sotto il profilo non solo formale ma anche simbolico e ideologico, e l’evoluzione della scrittura e del lavoro che la produce in ambito monumentale.
Il nuovo capitolo, che va ad affiancarsi ai sette già consultabili, rispettivamente incentrati su Certosa di Bologna, Prima Guerra Mondiale, Lotta di Liberazione 1943-45, Bologna nell'Ottocento, Lapidi cittadine e il già citato Governo Pontificio, è raggiungibile all'indirizzo www.storiaememoriadibologna.it/lapidario-museo-civico-medieval.
La collezione comprende materiali di natura eterogenea prevalentemente provenienti dall'area urbana bolognese, acquisiti in seguito a ristrutturazioni di chiese e monumenti, scavi o demolizioni di edifici e cinta murarie, donazioni. Il nucleo più ragguardevole si compone di 41 manufatti lapidei tra epigrafi e cippi (31) e stemmi (10), databili in un arco temporale compreso tra Alto Medioevo e XVII secolo, che si connota in particolare per la ricorrenza di iscrizioni relative alle professioni e alle attività di società e comunità organizzate, soprattutto laiche.
A partire dai fondamentali studi di Bruno Breveglieri, ex docente di Diplomatica all’Università “Carlo Bo” di Urbino e curatore dell’attuale ordinamento espositivo del Lapidario del Museo Civico Medievale, per ogni lapide è stata predisposta una scheda che contiene informazioni sull’utilizzo originario, la destinazione e i fruitori, oltre a una riproduzione fotografica. Le iscrizioni latine ed ebraiche sono state trascritte e tradotte, ove necessario anche commentate. In base a questi elementi distintivi, i manufatti sono stati raggruppati in cinque categorie tematiche, riprodotte anche nello scenario on line: Testimonianze altomedievali e gotiche, Epigrafi sepolcrali, Stemmi, Epigrafi cinque e seicentesche, Le mura di Bologna.
Con la riscoperta della funzione civile e politica dello spazio urbano aperto intervenuta in Italia tra l’XI e il XIII secolo, in naturale connessione con l’evolversi delle strutture politiche, sociali e culturali dell’istituzione comunale di Bologna, la nuova epigrafia pubblica trovò la sua sede naturale innanzitutto nelle stesse strutture degli edifici sacri. Nelle chiese e cattedrali la materializzazione della parola aveva continuato a trasmettersi dalla tarda antichità attraverso tutto l’alto Medioevo, seppur con esistenza stentata, non solo sulle superfici interne ma anche su quelle dei grandi muri esterni che divennero i supporti epigrafici per eccellenza. Le iscrizioni finirono così per costituire parte essenziale dello spazio urbano prospiciente, e perciò della vita cittadina che in esso si svolgeva.
Anche per chi non sapeva leggere o i cui occhi non erano in grado di distinguere i segni alfabetici, la consuetudine visiva maturata con la parola iscritta attribuì alla scrittura monumentale una crescente funzione didascalica di trasmissione di messaggi rivolti alla collettività. Se dunque i nuovi spazi che la civiltà comunale dischiude all’uso della scrittura, in primo luogo nei monumenti all’aperto, non potevano non essere condizionati dagli atteggiamenti mentali degli incisori e dei committenti, nelle epigrafi si trova depositata la registrazione di eventi pubblici e privati, in vario grado memorabili. Questi fogli di pietra ancora oggi ci parlano, come fonti uniche e inusuali della vita quotidiana del tempo in cui furono incisi, per raccontare la storia minima di figure comuni come ostiari, studenti, fabbri, speziali, notai oppure la grande storia di abati e potenti famiglie nobiliari come i Della Rovere di papa Giulio II, di cui si conserva qui lo scudo araldico.
Alcuni pezzi della raccolta si distinguono per il rilevante interesse documentario ed estetico. Il più antico è la lapide funebre dell’ostiario Martino (VII-VIII secolo) in pietra calcarea con scrittura capitale. Si tratta di una rarissima testimonianza epigrafica altomedievale di ambito bolognese relativa ad un ostiario, un membro di grado inferiore nella gerarchia ecclesiastica che aveva la funzione di custode delle porte e del mantenimento dell’ordine nelle chiese.
A testimonianza della fondamentale rilevanza sociale, economica e politica che le corporazioni di arti e mestieri ebbero nel periodo bassomedievale, vi sono le due lapidi della Società degli Speziali e della Società dei Fabbri.
L'iscrizione incisa in scrittura maiuscola gotica nella prima lapide, documento unico nel suo genere, contiene le quattro forme e misure in cui doveva essere prodotta a Bologna e nel contado la carta bambagina. Reca ai lati lo stemma della società degli Speziali (due pestelli dentro un mortaio), in quanto i produttori di carta locali all'epoca erano iscritti a questa società. Il presente bassorilievo è probabilmente un documento interno ad uso degli Speziali; i formati riproducono quelli riportati dal 1389 sulle mura del palazzo del Comune, analogamente alle altre misure - in parte ivi ancora visibili - in uso nel territorio bolognese.
La seconda lapide, anch'essa incisa in scrittura maiuscola gotica, proviene dalla sede della Società dei Fabbri e contiene i nomi degli ufficiali del 1422. Probabilmente fu posta in un edificio nell'isolato di Via Altabella, forse nella casa in cappella di San Nicolò degli Albari acquistata il 28 aprile 1422. Non è da escludere che i segni incisi, a formare due grandi rettangoli, riportino le misure regolamentate di qualche manufatto prodotto dalla società.
La copia rinascimentale dell’iscrizione funeraria romana dedicata a Aelia Laelia Crispis, anch’essa in pietra calcarea con scrittura capitale, è invece celebre esemplare di una cultura ermetica congiunta a componenti ludiche, in voga negli ambienti colti bolognesi del Cinquecento. L'enigmatico epitaffio dedicato da Lucio Agatone Prisco a Elia Lelia Crispi fu scolpito nel XVI secolo per volontà del Gran Maestro dei Cavalieri Gaudenti Achille Volta e in origine apposto nel complesso di Santa Maria di Casaralta, priorato dell'Ordine, alla periferia di Bologna. Noto come “pietra di Bologna”, questo manufatto dall’aura alchemica ebbe in passato uno straordinario successo fra gli studenti universitari e i viaggiatori italiani e stranieri. Vari pensatori, eruditi, storici e cultori di esoterismo si avvicendarono nel fornire spiegazioni dell'"enigma", mentre il nome di Aelia trovava posto in dizionari enciclopedici settecenteschi. Il Romanticismo provocò un nuovo risveglio di interesse per l'iscrizione e la sua citazione nella letteratura europea (Walter Scott, Gérard de Nerval). La pietra ebbe ancora diverse vicissitudini, giungendo persino a scampare ad un bombardamento aereo nel 1943.
Di rilevante interesse è inoltre la memoria sepolcrale di Avraham Yaghel da Fan (Àbramo Jaghel da Fano), poi lapide commemorativa di Simone Tassi. Il marmo, databile al XVI secolo, proviene dall'antico Cimitero ebraico di Bologna, in seguito distrutto e profanato, appartenente alla Comunità prima della Bolla emanata da papa Pio V nel 1569 con la quale si bandivano tutti gli Ebrei residenti nello stato pontificio, ad eccezione delle città di Roma e Ancona. L'epigrafe ebraica è scritta in poesia rimata, su due colonne, nella prima in versi di sette silabe e nella seconda di sei. Avraham Yaghel apparteneva certamente alla famiglia dei banchieri da Fano, che avevano ottenuto il permesso di aprire banchi di prestito a Firenze nel 1514, e la sua presenza a Bologna è con ogni probabilità da ricondursi al trasferimento dopo l'espulsione degli Ebrei da Firenze nel 1527.
Sopravvissuto per secoli solo nel toponimo di “Orto degli Ebrei”, del principale luogo di sepoltura degli ebrei bolognesi in epoca medievale si era persa ogni traccia fino a quando, nel 2012-2014, la sua eccezionale scoperta durante una campagna di scavi archeologici in via Orfeo ne ha fatto la più vasta area cimiteriale medievale mai indagata in città e fulcro di un progetto di studio e valorizzazione del patrimonio culturale e della storia della comunità ebraica bolognese tra il XIV e il XVI secolo.
Il Lapidario del Museo Civico Medievale
L'edificio in cui è situato il Lapidario del Museo Civico Medievale si trova in via Porta di Castello a Bologna, organicamente inglobato all'interno dell'area cortiliva dell'antico Palazzo Ghisilardicon accesso da via Manzoni 4. Fu adibito ad usi diversi prima del totale recupero funzionale avvenuto nell'ultimo ventennio del Novecento.
Un tempo sistemato nel secondo cortile della sede del Museo Civico di Palazzo Galvani, in via dell'Archiginnasio, l’attuale allestimento ricavato nelle sale che costituivano le scuderie di Palazzo Ghisilardi è stato realizzato in modo da poter sfruttare l’ampia superficie della sala, adibita negli ultimi decenni a spazio espositivo per mostre temporanee e sala che ospita l'intensa programmazione di conferenze e incontri pubblici promossi dai Musei Civici d'Arte Antica.
www.museibologna.it/arteantica
Il portale “Storia e Memoria di Bologna”
“Storia e Memoria di Bologna” è un progetto a cura del Museo civico del Risorgimento di Bologna, con l’obiettivo di raccontare il passato della città emiliana attraverso il linguaggio dei monumenti.
Il portale www.storiaememoriadibologna.it, creato nel 2014, dà voce ai protagonisti maggiori e minori della storia, nel periodo compreso tra l’età Napoleonica e la Liberazione del 1945, attraverso i percorsi privilegiati degli scenari tematici. L’archivio digitale di ogni scenario racconta la storia del periodo trattato attraverso informazioni in continuo aggiornamento: profili biografici, linee del tempo, mappe, documenti, schede di opere d’arte, fonti e un’ampia emeroteca scaricabile.
Il portale web è una sorta di grande libro della memoria bolognese, dove le informazioni sui personaggi, gli eventi, i luoghi, i monumenti, le opere artistiche, si intrecciano mettendo in relazione il piano della storia di un singolo evento o individuo con quello della storia nazionale internazionale.
La realizzazione del sito è resa possibile anche grazie agli oltre 100 autori di contenuti che, con il coordinamento scientifico del Museo civico del Risorgimento, hanno contribuito a rendere dinamico il patrimonio informativo connettendo gli eventi alle persone che ne hanno fatto parte, ai luoghi in cui sono svolti e alle opere che ne danno testimonianza.
Nella sua scansione su base cronologica e tematica, ogni scenario del sito si configura inoltre come una valida risorsa anche per la ricerca storiografica e l'apprendimento della storia nella pratica didattica, grazie ad un metodo narrativo ipertestuale che fa dialogare immagini e parole, apparati iconografici e documentari.
www.storiaememoriadibologna.it
www.storiaememoriadibologna.it/crediti
Uno strumento ideato per rispondere alla domanda pubblica di storia e memoria su periodi ed eventi del passato, la cui conoscenza è fondamentale per la comprensione del tempo presente.
Dopo il focus tematico sulla memoria del secolare Governo Pontificio nella città felsinea, ripercorso attraverso i 188 stemmi che decorano la maestosa Sala Urbana di Palazzo d'Accursio, la collaborazione scientifica con i Musei Civici d'Arte Antica nella valorizzazione del patrimonio storico-artistico cittadino si rinnova con un approfondimento monografico sulla raccolta di 41 epigrafi di epoca ed impiego differenti, prevalentemente provenienti dall'area urbana bolognese, costituitasi prevalentemente tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, nella fase storica post-risorgimentale in cui in Italia si andava istituzionalizzando la forma del “museo civico” come nuova componente del sistema museale italiano.
L’esemplificazione ricca e variegata documentata da questo corpus di reperti consente al pubblico di avvicinarsi a temi di grande rilievo e interesse, come il rapporto tra fenomeni grafici e spazio pubblico della città, con le relative implicazioni sotto il profilo non solo formale ma anche simbolico e ideologico, e l’evoluzione della scrittura e del lavoro che la produce in ambito monumentale.
Il nuovo capitolo, che va ad affiancarsi ai sette già consultabili, rispettivamente incentrati su Certosa di Bologna, Prima Guerra Mondiale, Lotta di Liberazione 1943-45, Bologna nell'Ottocento, Lapidi cittadine e il già citato Governo Pontificio, è raggiungibile all'indirizzo www.storiaememoriadibologna.it/lapidario-museo-civico-medieval.
La collezione comprende materiali di natura eterogenea prevalentemente provenienti dall'area urbana bolognese, acquisiti in seguito a ristrutturazioni di chiese e monumenti, scavi o demolizioni di edifici e cinta murarie, donazioni. Il nucleo più ragguardevole si compone di 41 manufatti lapidei tra epigrafi e cippi (31) e stemmi (10), databili in un arco temporale compreso tra Alto Medioevo e XVII secolo, che si connota in particolare per la ricorrenza di iscrizioni relative alle professioni e alle attività di società e comunità organizzate, soprattutto laiche.
A partire dai fondamentali studi di Bruno Breveglieri, ex docente di Diplomatica all’Università “Carlo Bo” di Urbino e curatore dell’attuale ordinamento espositivo del Lapidario del Museo Civico Medievale, per ogni lapide è stata predisposta una scheda che contiene informazioni sull’utilizzo originario, la destinazione e i fruitori, oltre a una riproduzione fotografica. Le iscrizioni latine ed ebraiche sono state trascritte e tradotte, ove necessario anche commentate. In base a questi elementi distintivi, i manufatti sono stati raggruppati in cinque categorie tematiche, riprodotte anche nello scenario on line: Testimonianze altomedievali e gotiche, Epigrafi sepolcrali, Stemmi, Epigrafi cinque e seicentesche, Le mura di Bologna.
Con la riscoperta della funzione civile e politica dello spazio urbano aperto intervenuta in Italia tra l’XI e il XIII secolo, in naturale connessione con l’evolversi delle strutture politiche, sociali e culturali dell’istituzione comunale di Bologna, la nuova epigrafia pubblica trovò la sua sede naturale innanzitutto nelle stesse strutture degli edifici sacri. Nelle chiese e cattedrali la materializzazione della parola aveva continuato a trasmettersi dalla tarda antichità attraverso tutto l’alto Medioevo, seppur con esistenza stentata, non solo sulle superfici interne ma anche su quelle dei grandi muri esterni che divennero i supporti epigrafici per eccellenza. Le iscrizioni finirono così per costituire parte essenziale dello spazio urbano prospiciente, e perciò della vita cittadina che in esso si svolgeva.
Anche per chi non sapeva leggere o i cui occhi non erano in grado di distinguere i segni alfabetici, la consuetudine visiva maturata con la parola iscritta attribuì alla scrittura monumentale una crescente funzione didascalica di trasmissione di messaggi rivolti alla collettività. Se dunque i nuovi spazi che la civiltà comunale dischiude all’uso della scrittura, in primo luogo nei monumenti all’aperto, non potevano non essere condizionati dagli atteggiamenti mentali degli incisori e dei committenti, nelle epigrafi si trova depositata la registrazione di eventi pubblici e privati, in vario grado memorabili. Questi fogli di pietra ancora oggi ci parlano, come fonti uniche e inusuali della vita quotidiana del tempo in cui furono incisi, per raccontare la storia minima di figure comuni come ostiari, studenti, fabbri, speziali, notai oppure la grande storia di abati e potenti famiglie nobiliari come i Della Rovere di papa Giulio II, di cui si conserva qui lo scudo araldico.
Alcuni pezzi della raccolta si distinguono per il rilevante interesse documentario ed estetico. Il più antico è la lapide funebre dell’ostiario Martino (VII-VIII secolo) in pietra calcarea con scrittura capitale. Si tratta di una rarissima testimonianza epigrafica altomedievale di ambito bolognese relativa ad un ostiario, un membro di grado inferiore nella gerarchia ecclesiastica che aveva la funzione di custode delle porte e del mantenimento dell’ordine nelle chiese.
A testimonianza della fondamentale rilevanza sociale, economica e politica che le corporazioni di arti e mestieri ebbero nel periodo bassomedievale, vi sono le due lapidi della Società degli Speziali e della Società dei Fabbri.
L'iscrizione incisa in scrittura maiuscola gotica nella prima lapide, documento unico nel suo genere, contiene le quattro forme e misure in cui doveva essere prodotta a Bologna e nel contado la carta bambagina. Reca ai lati lo stemma della società degli Speziali (due pestelli dentro un mortaio), in quanto i produttori di carta locali all'epoca erano iscritti a questa società. Il presente bassorilievo è probabilmente un documento interno ad uso degli Speziali; i formati riproducono quelli riportati dal 1389 sulle mura del palazzo del Comune, analogamente alle altre misure - in parte ivi ancora visibili - in uso nel territorio bolognese.
La seconda lapide, anch'essa incisa in scrittura maiuscola gotica, proviene dalla sede della Società dei Fabbri e contiene i nomi degli ufficiali del 1422. Probabilmente fu posta in un edificio nell'isolato di Via Altabella, forse nella casa in cappella di San Nicolò degli Albari acquistata il 28 aprile 1422. Non è da escludere che i segni incisi, a formare due grandi rettangoli, riportino le misure regolamentate di qualche manufatto prodotto dalla società.
La copia rinascimentale dell’iscrizione funeraria romana dedicata a Aelia Laelia Crispis, anch’essa in pietra calcarea con scrittura capitale, è invece celebre esemplare di una cultura ermetica congiunta a componenti ludiche, in voga negli ambienti colti bolognesi del Cinquecento. L'enigmatico epitaffio dedicato da Lucio Agatone Prisco a Elia Lelia Crispi fu scolpito nel XVI secolo per volontà del Gran Maestro dei Cavalieri Gaudenti Achille Volta e in origine apposto nel complesso di Santa Maria di Casaralta, priorato dell'Ordine, alla periferia di Bologna. Noto come “pietra di Bologna”, questo manufatto dall’aura alchemica ebbe in passato uno straordinario successo fra gli studenti universitari e i viaggiatori italiani e stranieri. Vari pensatori, eruditi, storici e cultori di esoterismo si avvicendarono nel fornire spiegazioni dell'"enigma", mentre il nome di Aelia trovava posto in dizionari enciclopedici settecenteschi. Il Romanticismo provocò un nuovo risveglio di interesse per l'iscrizione e la sua citazione nella letteratura europea (Walter Scott, Gérard de Nerval). La pietra ebbe ancora diverse vicissitudini, giungendo persino a scampare ad un bombardamento aereo nel 1943.
Di rilevante interesse è inoltre la memoria sepolcrale di Avraham Yaghel da Fan (Àbramo Jaghel da Fano), poi lapide commemorativa di Simone Tassi. Il marmo, databile al XVI secolo, proviene dall'antico Cimitero ebraico di Bologna, in seguito distrutto e profanato, appartenente alla Comunità prima della Bolla emanata da papa Pio V nel 1569 con la quale si bandivano tutti gli Ebrei residenti nello stato pontificio, ad eccezione delle città di Roma e Ancona. L'epigrafe ebraica è scritta in poesia rimata, su due colonne, nella prima in versi di sette silabe e nella seconda di sei. Avraham Yaghel apparteneva certamente alla famiglia dei banchieri da Fano, che avevano ottenuto il permesso di aprire banchi di prestito a Firenze nel 1514, e la sua presenza a Bologna è con ogni probabilità da ricondursi al trasferimento dopo l'espulsione degli Ebrei da Firenze nel 1527.
Sopravvissuto per secoli solo nel toponimo di “Orto degli Ebrei”, del principale luogo di sepoltura degli ebrei bolognesi in epoca medievale si era persa ogni traccia fino a quando, nel 2012-2014, la sua eccezionale scoperta durante una campagna di scavi archeologici in via Orfeo ne ha fatto la più vasta area cimiteriale medievale mai indagata in città e fulcro di un progetto di studio e valorizzazione del patrimonio culturale e della storia della comunità ebraica bolognese tra il XIV e il XVI secolo.
Il Lapidario del Museo Civico Medievale
L'edificio in cui è situato il Lapidario del Museo Civico Medievale si trova in via Porta di Castello a Bologna, organicamente inglobato all'interno dell'area cortiliva dell'antico Palazzo Ghisilardicon accesso da via Manzoni 4. Fu adibito ad usi diversi prima del totale recupero funzionale avvenuto nell'ultimo ventennio del Novecento.
Un tempo sistemato nel secondo cortile della sede del Museo Civico di Palazzo Galvani, in via dell'Archiginnasio, l’attuale allestimento ricavato nelle sale che costituivano le scuderie di Palazzo Ghisilardi è stato realizzato in modo da poter sfruttare l’ampia superficie della sala, adibita negli ultimi decenni a spazio espositivo per mostre temporanee e sala che ospita l'intensa programmazione di conferenze e incontri pubblici promossi dai Musei Civici d'Arte Antica.
www.museibologna.it/arteantica
Il portale “Storia e Memoria di Bologna”
“Storia e Memoria di Bologna” è un progetto a cura del Museo civico del Risorgimento di Bologna, con l’obiettivo di raccontare il passato della città emiliana attraverso il linguaggio dei monumenti.
Il portale www.storiaememoriadibologna.it, creato nel 2014, dà voce ai protagonisti maggiori e minori della storia, nel periodo compreso tra l’età Napoleonica e la Liberazione del 1945, attraverso i percorsi privilegiati degli scenari tematici. L’archivio digitale di ogni scenario racconta la storia del periodo trattato attraverso informazioni in continuo aggiornamento: profili biografici, linee del tempo, mappe, documenti, schede di opere d’arte, fonti e un’ampia emeroteca scaricabile.
Il portale web è una sorta di grande libro della memoria bolognese, dove le informazioni sui personaggi, gli eventi, i luoghi, i monumenti, le opere artistiche, si intrecciano mettendo in relazione il piano della storia di un singolo evento o individuo con quello della storia nazionale internazionale.
La realizzazione del sito è resa possibile anche grazie agli oltre 100 autori di contenuti che, con il coordinamento scientifico del Museo civico del Risorgimento, hanno contribuito a rendere dinamico il patrimonio informativo connettendo gli eventi alle persone che ne hanno fatto parte, ai luoghi in cui sono svolti e alle opere che ne danno testimonianza.
Nella sua scansione su base cronologica e tematica, ogni scenario del sito si configura inoltre come una valida risorsa anche per la ricerca storiografica e l'apprendimento della storia nella pratica didattica, grazie ad un metodo narrativo ipertestuale che fa dialogare immagini e parole, apparati iconografici e documentari.
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