Piero Guccione. La memoria dell'acqua
Dal 15 Aprile 2022 al 15 Aprile 2022
Bologna
Luogo: Galleria Stefano Forni
Indirizzo: Piazza Cavour 2
Telefono per informazioni: +39 051.225679
E-Mail info: arte@galleriastefanoforni.com
Sito ufficiale: http://www.galleriastefanoforni.com
Bologna ha sempre amato la pittura di Piero Guccione, recentemente protagonista al Mart di Rovereto, in un dialogo ideale con Achille Perilli, di una mostra ideata da Vittorio Sgarbi con la cura di Marco Di Capua e Daniela Ferrari.
Ora il Maestro Siciliano scomparso nel 2018, ritorna alla Galleria Stefano Forni, che in collaborazione con Il Cigno Edizioni di Roma, inaugura il 15 Aprile alle ore 18, una sua personale dal titolo “La memoria dell’acqua”. Saranno presenti alcuni pastelli realizzati a partire dagli anni Ottanta e una grande opera olio su tela dipinta nel 2010, Studio per il muro del mare, Libera che svela e sottolinea la relazione intima tra l’azzurro, il mare e il cielo.
Piero Guccione è stato pittore della luce e del mare. Legato alla sua terra d’origine - la Sicilia - e allo stesso tempo riconosciuto in Italia e in Europa, Guccione ha vissuto nella Roma neorealista di Fausto Pirandello, Renato Guttuso, Carlo Levi. Nel 1979 Guccione decide di abbandonare ogni dibattito artistico e di tornare a vivere nella sua Sicilia: da quel momento il mare diventa il “movente del quadro”. L’opera si staglia così al di sopra di ogni corrente dell’epoca e l’artista entra in relazione con un assoluto astorico a cui partecipano pittore, oggetto e spettatore.
Di lui hanno scritto alcuni tra i maggiori letterati e critici d’arte del Novecento tra cui: Bufalino, Moravia, Sciascia, Siciliano, Jean Clair, Sgarbi, Caroli, D’Amico, Vallora, Tassi, Testori, Susan Sontag, Calvesi e Ben Jelloun.
“E’ il tempo trascorso accanto al mare che ci spalanca le porte dell'infanzia. La Sicilia è un mistero mescolato a malintesi. Il cielo spesso si abbassa coprendo di polvere blu i bambini che giocano con la morte. Perché il Mediterraneo è un quadro dove l'azzurro battaglia con la luna, dove il sole viene afferrato, inghiottito, consegnato al fuoco fecondo. Quando si è siciliani come Guccione, si è sconvolti perché l'artista ricrea la finezza di questa poesia muta, reinventa l’illusione che l’orizzonte sia a portata di mano, celebra questo mare che è una maniera di esistere che possiede, in se stesso, una cultura e una civiltà ricca di conflitti, con un patrimonio artistico ed umano eccezionale.” (Tahar Ben Jelloun)
“Guccione non illustra figure e situazioni, - scriveva Alberto Moravia - ma cerca anzi di ridurre il più possibile il riferimento illustrativo…si è messo fuori dalla storia, si è tenuto alla passione che è di tutti i tempi e di tutti i luoghi e a quella soltanto”.
“Nessun artista ha così tenacemente ricercato l’essenza dell’azzurro come Piero Guccione. Se ne è lasciato permeare con voluttà. L’eternel azur: questa è probabilmente la strada per intendere Piero Guccione, nella sua ostinata concentrazione, in una porzione del mondo fra il cielo e il mare, tra Modica e Scicli. Un azzurro senza limiti, come non si avverte il limite fra il cielo e il mare. E, attraverso questo processo, perde senso la distinzione tra realtà e astrazione. Il cielo è pensiero del cielo. Guccione ha realizzato con gli occhi la condizione folgorata da Ungaretti: «M’illumino d’immenso». Ma dipingendo questa realtà così assoluta e pura, Guccione ha descritto, con incontenibile aspirazione alla perfezione, stati d’animo. Un processo mistico, quanto immanente”. (Vittorio Sgarbi)
Ora il Maestro Siciliano scomparso nel 2018, ritorna alla Galleria Stefano Forni, che in collaborazione con Il Cigno Edizioni di Roma, inaugura il 15 Aprile alle ore 18, una sua personale dal titolo “La memoria dell’acqua”. Saranno presenti alcuni pastelli realizzati a partire dagli anni Ottanta e una grande opera olio su tela dipinta nel 2010, Studio per il muro del mare, Libera che svela e sottolinea la relazione intima tra l’azzurro, il mare e il cielo.
Piero Guccione è stato pittore della luce e del mare. Legato alla sua terra d’origine - la Sicilia - e allo stesso tempo riconosciuto in Italia e in Europa, Guccione ha vissuto nella Roma neorealista di Fausto Pirandello, Renato Guttuso, Carlo Levi. Nel 1979 Guccione decide di abbandonare ogni dibattito artistico e di tornare a vivere nella sua Sicilia: da quel momento il mare diventa il “movente del quadro”. L’opera si staglia così al di sopra di ogni corrente dell’epoca e l’artista entra in relazione con un assoluto astorico a cui partecipano pittore, oggetto e spettatore.
Di lui hanno scritto alcuni tra i maggiori letterati e critici d’arte del Novecento tra cui: Bufalino, Moravia, Sciascia, Siciliano, Jean Clair, Sgarbi, Caroli, D’Amico, Vallora, Tassi, Testori, Susan Sontag, Calvesi e Ben Jelloun.
“E’ il tempo trascorso accanto al mare che ci spalanca le porte dell'infanzia. La Sicilia è un mistero mescolato a malintesi. Il cielo spesso si abbassa coprendo di polvere blu i bambini che giocano con la morte. Perché il Mediterraneo è un quadro dove l'azzurro battaglia con la luna, dove il sole viene afferrato, inghiottito, consegnato al fuoco fecondo. Quando si è siciliani come Guccione, si è sconvolti perché l'artista ricrea la finezza di questa poesia muta, reinventa l’illusione che l’orizzonte sia a portata di mano, celebra questo mare che è una maniera di esistere che possiede, in se stesso, una cultura e una civiltà ricca di conflitti, con un patrimonio artistico ed umano eccezionale.” (Tahar Ben Jelloun)
“Guccione non illustra figure e situazioni, - scriveva Alberto Moravia - ma cerca anzi di ridurre il più possibile il riferimento illustrativo…si è messo fuori dalla storia, si è tenuto alla passione che è di tutti i tempi e di tutti i luoghi e a quella soltanto”.
“Nessun artista ha così tenacemente ricercato l’essenza dell’azzurro come Piero Guccione. Se ne è lasciato permeare con voluttà. L’eternel azur: questa è probabilmente la strada per intendere Piero Guccione, nella sua ostinata concentrazione, in una porzione del mondo fra il cielo e il mare, tra Modica e Scicli. Un azzurro senza limiti, come non si avverte il limite fra il cielo e il mare. E, attraverso questo processo, perde senso la distinzione tra realtà e astrazione. Il cielo è pensiero del cielo. Guccione ha realizzato con gli occhi la condizione folgorata da Ungaretti: «M’illumino d’immenso». Ma dipingendo questa realtà così assoluta e pura, Guccione ha descritto, con incontenibile aspirazione alla perfezione, stati d’animo. Un processo mistico, quanto immanente”. (Vittorio Sgarbi)
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