Concetto Pozzati. Vulv’are
Dal 10 Ottobre 2021 al 18 Dicembre 2021
Bologna
Luogo: GALLLERIAPIÙ
Indirizzo: Via del Porto 48 a/b
Curatori: Archivio Concetto Pozzati
Telefono per informazioni: +39.051.3179675
E-Mail info: info@gallleriapiu.com
Sito ufficiale: http://www.gallleriapiu.com
Vulv’are è la prima mostra monografica di Concetto Pozzati curata dall’Archivio in collaborazione con GALLLERIAPIU, dedicata interamente all’ultimo ciclo dipinto dall’artista prima di morire, dal 2015 al 2016.
Il ciclo, totalmente inedito, è accompagnato dallo scritto di Concetto Pozzati -come era consuetudine cara all’artista quella di affiancare la parte pittorica con quella poetica e speculativa- dove si legge: “Il pittore se non guarda più immagina “vulvando”, sogna pur con la pupilla spalancata perché ha paura che il sogno svanisca addormentandosi.
Tutto surreale, tutto disegnato, segnato, toccato, accarezzato... Tutto non visto ma incontrato, il fantasma è già arrivato. Non si rappresenta “vulvando” ma è il segno che ha il suo odore e si fa sempre vulva presentativa, sempre differente, occhio che schiude torpori e calori”
Un omaggio disincantato all’Origine del mondo, il dipinto di Gustave Courbet di cui Concetto Pozzati teneva una riproduzione attaccata con una puntina sulla grande parete di legno dove dipingeva; un omaggio alla pittura, al suo potere seduttivo e carnale ma anche un ritorno alla giovinezza, sottolineato da quei segnali stilizzati incollati sulle tele a ricordare gli anni Sessanta e il periodo “pop” e da quei grafismi liberi e felici che contornano spesso le vulve, come una criniera o una capigliatura ribelle. Un ritorno alla giovinezza da parte di un artista che ha voluto vivere la fine delle illusioni con un rinvigorito amore per la pittura, che è e sempre sarà al di fuori del tempo.
Archivio Concetto Pozzati
La mostra Vulv’are è accompagnata da un apparato grafico che si sviluppa attraverso una serie di manifesti che veicolano il pensiero del Maestro e da una pubblicazione editoriale come approfondimento critico. Al suo interno il testo di Laura Rositani che ci accompagna in un excursus attraverso le origini della pittura, la genesi del mondo e delle interpretazioni psicoanalitiche rispetto ad una concezione di sguardo aptico: saper toccare con gli occhi. Contributo speciale alla pubblicazione: un testo del poeta bolognese Stefano Delfiore. Sia i manifesti che il progetto grafico della pubblicazione sono a cura del graphic designer Gabriele Colia.
Concetto Pozzati (Vo’ di Padova, 1935 - Bologna, 2017) studia Architettura e Pubblicità. Dal 1956 al 1967 insegna Grafica pubblicitaria. Negli anni successivi è ordinario della cattedra di Pittura presso l'Accademia di Bologna, dopo l'insegnamento a Firenze e Venezia e la direzione dell'Accademia di Urbino. Assessore alla Cultura del Comune di Bologna dal 1993 al 1996, nel 1998 è direttore artistico della Casa del Mantegna di Mantova. Affianca al suo percorso artistico numerosi incarichi per l'allestimento di rassegne d'arte contemporanea in musei italiani e stranieri.
Definito “il corsaro della pittura”, ha tracciato un ponte dialogante tra le diverse correnti culturali del dopoguerra, dal surrealismo all’informale, alla Pop Art. Le sue opere nei lunghi anni del suo lavoro mantengono uno stretto rapporto con il segno, traccia distintiva del suo stile anche quando, dopo un iniziale periodo informale si confronterà con l’arte di Magritte, De Chirico, da lui definiti i suoi maestri ideali e quando diventa uno dei più importanti rappresentanti della Pop Art italiana, portando avanti una ricerca che non intendeva illustrare o glorificare il processo o le merci del consumo, ma che piuttosto indagava il rapporto arte-merce, fino a spostare l’attenzione soprattutto, citando le sue parole, “alla critica del guardare e dell’occhio”. Dal 1955 partecipa alle principali rassegne internazionali tra cui le Quadriennali di Roma (1959, 1965, 1973, 1974, 1986), le Biennali di Venezia (1964, 1972, 1982, 2007, 2009, 2013), di San Paolo del Brasile (1963), di Tokio (1963) e di Parigi (1969), Dokumenta di Kassel (1964). Presenta, inoltre, mostre personali e antologiche nei più importanti musei e gallerie in Italia e all'estero, tra cui a Palazzo della Pilotta di Parma (1968, 2002), a Palazzo Grassi di Venezia (1974), a Palazzo delle Esposizioni di Roma e al Padiglione d'Arte Contemporanea di Ferrara (1976), al Museo di San Paolo del Brasile (1987), all'International Centre of Graphic Arts e al Cankariev Dom di Lubiana (1993), al Ventè Museum di Tokio (1993), "Icastica" alla A.A.M. Architettura Arte Moderna di Roma (1998), "De-posizioni" al Museo Magazzino del Sale di Cervia (2006) e al Museo Morandi di Bologna (2007), "Ciao Roberta" alla Chiesa di S. Stae di Venezia, “A casa mia” Sala dei Battuti di Conegliano (2008), “Ciao Roberta” al Museo Civico Archeologico di Bologna (2008), “Tempo Sospeso al MAR di Ravenna (2010), “Cornice Cieca” al Museo Civico CAMEC di La Spezia (2012), “Mario & Concetto Pozzati” al Museo MUVO- Villa Contarini Venier di Vo' Vecchio (PD) (2012), “Cornice Cieca” al Museo San Domenico di Imola (2013), “Quasi dolce” alla Collegiata di San Francesco di Staffolo (AN) (2013).
A conferma del suo percorso artistico riceve numerosi riconoscimenti ufficiali tra cui il Sigillo d'Ateneo dell'Università di Bologna (2005). Membro dell'Accademia Nazionale di San Luca dal 1995 e Consigliere Accademico dal 2005, muore a Bologna il 1 agosto del 2017.
Il ciclo, totalmente inedito, è accompagnato dallo scritto di Concetto Pozzati -come era consuetudine cara all’artista quella di affiancare la parte pittorica con quella poetica e speculativa- dove si legge: “Il pittore se non guarda più immagina “vulvando”, sogna pur con la pupilla spalancata perché ha paura che il sogno svanisca addormentandosi.
Tutto surreale, tutto disegnato, segnato, toccato, accarezzato... Tutto non visto ma incontrato, il fantasma è già arrivato. Non si rappresenta “vulvando” ma è il segno che ha il suo odore e si fa sempre vulva presentativa, sempre differente, occhio che schiude torpori e calori”
Un omaggio disincantato all’Origine del mondo, il dipinto di Gustave Courbet di cui Concetto Pozzati teneva una riproduzione attaccata con una puntina sulla grande parete di legno dove dipingeva; un omaggio alla pittura, al suo potere seduttivo e carnale ma anche un ritorno alla giovinezza, sottolineato da quei segnali stilizzati incollati sulle tele a ricordare gli anni Sessanta e il periodo “pop” e da quei grafismi liberi e felici che contornano spesso le vulve, come una criniera o una capigliatura ribelle. Un ritorno alla giovinezza da parte di un artista che ha voluto vivere la fine delle illusioni con un rinvigorito amore per la pittura, che è e sempre sarà al di fuori del tempo.
Archivio Concetto Pozzati
La mostra Vulv’are è accompagnata da un apparato grafico che si sviluppa attraverso una serie di manifesti che veicolano il pensiero del Maestro e da una pubblicazione editoriale come approfondimento critico. Al suo interno il testo di Laura Rositani che ci accompagna in un excursus attraverso le origini della pittura, la genesi del mondo e delle interpretazioni psicoanalitiche rispetto ad una concezione di sguardo aptico: saper toccare con gli occhi. Contributo speciale alla pubblicazione: un testo del poeta bolognese Stefano Delfiore. Sia i manifesti che il progetto grafico della pubblicazione sono a cura del graphic designer Gabriele Colia.
Concetto Pozzati (Vo’ di Padova, 1935 - Bologna, 2017) studia Architettura e Pubblicità. Dal 1956 al 1967 insegna Grafica pubblicitaria. Negli anni successivi è ordinario della cattedra di Pittura presso l'Accademia di Bologna, dopo l'insegnamento a Firenze e Venezia e la direzione dell'Accademia di Urbino. Assessore alla Cultura del Comune di Bologna dal 1993 al 1996, nel 1998 è direttore artistico della Casa del Mantegna di Mantova. Affianca al suo percorso artistico numerosi incarichi per l'allestimento di rassegne d'arte contemporanea in musei italiani e stranieri.
Definito “il corsaro della pittura”, ha tracciato un ponte dialogante tra le diverse correnti culturali del dopoguerra, dal surrealismo all’informale, alla Pop Art. Le sue opere nei lunghi anni del suo lavoro mantengono uno stretto rapporto con il segno, traccia distintiva del suo stile anche quando, dopo un iniziale periodo informale si confronterà con l’arte di Magritte, De Chirico, da lui definiti i suoi maestri ideali e quando diventa uno dei più importanti rappresentanti della Pop Art italiana, portando avanti una ricerca che non intendeva illustrare o glorificare il processo o le merci del consumo, ma che piuttosto indagava il rapporto arte-merce, fino a spostare l’attenzione soprattutto, citando le sue parole, “alla critica del guardare e dell’occhio”. Dal 1955 partecipa alle principali rassegne internazionali tra cui le Quadriennali di Roma (1959, 1965, 1973, 1974, 1986), le Biennali di Venezia (1964, 1972, 1982, 2007, 2009, 2013), di San Paolo del Brasile (1963), di Tokio (1963) e di Parigi (1969), Dokumenta di Kassel (1964). Presenta, inoltre, mostre personali e antologiche nei più importanti musei e gallerie in Italia e all'estero, tra cui a Palazzo della Pilotta di Parma (1968, 2002), a Palazzo Grassi di Venezia (1974), a Palazzo delle Esposizioni di Roma e al Padiglione d'Arte Contemporanea di Ferrara (1976), al Museo di San Paolo del Brasile (1987), all'International Centre of Graphic Arts e al Cankariev Dom di Lubiana (1993), al Ventè Museum di Tokio (1993), "Icastica" alla A.A.M. Architettura Arte Moderna di Roma (1998), "De-posizioni" al Museo Magazzino del Sale di Cervia (2006) e al Museo Morandi di Bologna (2007), "Ciao Roberta" alla Chiesa di S. Stae di Venezia, “A casa mia” Sala dei Battuti di Conegliano (2008), “Ciao Roberta” al Museo Civico Archeologico di Bologna (2008), “Tempo Sospeso al MAR di Ravenna (2010), “Cornice Cieca” al Museo Civico CAMEC di La Spezia (2012), “Mario & Concetto Pozzati” al Museo MUVO- Villa Contarini Venier di Vo' Vecchio (PD) (2012), “Cornice Cieca” al Museo San Domenico di Imola (2013), “Quasi dolce” alla Collegiata di San Francesco di Staffolo (AN) (2013).
A conferma del suo percorso artistico riceve numerosi riconoscimenti ufficiali tra cui il Sigillo d'Ateneo dell'Università di Bologna (2005). Membro dell'Accademia Nazionale di San Luca dal 1995 e Consigliere Accademico dal 2005, muore a Bologna il 1 agosto del 2017.
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