Apocalittici e Sopravvissuti: racconti dal futuro
Dal 24 Febbraio 2016 al 04 Maggio 2016
Bologna
Luogo: ONO arte contemporanea
Indirizzo: via Santa Margherita 10
Orari: ore 18.30
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 051 262465
Sito ufficiale: http://www.onoarte.com
Ritornano da ONO arte contemporanea, la cultura e l’arte del Giappone contemporaneo, e non solo: il progetto, realizzato in collaborazione con NipPop e con Power to the Pop – Osservatorio sulle culture pop, quest’anno si amplia ad abbracciare in un unico e dinamico sguardo est e ovest. In un ciclo di cinque appuntamenti, la rassegna, dal titolo Apocalittici e Sopravvissuti: racconti dal futuro, si propone di tracciare un percorso nella sci-fi del secondo dopoguerra: da Godzilla a Star Wars, da Gō Nagai a Ballard, proiezioni utopiche o distopiche di una realtà troppo spesso spaventosa hanno raccontato di un’umanità fragile, sospesa fra due millenni, assetata di nuovi modelli che possano anticipare o raccontare ciò che è prossimo, ciò che speriamo non si verifichi mai o il percorso che si compirà per arrivarci. Le creazioni letterarie e artistiche della fantascienza aiutano a comprendere e raccontare le metamorfosi in atto e a prospettare e immaginare futuri diversi.
24 FEBBRAIO, ore 18:30:
TEOREMA NAGAI: APOCALITTICI E ROBOTICI
a cura di Paola Scrolavezza
Gō Nagai è ormai saldo nel suo posto nella storia della sci-fi – e non solo giapponese – come il creatore del primo gigantesco robot pilotato dall’interno da un essere umano: Mazinger Z. Erano i primi anni ’70, il Giappone era in pieno boom economico grazie – non a caso – alla crescita dell’industria tecnologica, e nel giro di pochi anni avrebbe superato l’egemonia degli Stati Uniti in un mercato che fino a quel momento sembrava inaccessibile. Nagai era nato nel 1945, un anno cruciale nella storia del Giappone moderno, l’anno che vede la fine non solo di una guerra ma anche del più ambizioso sogno imperialista mai nutrito dal Sol Levante. L’anno che vede lo sgancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, e l’inizio di un incubo senza fine. Mazinger, Goldrake e gli altri mecha, super-robot incredibilmente potenti, sorta di salvatori tecnologici di un’umanità che si riscopre fragile, esorcizzano le paure. Quelle di un nemico oscuro, che ancora una volta arriva dal cielo.
Gō Nagai, classe 1945, fin da ragazzo è stato affascinato dai lavori dell’artista che in Giappone è noto come “dio dei manga”, Osamu Tezuka. Pubblica la sua prima opera, Meakashi Polikichi, sul numero di novembre 1967 della rivista Bokura, edita da Kodansha. Il grande successo arriva tuttavia nel 1972, con l’arrivo sugli schermi della TV giapponese delle versioni animate di Devilman e Cutie Honey. Seguono Mazinga e Ufo Robot Grendizer: quest'ultimo arriverà in Europa tre anni più tardi, con il titolo di Goldrake, facendo del suo autore un’icona dell’animazione e del manga sci-fi a livello internazionale.
Interverranno Francesca Scotti e Jacopo Costa Buranelli.
9 MARZO, ore 18:30: STAR WARS e il linguaggio della catastrofe
a cura di Gino Scatasta
Da quando nel 1977 il primo episodio della saga di Star Wars è uscito nei cinema di tutto il mondo, l’immaginario che lo caratterizza, con il conflitto fra bene e male, i tradimenti e la disciplina dei guerrieri, i conflitti planetari e una tecnologia che spazia dal rottame alla perfezione, si è diffuso con la stessa rapidità. Negli Stati Uniti, è diventato in alcuni casi un modello con cui affrontare un trauma collettivo come quello dell’11 settembre, è stato un punto di riferimento implicito, secondo le ricerche di Jon Ronson, per le indagini psichiche condotte dall’esercito americano all’inizio degli anni Ottanta, ha indicato un possibile panorama futuro cupo e dittatoriale, ha prospettato un futuro tecnologico scadente e consunto, secondo un immaginario che sarà ripreso in altro contesto da Blade Runner.
Interverranno Fabrizio Modina e Davide Fabbri, disegnatore della serie Star Wars per la Dark Horse Comics
30 MARZO, ore 18:30:
CARTOGRAFIE DELLA POST-APOCALISSI: la metropoli post-atomica nel cinema d'animazione giapponese
a cura di Paola Scrolavezza
Ma la città non dice il suo passato, lo contiene come le linee di una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole. (Italo Calvino, Le città invisibili) La città, distrutta, deformata, rinata dalle proprie ceneri, al tempo stesso metafora e nemesi di un sistema e di un potere fatalmente votati a un destino di implosione/esplosione, è senz’altro una delle immagini più potenti, disturbanti e presenti del cinema di animazione giapponese contemporaneo. Akira di Katsuhiro Ōtomo (1988), Metropolis di Rintarō (2001) e Summer wars di Hosoda Mamoru (2009), ognuno in modo diverso, offrono interessanti spunti di riflessione sulle modalità in cui la metropoli si costruisce come fulcro della narrazione del fallimento della modernità, lo stesso che ha condannato l’umanità a vivere nel limbo sospeso dell’era post-atomica. Girati a quasi un decennio di distanza l’uno dall’altro, ci parlano di una progressiva rarefazione della paura del nucleare, dalle immagini di distruzione nette e senza appello all’interno delle quali Akira è incastonato, al virtuosismo citazionista di Metropolis, fino ad arrivare a Summer wars e alla dissoluzione del reale nel virtuale. Un processo che non implica tuttavia una perdita di senso, anzi. E la mappa metropolitana di Tokyo – riferimento ossessivamente presente, citazione esplicita o metonimia – si fa cartografia di uno spazio simbolico, dove in gioco non è solo la distribuzione architettonica delle aree urbane, quanto costruzione di nuove gerarchie, valori e poteri. Interverrà Francesca Scotti.
13 APRILE, ore 18:30:
L’IMMAGINARIO POST-APOCALITTICO DI BALLARD
a cura di Gino Scatasta
Gli astronauti morti e le basi spaziali abbandonate infestano l’immaginario ballardiano, segno evidente che nei suoi romanzi la catastrofe è già sempre avvenuta e ai personaggi non resta che adeguarsi in modo più o meno consapevole a quello che la catastrofe trascina con sé. Nei primi romanzi di Ballard la catastrofe era ecologica e collettiva, ma in netto contrasto con le tendenze della fantascienza precedente, Ballard non si curava di individuare le cause della catastrofe e di mettere in guardia i suoi lettori, quanto piuttosto di studiare con il distacco di un anatomopatologo le nuove forme di adattamento a una realtà stravolta. Nella sua narrativa successiva, la catastrofe individuale è già avvenuta sotto forma di un incidente o di un fatto tragico a cui fornire spiegazione, che apre al protagonista la conoscenza di una sottocultura vertiginosa e seducente.
4 MAGGIO, ore 18:30:
DAVID BOWIE
a cura di Gino Scatasta
Dopo la morte di Bowie, molti hanno sottolineato come il cambiamento sia stato un elemento costante della sua produzione. Ci sono però degli elementi che tornano costantemente nelle sue canzoni, nei video e nei film che lo vedono protagonista, uno dei quali è l’interesse per la fantascienza. All’interno della sua fascinazione, centrale è il tema ricorrente dell’astronauta morto, o quanto meno destinato alla morte. Major Tom, protagonista di Space Oddity, torna in Ashes to Ashes, si insinua in Hello Spaceboy e nel video dell’ultimo Blackstar. Oppure il tema dell’alieno, declinato in varie forme: dall’uomo che vende la terra, che rimanda al titolo di un famoso romanzo di Heinlein, allo Starman che invita all’edonismo fino al predicatore a metà fra il tragico, come nell’Uomo che Cadde sulla Terra, e il grottesco (il video di Next Day o ancora Blackstar) . Senza dimenticare la distopia, a metà fra Orwell e Burroughs, di Diamond Dogs e la fascinazione per il superuomo che, più che a Nietzsche o al presunto nazismo del Bowie losangelino, sembra rimandare alla tristezza e alla solitudine cosmica di alcuni superuomini Marvel o DC.
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