Antonio Ligabue. La grande mostra
Dal 21 Settembre 2024 al 15 Giugno 2025
Bologna
Luogo: Palazzo Albergati
Indirizzo: Via Saragozza 28
Orari: Tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Curatori: Francesco Negri e Francesca Villanti
Costo del biglietto: Intero € 16,00 Ridotto € 14,00 Gratuito fino a 4 anni non compiuti; accompagnatori di gruppi (1 ogni gruppo); insegnanti in visita con alunni/studenti (2 ogni gruppo); soci ICOM (con tessera); un accompagnatore per disabile; possessori di coupon di invito; possessori di Vip Card Arthemisia; giornalisti con regolare tessera dell’Ordine Nazionale (professionisti, praticanti, pubblicisti in servizio previa richiesta di accredito da parte della Redazione
Sito ufficiale: http://www.palazzoalbergati.com
Antonio Ligabue, con la sua vita così travagliata, escluso dal resto della sua gente, legato visceralmente al mondo naturale e animale e lontano dal giudizio altrui, riuscì a imprimere sulla tela il suo genio creativo; un uomo, talmente folle e unico, che con la sua asprezza espressionista riesce ancora oggi a penetrare nelle anime di chi ammira le sue opere. Una storia umana e artistica straordinaria e unica, che negli anni ha appassionato migliaia di persone, tanto da essere diventato addirittura protagonista di film e sceneggiati televisivi, sin dagli anni ’70.
Apprezzato e compreso da importanti critici e studiosi negli ultimi anni della sua esistenza, cadde poi nell'oblio dopo la sua scomparsa. Bollato semplicisticamente come un pittore naif - una definizione che finì per sminuirne il reale valore artistico, portando a non considerarlo adeguatamente - per lungo tempo, Ligabue rimase nell'ombra, una figura di nicchia conosciuta solo da pochi appassionati, ingiustamente trascurato dai grandi circuiti dell'arte. Solo negli ultimi decenni, grazie a un rinnovato interesse da parte di critici e istituzioni, si è compreso appieno il suo valore di artista autentico e originale, pur nella sua eccentricità. Un talento spesso frainteso, che celava una poetica unica e stratificata, in grado di restituire sulla tela tutta la sublime semplicità e drammaticità del mondo naturale. Tuttavia, nel tentativo di rivalutarne l'opera artistica, spesso si è finito per trascurare l'aspetto umano e personale dell'uomo Ligabue. Eppure, per comprenderne appieno la grandezza, è fondamentale considerare entrambi questi aspetti, inscindibilmente legati. Le sue tele, caratterizzate da uno stile unico e originalissimo nel rappresentare soprattutto soggetti animali con un realismo quasi sconcertante, furono accantonate e relegate nell'ambito del mero folklore popolare. Si perse così di vista la profondità della sua ricerca pittorica, la capacità di cogliere l'essenza più intima delle creature ritratte, trasmettendone con potenza l'istinto primordiale.
La mostra a Palazzo Albergati di Bologna racconta l’uomo e l’artista valorizzandone sia l'eccezionale talento artistico quanto la sua ricca interiorità e la sua personalità fuori dal comune. Seguendo una ripartizione cronologica, sono narrate le diverse tappe dell’opera dell’artista a partire dal primo periodo (1927-1939), quando i colori sono ancora molto tenui e diluiti, i temi sono legati alla vita agreste e le scene con animali feroci in atteggiamenti non eccessivamente aggressivi; pochissimi gli autoritratti. Il secondo periodo (1939-1952) è segnato dalla scoperta della materia grassa e corposa e da una rifinitura analitica di tutta la rappresentazione. Il terzo periodo (1952-1962) è la fase più prolifica in cui il segno diventa vigoroso e continuo, al punto da stagliare nettamente l’immagine rispetto al resto della scena. È densa in quest’ultimo periodo la produzione di autoritratti, diversificati a seconda degli stati d’animo. Una straordinaria e unica storia umana e artistica, tanto da aver appassionato negli anni migliaia di persone, diventando addirittura protagonista di film e sceneggiati televisivi, sin dagli anni ’70. Infatti, accanto agli oltre 100 capolavori – molti dei quali inediti assoluti quali Lince nella foresta (1957-1958), venti disegni a matita su carta da disegno (1961-1962) e diverse opere di grande qualità non esposte da tantissimi anni come Circo all’aperto (1955-1956), Castelli svizzeri (1958- 1959), Crocifissione (1955-1956) e un rarissimo pastello a cera, matita e china su carta Leopardo e antilope e indigeno (1953-1954) – a definire la figura di Ligabue anche uno stralcio del film “Volevo nascondermi” di Giorgio Diritti con la magistrale interpretazione di Elio Germano, uscito nel 2020 dopo il memorabile sceneggiato RAI di Salvatore Nocita del 1977 con Flavio Bucci. Per la prima volta verranno anche esposti un album completo di disegni che Ligabue ha realizzato mentre soggiornava nell'ultimo periodo della sua vita alla locanda “La Croce Bianca” (gestita dalla famiglia della famosa "Cesarina", l'amore platonico della sua vita), perduto per anni e da poco ritrovato, e alcune delle fiere custodite al Museo Lazzaro Spallanzani dei Musei Civici di Reggio Emilia, le stesse che proprio Ligabue osservò per ore all’interno del Museo, accompagnato dall’amico Sergio Negri. Fiere che Ligabue non ebbe modo di vedere e conoscere di persona se non in queste sue visite, che studiò accuratamente per poi ritrarle nelle sue tele, oggi per la prima volta messi a confronto. In mostra anche un album di figurine Liebig del 1954, di recente scoperta, che Ligabue fu solito consultare e da cui prese spunto per la rappresentazione di vari animali nei suoi lavori.
Col patrocinio del Comune di Bologna, la mostra è prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con Comune di Gualtieri e Fondazione Museo Antonio Ligabue, è curata da Francesco Negri e Francesca Villanti e racconta la vita e l’opera di un uomo che ha fatto della sua arte il riscatto della sua stessa esistenza. La mostra vede come special partner Ricola e mobility partner Frecciarossa Treno Ufficiale. Il catalogo è edito da Moebius ed è arricchito da due contributi originali: un saggio del regista Giorgio Diritti, che offre una prospettiva cinematografica, e un’analisi di Francesca Romana Morelli sul rapporto tra Ligabue e Renato Marino Mazzacurati. Due testi che propongono per la prima volta una lettura completa del duplice successo del pittore, come uomo e come artista.
Antonio Ligabue emerge come una figura singolare nel panorama artistico italiano del XX secolo. Questa mostra, con oltre 100 capolavori, tra cui alcune straordinarie opere inedite, offre una panoramica completa della produzione di un artista la cui vita e opera formano un intreccio indissolubile. L'esposizione documenta il percorso artistico di Ligabue, caratterizzato da uno stile unico che fonde realismo e fantasia. Le sue opere, contraddistinte da colori accesi e pennellate vigorose, rivelano un universo pittorico intenso, dove la natura e gli animali assumono qualità quasi mitiche. Un racconto biografico e artistico che si snoda attraverso i temi principali entro i quali si sviluppa l'universo creativo del pittore: le fiere, nelle quali si immedesima riproducendo le movenze e i suoni per riuscire a catturarne l’essenza, gli animali domestici nei quali possiamo riconoscere il suo sguardo, la vita silenziosa dei campi, le carrozze, le troike i postiglioni, antiche iconografie derivate da stampe popolari che decoravano le case dei contadini e infine gli autoritratti, l’estremo tentativo di allontanare la sua condizione di emarginazione. Questi lavori non solo testimoniano la straordinaria capacità espressiva di Ligabue, ma offrono anche uno sguardo penetrante sulla sua psiche tormentata e sul suo rapporto complesso con il mondo circostante. Attraverso questa mostra esaustiva, il pubblico avrà l'opportunità di comprendere appieno il valore di un artista che ha saputo trasformare le sue esperienze di vita, spesso dolorose, in opere di straordinaria potenza espressiva. L'arte di Ligabue, pur non allineandosi con le correnti dominanti del suo tempo, ha anticipato tendenze successive che valorizzano l'autenticità dell'espressione oltre le convenzioni accademiche. La sua tecnica, apparentemente grezza e istintiva, sfida i parametri tradizionali di analisi critica, invitando a un'esperienza estetica più diretta e viscerale.
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