Aldo Borgonzoni. Immagini e visioni dal Concilio Vaticano II
Dal 12 Ottobre 2013 al 12 Gennaio 2014
Bologna
Luogo: Raccolta Lercaro
Indirizzo: via Riva di Reno 57
Orari: da martedì a domenica 11-18.30
Curatori: Andrea Dall’Asta S.I.
Telefono per informazioni: +39 051 5276610/ 6617
E-Mail info: segreteria@raccoltalercaro.it
Sito ufficiale: http://www.fondazionelercaro.it/index2.php?menu=raccolta&popup=0&pagina=raccolta_2013_10_12
Nell’ambito del Centenario della nascita di Aldo Borgonzoni e del Cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II la Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro-Raccolta Lercaro di Bologna presenta la mostra Aldo Borgonzoni. Immagini e visioni dal Concilio Vaticano II, a cura di Andrea Dall'Asta, che propone una ventina di opere pittoriche di Aldo Borgonzoni (1913-2004) provenienti dalla collezione permanente del museo e da collezionisti privati.
La Fondazione Lercaro, dopo la significativa mostra promossa nel 1994 di concerto con l'Università degli Studi di Bologna, oggi rende omaggio all'artista che, negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, dal versante culturale laico e sull’emozione del messaggio universale giovvaneo, intrecciò il dialogo con il cardinale Giacomo Lercaro e con il mondo cattolico italiano.
Aldo Borgonzoni, come Giacomo Manzù in scultura e Pier Paolo Pasolini nella cinematografia, ruppe gli steccati marxisti e, per oltre quindici anni, interpretò con stile pittorico espressionista il rinnovamento della Chiesa, realizzando mostre personali in Italia e all'estero.
Nato nella campagna bolognese, a Medicina, Borgonzoni cresce a contatto con la dura realtà del mondo contadino arcaico, nutrito di ideali di libertà e solidarietà tra emarginati.
Dopo una breve fase neocubista e neorealista, il suo impegno artistico, quindi, si orienta alle tematiche del lavoro per denunciare la difficile condizione umana di chi è sottratto alla dignità del vivere. L'uomo emarginato delle periferie è pertanto, da subito, il centro dell'urgenza espressiva di Borgonzoni.
Dal 1962, all'avviarsi del Concilio Vaticano II (11 ottobre), l'artista recepisce il messaggio universale di papa Giovanni XXIII come una sintesi della propria ricerca di vita e dà inizio al ciclo sul Concilio, che proseguirà fino alla fine degli anni Settanta.
Per l'artista non si tratta di un'improvvisa conversione, ma del prendere coscienza di essere testimone diretto di un accadimento epocale nella storia della Chiesa e dell'umanità. Animato dal costante interesse per l'uomo, Borgonzoni guarda al Concilio Vaticano II con speranza e nuovo fervore artistico, intuendone, al di là dei risvolti dottrinali, la volontà di riproporre i valori essenziali comuni a tutta l'umanità: l'amore, la giustizia, la pace.
Tra le opere esposte in mostra si alternano immagini cariche di speranza, dove segno e forma sono maggiormente distesi, a rappresentazioni più sofferte, specchio dell'eterno conflitto tra bene e male, peccato e redenzione, vita e morte.
Cardinali rappresentati come scheletri avvolti in preziosi paramenti per l'artista divengono simulacri di un mondo ecclesiastico lontano dallo spirito di rinnovamento che anima la Chiesa di papa Giovanni XXIII. Di contro, i volti umani di Giovanni XXIII, più tardi di Paolo VI e del cardinale Giacomo Lercaro, con cui è avviata una conoscenza testimoniata in mostra da un carteggio, sono rappresentati nella loro verità fisiognomica e in una distensione cromatica meno violenta, segno di speranza.
«Appartengo a quella schiera di pittori che hanno guardato al Concilio con amore, non ho dipinto opere di provocazione, in un certo senso blasfeme, ma ho trovato la matrice nell’infanzia, la mia pittura è lieta e drammatica nel senso che coglie l'uomo nella pienezza dei suoi contrasti. La stessa Chiesa è piena di contrasti, io sono in un certo senso il Concilio Vaticano II nella dimensione dell'uomo, nella dimensione di laico che cerca Dio», afferma Aldo Borgonzoni.
Oggi, a distanza di oltre cinquant'anni dall'aprirsi di quell'evento, la Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro-Raccolta Lercaro vuole mettere in luce l'eredità del ciclo pittorico dedicato dall'artista al Concilio: comunicare a ogni uomo l'urgenza di andare alla ricerca della propria matrice. All'origine prima e unica, Dio.
E il ritratto che emerge dell'artista Aldo Borgonzoni è quello di un uomo profondamente radicato nella cultura del proprio territorio e, insieme, cosmopolita, capace di spingere il suo sguardo inquieto "oltre" le convenzioni culturali e politiche, per aspirare, attraverso la sua pittura, alla creazione di un dialogo che coinvolga tutti.
La Fondazione Lercaro, dopo la significativa mostra promossa nel 1994 di concerto con l'Università degli Studi di Bologna, oggi rende omaggio all'artista che, negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, dal versante culturale laico e sull’emozione del messaggio universale giovvaneo, intrecciò il dialogo con il cardinale Giacomo Lercaro e con il mondo cattolico italiano.
Aldo Borgonzoni, come Giacomo Manzù in scultura e Pier Paolo Pasolini nella cinematografia, ruppe gli steccati marxisti e, per oltre quindici anni, interpretò con stile pittorico espressionista il rinnovamento della Chiesa, realizzando mostre personali in Italia e all'estero.
Nato nella campagna bolognese, a Medicina, Borgonzoni cresce a contatto con la dura realtà del mondo contadino arcaico, nutrito di ideali di libertà e solidarietà tra emarginati.
Dopo una breve fase neocubista e neorealista, il suo impegno artistico, quindi, si orienta alle tematiche del lavoro per denunciare la difficile condizione umana di chi è sottratto alla dignità del vivere. L'uomo emarginato delle periferie è pertanto, da subito, il centro dell'urgenza espressiva di Borgonzoni.
Dal 1962, all'avviarsi del Concilio Vaticano II (11 ottobre), l'artista recepisce il messaggio universale di papa Giovanni XXIII come una sintesi della propria ricerca di vita e dà inizio al ciclo sul Concilio, che proseguirà fino alla fine degli anni Settanta.
Per l'artista non si tratta di un'improvvisa conversione, ma del prendere coscienza di essere testimone diretto di un accadimento epocale nella storia della Chiesa e dell'umanità. Animato dal costante interesse per l'uomo, Borgonzoni guarda al Concilio Vaticano II con speranza e nuovo fervore artistico, intuendone, al di là dei risvolti dottrinali, la volontà di riproporre i valori essenziali comuni a tutta l'umanità: l'amore, la giustizia, la pace.
Tra le opere esposte in mostra si alternano immagini cariche di speranza, dove segno e forma sono maggiormente distesi, a rappresentazioni più sofferte, specchio dell'eterno conflitto tra bene e male, peccato e redenzione, vita e morte.
Cardinali rappresentati come scheletri avvolti in preziosi paramenti per l'artista divengono simulacri di un mondo ecclesiastico lontano dallo spirito di rinnovamento che anima la Chiesa di papa Giovanni XXIII. Di contro, i volti umani di Giovanni XXIII, più tardi di Paolo VI e del cardinale Giacomo Lercaro, con cui è avviata una conoscenza testimoniata in mostra da un carteggio, sono rappresentati nella loro verità fisiognomica e in una distensione cromatica meno violenta, segno di speranza.
«Appartengo a quella schiera di pittori che hanno guardato al Concilio con amore, non ho dipinto opere di provocazione, in un certo senso blasfeme, ma ho trovato la matrice nell’infanzia, la mia pittura è lieta e drammatica nel senso che coglie l'uomo nella pienezza dei suoi contrasti. La stessa Chiesa è piena di contrasti, io sono in un certo senso il Concilio Vaticano II nella dimensione dell'uomo, nella dimensione di laico che cerca Dio», afferma Aldo Borgonzoni.
Oggi, a distanza di oltre cinquant'anni dall'aprirsi di quell'evento, la Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro-Raccolta Lercaro vuole mettere in luce l'eredità del ciclo pittorico dedicato dall'artista al Concilio: comunicare a ogni uomo l'urgenza di andare alla ricerca della propria matrice. All'origine prima e unica, Dio.
E il ritratto che emerge dell'artista Aldo Borgonzoni è quello di un uomo profondamente radicato nella cultura del proprio territorio e, insieme, cosmopolita, capace di spingere il suo sguardo inquieto "oltre" le convenzioni culturali e politiche, per aspirare, attraverso la sua pittura, alla creazione di un dialogo che coinvolga tutti.
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