Luciano Fabro. Disegno In-Opera
Dal 04 Ottobre 2013 al 06 Gennaio 2014
Bergamo
Luogo: GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea
Indirizzo: via San Tomaso 53
Curatori: Giacinto di Pietrantonio
Telefono per informazioni: +39 035 270272
E-Mail info: info@gamec.it
Sito ufficiale: http://www.gamec.it/
Dal 4 ottobre 2013 al 6 gennaio 2014 la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo è lieta di ospitare la mostra LUCIANO FABRO. DISEGNI E OPERE, che intende restituire la varietà della produzione di disegni di Luciano Fabro.
Per la prima volta in Italia, infatti, l’esposizione accoglierà un ricco nucleo di disegni dell’artista, tra i massimi esponenti del movimento ‘Arte Povera’: disegni realizzati e poi donati, disegni come pratica alla base del processo creativo che conduce alla genesi di un’idea o come mezzo per trasmettere messaggi; disegni in cui è esplicito il riferimento alla scultura e disegni come campo di indagine e di sperimentazione. E ancora disegni come forme - fori, buchi e aperture - attraverso le quali Fabro indaga e attraversa lo spazio aperto da Lucio Fontana, riferimento, in quegli anni, per gran parte dei giovani artisti.
Nella ricerca di Fabro la dimensione ambientale riveste un’importanza fondante: lo spazio è infatti concepito come campo d’azione vivo, fatto di relazioni e necessarie conseguenze tra gli elementi presenti. Per questo saranno presenti in mostra anche alcuni habitat e una selezione di sculture che dialogano con lo spazio, investigando l’ambiente e intervenendo sulla percezione.
Accompagnerà la mostra un catalogo bilingue che includerà testi critici di curatori e storici dell’arte che hanno avuto la fortuna di conoscere e lavorare con Luciano Fabro, e le quattro lezioni sul disegno che l’artista tenne durante gli anni di insegnamento presso l’Accademia di Brera.
Dal 4 ottobre 2013 al 6 gennaio 2014 la GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo è lieta di ospitare la mostra Luciano Fabro. Disegno In-Opera, che intende restituire la varietà della produzione di disegni di Luciano Fabro.
Per la prima volta in Italia, l’esposizione accoglie un ricco nucleo di disegni dell’artista, tra i massimi esponenti del movimento Arte Povera: lavori che godono di un’autonomia e di un grado di libertà particolari anche rispetto la stessa disciplina e che si confermano parte integrante e irrinunciabile del corpus dell’opera di Fabro.
La mostra rappresenta infatti un’occasione inedita per scoprire un aspetto poco noto del lavoro di un artista fondamentale per la storia dell’arte e della cultura a cavallo tra fine Novecento e inizio millennio.
Il percorso espositivo accoglie circa 150 disegni che, come suggerisce il titolo della mostra, presentano tipologie e funzioni differenti: essi, infatti, non sono strettamente “progettuali, ovvero preliminari alla realizzazione di opere, bensì disegni intesi come pratica alla base del processo creativo che conduce alla genesi di un’idea o come mezzo per trasmettere messaggi; disegni in cui è esplicito il riferimento alla scultura e disegni come campo di indagine e di sperimentazione. E ancora disegni come forme - aperture, buchi e fori - grazie alle quali Fabro indaga e attraversa lo spazio aperto da Lucio Fontana, che in quegli anni era punto di riferimento per gran parte dei giovani artisti.
Lavori realizzati in più di quarant’anni che presentano segni autonomi, esercizi di segni che Fabro realizzava e regalava ad amici e parenti. E infatti è proprio la generosità di Fabro a fornire una delle chiavi di lettura dei disegni in mostra, che in alcuni casi appartengono a privati che li hanno ricevuti in dono dall’artista - come Cantare cantando (1994) e Concetto Spaziale. Descrizione (1967), che riporta sul retro “buon ‘68. Luciano”: un dono augurale per l’anno nuovo. Sono opere che parlano di rapporti umani, di amicizia, di etica, di noi e dell’altro, perché - come afferma Giacinto Di Pietrantonio nel catalogo della mostra - ‘in Fabro anche il privato appartiene alla sfera pubblica’.
Disegnare è, per Fabro, un termine che spazia dalla parola all’immagine, al pensiero; è l’iconografia e il percorso che egli traccia sempre nel suo operare. Molti dei disegni in mostra sono eseguiti su supporti eterogenei (dai cartoncini delle schede di catalogazione utilizzate in biblioteca ai fogli di carta millimetrata; dalla carta Fabriano alla carta paglia) e realizzati con tecniche e materiali diversi: disegni di solo testo, a sfondo etico, con frasi riportate in poesia accompagnate da una dedica o da poesie-filastrocca; disegni-collage come Autoritratto (1967), realizzato su carta caratterizzata da una fitta griglia al cui centro Fabro ha incollato una piccolissima foto del suo volto. Un viso per tre quarti in luce e per un quarto in ombra che ci guarda, un volto il cui occhio sinistro ci scruta, un’iconografia interrogante.
Disegni che richiamano anche un certo cinetismo senza però presentare le caratteristiche di rapporto geometrico-matematico tipiche dell’Arte Programmata; disegni composti sia da pieni sia da vuoti, da peso e da leggerezza, da positivo e da negativo, da spazio e da non spazio, e, perciò, ambivalenti.
Nella ricerca di Fabro la dimensione ambientale riveste un’importanza fondamentale: lo spazio è infatti concepito come campo d’azione vivo, fatto di relazioni e necessarie conseguenze tra gli elementi presenti. Per questo, accanto ai disegni, sarà presente in mostra una selezione di grandi opere - tra cui sculture e habitat - che dialogano con lo spazio, investigando l’ambiente e intervenendo sulla percezione. Opere come Struttura ortogonale (1964), costituita da una griglia tubolare in ottone in cui le barre trasversali sono tagliate a metà al centro, o Passi. I miei passi hanno bucato il cielo. I miei passi hanno bucato la terra. Io sono zoppo (1994), uno striscione di 12 metri che riporta il titolo dell’opera in ideogrammi giapponesi, definito dall’artista ‘[…] un ritratto delle ambizioni dell’uomo contemporaneo e dei suoi risultati. In qualsiasi direzione abbia avanzato ha fatto delle buche, ha “toppato”, il suo avanzare civile è molto zoppicante. […]’
E ancora Svizzera Portafogli (2007) e i lavori della serie Computer che - seppur realizzati con materiali pesanti (ferro, acciaio, montanti per scaffalature metalliche, catene di ottone e alluminio) - trasmettono un forte senso di leggerezza. Sospensione e movimento sono infatti temi centrali per Fabro, che ritroviamo anche nei suoi disegni: dai punti d’incrocio delle griglie di Habitat 1962, infatti, dipartono altrettanti peduncoli di ottone che richiamano i disegni Dindolo, dondolo (1995) presenti in mostra, nei quali l’artista intende porre in relazione la linea retta e la linea curva con il suo sviluppo nello spazio alla ricerca di un segno che vi fluttui.
Il catalogo della mostra - edito da Silvana Editoriale - include testi critici di curatori, storici dell’arte e artisti che hanno avuto la fortuna di conoscere e lavorare con Luciano Fabro e le quattro lezioni sul disegno che l’artista tenne durante gli anni di insegnamento presso l’Accademia di Brera, che forniscono una chiave di lettura preziosa dei disegni e della sua opera in generale.
Per la prima volta in Italia, infatti, l’esposizione accoglierà un ricco nucleo di disegni dell’artista, tra i massimi esponenti del movimento ‘Arte Povera’: disegni realizzati e poi donati, disegni come pratica alla base del processo creativo che conduce alla genesi di un’idea o come mezzo per trasmettere messaggi; disegni in cui è esplicito il riferimento alla scultura e disegni come campo di indagine e di sperimentazione. E ancora disegni come forme - fori, buchi e aperture - attraverso le quali Fabro indaga e attraversa lo spazio aperto da Lucio Fontana, riferimento, in quegli anni, per gran parte dei giovani artisti.
Nella ricerca di Fabro la dimensione ambientale riveste un’importanza fondante: lo spazio è infatti concepito come campo d’azione vivo, fatto di relazioni e necessarie conseguenze tra gli elementi presenti. Per questo saranno presenti in mostra anche alcuni habitat e una selezione di sculture che dialogano con lo spazio, investigando l’ambiente e intervenendo sulla percezione.
Accompagnerà la mostra un catalogo bilingue che includerà testi critici di curatori e storici dell’arte che hanno avuto la fortuna di conoscere e lavorare con Luciano Fabro, e le quattro lezioni sul disegno che l’artista tenne durante gli anni di insegnamento presso l’Accademia di Brera.
Dal 4 ottobre 2013 al 6 gennaio 2014 la GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo è lieta di ospitare la mostra Luciano Fabro. Disegno In-Opera, che intende restituire la varietà della produzione di disegni di Luciano Fabro.
Per la prima volta in Italia, l’esposizione accoglie un ricco nucleo di disegni dell’artista, tra i massimi esponenti del movimento Arte Povera: lavori che godono di un’autonomia e di un grado di libertà particolari anche rispetto la stessa disciplina e che si confermano parte integrante e irrinunciabile del corpus dell’opera di Fabro.
La mostra rappresenta infatti un’occasione inedita per scoprire un aspetto poco noto del lavoro di un artista fondamentale per la storia dell’arte e della cultura a cavallo tra fine Novecento e inizio millennio.
Il percorso espositivo accoglie circa 150 disegni che, come suggerisce il titolo della mostra, presentano tipologie e funzioni differenti: essi, infatti, non sono strettamente “progettuali, ovvero preliminari alla realizzazione di opere, bensì disegni intesi come pratica alla base del processo creativo che conduce alla genesi di un’idea o come mezzo per trasmettere messaggi; disegni in cui è esplicito il riferimento alla scultura e disegni come campo di indagine e di sperimentazione. E ancora disegni come forme - aperture, buchi e fori - grazie alle quali Fabro indaga e attraversa lo spazio aperto da Lucio Fontana, che in quegli anni era punto di riferimento per gran parte dei giovani artisti.
Lavori realizzati in più di quarant’anni che presentano segni autonomi, esercizi di segni che Fabro realizzava e regalava ad amici e parenti. E infatti è proprio la generosità di Fabro a fornire una delle chiavi di lettura dei disegni in mostra, che in alcuni casi appartengono a privati che li hanno ricevuti in dono dall’artista - come Cantare cantando (1994) e Concetto Spaziale. Descrizione (1967), che riporta sul retro “buon ‘68. Luciano”: un dono augurale per l’anno nuovo. Sono opere che parlano di rapporti umani, di amicizia, di etica, di noi e dell’altro, perché - come afferma Giacinto Di Pietrantonio nel catalogo della mostra - ‘in Fabro anche il privato appartiene alla sfera pubblica’.
Disegnare è, per Fabro, un termine che spazia dalla parola all’immagine, al pensiero; è l’iconografia e il percorso che egli traccia sempre nel suo operare. Molti dei disegni in mostra sono eseguiti su supporti eterogenei (dai cartoncini delle schede di catalogazione utilizzate in biblioteca ai fogli di carta millimetrata; dalla carta Fabriano alla carta paglia) e realizzati con tecniche e materiali diversi: disegni di solo testo, a sfondo etico, con frasi riportate in poesia accompagnate da una dedica o da poesie-filastrocca; disegni-collage come Autoritratto (1967), realizzato su carta caratterizzata da una fitta griglia al cui centro Fabro ha incollato una piccolissima foto del suo volto. Un viso per tre quarti in luce e per un quarto in ombra che ci guarda, un volto il cui occhio sinistro ci scruta, un’iconografia interrogante.
Disegni che richiamano anche un certo cinetismo senza però presentare le caratteristiche di rapporto geometrico-matematico tipiche dell’Arte Programmata; disegni composti sia da pieni sia da vuoti, da peso e da leggerezza, da positivo e da negativo, da spazio e da non spazio, e, perciò, ambivalenti.
Nella ricerca di Fabro la dimensione ambientale riveste un’importanza fondamentale: lo spazio è infatti concepito come campo d’azione vivo, fatto di relazioni e necessarie conseguenze tra gli elementi presenti. Per questo, accanto ai disegni, sarà presente in mostra una selezione di grandi opere - tra cui sculture e habitat - che dialogano con lo spazio, investigando l’ambiente e intervenendo sulla percezione. Opere come Struttura ortogonale (1964), costituita da una griglia tubolare in ottone in cui le barre trasversali sono tagliate a metà al centro, o Passi. I miei passi hanno bucato il cielo. I miei passi hanno bucato la terra. Io sono zoppo (1994), uno striscione di 12 metri che riporta il titolo dell’opera in ideogrammi giapponesi, definito dall’artista ‘[…] un ritratto delle ambizioni dell’uomo contemporaneo e dei suoi risultati. In qualsiasi direzione abbia avanzato ha fatto delle buche, ha “toppato”, il suo avanzare civile è molto zoppicante. […]’
E ancora Svizzera Portafogli (2007) e i lavori della serie Computer che - seppur realizzati con materiali pesanti (ferro, acciaio, montanti per scaffalature metalliche, catene di ottone e alluminio) - trasmettono un forte senso di leggerezza. Sospensione e movimento sono infatti temi centrali per Fabro, che ritroviamo anche nei suoi disegni: dai punti d’incrocio delle griglie di Habitat 1962, infatti, dipartono altrettanti peduncoli di ottone che richiamano i disegni Dindolo, dondolo (1995) presenti in mostra, nei quali l’artista intende porre in relazione la linea retta e la linea curva con il suo sviluppo nello spazio alla ricerca di un segno che vi fluttui.
Il catalogo della mostra - edito da Silvana Editoriale - include testi critici di curatori, storici dell’arte e artisti che hanno avuto la fortuna di conoscere e lavorare con Luciano Fabro e le quattro lezioni sul disegno che l’artista tenne durante gli anni di insegnamento presso l’Accademia di Brera, che forniscono una chiave di lettura preziosa dei disegni e della sua opera in generale.
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