I mondi di Bob Dylan
Dal 04 Marzo 2017 al 19 Marzo 2017
Bergamo
Luogo: Centro Culturale San Bartolomeo
Indirizzo: Largo Belotti
Curatori: Riccardo Bertoncelli, Angelo Piazzoli
Costo del biglietto: ingresso libero alla mostra e allo spettacolo
Sito ufficiale: http://www.fondazionecreberg.it
Dal 4 al 19 marzo, presso il Centro Culturale San Bartolomeo di Bergamo, la Fondazione Credito Bergamasco organizza la mostra divulgativa I mondi di Bob Dylan, a cura di Riccardo Bertoncelli – noto giornalista, critico musicale e conduttore radiofonico italiano – e Angelo Piazzoli, Segretario generale della Fondazione stessa.
Un’occasione da non perdere per scoprire la complessità del cantautore americano, insignito del premio Nobel per la Letteratura, superstar della musica internazionale, personaggio discusso, ma certamente uno degli artisti più influenti nella cultura della seconda metà del XX secolo. Un poeta, un musicista del quale si parla spesso, ma che in realtà è molto poco conosciuto al grande pubblico, e che la Fondazione Credito Bergamasco – su un progetto coordinato da Sergio Noto, professore di Storia Economica presso l’Università di Verona – ha deciso di presentare al pubblico attraverso la penna del più importante critico musicale italiano, quel Riccardo Bertoncelli, che oltre ad essere il giornalista che da più tempo si è occupato di Dylan, è stato tra i primissimi ad aver seguito “senza peli sulla lingua” la diffusione del rock in Italia, come è testimoniato, tra l’altro, dalla notissima canzone di Francesco Guccini del 1975.
La mostra – che si snoda su ventidue pannelli in cui viene descritto per sommi capi il percorso artistico di Dylan dal 1961 al Nobel e in cui sono illustrate undici tra le sue più note canzoni – si sforza di presentare in maniera semplice e comprensibile il complicato percorso artistico di Robert Allen Zimmermann (questo il vero nome del cantautore americano) dagli esordi nei primissimi anni ‘60, da un paesino di minatori e immigrati scandinavi «where the winds hit heavy on the borderline», sul confine con il Canada, fino al centro pulsante della cultura nordamericana, il Greeenwich Village, già popolato dagli scrittori e dai poeti della Beat Generation, dal quale scaturiranno le maggiori correnti artistiche e i più influenti movimenti civili destinati a cambiare il corso della storia del XX secolo.
A disposizione gratuita dei visitatori, un catalogo a colori di sessanta pagine, scritto da Pier Giuseppe Montresor, critico musicale de L’Arena di Verona; inoltre, Sergio Noto e Riccardo Bertoncelli hanno realizzato – appositamente a corredo della mostra – quattro playlist scaricabili da iTunes e da Spotify.
Un’ottima occasione per onorare anche a Bergamo e in Italia, nell’anno di una sospirata consacrazione letteraria, un grande testimone del nostro tempo. Un’offerta per invogliare, non solo gli adulti, ma in particolare i giovani alla conoscenza più ravvicinata e meno superficiale di un’icona del nostro tempo che ha influenzato i maggiori cantautori italiani da De Gregori a De Andrè, ma che è ancora troppo spesso oggetto di conoscenza superficiale.
«Mai avrei immaginato di promuovere e organizzare – nell’ambito della programmazione culturale della Fondazione Creberg – una mostra dedicata a un cantautore americano» commenta Angelo Piazzoli. «Quando nel mese di novembre 2016 mi venne sottoposta dal prof. Sergio Noto l’idea di questo progetto dedicato a Bob Dylan, dopo qualche esitazione legata ad un “territorio inesplorato” che ci si apriva dinnanzi, giunsi rapidamente alla conclusione che valesse la pena di concretizzarlo per la sua stringente attualità – derivante dal conferimento a Dylan del Premio Nobel per la Letteratura con il dibattito e le polemiche che ne seguirono – e per l’inconsueto valore culturale del team che vi stava lavorando che ha prodotto, come si vedrà, brillanti esiti».
L’esposizione – presso il Centro Culturale San Bartolomeo (Bergamo, Largo Belotti) – è visitabile tutti i giorni secondo i seguenti orari: da lunedì a venerdì, dalle 16 alle 19, sabato e domenica, dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19.
Sabato 4 marzo, giorno di apertura della mostra, dalle ore 17, Riccardo Bertoncelli, curatore dell’esposizione, e Sergio Noto, ideatore del progetto, saranno a disposizione del pubblico per visite guidate gratuite alla mostra, in una sorta di informale vernissage.
Durante il periodo espositivo, la Fondazione Creberg organizza, presso il Salone principale di Palazzo Creberg (Bergamo, Largo Porta Nuova), la rappresentazione Tangled Up in The Bible: la poetica di Bob Dylan, un viaggio nell’universo letterario e musicale dell’autore che più di tutti ha innovato la forma canzone del ‘900. L’appuntamento è per giovedì 16 marzo, alle ore 18, con Michele Dal Lago (voce e chitarra), Giusi Pesenti (voce e percussioni) e Bruno Pizzi (letture) che – attraverso un’alternanza di musica e parole – ripercorreranno la genesi della poetica di Bob Dylan: dalla Bibbia alla popular music americana, da Woody Guthrie a Dylan Thomas, da Rimbaud alla Beat Generation.
Bob Dylan, nome d’arte di Robert Allen Zimmermann, preso pare in onore del grande poeta gallese Dylan Thomas, è certamente il musicista e poeta più influente nel panorama culturale del secondo dopoguerra.
Nato il 24 maggio 1941 a Duluth, un villaggio minerario nel nord del Minnesota, Dylan è autore di migliaia di canzoni, vere e proprie poesie, molte delle quali hanno rappresentato la colonna sonora della storia mondiale, da Blowin’ in the Wind a The Times They’re A Changin’, da Like a Rolling Stone a Mr. Tambourine Man, da All Along the Watchtower (in permanente scaletta ai concerti degli U2), fino a Hurricane e alla recentissima Make You Feeel my Love, cavallo di battaglia di Adele.
La fama e la riverenza con la quale il mondo artistico e letterario guardano a Bob Dylan è ormai fuori discussione, il premio Nobel rappresenta solo l’ultimo di una serie di riconoscimenti che sono stati assegnati a Dylan un po’ da tutti i maggiori paesi e al più alto livello. Dylan, che da moltissimi anni è in tour permanente, è l’uomo che è stato chiamato da Giovanni Paolo II a cantare al suo cospetto in occasione della Giornata della Gioventù a Bologna nel 1997, percependo per la sua prestazione un cachet di 500 mila dollari. È l’uomo che ha saputo passare attraverso tutti i generi musicali, dal folk al blues, dal rock al gospel, rinnovandosi sempre, mai ripetitivo, talvolta perfino sorprendendo i suoi ammiratori. Senza di lui la musica rock sarebbe altro, nessuno dei grandi artisti degli ultimi cinquant’anni ha potuto fare a meno di tributargli omaggio (recentemente anche Francesco De Gregori, il cui ultimo disco è composto da una serie di traduzioni del menestrello di Duluth).
Dylan, l’alfiere dei movimenti civili, la superstar rock, l’ebreo convertito al cristianesimo, l’amico sincero e l’idolo di Steve Jobs fondatore di Apple, ha in uscita in questi giorni il primo disco triplo della sua lunghissima carriera, ma ha a catalogo ormai un centinaio di dischi “ufficiali”. Dylan lo scontroso, l’antipatico, l’inavvicinabile. Dylan il timido, il semplice, Dylan il complicato, Dylan il protagonista (assente) del film sulla sua vita, interpretato da sei attori protagonisti diversi compreso una donna. Dylan che ora ha ormai quasi 76 anni e che prima o poi si ritirerà, lasciandoci le preziose testimonianze della sua vita di cui fortunatamente possiamo ancora godere.
Riccardo Bertoncelli, curatore dell’esposizione I mondi di Bob Dylan
Riccardo Bertoncelli è nato a Novara “sulle corde di Aries” nel 1952. Ha cominciato a scrivere di rock a 17 anni, stampandosi in ciclostile una fanzine, e a ventuno ha pubblicato il primo libro italiano sulla musica giovane, “Pop Story”. Nel 1974 ha fatto parte del nucleo fondatore di “Gong”, la rivista rock più importante di quegli anni; sei anni più tardi, cambiate tante cose, ci ha riprovato con “Musica ‘80”. Nel 1981 ha debuttato come direttore di collana per Arcana, la casa editrice di cui nel 1985 è diventato direttore editoriale. Dal 1995 cura l’area musicale “Bizarre” all’interno del gruppo Giunti. Fra questo e quello, ha curato circa 300 volumi di rock e varia umanità.
È stato direttore artistico del “Salone della Musica” di Torino tra il 1996 e il 1998. Da oltre dieci anni tiene un corso di “storia dell’editoria musicale” al Master di Comunicazione Musicale per la Discografia e i Media presso l’Università Cattolica di Milano. Collabora dal 1974 con la Radio Svizzera Italiana per trasmissioni di rock e jazz. Tra i suoi ultimi libri, “Topi caldi”, antologia dei migliori articoli nel corso del tempo, e “Una vita con Bob Dylan”, dove sono raccolti cronache, recensioni, saggi e fantasie su uno dei suoi artisti più amati, dal 1972 a oggi.
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