COSTANTINO BELTRAMI. Il sogno di un Nuovo Mondo
Dal 27 Ottobre 2023 al 10 Marzo 2024
Bergamo
Luogo: Museo di Scienze Naturali “Enrico Caffi”
Indirizzo: Piazza Cittadella 10
Orari: martedì-venerdì 9 – 13 e 14-17; sabato, domenica e festivi 9.30-17.30 (chiuso lunedì)
Curatori: Marco Valle e Barbara Mazzoleni
Enti promotori:
- Comune di Bergamo
- Museo Civico di Scienze Naturali
Costo del biglietto: euro 3, gratuito under 18 e scolaresche
Telefono per informazioni: +39 035.286011
Sito ufficiale: http://www.museoscienzebergamo.it
Non era un esploratore, ma ha raggiunto in solitaria le sorgenti del Mississippi Non era un antropologo, ma ha vissuto con gli Indiani d’America
Non era un collezionista, ma la sua raccolta segna la storia dei nativi americani Non era un letterato, ma ha subito il plagio di grandi scrittori
Non era un capo di stato, ma fu accolto dal Presidente degli Stati Uniti Non era un monaco, ma si firmava Fra Giacomo
Non era un uomo casto, ma ha avuto un solo grande amore
Non era un alieno, ma diceva di venire dalla Luna
È Giacomo Costantino Beltrami
Dal 27 ottobre, apre al pubblico al Museo Civico di Scienze Naturali “Enrico Caffi” di Bergamo Alta un nuovo percorso espositivo, dedicato alla figura affascinante, poliedrica e senza dubbio avvincente, ma incredibilmente ancora poco conosciuta, di Giacomo Costantino Beltrami (Bergamo 1779 – Filottrano 1855).
Realizzata da Comune di Bergamo e dal Museo Civico di Scienze Naturali, con la collaborazione di Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo, Shakopee Mdewakanton Sioux Community e Beltrami County Historical Society, la mostra nasce da due occasioni: il bicentenario del viaggio di Beltrami alle sorgenti del Mississippi, che cade nell’anno di Bergamo Brescia Capitale della Cultura, e l’approdo al Museo di Bergamo dei materiali di Beltrami custoditi nel suo palazzo di Filottrano (Collezione Beltrami-Luchetti), così che tutta la collezione del viaggiatore è oggi riunita nella sua città natale.
Con l’aiuto di alcune comunità indiane dei territori da lui esplorati e prestiti provenienti da Istituti che custodiscono preziosi documenti originali (Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo, Archivio di Stato di Macerata, Biblioteca Classense di Ravenna), l’esposizione, curata da Marco Valle & Barbara Mazzoleni, si propone di restituire a Beltrami il “suo” posto nella micro e macro storia e di indagare l’eredità con cui questa figura extra-ordinaria, attraverso le sue raccolte e i suoi scritti, arriva alla contemporaneità.
Al contempo, il Museo di Scienze Naturali ha intessuto una stretta collaborazione con le comunità native americane, con l’obiettivo di raccontare l’ “altro” senza cadere nella trappola dell’appropriazione e della decontestualizzazione culturale, che avrebbe rischiato impoverire la forza simbolica o di tradire la natura dei preziosi manufatti ereditati da Costantino Beltrami. La figura di Beltrami certamente sfugge ad ogni tentativo di collocazione nelle categorie canoniche della storia e della cultura. Rimasta prigioniera di un mito cresciuto dopo la sua morte - nato sulle ali della leggendaria “scoperta delle sorgenti del Mississippi” e dell’”uomo dall’ombrello rosso” a tu per tu con gli Indiani, ma anche dell’iconico ritratto ideale dell’indomito esploratore dipinto da Enrico Scuri – la saga di Beltrami è ancora in attesa di una obiettiva revisione storica e critica. Così come ancora attende di essere realmente conosciuta dal grande pubblico.
Di Beltrami, la mostra vuole per la prima volta narrare tutte le “imprese”: esistenziali, geografiche, antropologiche, letterarie, al di qua e al di là dell’Oceano.
Al centro di una narrazione che si srotola tra immagini, parole, suoni, lettere, mappe, oggetti personali, diari di viaggio, ambientazioni visive e immersioni interattive, saranno i manufatti che il viaggiatore ha raccolto lungo il Mississippi, tra i più antichi sopravvissuti all’incontro fatale tra gli Indiani d’America e l’uomo bianco. Pochi viaggiatori, avventurieri, cacciatori di pellicce, bianchi stravaganti, avvicinarono le tribù indiane quando il loro sistema di vita era ancora autonomo e vitale e la guerra non era ancora l’unica forma di rapporto possibile. E Beltrami fu uno di questi.
La narrazione espositiva segue la parabola della sua lunga avventura, punteggiata di colpi di scena. In un’epoca di grandi mutamenti storici e culturali, Beltrami si presenta rivoluzionario a Bergamo e poi imprenditore e uomo sospeso tra amore e giustizia nelle Marche. Con un repentino mutamento di identità, indossa i panni dell’indomito esploratore di terre selvagge e il racconto si apre al grande viaggio e all’incontro con l’universo “altro” dei nativi americani, restituito attraverso una selezione dei preziosi reperti che Costantino ha ricevuto in dono e scambiato con gli Indiani e poi ha avuto cura di portare con sé al suo ritorno nella “civiltà”. È l’opportunità di guardare il Nuovo Mondo con gli occhi del nostro viaggiatore tra materiali di viaggio, manufatti rituali e di uso quotidiano, armi per la caccia e la guerra, simbologie ricorrenti nelle tradizionali decorazioni dai colori accesi.
Tra archi, frecce, pipe, flauti, indumenti, borse da medicina e tamburi, il visitatore è “iniziato” a una visione spirituale molto lontana da quella “occidentale”, in cui il sacro e il soprannaturale sono integrati nella natura, nella vita quotidiana e nell’organizzazione sociale e politica. A chiudere il cerchio sull’esploratore, un piccolo “cabinet” documenta anche i viaggi di Beltrami in Messico e ad Haiti. E poi il ritorno in Europa e il ritiro nella “cella” di Filottrano, dove risuonano le parole amare del suo testamento olografo.
Il capitolo conclusivo esplora a 360 gradi l’eredità di Costantino Beltrami: i suoi libri, i plagi letterari, la nascita della leggenda, l’istituzione della Contea Beltrami in Minnesota e anche il vocabolario Sioux, straordinario documento storico-etnografico.
Nella volontà di diffondere al più ampio pubblico la conoscenza di Costantino Beltrami, di garantire la massima accessibilità e nella consapevolezza della forte valenza formativa della mostra, Comune di Bergamo ha scelto di mantenere invariato il prezzo del biglietto di ingresso al Museo (3 Euro).
In occasione dell’apertura del nuovo percorso espositivo, nella Sala etnografica del Museo, viene proposto anche un nuovo allestimento della Donazione Aldo Perolari: "Frammenti d'Africa tra noi" è l'invito a un inedito scambio di sguardi con l'Altro.
Giacomo Costantino Beltrami, nato a Bergamo nel 1779, intraprende studi classici e giuridici, e nel 1797 lascia Bergamo per arruolarsi nella milizia della Repubblica cisalpina. Una brillante carriera di magistrato nell'Italia napoleonica lo conduce nelle Marche, dove avvia una produttiva azienda agricola e, complice anche la sua affiliazione alla massoneria, comincia a tessere relazioni sociali e culturali fondamentali per il suo futuro. Dimessosi dalla magistratura nel 1814, si ritira nel suo podere di Filottrano. La morte dell’amata contessa Giulia de Medici Spada e l’accusa di cospirazione contro lo Stato Pontificio per presunte simpatie carbonare e connivenze massoniche, lo spingono nel 1821 a lasciare l’Italia per un “pellegrinaggio” che lo conduce prima in Europa (Francia, Germania, Inghilterra) e in seguito negli Stati Uniti. Qui, per una serie di favorevoli coincidenze, Beltrami si reinventa esploratore, sfidando la wilderness del Nord America per risalire in canoa il Mississippi, facendo sosta nei villaggi Ojibwe (Chippewa) e Dakota (Sioux), dove è partecipe e descrive minuziosamente vita quotidiana, riti, costumi dei nativi americani.
Isuoidiaridiviaggio diventerannolibri:LaDécouvertedessourcesduMississippietdelaRivièreSanglante (1824) e A Pilgrimage in Europe and America (1828). Benché oggetto di vero e proprio plagio da parte di celebrati scrittori come Chateaubriand e Cooper (per il suo famoso “L’ultimo dei mohicani”), la comunità accademica del tempo cercherà di liquidarle come opere di un dilettante, oltre ad adoperarsi per delegittimare la scoperta delle sorgenti del Mississippi (1823). Beltrami fu infatti tra i primi a visitare la regione bagnata dal ramo settentrionale del Grande Fiume, redigendone una mappa e una puntuale descrizione. Meno noti, ma ugualmente importanti, furono i suoi viaggi in Messico (1824) e nei Caraibi (Haiti nel 1826 e Santo Domingo) e le sue numerose attività e collaborazioni scientifiche al rientro in Europa nel 1827. Dopo alcuni anni trascorsi tra Londra, Parigi e Heidelberg, Beltrami, deluso e amareggiato per non aver incontrato i riconoscimenti ambiti, si ritira in una buia cella del suo Palazzo di Filottrano e qui vive, firmandosi Fra Giacomo, fino alla morte nel 1855. Poco dopo, il nipote Giovanni Battista Amilcare Beltrami dona alla città di Bergamo una ricca raccolta di materiale documentario ed etnografico.
Non era un collezionista, ma la sua raccolta segna la storia dei nativi americani Non era un letterato, ma ha subito il plagio di grandi scrittori
Non era un capo di stato, ma fu accolto dal Presidente degli Stati Uniti Non era un monaco, ma si firmava Fra Giacomo
Non era un uomo casto, ma ha avuto un solo grande amore
Non era un alieno, ma diceva di venire dalla Luna
È Giacomo Costantino Beltrami
Dal 27 ottobre, apre al pubblico al Museo Civico di Scienze Naturali “Enrico Caffi” di Bergamo Alta un nuovo percorso espositivo, dedicato alla figura affascinante, poliedrica e senza dubbio avvincente, ma incredibilmente ancora poco conosciuta, di Giacomo Costantino Beltrami (Bergamo 1779 – Filottrano 1855).
Realizzata da Comune di Bergamo e dal Museo Civico di Scienze Naturali, con la collaborazione di Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo, Shakopee Mdewakanton Sioux Community e Beltrami County Historical Society, la mostra nasce da due occasioni: il bicentenario del viaggio di Beltrami alle sorgenti del Mississippi, che cade nell’anno di Bergamo Brescia Capitale della Cultura, e l’approdo al Museo di Bergamo dei materiali di Beltrami custoditi nel suo palazzo di Filottrano (Collezione Beltrami-Luchetti), così che tutta la collezione del viaggiatore è oggi riunita nella sua città natale.
Con l’aiuto di alcune comunità indiane dei territori da lui esplorati e prestiti provenienti da Istituti che custodiscono preziosi documenti originali (Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo, Archivio di Stato di Macerata, Biblioteca Classense di Ravenna), l’esposizione, curata da Marco Valle & Barbara Mazzoleni, si propone di restituire a Beltrami il “suo” posto nella micro e macro storia e di indagare l’eredità con cui questa figura extra-ordinaria, attraverso le sue raccolte e i suoi scritti, arriva alla contemporaneità.
Al contempo, il Museo di Scienze Naturali ha intessuto una stretta collaborazione con le comunità native americane, con l’obiettivo di raccontare l’ “altro” senza cadere nella trappola dell’appropriazione e della decontestualizzazione culturale, che avrebbe rischiato impoverire la forza simbolica o di tradire la natura dei preziosi manufatti ereditati da Costantino Beltrami. La figura di Beltrami certamente sfugge ad ogni tentativo di collocazione nelle categorie canoniche della storia e della cultura. Rimasta prigioniera di un mito cresciuto dopo la sua morte - nato sulle ali della leggendaria “scoperta delle sorgenti del Mississippi” e dell’”uomo dall’ombrello rosso” a tu per tu con gli Indiani, ma anche dell’iconico ritratto ideale dell’indomito esploratore dipinto da Enrico Scuri – la saga di Beltrami è ancora in attesa di una obiettiva revisione storica e critica. Così come ancora attende di essere realmente conosciuta dal grande pubblico.
Di Beltrami, la mostra vuole per la prima volta narrare tutte le “imprese”: esistenziali, geografiche, antropologiche, letterarie, al di qua e al di là dell’Oceano.
Al centro di una narrazione che si srotola tra immagini, parole, suoni, lettere, mappe, oggetti personali, diari di viaggio, ambientazioni visive e immersioni interattive, saranno i manufatti che il viaggiatore ha raccolto lungo il Mississippi, tra i più antichi sopravvissuti all’incontro fatale tra gli Indiani d’America e l’uomo bianco. Pochi viaggiatori, avventurieri, cacciatori di pellicce, bianchi stravaganti, avvicinarono le tribù indiane quando il loro sistema di vita era ancora autonomo e vitale e la guerra non era ancora l’unica forma di rapporto possibile. E Beltrami fu uno di questi.
La narrazione espositiva segue la parabola della sua lunga avventura, punteggiata di colpi di scena. In un’epoca di grandi mutamenti storici e culturali, Beltrami si presenta rivoluzionario a Bergamo e poi imprenditore e uomo sospeso tra amore e giustizia nelle Marche. Con un repentino mutamento di identità, indossa i panni dell’indomito esploratore di terre selvagge e il racconto si apre al grande viaggio e all’incontro con l’universo “altro” dei nativi americani, restituito attraverso una selezione dei preziosi reperti che Costantino ha ricevuto in dono e scambiato con gli Indiani e poi ha avuto cura di portare con sé al suo ritorno nella “civiltà”. È l’opportunità di guardare il Nuovo Mondo con gli occhi del nostro viaggiatore tra materiali di viaggio, manufatti rituali e di uso quotidiano, armi per la caccia e la guerra, simbologie ricorrenti nelle tradizionali decorazioni dai colori accesi.
Tra archi, frecce, pipe, flauti, indumenti, borse da medicina e tamburi, il visitatore è “iniziato” a una visione spirituale molto lontana da quella “occidentale”, in cui il sacro e il soprannaturale sono integrati nella natura, nella vita quotidiana e nell’organizzazione sociale e politica. A chiudere il cerchio sull’esploratore, un piccolo “cabinet” documenta anche i viaggi di Beltrami in Messico e ad Haiti. E poi il ritorno in Europa e il ritiro nella “cella” di Filottrano, dove risuonano le parole amare del suo testamento olografo.
Il capitolo conclusivo esplora a 360 gradi l’eredità di Costantino Beltrami: i suoi libri, i plagi letterari, la nascita della leggenda, l’istituzione della Contea Beltrami in Minnesota e anche il vocabolario Sioux, straordinario documento storico-etnografico.
Nella volontà di diffondere al più ampio pubblico la conoscenza di Costantino Beltrami, di garantire la massima accessibilità e nella consapevolezza della forte valenza formativa della mostra, Comune di Bergamo ha scelto di mantenere invariato il prezzo del biglietto di ingresso al Museo (3 Euro).
In occasione dell’apertura del nuovo percorso espositivo, nella Sala etnografica del Museo, viene proposto anche un nuovo allestimento della Donazione Aldo Perolari: "Frammenti d'Africa tra noi" è l'invito a un inedito scambio di sguardi con l'Altro.
Giacomo Costantino Beltrami, nato a Bergamo nel 1779, intraprende studi classici e giuridici, e nel 1797 lascia Bergamo per arruolarsi nella milizia della Repubblica cisalpina. Una brillante carriera di magistrato nell'Italia napoleonica lo conduce nelle Marche, dove avvia una produttiva azienda agricola e, complice anche la sua affiliazione alla massoneria, comincia a tessere relazioni sociali e culturali fondamentali per il suo futuro. Dimessosi dalla magistratura nel 1814, si ritira nel suo podere di Filottrano. La morte dell’amata contessa Giulia de Medici Spada e l’accusa di cospirazione contro lo Stato Pontificio per presunte simpatie carbonare e connivenze massoniche, lo spingono nel 1821 a lasciare l’Italia per un “pellegrinaggio” che lo conduce prima in Europa (Francia, Germania, Inghilterra) e in seguito negli Stati Uniti. Qui, per una serie di favorevoli coincidenze, Beltrami si reinventa esploratore, sfidando la wilderness del Nord America per risalire in canoa il Mississippi, facendo sosta nei villaggi Ojibwe (Chippewa) e Dakota (Sioux), dove è partecipe e descrive minuziosamente vita quotidiana, riti, costumi dei nativi americani.
Isuoidiaridiviaggio diventerannolibri:LaDécouvertedessourcesduMississippietdelaRivièreSanglante (1824) e A Pilgrimage in Europe and America (1828). Benché oggetto di vero e proprio plagio da parte di celebrati scrittori come Chateaubriand e Cooper (per il suo famoso “L’ultimo dei mohicani”), la comunità accademica del tempo cercherà di liquidarle come opere di un dilettante, oltre ad adoperarsi per delegittimare la scoperta delle sorgenti del Mississippi (1823). Beltrami fu infatti tra i primi a visitare la regione bagnata dal ramo settentrionale del Grande Fiume, redigendone una mappa e una puntuale descrizione. Meno noti, ma ugualmente importanti, furono i suoi viaggi in Messico (1824) e nei Caraibi (Haiti nel 1826 e Santo Domingo) e le sue numerose attività e collaborazioni scientifiche al rientro in Europa nel 1827. Dopo alcuni anni trascorsi tra Londra, Parigi e Heidelberg, Beltrami, deluso e amareggiato per non aver incontrato i riconoscimenti ambiti, si ritira in una buia cella del suo Palazzo di Filottrano e qui vive, firmandosi Fra Giacomo, fino alla morte nel 1855. Poco dopo, il nipote Giovanni Battista Amilcare Beltrami dona alla città di Bergamo una ricca raccolta di materiale documentario ed etnografico.
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