Carola Mazot. Riflessi dall’inconscio
Dal 05 Maggio 2022 al 29 Maggio 2022
Bergamo
Luogo: Ex Chiesa della Maddalena
Indirizzo: Via Sant’Alessandro 39/d
Orari: giovedì, venerdì e sabato 16:00 – 19:00, domenica 10:00 – 13:00, 16:00 – 19:00
Curatori: Atelier Mazot Milano
Enti promotori:
- Con il patrocinio del Comune di Bergamo - Assessorato alla Cultura
Sito ufficiale: http://www.mazot.info/
Sarà inaugurata il 5 maggio 2022 alle ore 17:30, nella preziosa cornice della Ex Chiesa della Maddalena la retrospettiva dal titolo “Riflessi dall’inconscio” che la città di Bergamo ha voluto dedicare a Carola Mazot (Valdagno 1929 – Milano 2016) artista veneta di nascita che ha vissuto e lavorato a Milano. Figura femminile dirompente in un’epoca, tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta, nella quale essere artiste donne incontrava non pochi ostacoli dal variegato mondo dell’arte. Nipote del pittore post impressionista veneziano Vettore Zanetti Zilla che fu anche suo primo maestro, Mazot studiò in gioventù con illustri maestri come Donato Frisia e Lorenzo Pepe ma la sua formazione è legata soprattutto all’Accademia di Brera, durante gli anni Sessanta, sotto la guida di Marino Marini e Giacomo Manzù. Frequentò il Jamaica negli anni dei maggiori fermenti artistici e culturali, conoscendo numerosi artisti e scrittori fra i quali Ernesto Treccani che le fece alcuni ritratti, Alik Cavaliere, Giuseppe Migneco, Aligi sassu, il critico Mario De Micheli e il poeta Franco Loi che seguirono e scrissero sui suoi lavori. Sposò lo scultore Guido Di Fidio. Lavorò soprattutto a Milano esponendo in numerose città in Italia e all’estero: Milano, Venezia, Verona ma anche Lugano, Parigi, Varsavia, Vienna, Lione, New York e San Francisco.
Questa esposizione ripercorre gli anni Ottanta e Novanta della produzione artistica di Carola Mazot e vuole innanzi tutto indagare in quel sentimento di inconoscibilità e contraddittorietà della vita che ognuno di noi avverte in fondo a se stesso con il senso di mistero e incanto sprigionato dalle opere di questa artista.
Da un lato vediamo che per lei la realtà più misteriosa e imperscrutabile è l’essere umano e il suo volto, ritratto in sintesi, disegno e segno impostatale proprio dalle basi apprese da Giacomo Manzù, suo ultimo maestro, con spessore espressivo che allude ad una interiorità silenziosa e potentissima. La figura umana centro di ogni suo interesse, viene indovinata, studiata, amata e poi reinterpreteta, seguendo il filone nostalgico della pittura espressionista di Munch, Kokoshka e Sironi, con una particolare forza, sicurezza e musicalità di accordi che conquistano chi osserva. Ma buona parte dell’esposizione sarà anche dedicata alla serie dei “Giardini”, il periodo più informale e astratto della sua storia artistica, che ha origine dall’osservazione degli elementi della natura: alberi e boschi grondanti di pioggia, radici, fiori, rami intrecciati con vitalità e fantasia travolgente. Luoghi immaginari dove si respira la libertà, filosofia della natura come sede di speranza, spazi dove il bello della natura è ancora possibile. Dipinti di getto con stile sicuro e senza ripensamenti. Affermava Constantin Brancusi: “La semplicità in arte è la sostanza di una complessità risolta”, così nei “Giardini” vi è uno stile che a tratti si fa essenziale e fa pensare alla sintesi del disegno orientale, dove elementi isolati richiamano la macchia nera di china dell’ideogramma giapponese sul bianco della tavola. Anche qui Mazot riesce a delineare e portare in luce le zone d’ombra dell’animo umano, con poesia. Accompagna la mostra un testo critico di Chiara Gatti.
Fino al 29 maggio 2022.
Catalogo in galleria, testi critici di Chiara Gatti, Mario De Micheli, Franco Loi, Giorgio Seveso.
Pubblicazioni su Carola Mazot, e cataloghi delle sue mostre, sono conservate in molte Biblioteche d’Arte d’Italia. A Bergamo si possono consultare presso la Biblioteca Centrale Antonio Tiraboschi.
Questa esposizione ripercorre gli anni Ottanta e Novanta della produzione artistica di Carola Mazot e vuole innanzi tutto indagare in quel sentimento di inconoscibilità e contraddittorietà della vita che ognuno di noi avverte in fondo a se stesso con il senso di mistero e incanto sprigionato dalle opere di questa artista.
Da un lato vediamo che per lei la realtà più misteriosa e imperscrutabile è l’essere umano e il suo volto, ritratto in sintesi, disegno e segno impostatale proprio dalle basi apprese da Giacomo Manzù, suo ultimo maestro, con spessore espressivo che allude ad una interiorità silenziosa e potentissima. La figura umana centro di ogni suo interesse, viene indovinata, studiata, amata e poi reinterpreteta, seguendo il filone nostalgico della pittura espressionista di Munch, Kokoshka e Sironi, con una particolare forza, sicurezza e musicalità di accordi che conquistano chi osserva. Ma buona parte dell’esposizione sarà anche dedicata alla serie dei “Giardini”, il periodo più informale e astratto della sua storia artistica, che ha origine dall’osservazione degli elementi della natura: alberi e boschi grondanti di pioggia, radici, fiori, rami intrecciati con vitalità e fantasia travolgente. Luoghi immaginari dove si respira la libertà, filosofia della natura come sede di speranza, spazi dove il bello della natura è ancora possibile. Dipinti di getto con stile sicuro e senza ripensamenti. Affermava Constantin Brancusi: “La semplicità in arte è la sostanza di una complessità risolta”, così nei “Giardini” vi è uno stile che a tratti si fa essenziale e fa pensare alla sintesi del disegno orientale, dove elementi isolati richiamano la macchia nera di china dell’ideogramma giapponese sul bianco della tavola. Anche qui Mazot riesce a delineare e portare in luce le zone d’ombra dell’animo umano, con poesia. Accompagna la mostra un testo critico di Chiara Gatti.
Fino al 29 maggio 2022.
Catalogo in galleria, testi critici di Chiara Gatti, Mario De Micheli, Franco Loi, Giorgio Seveso.
Pubblicazioni su Carola Mazot, e cataloghi delle sue mostre, sono conservate in molte Biblioteche d’Arte d’Italia. A Bergamo si possono consultare presso la Biblioteca Centrale Antonio Tiraboschi.
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