Tra cinema e pittura: l’occhio sperimentale di Mario Schifano
Dal 21 Dicembre 2024 al 12 Gennaio 2025
Cortina d'Ampezzo | Belluno
Luogo: Farsettiarte
Indirizzo: Piazza Roma 10
Mario Schifano, artistatra i più importanti sulla scena nazionale ed internazionale degli anni sessanta, definito il “PITTORE PUMA, un piccolo puma di cui non si sospetta la muscolatura e lo scatto, che lascia dietro di sé l’impronta nitida e misteriosa dell’eleganza” (Goffredo Parise) arriva a Cortina d’Ampezzo in Farsettiarte in una Mostra di qualità scientifica allo stesso tempo carica di emozione e di “passione esagerata” così come l’artista definiva il suo amore per l’arte.
Eccentrico e poliedrico, grande amante della vita, l’artista è una sorta di Andy Warhol tutto italiano: conobbe il padre della Pop Art in uno dei suoi viaggi negli Stati Uniti frequentando la Factory (studio e luogo di ritrovo di Andy Warhol e dei suoi collaboratori) e prendendo parte nel 1963 alla mostra New Realists organizzata dalla Sidney Janis Gallery (collettiva di artisti appartenenti alla Pop Art e al Nouveau Realisme). Presso la Sidney Janis Gallery espose le sue opere a fianco dei principali esponenti del Nouveau Réalisme come Christo, Klein e il suo amico e collega Mimmo Rotella.
Warhol disse che, se avesse potuto scegliere con chi scambiare la sua vita, sarebbe ri-nato Mario Schifano.
Intorno al 1970 inizia la serie dei Paesaggi TV in cui l’artista trasferisce su tela le immagini televisive con la tecnica dell’emulsione fotografica. Inizialmente sono i fotogrammi scattati negli Stati Uniti con le sale di trapianto cardiaco a Houston, i laboratori della Nasa, di Alamogordo e di Los Alamos, a essere oggetto di rielaborazione (daranno vita a opere come Pentagono, Medal of Honor, Era Nucleare). Poi comincia a rivisitare le immagini trasmesse da Rai e da altre emittenti televisive.
In queste opere utilizza nuovi smalti industriali di grande brillantezza e trasparenza, capaci di asciugare con grande rapidità, consentendogli così anche una produzione molto più estesa. In Mostra si potranno ammirare alcuni Capolavori dell’artista di questi anni come “VIDEO 18” del 1971, e “VIDEO 13” sempre del 1971.
L’estetica di Schifano si può definire multidisciplinare: utilizzò macchine da presa, macchine fotografiche, il medium televisivo: “Schifano lavorava sulle immagini. Intorno a lui c’erano sempre immagini. E’noto infatti che nella casa del maestro ci fossero sempre televisori accesi, silenziosi, ma con un costante scorrere di immagini, di qualunque tipo” – sostiene Marco Meneguzzo. In mostra la “Macchina cinematografica dipinta” dell’artista, opera estremamente rara e di grande importanza.
Schifano è noto anche per gli importanti rapporti con il mondo della musica e del cinema; amico dei Rolling Stones, di Keith Richards e Mick Jagger con cui collaborò al film “Trilogia per un massacro”. Monkey Man del Rolling Stones è a lui dedicata. Collabora con un gruppo di rock psichedelico: Le stelle di Mario Schifano. Uno dei loro concerti d’esordio, il 28 Dicembre 1967 al Piper Club di Roma, diventa il primo liveshow multimediale italiano. Realizza inoltre tre film sperimentali in 35 mm.: Satellite, Umano non umano, Trapianto, e consunzione e morte di Franco Brocani. Si ritaglia così un ruolo importantissimo nel cinema underground degli anni ’60 e ’70 proprio con il film “Umano non umano”, del 1969, che lo consacra in quell’ambito. Come Warhol a New York, Schifano a Roma, e in Italia, realizza film indipendenti caratterizzati da uno stile grezzo con inquadrature sempre volutamente storte, addirittura fastidiose; film caratterizzati da una “non-narrazione”, da un montaggio spezzato, dalla varietà dei temi trattati, prettamente sociali e politici.
Dopo 20 anni di intensa pittura in cui produsse i lavori più emozionanti, nel 1990 inaugura la riapertura del Palazzo delle Esposizioni di Roma con Divulgare, una rassegna di opere di dimensioni eccezionali elaborate con le prime tecnologie digitali. Le immagini riprodotte uniscono alla dimensione dell’inconscio la realtà filtrata dalla televisione. I grandi quadri rappresentano le nuove visioni satellitari, le urgenze ambientali, la guerra. Le opere dal 90 in poi parlano del suo interesse per la tecnologia.
La mostra di Cortina racconta di Mario Schifano “artista e uomo”, dei suoi profondi legami con il mondo della musica e del cinema. Racconta di un artista “esageratamente passionale” attraverso opere di grande rarità e importanza.
Eccentrico e poliedrico, grande amante della vita, l’artista è una sorta di Andy Warhol tutto italiano: conobbe il padre della Pop Art in uno dei suoi viaggi negli Stati Uniti frequentando la Factory (studio e luogo di ritrovo di Andy Warhol e dei suoi collaboratori) e prendendo parte nel 1963 alla mostra New Realists organizzata dalla Sidney Janis Gallery (collettiva di artisti appartenenti alla Pop Art e al Nouveau Realisme). Presso la Sidney Janis Gallery espose le sue opere a fianco dei principali esponenti del Nouveau Réalisme come Christo, Klein e il suo amico e collega Mimmo Rotella.
Warhol disse che, se avesse potuto scegliere con chi scambiare la sua vita, sarebbe ri-nato Mario Schifano.
Intorno al 1970 inizia la serie dei Paesaggi TV in cui l’artista trasferisce su tela le immagini televisive con la tecnica dell’emulsione fotografica. Inizialmente sono i fotogrammi scattati negli Stati Uniti con le sale di trapianto cardiaco a Houston, i laboratori della Nasa, di Alamogordo e di Los Alamos, a essere oggetto di rielaborazione (daranno vita a opere come Pentagono, Medal of Honor, Era Nucleare). Poi comincia a rivisitare le immagini trasmesse da Rai e da altre emittenti televisive.
In queste opere utilizza nuovi smalti industriali di grande brillantezza e trasparenza, capaci di asciugare con grande rapidità, consentendogli così anche una produzione molto più estesa. In Mostra si potranno ammirare alcuni Capolavori dell’artista di questi anni come “VIDEO 18” del 1971, e “VIDEO 13” sempre del 1971.
L’estetica di Schifano si può definire multidisciplinare: utilizzò macchine da presa, macchine fotografiche, il medium televisivo: “Schifano lavorava sulle immagini. Intorno a lui c’erano sempre immagini. E’noto infatti che nella casa del maestro ci fossero sempre televisori accesi, silenziosi, ma con un costante scorrere di immagini, di qualunque tipo” – sostiene Marco Meneguzzo. In mostra la “Macchina cinematografica dipinta” dell’artista, opera estremamente rara e di grande importanza.
Schifano è noto anche per gli importanti rapporti con il mondo della musica e del cinema; amico dei Rolling Stones, di Keith Richards e Mick Jagger con cui collaborò al film “Trilogia per un massacro”. Monkey Man del Rolling Stones è a lui dedicata. Collabora con un gruppo di rock psichedelico: Le stelle di Mario Schifano. Uno dei loro concerti d’esordio, il 28 Dicembre 1967 al Piper Club di Roma, diventa il primo liveshow multimediale italiano. Realizza inoltre tre film sperimentali in 35 mm.: Satellite, Umano non umano, Trapianto, e consunzione e morte di Franco Brocani. Si ritaglia così un ruolo importantissimo nel cinema underground degli anni ’60 e ’70 proprio con il film “Umano non umano”, del 1969, che lo consacra in quell’ambito. Come Warhol a New York, Schifano a Roma, e in Italia, realizza film indipendenti caratterizzati da uno stile grezzo con inquadrature sempre volutamente storte, addirittura fastidiose; film caratterizzati da una “non-narrazione”, da un montaggio spezzato, dalla varietà dei temi trattati, prettamente sociali e politici.
Dopo 20 anni di intensa pittura in cui produsse i lavori più emozionanti, nel 1990 inaugura la riapertura del Palazzo delle Esposizioni di Roma con Divulgare, una rassegna di opere di dimensioni eccezionali elaborate con le prime tecnologie digitali. Le immagini riprodotte uniscono alla dimensione dell’inconscio la realtà filtrata dalla televisione. I grandi quadri rappresentano le nuove visioni satellitari, le urgenze ambientali, la guerra. Le opere dal 90 in poi parlano del suo interesse per la tecnologia.
La mostra di Cortina racconta di Mario Schifano “artista e uomo”, dei suoi profondi legami con il mondo della musica e del cinema. Racconta di un artista “esageratamente passionale” attraverso opere di grande rarità e importanza.
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