Virginia Ryan. Fluid Tales
Dal 12 Aprile 2014 al 08 Giugno 2014
Polignano a Mare | Bari
Luogo: Fondazione Museo Pino Pascali
Indirizzo: via Parco del Lauro 119
Orari: da martedì a domenica 11-13 / 17-21
Curatori: Rosalba Branà, Lia De Venere
Enti promotori:
- Ambasciata della Costa d’Avorio in Italia
- Città di Gran Bassam
Costo del biglietto: € 1
Telefono per informazioni: +39 080 4249534 / 333 2091920
E-Mail info: segreteria@museopinopascali.it
Sito ufficiale: http://www.museopinopascali.it
Sabato 12 aprile alle ore 19 sarà inaugurata – alla presenza dell’artista – la mostra personale di Virginia Ryan, intitolata Fluid Tales, curata da Rosalba Branà e Lia De Venere.
L’artista, australiana di nascita, ha vissuto a lungo in altri continenti e da diversi anni lavora in Africa. In particolare, durante la permanenza in Ghana e Costa d’Avorio, ha realizzato delle installazioni attraverso le quali la cultura e la spiritualità delle popolazioni indigene vengono rilette con modalità rispettose della loro sensibilità e al tempo stesso innervate da tensioni legate al vivere contemporaneo.
A monte delle grandi installazioni in mostra alla Fondazione Museo Pino Pascali, stanno l’interesse nei confronti della persistenza del mito delle sirene presso alcune comunità africane e l’intento di preservare – attraverso le immagini degli individui – la memoria collettiva di un tessuto sociale in rapida trasformazione.
Con l’installazione Surfacing, Virginia Ryan evoca le figure mitiche delle Mami Wata (dall’inglese Mammy Water), metafore dei pericoli della navigazione, ma anche simboli dell’archetipo del femminile e simili per molti aspetti alle sirene, creature ibride che si incontrano spesso nelle mitologie occidentali, capaci di ammaliare con il loro canto melodioso e di portare alla perdizione gli umani. Accanto alle grandi code di lunghi capelli neri, come emerse dagli abissi marini e fluttuanti nell’aria, con cui Ryan raffigura le divinità africane, saranno esposti alcuni disegni raffiguranti delle sirene che Frédéric Bruly Brouabré, il più importante artista ivoriano, recentemente scomparso, ha voluto realizzare per Virginia nel 2010.
Duemila fotografie, recuperate dall’artista negli studi fotografici di Gran Bassam, la vecchia capitale coloniale della Costa d’Avorio, oggi patrimonio dell’UNESCO, e salvate dalla distruzione o comunque dall’oblio, sono riunite nell’installazione I love you, che costituisce una efficace testimonianza del vissuto di individui degli ultimi vent’anni – immagini di nascite, matrimoni, rituali religiosi, feste di famiglia, momenti di svago – e insieme un invito alla riflessione su ciò che accomuna le vite di persone appartenenti a culture diverse.
Il lavoro di ricerca di Virginia Ryan è incentrato sui temi delle migrazioni, della memoria, della perdita e della trasformazione. L’artista, che predilige i materiali locali e interagisce spesso con le associazioni e le comunità artistiche appartenenti ai luoghi in cui opera, attraverso il ricorso a un linguaggio visivo di evidente matrice occidentale e l’impiego di oggetti di uso comune mira a porre in luce la realtà e il dinamismo dell’Africa occidentale di oggi.
Virginia Ryan, artista, scrittrice e arteterapeuta, è nata in Australia ed è cittadina italiana dal 1981. Si è laureata alla National School of the Arts di Canberra (1979) e specializzata in Arteterapia all’Università di Edimburgo (1995). Ha vissuto e lavorato anche in Egitto, Brasile, Scozia e nell’Ex-Yugoslavia. Dal 1995 è residente in Italia, con studio a Trevi in provincia di Perugia. Dal 2000 lavora anche ad Accra (Ghana). E’ fondatrice della Foundation Of Contemporary Art (www.fcaghana.org) ed è stata professore associato della New York University (2004/07). Dal 2009 vive e lavora anche in Costa D'Avorio, con studio ad Abidjan
e dal 2013 nella città di Gand Bassam, la vecchia capitale coloniale, ora Patrimonio dell'Umanità UNESCO. E’ rappresentata dalla Galerie Cécile Fakhoury in Costa D'Avorio.
L’artista, australiana di nascita, ha vissuto a lungo in altri continenti e da diversi anni lavora in Africa. In particolare, durante la permanenza in Ghana e Costa d’Avorio, ha realizzato delle installazioni attraverso le quali la cultura e la spiritualità delle popolazioni indigene vengono rilette con modalità rispettose della loro sensibilità e al tempo stesso innervate da tensioni legate al vivere contemporaneo.
A monte delle grandi installazioni in mostra alla Fondazione Museo Pino Pascali, stanno l’interesse nei confronti della persistenza del mito delle sirene presso alcune comunità africane e l’intento di preservare – attraverso le immagini degli individui – la memoria collettiva di un tessuto sociale in rapida trasformazione.
Con l’installazione Surfacing, Virginia Ryan evoca le figure mitiche delle Mami Wata (dall’inglese Mammy Water), metafore dei pericoli della navigazione, ma anche simboli dell’archetipo del femminile e simili per molti aspetti alle sirene, creature ibride che si incontrano spesso nelle mitologie occidentali, capaci di ammaliare con il loro canto melodioso e di portare alla perdizione gli umani. Accanto alle grandi code di lunghi capelli neri, come emerse dagli abissi marini e fluttuanti nell’aria, con cui Ryan raffigura le divinità africane, saranno esposti alcuni disegni raffiguranti delle sirene che Frédéric Bruly Brouabré, il più importante artista ivoriano, recentemente scomparso, ha voluto realizzare per Virginia nel 2010.
Duemila fotografie, recuperate dall’artista negli studi fotografici di Gran Bassam, la vecchia capitale coloniale della Costa d’Avorio, oggi patrimonio dell’UNESCO, e salvate dalla distruzione o comunque dall’oblio, sono riunite nell’installazione I love you, che costituisce una efficace testimonianza del vissuto di individui degli ultimi vent’anni – immagini di nascite, matrimoni, rituali religiosi, feste di famiglia, momenti di svago – e insieme un invito alla riflessione su ciò che accomuna le vite di persone appartenenti a culture diverse.
Il lavoro di ricerca di Virginia Ryan è incentrato sui temi delle migrazioni, della memoria, della perdita e della trasformazione. L’artista, che predilige i materiali locali e interagisce spesso con le associazioni e le comunità artistiche appartenenti ai luoghi in cui opera, attraverso il ricorso a un linguaggio visivo di evidente matrice occidentale e l’impiego di oggetti di uso comune mira a porre in luce la realtà e il dinamismo dell’Africa occidentale di oggi.
Virginia Ryan, artista, scrittrice e arteterapeuta, è nata in Australia ed è cittadina italiana dal 1981. Si è laureata alla National School of the Arts di Canberra (1979) e specializzata in Arteterapia all’Università di Edimburgo (1995). Ha vissuto e lavorato anche in Egitto, Brasile, Scozia e nell’Ex-Yugoslavia. Dal 1995 è residente in Italia, con studio a Trevi in provincia di Perugia. Dal 2000 lavora anche ad Accra (Ghana). E’ fondatrice della Foundation Of Contemporary Art (www.fcaghana.org) ed è stata professore associato della New York University (2004/07). Dal 2009 vive e lavora anche in Costa D'Avorio, con studio ad Abidjan
e dal 2013 nella città di Gand Bassam, la vecchia capitale coloniale, ora Patrimonio dell'Umanità UNESCO. E’ rappresentata dalla Galerie Cécile Fakhoury in Costa D'Avorio.
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